Death

Recensione libro: Sadist, La Melodia del Male

Di Stefano Ricetti - 20 Luglio 2022 - 9:22
Recensione libro: Sadist, La Melodia del Male

Sadist – La Melodia Del Male

di Massimo Villa

Gli Uragani 50

240 pagine – 16×23

ISBN 978-88-94859-60-7

€ 20

Tsunami Edizioni

 

 

Al Rock The Castle di qualche settimana fa, a Villafranca di Verona, è toccato ai Sadist aprire le danze, venerdì 24 giugno 2022 alle ore 14.30 spaccate. E, come sempre, hanno spaccato (ripetizione cercata e voluta) nonostante il pubblico all’interno del Castello Scaligero non fosse numerosissimo, situazione che peraltro è comune per parecchi festival e non di certo imputabile alla premiata ditta Tommy, Trevor & Co. C’è piuttosto da chiedersi, ed è legittimo e forse addirittura doveroso verso se stessi, se tanti sbattimenti, rinunce, vere e proprie scelte di vita e chilometri macinati attraverso l’Europa tutta abbiano poi permesso di approdare a un “qualcosa”. Nel caso dei Sadist, così come per le altre due band ricomprese nella rassegna, ossia Skanners e Death SS, la risposta è affermativa.

L’importante era esserci. Non importa se piazzati in scaletta prima o dopo quell’altro gruppo.

In una tre giorni che schierava giganti quali Mercyful Fate, Saxon, Megadeth e Judas Priest quello che contava era presenziare in quel cartellone.

Tutto ‘sto pistolotto per arrivare ad asserire che per i Sadist, protagonisti di una delle ultime fatiche editoriali cartacee di Tsunami Edizioni ne è valsa senza dubbio la pena di investire trent’anni in un sogno Death Metal dalla pigmentazione Progressive. All’interno delle 240 pagine de La Melodia del Male, l’autore, Massimo Villa, è perfettamente riuscito a bilanciare la sospensione generata da quell’interrogativo naturale e strisciante che pervade gli artisti che hanno dedicato la propria intera esistenza a una band (estremizzando, “ho fatto bene oppure ho commesso la cazzata della vita?”) con dati certi e inconfutabili. Soddisfazioni e traguardi solo sognati divenuti poi realtà, come ad esempio essere stata la prima band italiana a suonare a Wacken nel 1998 (precedendo di poche ore i Lacuna Coil, ma tant’è!) a fare il paio con le ristrettezze legate a poter mangiare una sola volta la giorno, condividere pochi metri quadrati di tour bus infestati da una puzza di piedi endemica ed essere obbligati a defecare in qualsiasi altro posto che non fosse il cesso.

Nove album in studio, di cui l’ultimo, Firescorched, del 2022 e una storia nata nei primissimi anni Novanta in Liguria, contrassegnata dall’uso sapiente della tastiera a fondersi con la violenza delle chitarre tipiche di quel genere estremo che i Sadist hanno contribuito a fare evolvere, fra possenti growl e slanci Progressive,  senza farsi mancare addentelli con la musica tribale. Nel mezzo un numero impressionante  di concerti e una serie infinita di tour, contraddistinta da innumerevoli incontri, aneddoti e più o meno sanguinose separazioni.

Come è corretto che sia in occasione di una biografia, sebbene con i crismi dell’ufficialità, le cose vanno raccontate, se possibile sino in fondo, anche a costo di urtare la sensibilità di qualcuno (eufemismo). In quest’ottica l’autore ha scavato fin dove poteva, affrontando con il giusto spirito anche le situazioni meno piacevoli, come ad esempio quelle che hanno portato all’allontanamento di alcuni membri della formazione, negli anni. Similmente ad altri scritti legati all’hard and heavy anche Sadist – La Melodia del Male dispensa chicche a iosa riguardanti la vita on the road, fra dreadlock obbligatoriamente tagliati in quanto troppo impregnati di vomito, defecate nella vasca da bagno e donnine russe nude in cerca di forzata compagnia notturna.

Di pari passo, solo per enumerarne alcune altre:

Una volta, a Padova, l’organizzatore del concerto ci mandò a dormire a casa di un maniaco sessuale che propose loro cose particolari. “Un tizio che pareva normale, come attitudine. Non parlo dei gusti personali, quelli non mi interessano. Ci mise a dormire per terra, mentre lui nell’altra stanza si accontentò di fare sesso con un altro. La mattina dopo ci venne a svegliare sventolando un fallo di gomma in faccia a Zanna, cui aveva fatto delle avance la sera prima. Noi eravamo tutti eterosessuali e declinammo le sue offerte, e probabilmente l tipo non la prese benissimo”. Ma ci furono altre esperienze: “A Digione, in Francia, una ragazza ci invitò a una festa dove I’unica partecipante era lei, ma sinceramente non ce la sentimmo. Mentre ad Amsterdam volevano pagarci in natura, che non sarebbe stato neanche male se non per il fatto che eravamo cosi spiantati che preferimmo di gran lunga un cachet normale”.

Un plauso all’autore e alla stessa band che lo ha avallato per aver scritto, caso rarissimo fra le bio ufficiali, che un album dei Sadist faceva proprio schifo (in realtà Villa non stato così diretto ma il senso è quello!) e allo stesso modo la scelta stilistica e il look del gruppo furono totalmente inappropriati. Per una volta bandito il solito buonismo legato al “disco controverso, un lavoro che risentito oggi riesce comunque a fornire spunti interessanti…” e via di cliché triti e ritriti. Tommy Talamanca e compagni in quel momento non ne imbroccarono una che fosse una, l’apoteosi si realizzò quando il loro manager in giacca e cravatta fu rinvenuto ubriaco marcio immerso nel proprio vomito.

Chiusura ad appannaggio di una carrellata di opinioni sui Sadist rilasciate da vari addetti ai lavori, fra le quali spicca quella a firma Michele Tollis, padre di Fabio, trucidato dalle Bestie di Satana insieme con Chiara Marino nel 1998 e poi entrambi ritrovati solamente nel 2004.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti