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Recensione libro: Total F*cking Godhead, La Biografia di Chris Cornell

Di Stefano Ricetti - 13 Maggio 2022 - 12:25
Recensione libro: Total F*cking Godhead, La Biografia di Chris Cornell

TOTAL F*CKING GODHEAD – LA BIOGRAFIA DI CHRIS CORNELL

di Corbin Reiff

Ean13: 9788827602461

Editore: CASTELLO

Collana: MUSICA

Pagine: 384

20 Euro

 

 

Mi sono immerso in centinaia d’interviste rilasciate da Chris nel corso di trent’anni, in tutte le fasi della sua vita. Ne ho lette migliaia di altre di suoi amici, compagni di band e affetti per cercare di capire sia la persona sia le sfide che aveva affrontato nel percorso della sua vita. Ho guardato centinaia di ore di filmati sgranati di concerti e ascoltato in sostanza ogni nota che abbia mai registrato, più e più volte. La Seattle Public Library è praticamente diventata una seconda casa per me, mentre scartabellavo gli archivi alla ricerca di qualsiasi pezzo di carta con dentro le parole “Chris”, “Cornell” o “Soundgarden”. Anche il Museum of Popular Culture sulla 5th Avenue (un edificio progettato da Frank Gehry con fuori la statua in bronzo di Chris) è stato una risorsa preziosa, con la sua collezione di storia orale. Ho parlato anche con tutti quelli che sono riuscito a raggiungere, tra coloro che avevano conosciuto Chris. Ho accumulato dozzine d’interviste con collaboratori e amici, e tante chiacchierate informali con quelli che lo conoscevano meglio. Ma, man mano che emergevano le questioni legali legate all’eredità di Chris, mi rendevo conto che c’era sempre meno voglia di parlare di lui. Interviste messe in calendario da mesi venivano spostate, poi direttamente annullate. Persone che sembrava non vedessero l’ora di condividere i propri ricordi e fornire altre fonti smettevano di rispondere ai miei messaggi, alle telefonate, alle e-mail. Era frustrante, deludente, ma avendo lavorato come assistente legale nell’esercito americano capivo bene che niente mette a tacere la gente quanto la minaccia di una controversia legale. Non avevo ragione di credere che le questioni al cuore di quei contenziosi si sarebbero risolte da sole in breve tempo, ma ho mantenuto la speranza. Non ce l’ho con nessuno per quel silenzio; e a coloro che, invece, hanno scelto di condividere le loro storie con me, offro la mia eterna riconoscenza. Immagino che, a quel punto, avrei potuto alzare le mani e decidere che questo progetto era solo un gran mal di testa, che non ne valeva la pena, e che senza il sostegno attivo di membri dei Soundgarden, o degli Audioslave, o dei Temple of the Dog, o dei congiunti di Chris, forse non ci sarebbe stato abbastanza materiale per raccontare come si deve la sua storia. Ma, ripercorrendo le interviste di Chris, mi sono reso conto di poter tracciare un ottimo profilo della sua vita anche solo usando le sue parole e i suoi ricordi. Questa è la storia di Chris Cornell, scritta con tutta l’onestà, l’accuratezza e l’empatia di cui sono capace.

Questo uno stralcio di quanto riportato nell’introduzione di Total F*cking Godhead, La Biografia di Chris Cornell, nuovo parto sotto forma di libro della collana Chinaski Edizioni diretta da Federico Traversa pubblicato da Il Castello Editore. L’esternazione, un misto di rabbia e soddisfazione unito a tonnellate di  perseveranza, è stata letteralmente sputata fuori da Corbin Reiff, l’autore del tomo tradotto in lingua italiana da Sara Boero assommante a 384 pagine, senza nemmeno una foto al suo interno nella parte narrata. Solo testo, come i libri vecchia maniera. Presumo semplicemente per il fatto di evitare controversie in caso di immagini ipoteticamente figlie di nessuno che poi magicamente si trasformano in scatti di qualcuno. O più semplicemente per contenere i costi alla fonte. Logiche d’oltreoceano, probabilmente.

Corbin Reiff non è uno che se la mena, non ha mire di alto giornalismo, benché sia uno scrittore affermato e alcuni suoi prodotti siano stati pubblicati dal Washington Post e su alcune rilevanti testate di Seattle. E’ semplicemente e fondamentalmente un appassionato che ha dedicato anni della sua vita per il proprio idolo, Chris Cornell, membro di punta dei Soundgarden, coloro i quali trasformarono l’underground post-punk degli anni ‘80 del quale erano impregnati in un qualcosa capace di dominare la cultura popolare degli anni ‘90 in compagnia di Pearl Jam, Alice In Chains, Mudhoney, Nirvana e per certi versi Rage Against The Machine. Reiff ovviamente scandaglia anche il periodo di Cornell con i Temple Of The Dog, gli Audioslave e la sua successiva parabola da solista, le dipendenze, le dosi di antidolorifici e i demoni del proprio eroe, prima che tutto finisse in tragedia.

Chris Cornell, a Total Fucking Godhead, che tradotto suona più o meno come “una cazzo di fottuta divinità”, colui il quale, come Dan Beehler degli Exciter, agli inizi suonava la batteria e nello stesso tempo si occupava delle parti vocali, per poi abbandonare i tamburi e fare solo il frontman, che quando cantava i Creedence sembrava John Fogerty, quando interpretava i Led Zeppelin pareva Robert Plant e quando si cimentava con i pezzi dei Doors sembrava Jim Morrison.

Una sorta di semidio, insomma, per la platea adorante. Ma non era certo tutto rose e fiori, come sapientemente raccontato nel libro, al netto di qualche refuso. Stesso discorso anche per la sua prima band, i Soundgarden, che vennero cacciati a suon di sputi da alcuni palchi perché troppo poco hardcore, agli inizi del loro percorso. Total F*cking Godhead gronda di Grunge, ovviamente, ma non mancano citazioni ed episodi riguardanti altre band, più in linea nei confronti dell’accezione classica dell’hard and heavy: Saint Vitus, Whitesnake, Heart, Metal Church, Queensryche, Kiss, Led Zeppelin, Metallica, Dokken  Guns N’ Roses, Motley Crue, Poison Skid Row, Gwar, Fifth Angel, Pantera, Voivod, Black Sabbath, Ozzy Osbourne, Megadeth, Alice Cooper, Ted Nugent, Motorhead.

Interessante scoprire poi le varie prese in giro operate dai Soundgarden nei confronti delle hard rock band ipercolorate del Sunset Strip e più in generale alla concezione integerrima dell’heavy metal: bastino i brani “Big Dumb Sex”, “665” e “667”, il titolo dell’album  “Louder Than Love” a perculare i cliché impersonati dai vari “Louder than Hell” e  “Louder Than Thunder” di prammatica.

Fa piacere trovare su di un libro di marca tipicamente USA come questo le lodi disinteressate e quindi fottutamente reali al pubblico italiano dei Soundgarden, unico a essere menzionato in questi termini in tutto il tomo.

 

I’m looking California and feeling Minnesota

Quanto era vero, per te, Chris…

RIP

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti