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Domine (Enrico Paoli e Morby)

Di - 22 Giugno 2005 - 16:11
Domine (Enrico Paoli e Morby)

Con estrema fatica (e grazie all’aiuto dei colleghi Fenrir, Hellbound e Zac) sono riuscito a raggiungere “scortato” i camerini dei Domine al Tradate Iron Fest e, quella che segue, è una chiacchierata con i due indiscussi leader, il chitarrista Enrico Paoli ed il frontman Morby che, ci  parlano del passato della band e del suo più vicino futuro… Buona lettura.

Credo che i Domine si siano fatti il classico “Mazzo” per il genere, ma che non gli sia stato riconosciuto completamente siete d’accordo? E’ valsa la pena fare tutto ciò?

Morby: Beh, è valsa la pena di sicuro! C’è chi si è fatto il “Mazzo” molto più di noi ed al quale nulla è stato riconosciuto ma, ritenerci sfortunati, questo proprio no.

Enrico: Chiaro che uno guarda sempre ad avere maggior soddisfazione, a 20 anni sogni di diventare come gli Iron Maiden, quando passano gli anni e vedi cosa succede nel panorama, conosci i gruppi, capisci che la situazione non è sempre rosea e, ti posso assicurare che ci sono gruppi che si sono fatti il “mazzo” cento volte più di noi senza aver ricevuto nulla. Oppure ci sono le classiche band che si sono trovate nel luogo giusto al momento giusto, se consideri certi risultati che i Domine hanno raggiunto a livello italiano, certo non ci si può lamentare.

Questa giornata (riferita al Tradate Iron Fest) è dedicata solo ed esclusivamente ai gruppi italiani e voi ne siete il gruppo di testa, questo in effetti è un bel riconoscimento…

Enrico: In effetti un po’ di riconoscimento c’è, ma il discorso di prima era certamente generalizzato, certo i Domine al di fuori dell’Italia non hanno questo grande seguito però, essere scelti per esempio dai Judas Priest per far loro da spalla di supporto all’ultimo album, per noi è un sogno trasformato in realtà!

Voi avete suonato anche a Wacken, sicuramente uno dei festival metal più conosciuti e importanti d’Europa, cosa ricordate di quei momenti, e cosa pensate del pubblico tedesco?

Morby: Mah guarda, quando abbiamo suonato in quel festival, sotto il palco c’erano una marea di italiani, greci, spagnoli, giapponesi.

Enrico: I tedeschi manifestano in modo molto diverso il loro entusiasmo, ascoltano fino in fondo e poi ti idolatrano; gli italiani e i greci… beh, fanno un casino immenso!

Sempre in merito all’attività live, io ricordo il primo vostro Gods of Metal, il Power Mad a Vigevano, Heinecken Jammin Festival e il concerto di Bologna nel 2001 di supporto a Gamma Ray, Freedom Call e Labyrinth. Queste, a mio parere, sono tra le quattro migliori prestazioni offerte dai Domine in Italia. Avete conosciuto i titani del genere? Cosa pensate di loro? Avete qualche aneddoto da raccontarci?

Enrico: Beh guarda Gaetano, i concerti sono stati tanti, c’è un “marasma di roba” nella mia testa. Siamo stati per esempio 2 settimane fa ad Atene, in un locale molto piccolo ma, è stato un concerto parecchio divertente che poi, un buon concerto non corrisponde sempre a quello più grosso o pubblicizzato. Certo, l’Heineken è stata una visione mostruosa, 40.000 persone erano tante veramente, la reazione del pubblico è stata positiva quindi per forza di cose rimarrà uno degli show indimenticabili per noi ma anche quello con i Judas Priest (Alcatrazz di Milano 10/04/2005) è stato incredibile ed anche qui, non soltanto per la reazione dei fans, ma anche per ciò che riguarda il retroscena: gli addetti ai lavori, la troupe inglese, ci hanno trattato benissimo e ci hanno fatto sentire un pochino a quei livelli. Ti trattano bene, soprattutto con gran rispetto. Insomma, di concerti belli ce ne sono stati tanti e quelli che hai detto tu, sicuramente quattro tra i migliori!

Morby: il concerto di Bologna che hai sottolineato me lo ricordo bene e sicuramente hai centrato uno di quelli indimenticabili.

Enrico: Ah! Un aneddoto ce l’ho Gaetano, senti questa… Primo Gods of Metal (parla del Gods 2000), Iron Maiden headliner blindatissimi, non li facevano uscire dai camerini nemmeno sotto costrizione. Ad un certo punto, vediamo sostare sul corridoio Steve Harris e noi ci siamo lanciati urlando come le classiche ragazzine ai concerti dei Backstreet Boys: “Steeeeeve, vieni un attimo qui a fare una foto con noi”, lui cordialmente si è avvicinato, avevamo una stramaledetta macchinetta di quelle di cartone usa e getta e il clik non è stato eseguito con il flash… Un secondo dopo un ragazzo della security, enorme, l’ha letteralmente preso di peso e riportato in camerino. Un rimpianto colossale ma, comunque, un ricordo bellissimo (risate generali nello spogliatoio, ndg)

Una vita dedicata al metal, cosa indica esattamente per voi la parola metal?

Enrico: ehehe questa è impegnativa eh? Secondo me è difficile dire se il metal, per esempio, riesce ad esorcizzare la morte dandoti la giovinezza eterna, certamente ti fa uscire dai soliti meccanismi della vita quotidiana. Ti rispondo semplicemente dicendoti che è il genere che più ci piace suonare anche se qualche tempo fa sicuramente ti avrei fatto qualche discorso tipo crociata pro-metal ma negli ultimi anni ho un pochino cambiato opinione se devo essere sincero .

Morby: mi riallaccio escludendo il discorso dell’esorcizzare in quanto da piccolo inizi ad avvicinarti al genere che più ti piace senza farti troppe domande, a me, per esempio, il metal ha dato energia, ti senti più potente e poi ho continuato per questa strada e mi sono ritrovato venti anni dopo a fare, più o meno, la stessa cosa. Non lo faccio sicuramente perché mi sento più giovane quando salgo sul palco.

Enrico, riesci a vivere con la tua etichetta, Dragonheart Records?

Enrico: L’etichetta è soltanto una parte del lavoro che faccio e ti dico subito che ci vivo tranquillamente ed i profitti sono anche discreti.

Con la Dragonheart metti sotto contratto band che si rifanno principalmente al metal di vecchio stampo, vedi Doomsword, Raising Fear e gli ultimi arrivati Gjallarhorn (nelle cui fila milita Fenrir, collega di Truemetal). La domanda è questa: se avessi la possibilità di mettere sotto contratto i Rhapsody, cosa faresti?

Enrico: Beh, per quanto riguarda i Rhapsody, mi pare ci sia stata una reazione strana nei confronti di quel gruppo che, comunque, ha avuto un gran bel successo, è agli occhi di tutti! Metterli sotto contratto da noi sarebbe impossibile perché comunque risultano un gruppo troppo grosso ed hanno, oltretutto, una carriera ormai radicata.

Uhm, provo a rigirare la mia domanda: metteresti sotto contratto un gruppo che non fa parte del metal per il quale “combatti” da anni? Metteresti sotto contratto un gruppo solo per trarne guadagno concreto in termini di vendite?

Enrico: Si si si, sicuramente! E’ anche vero che ho messo sotto contratto i Macbeth che fanno Gothic e gli Inner Shrine che nulla hanno a che vedere col classic metal. E’ chiaro che propendo verso quel genere, ma è anche vero che sono open-mind e non ripudio assolutamente tutti gli altri e poi, sinceramente, sarebbe una cosa difficile da portare avanti, soprattutto per ciò che riguarda la mia etichetta. (si riferisce al fatto di portare avanti un solo genere ndg)

Con chi vi piacerebbe suonare?

Enrico: Queensryche sicuramente, anche se ormai non sono più quelli di un tempo ma, i loro dischi, rimangono lì nell’olimpo. Poi il sogno sarebbe Queen. Abbiamo comunque suonato con gente come Iron Maiden, Manowar, Judas Priest… direi che siamo ampliamente soddisfatti.

Morby: Queensryche senza nessun dubbio…

Cosa avete in programma nel breve periodo?

Enrico: Un disco nuovo sicuramente, si sta lavorando per entrare in studio a novembre e per far uscire il successore di “Emperor of the black Runes” entro la prima metà del 2006. Sai, i tempi di realizzazione sono sempre molto lunghi.

E che mi dite del discorso che va tanto di moda: live album e DVD? Credo che i tempi per un live album siano maturi, no?

Enrico: Personalmente nutro una grande avversione nei confronti dei dischi dal vivo di “recente” uscita. I live album secondo me sono finiti negli anni 70. Dagli anni 80 in poi, escludendo qualche rarissimo caso, non sono così mitici come una volta ed è tutta una questione di tecnologia, infatti il divario tra studio e palco si è assottigliato sin troppo, la stragrande maggioranza dei dischi dal vivo sono falsi in quanto ritoccati: il feeling che esisteva una volta, ora non c’è più.
Il Dvd, negli ultimi anni, a causa delle vendite sempre minori dei cd, è stato un aiuto; molte band lo inseriscono come bonus insieme al loro nuovo album ed è una cosa che anche a noi piacerebbe fare.
Tornando al discorso live album, abbiamo moltissime registrazioni dei nostri concerti e, qualcuna anche molto professionale come quella del concerto che abbiamo fatto coi Labyrinth nel 2002…

Parli forse dell’Italian Attack?

Enrico: Si, bravo, esatto, il primo Italian Attack… Abbiamo registrazioni importanti di quel “mini-tour” anche se, ogni volta che pensiamo di metterci al lavoro, poi su di noi prevale la voglia di fare qualcosa di nuovo, di creare brani nuovi e dischi nuovi. Poi abbiamo sempre qualche problema nel decidere quale brano potrebbe far parte di un live album per via di uno strumento che si sente meno dell’altro… Verrebbe una cosa artefatta e ricreata in studio…
Un’ultima cosa, chi fa un live album, almeno ultimamente, lo fa per chiudere il contratto con la propria etichetta e questo, non è proprio il nostro caso!

Enrico, vista la tua grande passione per il fantasy; hai mai pensato di scrivere un libro?

Enrico: No, non ci ho mai pensato, troppo difficile e non penso di averne le capacità. Mi trovo molto a mio agio nello scrivere i testi dei brani dei Domine ma scrivere un libro… pensa che abbiamo mai fatto nemmeno un concept album, è difficile trovare una bella idea che non sia stata già realizzata da migliaia di scrittori. Quando scrivi un testo per una canzone hai dei limiti temporali, di spazio e anche dei limiti imposti da Morby…

Morby: ahò (guardando Enrico), io me li devo imparà a mmemoria li testi (risate generali ndg).

Ho una curiosità da sottoporvi: perché un gruppo come i Domine, in America, non ha praticamente mercato?

Morby: nemmeno i Manowar hanno mercato in America, pensa che là suonano in locali piccolissimi e qua in grandi arene… la faccenda America è delicata…

Enrico: Bah, qualcosina con Dragonlord in America l’abbiamo fatta ma considera che il mercato metal, laggiù, è ormai microscopico, è totalmente dominato da MTV…

Anche se, per esempio, i Lacuna Coil anche se hanno poco a che fare col metal…

Enrico: loro si che si sono fatti il mazzo, facevano quello che hanno fatto gli Evanescence già da molti anni addietro e ti dirò di più, ci sono gruppi tedeschi che lo fecero anni e anni prima dei Lacuna Coil e non hanno ricevuto proprio nulla… Buon per loro che hanno cavalcato la stessa onda di successo innalzata dagli Evanescence. Secondo me, comunque, è più che meritato!

Arrivati a questo punto ho dovuto, per forza di cose, lasciare il camerino; i Necrodeath erano sul palco già da un bel po’, lo show dei Domine sarebbe cominciato di lì a poco…
Ormai le prestazioni live le conosciamo, restiamo in attesa di conoscere le novità che, tra non molto, verranno pubblicate dal quintetto.

Gaetano “Knightrider” Loffredo