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Astarte Syriaca (Andrea Neri)

Di Riccardo Angelini - 7 Settembre 2005 - 2:02
Astarte Syriaca (Andrea Neri)

Dopo aver recensito l’omonimo demo, ecco l’intervista con gli Astarte Syriaca, promettente band di terra latina. Per l’occasione, il chitarrista Andrea Neri ha gentilmente risposto alle nostre domande. A lui dunque la parola.

D: ascoltando il vostro demo ho avuto l’impressione che incorresse una netta differenza sul piano qualitativo tra il brano Earth Spirit, che mi ha colpito positivamente, e gli altri tre brani, buoni ma ancora non a quel livello.Vi dispiacerebbe ripercorrere i tratti salienti della biografia della band, spiegando magari le linee guida dell’evoluzione del vostro sound?

Andrea: è normale che tu abbia sentito la differenza perchè Earth Spirit era l’ultimo pezzo che avevamo composto prima di incidere il demo quindi è il risultato di maggiore esperienza e coesione fra i componenti della band. Gli altri brani sono di un anno prima, è inevitabile che siano diversi. Ciò non toglie che non si possano migliorare, infatti stiamo lavorando a un nuovo demo dove prevediamo di proporre pezzi nuovi ma anche una versione riarrangiata dei 4 pezzi precedenti.
Dal punto di vista compositivo gli Astarte Syriaca hanno sempre avuto una costante io e Alessio, il tastierista. Noi due componiamo e scriviamo i testi delle canzoni e, man mano che facevamo esperienza siamo maturati sempre più. Risale al febbraio 2003 la nascita degli Astarte Syriaca, il sound però era molto differente, più orientato al rock prog anni ’70. A giugno dello stesso anno abbiamo registrato un primo demo in presa diretta. Il supporto non ha girato molto perchè non eravamo ancora nel roster di un’agenzia. Abbiamo fatto 3 live un’intervista radio e siamo stati recensiti da Tempi Duri perchè erano presenti durante una serata .
A fine ottobre sparisce il batterista e rimaniamo fermi fino a gennaio 2004. A gennaio entra Gabriele Valerio dei Theatres des Vampires. Dopo due mesi ci lascia anche il bassista perchè ci stavamo orientando verso sonorità più metal. A Luglio registriamo il secondo demo (quello che avete voi) e decidiamo di chiamare Alessandro Accardi – mio grande amico – per le parti di basso. A ottobre entra nella band Alfonso Pascarella e contemporaneamente entriamo nel roaster della Kick Agency di Enrico Giannone. Ora è passato un anno nel quale abbiamo raccolto molto feedback e abbiamo composto pezzi nuovi. Adesso siamo pronti per suonare live e per registrare un nuovo demo.

D: uno dei primi dettagli a colpirmi quando ho avuto tra le mani il vostro demo è stato (ve lo diranno tutti) il monicker. Astarte Syriaca è il titolo di un dipinto del letterato dell’ottocento Dante Gabriel Rossetti, di cui il vostro sito parla diffusamente. Come mai avete scelto proprio questo quadro per dare un nome alla vostra band?

Andrea: il dipinto rappresenta Astarte la Dea Fenicia della fertilità della battaglia e dell’amore, una dea che esprimeva forza, violenza, feminilità e dolcezza allo stesso tempo. Per Rossetti questo dipinto rappresentava le quattro ossessioni dell’artista: arte, religione, leggenda e amore. A noi è piaciuta questa sintesi delle ossessioni-ispirazioni e ne abbiamo tratto spunto non solo assumendo il nome della dea e quindi del dipinto ma anche dedicando a queste ossessioni un concept che abbiamo ancora in cantiere.

D: le parti di basso sull’album sono state registrate da Alessandro Accardi, dal momento che il ruolo di bassista nella band era all’epoca vacante. Siete riusciti a trovare l’uomo giusto?

Andrea: l’abbiamo trovato ed è rimasto con noi fino a giugno, purtroppo altri impegni lo hanno portato altrove.

D: oltre alla già citata Earth Spirit, un altro brano positivo è secondo me Northwind. Tra le altre cose, mi hanno colpito i testi, che non sfigurerebbero probabilmente in un pezzo di viking metal. Conoscete il genere o siete interessati esclusivamente alla letteratura nordica?

Andrea: il testo di Northwind l’ho scritto io e non mi ritengo interessato alla letteratura nordica nè tanto meno al viking, sono semplicemente un amante della scandinavia, diciamo un turista affezionato e spesso, mentre suono, mi ispiro ai ricordi che ho di quei luoghi

D: in sede di recensione ho osservato che a mio giudizio le parti più convincenti del demo sono quelle in cui la band mette in mostra le idee più personali, distaccandosi da quelle sonorità a’la Dream Theater che di questi tempi si ritrovano a mio avviso un po’ troppo spesso. In che direzione avete intenzione di sviluppare il vostro sound, ora che la band sta sviluppando una propria individualità definita?

Andrea: stiamo tentando di farci contaminare da molti altri generi come facevano i gruppi prog degli anni ’70 mantenendo però un sound grosso, più metal. I Dream Theater sono una grande band ma hanno smesso di fare prog-metal dopo scenes from a memory purtroppo. Noi vorremmo sperimentare ancora di più, sia a livello ritmico che a livello armonico. Farci ispirare di più dal Jazz da Zappa dalla musica elettronica…

D: proprio i Dream Theater sono oggi innegabilmente una delle band più influenti del settore. Tuttavia, formazioni altrettanto importanti quali, per rimanere negli anni novanta, Queensryche e Fates Warning, non vengono prese a modello con la stessa frequenza. Quali sono a vostro giudizio le realtà musicali che meriterebbero maggiori attenzioni di quanto non avvenga nei fatti, se ce ne sono?

Andrea: se parliamo di band già affacciate nel mondo commerciale di sicuro Shadow Gallery e Pain of Salvation. Due band che non hanno nulla in meno dei Dream Theater casomai qualcosa in più ma che non hanno certo la stessa risonanza mondiale

D: e quali quelle che hanno maggiormente influenzato il vostro sound?

Andrea: oltre ai già citati Shadow Gallery e Pain of Salvation devo aggiungere Queen, Rush e molto artisti che con il rock hanno poco a che fare. Nel mio caso devo molto a Miles Davis, Chick Corea, Al di Meola, i compositori classici e sicuramente Paganini

D: c’è chi dice che il progressive metal sia un genere “aristocratico”, per la complessità della musica e la ricercatezza degli argomenti trattati. Siete d’accordo con questa affermazione?

Andrea: forse si, ma come tutte le cose che non sono solo apparenza, per capire il progressive bisogna ascoltarlo più volte questo non vuol dire che ad un primo ascolto non se possa trarre un giudizio positivo. Chi suona prog dovrebbe saper interessare l’ascoltatore senza apparire aristocratico

D: di sicuro, per la sua minore immediatezza rispetto a generi più facilmente fruibili, chi suona prog  rischia di incontrare qualche difficoltà in più nell’essere apprezzato da chi ascolta per la prima volta i suoi pezzi dal vivo. Per ovviare a questo potenziale problema, c’è chi punta sulla spettacolarità dei tecnicismi e chi diluisce il prog con il power per renderlo più immediato e orecchiabile. Voi come vi comportate per non passare inosservati al pubblico più distratto?

Andrea: evitiamo di suonare imbalsamati sul palco e puntiamo ad unire l’aspetto virtuoso con quello spettacolare inteso in senso musicale. Mi spiego: se eseguo tremila note al minuto su un tappeto di accordi incomprensibili mi ascolteranno in due, se invece le eseguo su una progressione bela ma orecchiabile il pubblico si dividerà fra virtuosi e incalliti e ascoltatori più generici che non badano ai virtuosismi ma si lasciano trasportare dall’immediatezza

D: parlando di underground, che ve ne pare della qualità musicale del settore? Quali sono a vostro giudizio le band più promettenti? Vi è capitato invece di ascoltare qualche formazione senza speranza, o a vostro giudizio particolarmente sopravvalutata?

Andrea: a mio avviso Dynamic Lights, Moonlight Comedy, The Fifth Season sono tre band che hanno tanto da esprimere e ci riescono fra l’altro conosciamo bene questi ragazzi e sono splendide persone oltre che ottimi musicisti. Band sopravvalutate non ne conosco ancora nell’ambito underground

D: sempre a questo riguardo, quali sono i principali problemi che una band dell’underground come la vostra ha dovuto e deve affrontare? Qual è il vostro rapporto con gli organizzatori di concerti e le label?

Andrea: sicuramente ill problema maggiore è riuscire a far aprire qualche porta alle label

D: parlando invece del grande mercato, quali sono i vostri ascolti attuali?

Andrea: in quest’ultimo periodo vivo di Larry Carlton, Ayreon e Miles Davis

S: abbiamo già parlato del passato della band e del suo presente, manca solo il futuro: avete composto altri brani in seguito alla pubblicazione del demo? Quanto manca al giorno in cui pubblicherete il vostro primo full-lenght?

Andrea: come già ti accennavo il demo di novembre sarà un full-lenght perchè conterrà 6 pezzi nuovi più i 4 vecchi risuonati e riarrangiati quindi aspettatevi un lavorone

D: l’intervista è giunta il termine, vi ringrazio per la disponibilità, se volete lasciare un messaggio ai lettori, lo spazio che segue è a vostra disposizione.

Andrea: volevo ricordare che andando su www.astartesyriaca.com è disponibile il nostro videoclip del brano Winged Horses, guardatelo e inviateci i vostri commenti. Grazie della tua disponibilità e a presto