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Cannibal Corpse (Pat O’Brien)

Di - 25 Aprile 2012 - 9:00
Cannibal Corpse (Pat O’Brien)

Quello precedente alla data milanese del Full Of Hate Tour 2012 è un pomeriggio tranquillo, ancora stretto nella morsa del gelo invernale che attanaglia il nord italia nel mese di Febbraio. Nel backstage del Live Club di Trezzo Sull’Adda troviamo ad aspettarci un pacato e disponibile Pat O’Brien, il quale attende di essere sottoposto all’intervista di rito da parte di noi scribacchini di TrueMetal. Quella che segue è una chiacchierata con un artista umile e per nulla scortese, il quale, sorseggiando un drink, non lesina battute e risate autoironiche. A voi le parole del chitarrista dei Cannibal Corpse.

Ciao Pat, vorrei iniziare quest’intervista parlando proprio del nuovo album Torture. Ascoltandolo sembra quasi che siate andati a ripescare un approccio più old school, decisamente più diretto e d’impatto. Concordi con questa mia affermazione?

È molto complicato spiegare quest’album, soprattutto per chi l’ha suonato e partorito. Credo si tratti di un lavoro abbastanza differente rispetto ai nostri dischi precedenti, questo sicuramente. Abbiamo messo nelle canzoni cose che volevamo fare da molto tempo, ma comunque sempre in linea con il nostro modo di essere e il nostro sound. Non è certo nostra intenzione registrare sempre lo stesso disco, ci mancherebbe altro! Cerchiamo sempre di guardare avanti.

E come mai avete deciso di chiamarlo semplicemente Torture?

Beh, avevamo in testa qualche titolo, ma questa parola ci è sembrata da subito quella giusta per nominare il nuovo lavoro. Molto diretto, senza mezzi termini e dannatamente Cannibal Corpse, non credi?

Assolutamente si! In effetti, ascoltando appunto l’album, sembra che vi siate focalizzati proprio sull’impatto e abbiate guardato meno l’aspetto tecnico della vostra musica…

Si, è così. Abbiamo passato il periodo in cui cercavamo di competere con tutte queste band che fanno della tecnica il proprio pane quotidiano. Non ci può essere un vincitore nella gara a chi suona più veloce e più brutale, infatti ci siamo focalizzati sul songwriting e credo sia la cosa migliore da fare.

Nel primo video delle sessioni di registrazione che avete pubblicato prima della pubblicazione del disco si vede Paul (Mazurkiwicz, batterista, nda) alle prese con dei problemi di schiena. Arrivati ad una carriera ormai ventennale, diventa più difficile continuare a suonare in maniera così estrema?

Oh, detta così sembra quasi che siamo già con un piede nella fossa, ahahah!! No, comunque per rispondere alla tua domanda non è più difficile rispetto a prima, basta tenersi in allenamento e non perdere la mano a suonare a certi ritmi. Certo, invecchiando non è semplice, ma ci si fa l’abitudine.

Hai partecipato anche tu alla stesura delle canzoni? Solitamente chi si occupa di scriverle?

Generalmente Alex (Webster, bassista, nda) è uno che si diverte moltissimo a scrivere le canzoni, ma in realtà partecipiamo un po’ tutti: io ho composto 4 pezzi, Rob (Barrett, chitarrista, nda) 3 e Alex 5. Probabilmente la prossima volta faremo 4 a testa, ma è anche vero che in passato è sempre stato Alex a scrivere la maggior parte delle canzoni, come nel caso di Evisceration Plague. Andando avanti spero riusciremo a creare sempre più un mix di pezzi scritti da ciascuno di noi.

Nel 2011 avete fatto uscire il dvd Global Evisceration, il quale contiene al suo interno un documentario che mostra spaccati della vostra vita on the road. Ciò che più mi ha impressionato nel visionare tali filmati sono state due cose: la prima è il rispetto per i vostri fan. Non siete affatto delle rockstar viziate e cercate sempre il contatto con il vostro pubblico…

Si, effettivamente è una cosa che amiamo moltissimo. Nel corso degli anni non abbiamo mai “tradito” il nostro stile, ma siamo sempre maturati andando avanti tenendo ben salde le nostre radici. Credo sia per questo che possiamo contare su tantissimi fan sparsi per il mondo e non avrebbe senso tirarsela o avere un ego smisurato, i veri musicisti non badano a questo genere di cose!

…e la seconda cosa che mi ha colpito è il meteorismo di George.

(risate generali, nda) George è una mina vagante! (ride, nda)

Come riesci a sopravvivere nel tour bus con lui che dà il meglio di sé?

Oh, non ne ho idea, amico! Cerco solo di stargli il più lontano possibile quando si sfoga! (ride, nda)
 

Torniamo un secondo a parlare dei fan dei Cannibal Corpse: ricordi qual è stata la cosa più assurda che un fan ha fatto per voi?

Ottima domanda, non saprei proprio… (ci pensa su diversi secondi, nda) Credo sia stata quella di seguirci per un intero tour, non mi viene in mente altro. C’è questo ragazzo, di cui adesso non ricordo il nome, che viene sempre ai nostri concerti in giro per il mondo. L’abbiamo visto tra il pubblico in tantissimi posti e Paesi differenti e non capisco davvero come faccia a viaggiare così tanto, per me è incredibile.

Ora siete in giro per promuovere il disco e passerete un bel po’ di tempo on the road. Non è noiosa la routine del tour? Cosa fai per passare il tempo?

È estremamente noioso! Muoversi da una location all’altra, fare il soundcheck, aspettare lo show, suonare e ripartire. Nel frattempo i tempi d’attesa sono lunghissimi e ti trovi spesso senza nulla da fare, quindi devi trovare un modo per passare quelle ore. Personalmente vado su internet e suono moltissimo la chitarra, per tenermi in allenamento, ma la parte più difficile è trattenersi dal bere veramente troppo. (ridacchia, nda) Talvolta è veramente complicato!

Pat, tu hai fatto parte di moltissime band: Ceremony, Monstrosity, Nevermore, Chastain e, dal vivo, hai dato una mano anche agli Slayer. A livello di approccio, quali sono le differenze che hai riscontrato nel lavorare con queste band e i Cannibal Corpse?

Gran bella domanda! Nel caso degli Slayer mi sarebbe piaciuto avere più tempo per imparare meglio i brani. Alla fine sono stato con loro un paio di settimane e ho dovuto fare tutto molto in fretta per sostituire Jeff. In realtà credo che la più grossa differenza sia stata il tempo di permanenza in ciascuna band: sono con i Cannibal da 12 anni…

…mi spiace correggerti, ma sono 15, eh eh!

Davvero? 15 anni? Diavolo come passa il tempo… comunque gli altri ragazzi sono qui da più tempo, quindi sono il più “giovane”! (ride, nda)

Come hai appena detto, sei nella band da parecchio tempo e condividi con gli altri 4 membri dei Cannibal Corpse la routine del tour e dello studio di registrazione già da diversi anni. Hai voglia di descrivere con poche parole ciascuno di loro?

Comincio con George, sicuramente il più facile: un uomo che risolve tutto con birra e scoregge. (risate generali, nda) Alex è un tipo molto intellettuale, mentre Paul ha un sacco di cose da fare, una famiglia, una bellissima casa e tantissimi animali da curare. Rob, infine, è un tipo abbastanza solitario e sta sempre sulle sue.

Il prossimo anno ricorrerà il 25esimo anno di carriera della band. Avete in programma qualcosa per festeggiare?

Wow! Stai scherzando? 25 anni? Suona molto strano! Comunque no, non abbiamo in mente nulla al momento.

E come vedi la band al suo 35esimo anniversario?

Oh, spero vivamente di essere ancora qui! Guarda i Motorhead, ormai hanno smesso di festeggiare! (ride, nda) Quello che so per certo è che cercheremo di andare avanti il più possibile a scrivere album.

Vorrei chiudere quest’intervista con un ultimo slancio verso il futuro: apparizioni in film, piazzamenti nella classifica di Billboard, 12 album registrati in quasi 25 anni di carriera. Qual è il prossimo obiettivo che vi ponete come band?

Registrare dischi sempre migliori, assoli sempre più belli. Andare avanti, insomma, migliorare sempre. Non c’è mai fine alla possibilità di migliorarsi.