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Aura (Angelo Cerquaglia)

Di Massimo Ecchili - 13 Maggio 2011 - 9:00
Aura (Angelo Cerquaglia)

A seguito della recente uscita di Deliverance, seconda fatica dei salernitani Aura, abbiamo colto l’occasione per intervistare il bassista della band Angelo Cerquaglia, per scoprire qualcosa in più di passato, presente e futuro della formazione campana.

Buona lettura.

 

Intervista a cura di Massimo Ecchili

 

Ciao Angelo, benvenuto sulle pagine di truemetal.it.
A meno di un mese dall’uscita sul mercato di Deliverance (sotto Spider Rock Promotion) pensi di poter fare un bilancio provvisorio? Com’è il feedback di pubblico e critica?

Innanzitutto salve a tutti…..Ti posso già dire che Deliverance ha avuto un grande successo di critica e ottime recensione in ogni parte del mondo; proprio l’altro giorno ne abbiamo letta una argentina che ci dava 98 su 100. A dire la verità, sapevamo di aver fatto molto meglio del precedente cd ma non immaginavamo di arrivare a questi risultati soprattutto all’estero, dove c’è una concorrenza decisamente superiore.

La copertina di Deliverance è ad opera di Claudio Bergamin. Come siete entrati in contatto con l’artista cileno?

Claudio è stato contattato già per l’artwork del primo cd e, dopo aver osservato attentamente alcuni suoi lavori, abbiamo deciso di chiamarlo. È un artista completo, grande disegnatore e grande cultore della grafica digitale.

Facciamo qualche passo indietro: puoi sintetizzare, magari partendo dall’origine del suggestivo moniker, la storia degli Aura a beneficio di chi ha appena scoperto la vostra musica?

Oddio… io sono uno smemorato… eheheh. Sono passati piu di 15 anni… Allora, vediamo… noi abbiamo iniziato a suonare in tre nel 1996, praticamente con la stessa formazione attuale, però senza tastierista. Il nome fu la prima grande questione da risolvere all’interno della band e, dopo varie proposte, decidemmo appunto per Aura. Era semplice, diretto e facile da ricordare e poi ricordo che, un giorno, mentre provavamo, venne un signore ad ascoltarci e disse: “In questa stanza c’è un’aura particolare”… Beh, da allora non potevamo che essere gli Aura!
Abbiamo realizzato in totale quattro demo e siamo passati dalle mitiche fanzine cartacee alle webzine senza difficoltà, fino al contratto discografico del 2008 per la realizzazione del nostro primo cd ufficiale. Abbiamo suonato molto dal vivo, in piccole realtà e anche in eventi e festival più importanti come, per esempio, Agglutination Metal Festival, ITim Tour, The Battle of Metal Bands, Pictures and Prog Festival, etc.
Ma veniamo al presente: gli anni passati dalla prima volta sono esattamente quindici e, col tempo, è cambiato anche il nostro modo di concepire la musica. Precisamente il 15 aprile è uscito il nostro nuovo cd Deliverance, un concept molto particolare.

Ascoltando i due full length degli Aura, appare piuttosto evidente come le vostre influenze appartengano a tutto il panorama progressive; in Deliverance, però, sembra che abbiate preso spunto più dalla scena degli anni settanta/ottanta che dal prog metal degli anni novanta (e successivi), al contrario di quello che si percepiva nel disco d’esordio A Different View From The Same Side. Come mai questa scelta stilistica?

Beh, come ti dicevo prima la musica si evolve negli anni perchè ci evolviamo anche noi. Deliverence è il punto di arrivo di questa evoluzione ed è ciò che oggi ci rappresenta al 100%.
Noi abbiamo un background molto settantiano perchè, secondo noi, quello è stato il periodo più interessante a livello musicale mondiale. A Different View si poteva accostare molto di più al genere attuale di metal progressive, ma ci siamo resi conto che ci limitava molto l’appartenenza a un filone più preciso.

Puoi spiegare in cosa consiste il concept che sta alla base di Deliverance, chi lo ha scritto e da dove è nata l’idea?

L’idea di Deliverance nasce già qualche anno addietro, quando nella band era ancora presente il vecchio chitarrista Diego Corini. Insieme a lui incominciammo a scrivere i testi di quello che poi sarebbe diventato Deliverance, ovvero un concept nel quale il protagonista viaggia attraverso la Palestina e rivive le sofferenze del popolo israelita e dello stesso Gesù Cristo, per raggiungere la propria redenzione. Noi siamo stati sempre appassionati delle terre del Medio Oriente e del periodo della nascita di Cristo, e di conseguenza ci è sembrato molto interessante intraprendere questo cammino.

 

Come si svolge, generalmente, il vostro lavoro di composizione dei brani? Qual è il punto di partenza nella scrittura di un nuovo pezzo?

Solitamente partiamo dalla musica, perchè è quello che viene prima, e lo facciamo tutti insieme in sala prove; una volta fatta una bozza ci mettiamo su un testo che nel frattempo viene fuori più lentamente. Alla fine adattiamo uno all’altro e viceversa per fare in modo che ci sia un’equilibrio forte tra musica e parole.

I pezzi più riusciti sono, a mio modesto avviso, Arrival, The Bridge Of Silence e Resurrection: tre brani molto diversi da loro (il primo molto articolato, il secondo più sognante e lineare, il terzo strumentale); ciò a testimonianza di come siate in grado di comporre e suonare in modo eclettico con risultati più che buoni. Ritieni che questo sia uno dei vostri punti di forza?

Noi siamo stati sempre eclettici sin dagli esordi; siamo molto vari a livello compositivo proprio perchè vogliamo trasmettere delle sensazioni che per forza di cose non siano sempre le stesse, ecco perchè questa varietà. Non ascolterai mai un nostro cd con pezzi simili dall’inizio alla fine, ma troverai man mano che vai avanti varie sfaccettature di quello che siamo, e crediamo sia giusto così. Ci annoiano i dischi nei quali, dopo che hai ascoltato il primo pezzo, sai già come saranno il secondo e il terzo, ed oggi le produzioni sono quasi tutte così, perchè le band osano poco e le loro etichette osano ancora di meno.

La tua intesa con Giovanni Trotta (batteria e voce) appare ottima, d’altronde suonate assieme ormai da quindici anni. Come vi siete conosciuti e cosa vi lega oltre alla passione musicale?

Ti spiego subito: Giovanni “bacchettone” è più grande di me di quasi 4 anni, e lui suonava già prima che io iniziassi a suonare; tra l’altro con lui suonava mio cugino, nonchè chitarrista della band (Giuseppe Bruno). Noi viviamo in un paese molto piccolo e, ovviamente, ci conosciamo tutti; quindi io sapevo che loro suonavano e li andavo a vedere quando provavano. Ad un certo punto ho deciso di imparare perchè non ce la facevo più a guardare soltanto, e dopo aver imparato qualcosina chiesi a loro di fare una band in tre; e così, verso la fine del ’96, mettemmo su gli Aura. Diciamo che ormai tra di noi è come essere in famiglia, siamo come dei fratelli: io sono il suo testimone di nozze e anche padrino di sua figlia, quindi non so cosa possa aggiungerti di più. Sicuramente abbiamo passioni diverse, ma ci sono un rispetto ed un legame molto forti che sicuramente si sentono nella nostra musica.

In Deliverance giocano un ruolo da protagonista Francesco Di Verniere con le sue tastiere, sempre molto presenti e decisamente in evidenza; in definitiva si può dire che sia un disco “keyboard-oriented“. Era una cosa che avevate in mente sin da quando avete cominciato a scrivere o è venuta naturalmente man mano che procedeva la fase di songwriting?

Beh, quando abbiamo deciso di inserire un tastierista nella band già sapevamo che i nostri orizzonti finalmente sarebbero cambiati, e così col tempo siamo stati assolutamente affascinati dall’uso delle tastiere nella nostra musica. Poi Francesco ha un modo di suonarle che a noi piace molto, perchè amplifica all’ennesima potenza le sensazioni che vogliamo dare con la musica. In Deliverance, di conseguenza, doveva fare ancora di più perchè ci sono molte sensazioni da esprimere in modo molto forte. Era tutto previsto e il tutto è uscito esattamente come volevamo.

Sembra che, oltre ad un interesse crescente per il metal “estremo”, ci sia ultimamente un ritorno in auge di generi che qualcuno aveva frettolosamente dato per defunti, hard rock e progressive su tutti. Com’è cambiata, secondo te, la scena rock/metal nel corso degli ultimi anni?

È cambiata perchè non è rimasta pura come agli inizi. Oggi purtroppo si bada molto all’apparenza e poco alla sostanza perchè viviamo un periodo un po’ particolare: conta di più che un cd suoni in un modo e non quello che una band ha da dire.
Secondo me c’è stato un’appiattimento spaventoso: basta ascoltare i cd di nuova produzione (soprattutto in ambito metal), sono tutti uguali: stesso sound, stessa concezione di musica, band una uguale all’altra e a me, sinceramente, sembra un po’ strano. Ultimamente però, grazie anche a internet, si tende di più all’autoproduzione e quindi oggi una band ha modo di dire quello che vuole  e come vuole. L’hard rock e il progressive stanno rivenendo fuori proprio per questo: perchè erano stati appiattiti dalle major in pochi anni e ora stanno rivenendo fuori con prepotenza. Comunque non voglio criticare nessuno in particolare, ma credo che in assoluto la colpa sia delle major che hanno sfruttato delle formule ben precise avendo come unico fino quello di incassare il piu’ possibile.

Se potessi scegliere un musicista del passato ed uno contemporaneo con i quali ti piacerebbe suonare assieme, chi sarebbero e perchè?

Per quanto riguarda il passato, senza dubbio e senza neanche pensarci un istante, ti dico Freddie Mercury, perchè io sono un grandissimo fan dei Queen e in particolare del suo modo di concepire la musica. Di quelli contemporanei… beh, sinceramente non mi interessa minimante perchè oggi secondo me non ci sono più grandi musicisti, a parte i grandi di una volta che sono diventati vecchi.
Il concetto è che una volta la musica era istinto prima di tutto, oggi è tecnica allo stato puro, tranne rari casi.

Come vedi la situazione della scena italiana al giorno d’oggi? Sembra che un po’ alla volta le cose comincino a migliorare, sei d’accordo?

Beh, come esperienza ti dico che in Italia ci sono ottime band e ottime realtà musicali; purtroppo sono state penalizzate da un contorno non sempre all’altezza della situazione. Siamo un po’ indietro rispetto al resto dell’Europa, ma qualcosa si sta muovendo grazie a nuove realtà e, soprattutto, grazie alla caparbietà di tante band e tanti appassionati. Il cammino da fare però è, secondo me, ancora lungo e faticoso.

Dal punto di vista live come vanno le cose? Avete già trovato spazi adatti alla promozione di Deliverance?

Deliverance è stato suonato due volte dal vivo: una a Roma il 23 aprile al Pictures and Prog Festival e una il 7 maggio. Abbiamo altre date per il futuro: all’inizio di giugno in provincia di Taranto e altre estive che al momento sono in attesa di conferma. La promozione live è molto importante per una band, quindi cercheremo di fare del nostro meglio per trovare spazi ovunque, anche se ho notato che ci sono parecchie magagne in giro per quanto riguarda i live. La promozione comunque sta avvenendo anche online su tutti i portali più importanti e anche nelle radio; infatti con una in particolare stiamo organizzando una serata, in compagnia della band, nella quale suoneremo dal vivo in studio.

 

     
 
 

 

Ritieni che internet sia un valido strumento per diffondere la propria musica o, al contrario, lo vedi come una giungla selvaggia della quale si è ormai perso il controllo?

Internet è una giungla sicuramente, ma ti permette di raggiungere posti assurdi e, soprattutto, è alla portata di tutti. Tra l’altro c’è stata una crisi nella vendita delle riviste specializzate, quindi invece di investire sulle riviste oggi si investe molto di più su questa piattaforma globale che ormai racconta il mondo.

Se avessi a disposizione i proverbiali tre desideri, quali sarebbero?

Il primo sicuramente la fine della fame in Africa; il secondo la fine di ogni guerra e di ogni repressione militare e, terzo, mi piacerebbe avere la certezza di lasciare un mondo migliore ai nostri figli. Esprimere desideri musicali sarebbe frutto dell’ egoismo e il mondo ne é già pieno: non ha bisogno anche del mio.

Cosa diresti a proposito di Deliverance per invogliare qualcuno ad ascoltarlo?

Ovviamente questo e’ il miglior album del 2011… ahahah. No dai, scherzo… cosa vuoi che ti dica, io credo che questo sia un cd molto interessante da ascoltare per qualsiasi appassionato di musica: ci sono i nostri sentimenti, c’è la nostra passione, c’è melodia e c’è, soprattutto, il nostro modo di concepire la musica. Se avete ancora il piacere di ricercare qualcosa nella musica… beh, questo è il cd che fa per poi. Se invece ascoltate solo ciò che le major vi infilano nel cervello… beh, lasciate stare perchè non fa per voi…

Grazie per la tua disponibilità, Angelo, questa era la mia ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa e salutare i nostri lettori?

Grazie a te e a truemetal.it, innanzitutto per lo spazio che ci avete concesso. Sfrutto questo spazio rimasto per informare i vostri lettori che dal nostro sito www.auraprog.it. Potete collegarvi ai nostri social network e agli store per l’acquisto di Deliverance che, ricordiamo, costa soltanto 10 Euro sia in download digitale che in cd fisico.
Un saluto e un ringraziamento va a tutti voi che avete avuto il piacere di leggere quest’intervista…
A presto!

 

Massimo “Acid Rain” Ecchili