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Dissection (Jon Nödtveidt)

Di Alberto Fittarelli - 24 Giugno 2005 - 1:09
Dissection (Jon Nödtveidt)

Ha superato le aspettative, quanto ad interesse ed affabilità del mio
interlocutore, questa mia chiacchierata, nel backstage del Tradate Iron Fest
2005
, con Jon Nödtveidt, leader indiscusso dei Dissection e
personaggio tra i più controversi di tutto il mondo metal: un’esperienza
(terminata da poco) in prigione per un crimine cruento sembrava aver bloccato
del tutto la carriera musicale di uno dei gruppi più influenti degli anni ’90,
così come le possibilità di riscatto di un musicista indubbiamente creativo ai
massimi livelli. E’ presto per giudicare che cosa è stato delle sue capacità
compositive, ma sicuramente non per leggere con attenzione le parole di un uomo,
che non voglio giudicare a livello personale e morale, ma che ha molto da dire
ancora; e che costituisce un vero schiaffo virtuale ai molti, troppi bigotti del
Vero Metallo che si assiepano nelle pieghe di Internet, specialmente, magari
rifiutando anche solo di parlare della sua band, o sdegnandosi per iconografie
non esattamente da oratorio, prive oltretutto di qualsiasi “patente da Vero
Metallaro”. Che a qualcuno purtroppo sembra indispensabile per esistere.
Amatelo o odiatelo, approvatelo o considerate deliranti le sue parole:
difficilmente troverete comunque una simile convinzione in altri musicisti.

Jon, per iniziare non posso che chiederti del nuovo album completo dei
Dissection: so che lo state registrando, ti va di parlarmene?

Allora, avevamo deciso di pubblicarlo per ottobre/novembre 2005, ma come
forse sai abbiamo anche scelto di registrarlo in modo completamente indipendente
da qualsiasi label: quando troveremo l’accordo che fa per noi dovremo quindi
discutere con l’etichetta l’uscita del disco, per cui non ti posso dare una data
certa al momento. E’ una questione di business principalmente, ma le
registrazioni intanto vanno avanti.

E per quanto riguarda la direzione musicale che avete intrapreso con il
disco?

Come dire… ci siamo portati verso una maggiore potenza di suono, un
album molto più massiccio. Questo sia per quanto riguarda le canzoni in sé che
per la produzione: sono convinto che per la prima volta i suoni e la qualità
dei pezzi siano sullo stesso livello. Credo che la cosa dipenda anche da quello
che ti dicevo poco fa, cioè dall’assenza di qualsiasi pressione da parte di una
label durante il songwriting e le registrazioni: nessun limite di tempo che ci
abbia costretto ad affrettarci. Abbiamo registrato la batteria per poi prenderci
una pausa, fare qualche concerto e tornare al lavoro sulle chitarre; poi
un’altra pausa, altre tracce di chitarra e il basso, ed ora come vedi stiamo
facendo questi festival estivi per poi tornare in studio, anche durante l’estate
e tra una data e l’altra, per fare le vocals e gli assoli di chitarra.

Dove lo state registrando?

Ai Black Syndicate Studios di Stoccolma, un ottimo posto.

Per curiosità: proveniendo da diverse nazioni, come riuscite a trovarvi
per le prove e la scrittura dei pezzi, oltre che per le registrazioni?

Credo che fondamentalmente dipenda dall’avere una forte motivazione che ci
spinge: una volta che c’è quella di base allora non importa da dove provieni,
riesci a fare comunque quello che hai deciso. Perché non è certo facile
portare avanti una band come questa, arrivare da diverse nazioni, ricominciare
dopo 7 anni di pausa, fare qualsiasi cosa insieme; ma il punto è proprio
questo: è la vita stessa a non essere facile. Bisogna affrontarla nel miglior
modo possibile, fare i propri migliori, fottuti sforzi e qualcosa di buono ne
uscirà sicuramente.Questo è quello che vogliamo fare, amiamo la musica e ci
riversiamo in essa completamente: mettiamo il nostro spirito in essa, il Caos
che ci appartiene. Non ho bisogno, oggi come oggi, di altre obiettivi da
prefissarmi, questa è la mia unica meta.

Quindi suonare dal vivo, comporre e registrare gli album è una cosa che
ti appassiona come dieci anni fa?

Certo, anzi, il mio amore per la musica è più forte ora che mai! Voglio
dire, tutte le parti che hai citato, suonare live, comporre, registrare, sono
singole componenti di un’unità forte che è la band: e più porto avanti questo
gruppo più lo sento fortemente, mi sento coinvolto in esso. Diviene ogni volta
una parte più grande di me stesso, capisci? Questa è la grandezza che ritrovo
nella musica, liberare il fuoco che ho dentro, la mia energia.

Ok, ma…

Ti dirò di più: finché vivrò questa cosa non terminerà. Essa finirà
il giorno della mia morte. Ok?

Chiarissimo. Insomma, mi sembra decisamente che i Dissection siano un gruppo
completamente diverso, a livello concettuale, da, che so, Onkel Tom (che stava suonando in quel
momento sul palco del Tradate Iron Fest, ndr)
: non una band dedita
all’intrattenimento puro, ma un’entità in cui esprimete la vostra stessa
essenza, mi sbaglio?

La mia stessa attitudine nei confronti della musica è qualcosa di
completamente diverso anche solo dall’ “intrattenimento”: puoi vedere
la musica in molti modi, come un’occupazione per il tempo libero, una scelta di
vita, un divertimento o una religione. Bene, per me è quest’ultima, una
religione: è il mio stesso spirito che cresce, che si libera con la musica;
questo è la motivazione che porta avanti i Dissection. E’ un’esperienza
spirituale, un’alchimia spirituale: più la provi, più sprofondi nel buio, più
la tua vita interiore splenderà. E’ uno spingersi in ciò che ci è
sconosciuto, qualcosa che si fa senza un vero motivo, solo perché siamo portati
a farlo.

Questo è quindi il tuo modo fondamentale per esprimere il tuo Io: mi sembra
che sia però inscindibile dalla tua appartenenza al Misanthropic Luciferian
Order, di cui ti vedo portare diversi simboli… ti va di parlarne? Si tratta di
un gruppo a base religiosa, culturale, politica?

Certo, nessun problema: di base, come ordine, l’MLO rappresenta le tradizioni
oscure in contatto con le primitive forze del Caos. Esso si oppone a tutte le
religioni “cosmiche”, finalizzate al culto del creatore del nostro
universo; siamo assolutamente contro di esse: ed il culto è completamente
diverso dal concetto classico di “satanismo”. Devi considerare Satana
come un simbolo, una parola che descrive un potere al di là di ogni
superstizione; qualcosa di davvero differente da ciò che siamo abituati dalla
nostra cultura a rappresentare con quel termine. Esso identifica
fondamentalmente il potere che si oppone all’essenza del cosmo e la sua
liberazione attraverso lo spirito di ciascuno: questo è lo scopo finale,
trovare il vero dio, non un f***uto schiavista che abbia creato tutto questo;
trovare il dio del Caos, e farlo dentro ad ognuno di noi. Nessun altro ti può
dare la chiave, devi guardare da solo in te stesso e trovare la via, le
connessioni. L’MLO si ricongiunge quindi a queste antiche tradizioni, che
pongono la ricerca del vero dio, del Caos primordiale, sopra ogni cosa. Abbiamo
un sistema basato sulla Cabala Qliphotica, che guarda verso al lato oscuro delle
cose, con similitudini con i culti di Satana e Lilith, e la volontà di liberare
l’essere dalla limitazione della creazione e permettergli appunto di creare:
cioè i essere dio lui stesso. Allo stesso tempo esploriamo anche altre vie,
quelle che sentiamo avere lo stesso scopo, capisci? A noi non importa la
facciata, che è sempre illusione, ma la vera essenza, ciò che è celato. Puoi
chiamarlo Satana, Seth, Shiva… non importa, lo troverai in tutte le culture,
andando oltre le apparenze: c’è solo una linea guida in tutto questo, ed è il
Caos, che unisce tutte le tradizioni.

Beh, di sicuro un punto di vista inconsueto…

E quanto alla band, tutto questo è il vero motivo per cui vi appartengo:
questa essenza caotica è quello che sto esplorando in me stesso ed esprimendo
attraverso la mia musica: essa rappresenta tutto questo quadro, così come i
Dissection stessi. Poter tirare fuori da noi queste energie e condividerle col
pubblico, durante i concerti, è una vera esperienza spirituale, un inno ai
poteri oscuri.

Tornando a situazioni pratiche, come hai trovato quelli che sono oggi i
tuoi compagni nel gruppo?

Guarda, ho fatto tutto tramite il nostro sito: ho fatto mettere su di esso
un annuncio poco prima che fosse passato un anno dalla mia uscita dalla prigione
(dove era detenuto per complicità in un omicidio, com’è risaputo, ndr).
Abbiamo scritto che cercavamo una line-up completa, e che alla base di tutto vi
era il concept satanico che ti descrivevo; ovviamente poi doveva esserci una
grande abilità musicale. Abbiamo ricevuto tonnellate di videotapes, CD, lettere
ed email, e non è stato certo un lavoro facile il vaglio di tutto il
materiale… ma quando siamo arrivati al punto di provare materialmente con
delle persone è stato subito chiaro che avevamo trovato immediatamente le
persone giuste per i Dissection.

Come mai allora Bard Faust (ex-batterista degli Emperor, ora negli
Aborym, ed anche lui con esperienze nelle galere del proprio Paese, ndr)
è
stato escluso poco dopo la sua selezione? Si è trattato davvero di un contrasto
a livello “ideologico”?

Sì, il problema alla base era la sua impossibilità a rappresentare il
punto di vista di cui parlavamo prima: semplicemente non poteva inserirsi nel
nostro ordine di idee. Sono anche davvero felice che lui sia stato schietto con
me e mi abbia avvertito subito, abbiamo risparmiato molto tempo che in un altro
momento sarebbe stato difficile recuperare… Mi ha semplicemente detto che non
poteva aderire al concept satanico, che avrebbe mentito a me, a se stesso ed al
pubblico, e non c’era altro modo: si può entrare nei Dissection solo
dedicandosi completamente ad essi.

Per quanto riguarda il vostro stile prettamente musicale, invece: siete
sempre stati etichettati come il punto d’incontro tra black e death metal, ed
avete creato un vero e proprio filone in Scandinavia. Cosa pensi della scena
estrema odierna,scandinava e non?

Sinceramente non mi importa molto di pensare ad una scena, sono sempre
stato interessato molto di più ai singoli gruppi che brillano di luce propria,
che spiccano nella massa: non guardo quindi allo sfondo, ma solo a coloro che
sanno uscirne. Ce ne sono davvero troppi di gruppi che non servono a nulla…

(d’accordissimo, ndr)

Credi che in fin dei conti sia quella live la vostra dimensione naturale?

Sicuramente, anche se è una parte del tutto: così come registrare e
comporre, come dicevo. E’ sempre una questione di rilasciare questa energia,
questo Caos di cui sopra… è sicuramente il lato che più permette di farlo.

Senti un forte ritorno da parte della gente in questo feeling? E ne senti
la necessità?

Certo, quando la gente è in sintonia con la musica che le offriamo è
semplicemente un’esperienza divina! E’ qualcosa di impossibile da descrivere a
parole, credimi…

Ok, grazie per la tua cortesia e in bocca al lupo per lo show!

Grazie mille per la chiacchierata, ciao!

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli