Live Report – Cradle of Filth + special guest a Milano

Di Emanuele Calderone - 22 Dicembre 2012 - 17:58
Live Report – Cradle of Filth + special guest a Milano

Nella nebbiosa Milano il clima si adatta perfettamente al concerto di stasera, infatti un freddo rigido e un’incessante pioggia accompagnano i fan in attesa dei Cradle of Filth, portabandiera del gothic metal inglese. Oltre a loro si esibiranno degli special guest di tutto rispetto, ovvero God Seed, Rotting Christ e Dark End.
 

Live report a cura di Giacomo Cerutti.


Purtroppo a causa dell’ostilità del clima, l’affluenza è molto scarsa: ad accogliere gli italiani Dark End troviamo solo le prime file, intente ad osservare la modesta -seppur impattante- scenografia, composta da lumini funebri, teschi, porta-incenso ed un lenzuolo bianco orrendamente imbrattato di sangue. Dal canto mio avevo già visto questa band di supporto ai Samael nella tappa del “World Tour Lux Mundi” e mi avevano fatto una buona impressione. Appena le luci si abbassano i nostri entrano in scena in modo lugubre e sinistro catturando l’attenzione: in particolare, il vocalist Animæ attira gli sguardi a sé, con la sua espressione glaciale, le movenze minacciose e una corona di spine sul capo. Definiti “Obscure-Symphonic-Horror/Metal”, i Nostri propongono pezzi dell’appena partorito “Grand Guignol – Book I”, dando prova di saper abbinare la musica estrema alla teatralità del macabro e dell’occulto: Ashes e Nothingness si caratterizzano per i riff taglienti, accompagnati dall’oscurità delle linee di basso di Spectere e dalle melodie orchestrali di Antarktica; Valentz picchia sulle pelli senza pietà, mentre il cantante squarcia il suono con uno screaming indemoniato, tanto da sembrare posseduto. Anche stavolta i Dark End hanno confermato la propria bravura, con una performance breve quanto di alto livello, che sicuramente ha segnato positivamente i pochi presenti, i quali hanno ricambiato con calorosi applausi.

Setlist
æinsoph: flashforward to obscurity
Bleakness: of secrecy, haste and shattered crystals
Decrepitude: one last laugh beside your agoinies
The Thorns, The Pain, The Horror


Dall’Italia passiamo alla Grecia dando il benvenuto ai Rotting Christ, gruppo transitato più volte per l’Italia negli ultimi anni. Fondati nel 1987 dai fratelli Sakis e Themis Tolis, nel corso della loro carriera i Rotting Christ hanno prodotto ben 12 album, raggiungendo una buona fama a livello internazionale. Nonostante la scarsa audience, le urla di incitamento fanno sentire la band come fosse a casa propria e per ripagare il pubblico, il gruppo attacca subito con “Feast of the Grand Whore” scatenando l’headbanging generale. Sakis Tolis si impone col suo growl e sforna riff pesanti come macigni in collaborazione con George Emmanuel; Andreas Lagios cuce saldamente il tutto col basso mentre Themis Tolis dietro le pelli batte tempi solidi e precisi. Il repertorio è molto vario ed apprezzato e il combo greco riesce nell’intento di scaldare degnamente un pubblico che non manca di rispondere con grande veemenza e con la conclusiva “Noctis Era” i ragazzi ricevono la giusta dose di applausi tributata ad una performance come sempre impeccabile.

Setlist
Intro
Feast of the Grand Whore
The Forest of N’Gai
Athanati Este
Enuma Elish
The Sign of Evil Existence
Non Serviam
Eon Aenaos
The Sign of Prime Creation
Phobos’ Synagogue
dub-sag-ta-ke
Noctis Era


Il pubblico è pronto per un viaggio in Norvegia, terra del black/metal, dove risiedono i God Seed, la nuova band  fondata dagli ex Gorgoroth Gaahl (voce) e King ov Hell (basso). Durante la loro entrata l’atmosfera torna gelida: una coltre di fumo invade il palco mentre le loro sagome si materializzano come spettri, creando suspance e coinvolgendo il pubblico in una sorta di tetra adorazione. La band, oltre ai pezzi dell’attuale “In Begin”, propone alcune immancabili perle nere dei Gorgoroth, quali “Sign of an Open Eye” e “Awake”. L’impatto sonoro è micidiale: lungo le corde delle chitarre e del basso scorre il sangue del black/metal e la batteria viaggia a ritmi disumani facendo tremare lo stage. Le uniche note “leggere” scaturiscono dalla tastiera di Geir Bratland (Dimmu Borgir), leggerezza destinata però a scomparire al cospetto degli scream e growl indemoniati di Gaahl, che pur senza dimostrarsi “animale da palco” cattura l’attenzione dei presenti. Senza dubbio uno show privo di interazione ma comunque interessante e ricco di fascino,in grado di soddisfare appieno le attese degli spettatori.

Setlist
Sign of an Open Eye (Gorgoroth cover)
Awake
Aldrande Tre
Carving a Giant (Gorgoroth cover)
From the Running of Blood
Wound Upon Wound (Gorgoroth cover)
Exit Through Carved Stones (Gorgoroth cover)
Alt Liv
Prosperity and Beauty (Gorgoroth cover)
This From the Past


Finalmente è giunto il momento dei Cradle of Filth, esponenti del gothic metal inglese. Nati nel 1990, hanno fatto tesoro, negli anni, delle lezioni impartite dai maestri scandinavi come Bathory, Emperor, Darkthrone e Immortal, aggiungendo a quel sound di partenza una notevole iniezione di melodia e atmosfere gotiche. Questo tour nasce con l’intento di promuovere l’ultimo disco “The Manticore and Other Horrors” ma in sede live i Cradle Filth propongono come al solito un repertorio molto ampio e ricco di canzoni provenienti dal passato. Non appena parte l’intro “Tiffauges” la tensione comincia a crescere inesorabilmente fin quando la band entra sulle note di “Tragic Kingdom”. In platea l’adrenalina aumenta, esplodendo alla vista del frontman: Dani Filth appare attraverso un getto di fumo e raggiunge il fronte palco dando sfogo a potenti e sinistri scream, alternati a profondi e cavernosi growl. Paul Allender, rimane piegato sulla sua chitarra e talvolta scruta il pubblico, James McIlroy risalta grazie al vorticare della sua chioma bionda e alle smorfie inquietanti, mentre il nuovo bassista Daniel Firth risulta tutto sommato una presenza abbastanza anonima, rimanendo pressoché immobile per tutta la durata dello show. In fondo al palco sul lato destro è posizionato Martin Skaroupka intento a picchiare senza sosta su piatti e pelli e senza risparmiarsi al doppio pedale; dal lato opposto emergono le sinfonie di Caroline Campbell, la quale si dimostra anche un’ottima corista su pezzi come “Nymphetamine (Fix)”. Con la doppietta “Born in a Burial Gown” e “The Forest Whispers My Name” il combo termina la prima parte dello show, ritirandosi nella nebbia del backstage, per poi rientrare ed eseguire “Cruelty Brought Thee Orchids”, “Her Ghost in the Fog” e “From the Cradle to Enslave”. Al tirar delle somme un concerto oltre le aspettative dei pochi fan i quali non hanno mancato di acclamare la band con molto calore, nonostante la non eccellente fama dei live show targati Cradle Of Filth.

Setlist
Intro – Tiffauges
Tragic Kingdom
Cthulhu Dawn
Funeral in Carpathia
Summer Dying Fast
Lilith Immaculate
Nymphetamine (Fix)
For Your Vulgar Delectation
Born in a Burial Gown
The Forest Whispers My Name

Encore
The Unveiling of O (strumentale)
Cruelty Brought Thee Orchids
Her Ghost in the Fog
From the Cradle to Enslave
Outro – Sinfonia