Hard Rock

Recensione libro: Wild Thing di Max Stefani

Di Stefano Ricetti - 1 Aprile 2015 - 12:30
Recensione libro: Wild Thing di Max Stefani

Wild Thing non è solamente la biografia di Massimo, detto Max, Stefani, colui che fondò, nel 1977, la rivista Il Mucchio Selvaggio

Trattasi di un “bestione” di 320 pagine a colori, uscito nel 2012, dalla copertina cartonata 30 × 24 cm, pieno zeppo di spunti interessanti e di foto spettacolari, in vendita a € 19.00 spese di spedizione comprese, che racchiude le storie delle testate, delle persone, delle radio e delle trasmissioni televisive che hanno dato spazio alla musica Rock in Italia dal 1960 al 2011, ma non solo. Un impetuoso Flegetonte che si snoda cronologicamente e sa abbinare la nuda cronaca dei fatti a citazioni, aneddoti, chicche, pettegolezzi e spunti polemici che rendono l’esercizio della lettura particolarmente vibrante. Il tutto purtroppo accompagnato da un numero di refusi di molto superiore al tasso fisiologico che da sempre accompagna gli scritti legati al mondo delle sette note. Un particolare fastidioso che solamente in parte mitiga la vivacità del racconto, che si mantiene di buon livello dalla prima all’ultima riga, in virtù di interventi mirati dei vari protagonisti, spaccati di vita privata dello stesso autore snocciolati senza pudore alcuno e taluna bordata confezionata nei confronti di alcuni addetti ai lavori, elargita senza economia di sorta.

L’anticlericale Max Stefani si mette a nudo e consegna ai posteri la propria verità, che senza ombra di dubbio andrà cozzare con quella di molti altri. Il clima all’interno della redazione de Il Mucchio risulta effervescente, come è normale che sia in un giornale che principalmente si occupa di Rock e le frizioni non si limitano alla linea editoriale o alla scelta della copertina di turno, tanto che Stefani cesserà di far parte del wild bunch nel 2011. Al di là dei numerosi interrogativi che si scatenano leggendo le vicende afferenti il magazine, chiunque abbia scritto di musica almeno una volta nella propria vita non potrà fare a meno di cogliere la netta e abissale differenza fra chi si occupa di giornalismo per hobby e chi viceversa lo fa di mestiere, con gli inevitabili distinguo di sorta.

Wild Thing utilizza lo scorrere dei vari numeri de Il Mucchio per narrare le vicissitudini di tantissime altre pubblicazioni, come Suono, Popster, Stereoplay, Ciao 2001, Giovani, Gong, Rumore, Blow Up, Rockstar, Frigidaire, Buscadero, Musica!, Re Nudo, Velvet, Chitarre, Duel, Musica 80, Fare Musica, Rolling Stone, XL, Jam, Classix oltre a numerose fanzine. Non manca lo spazio relativo alle radio e agli ambiti che tanto hanno contribuito a spargere il verbo: Bandiera Gialla, Per voi Giovani, Supersonic, Count Down, Popoff, Raistereonotte, Rock FM, Stereodrome, Radio Popolare, Radioblu, Planet Rock, Suoni ed ultrasuoni. Finestra anche sulle televisioni e le trasmissioni a tema, passando dalla mitica Mister Fantasy di Carlo Massarini a Roxy Bar, poi Odeon, Video Music, MTV, Rete A All Music, Rock TV. Il loro meritato posto al sole se lo guadagnano anche le etichette, i locali, i distributori, gli organizzatori, i festival e i tanti concerti che hanno segnato le tappe della musica nel nostro Paese.

Essendo cresciuto a pane e Rockerilla – leggendari i tre special Hard’N’Heavy, doverosamente citati nel libro – per poi passare ad H/M e Metal Shock, m’ha fatto particolarmente piacere ritrovare fra le pagine di Wild Thing il giusto spazio dedicato a queste testate, così come a Inferno Rock, Flash, Andromeda, Psycho!, Classix Metal e compagnia metalleggiante, condito dagli interventi diretti dei protagonisti di queste grandi storie editoriali che hanno tenuto compagnia e informato migliaia di metalhead tricolori per tanti anni: Riva, Trombetti, Brunelli, Pascoletti, Della Cioppa.

Stefani, pur non essendo di certo un ultras del Metallo, dimostra di conoscere le tappe fondamentali del movimento, quelle che hanno marchiato a fuoco anni irripetibili, ad esempio nel momento in cui dà spazio al Rock in a Hard Place, il primo festival di HM italiano di Certaldo del 1983 – con un intervento dell’ideatore e organizzatore Enrico Dell’Omo – e quando inanella una serie di dischi fondamentali dei tempi d’oro, non fermandosi ai legittimamemte scontatissimi e obbligatori Saxon, Motorhead, Whitesnake, AC/DC, Judas Priest, Iron Maiden, Metallica,Manowar, Def Leppard ma piazzando colpi di classe facenti capo a Virgin Steele, Riot, Girlschool, Tygers of Pan Tang, Anvil, Diamond Head e gli italianissimi Boohoos.

Non mi risulta esista sul mercato un’uscita accostabile a Wild Thing, opera che racconta (quasi) tutto quello che c’è da sapere nei riguardi dell’evoluzione della musica scritta e raccontata in Italia negli ultimi decenni.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

Info e ordinazioni: max@outsiderock.com

 

WILD THING COPERTINA

 

 

wildthing