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Edguy (Tobias Sammet)

Di Lorenzo Bacega - 14 Settembre 2011 - 12:00
Edguy (Tobias Sammet)

“I steal ideas”: questo il biglietto da visita di Tobias Sammet, leader e cantante degli Edguy che si presenta mostrando una cordialità infinita e l’attitudine di un sognatore, uno di quelli che non smetterà mai di credere che tutto ciò che lo circonda sia intriso di magia, sensazioni straordinarie da cui attinge costantemente mettendole in musica. Lo rivedremo insieme agli Edguy il 10 ottobre a Milano, tappa esclusiva del tour che la band farà in Europa in qualità di headliner. Nel frattempo, tra fatti di vita vissuta e frecciate a qualche collega, ci racconta perché Age of the Joker sia un traguardo così importante.

Intervista a cura di Lucia Cal

 

Avete un lungo e variegato percorso artistico. Che traguardo rappresenta “Age Of The Joker”, il cui titolo ritrae un’immagine emblematica degli Edguy?

Questa volta non siamo stati troppo a pensare riguardo al titolo. Abbiamo solo considerato un concetto che comunicasse una certa rilevanza, doveva avere una sonorità epica, perché l’album in sé è epico. E’ un lavoro caratterizzato da numerose sfaccettature: a me in particolare sembra un impressionante, grandioso frammento di musica. È per questo che volevamo un titolo altrettanto singolare, che esprimesse questa immensità: “Age Of The Joker”! Il Joker è sicuramente l’alter ego della band, una maschera che rappresenta il gruppo. Ma non perché siamo dei buffoni! Quello che mi piace veramente del giullare non è solo l’aspetto comico, ma il fatto che fosse l’unico a corte a cui era permesso dire la verità, anche nel caso in cui questa fosse crudele. La diceva con un sorriso, e nessuno poteva reagire facendogli del male! In fondo, è una cosa che facciamo anche noi: ci è concesso fare praticamente di tutto e ogni volta ce la caviamo facendola franca. Possiamo fare cose che le altre band non avrebbero mai il coraggio di fare, e il pubblico esclama ‘Woah, questo sì che è Edguy!’. Allora, va tutto bene.  Siamo stati così fortunati negli ultimi anni… ormai abbiamo sulle spalle quasi vent’anni di carriera e abbiamo avuto un successo travolgente negli ultimi dieci anni… siamo stati veramente fortunati. Ecco perché abbiamo pensato, questo non è solamente l’anno degli Edguy… questa non è solamente la decade degli Edguy… questo è The Age Of Edguy! Da qui è nato il concept “Age Of The Joker”! Megalomania ed egotismo a palate! (ride, ndr)

Dunque è un modo per condensare in un concetto l’intera esistenza degli Edguy: seguendo questa logica, anche i vostri artwork rappresentano la stessa evoluzione? Ricordo infatti che questo personaggio ha caratterizzato lavori come “Mandrake”, ma oggi, cosa c’è di diverso?

Esatto, abbiamo recuperato il Joker di “Mandrake”, ma solo questo:  non vogliamo assolutamente riprendere ciò che caratterizzava “Mandrake” nel nuovo lavoro. Siamo partiti insieme alla figura del Joker,  in un certo senso c’è sempre stato:  è diventato il diavolo di “Hellfire Club”, mentre su un disco divertente come “Rocket Ride” il Joker svolazzava solamente sulla bandiera.  La cover di “Tinnitus Sanctus” invece non era spiritosa, la definirei una sorta di umorismo nero… e in questo artwork il Joker non si vede da nessuna parte. Quindi abbiamo pensato, è ora che ritorni a far parte dei giochi! Questo è quanto, non deve essere inteso come un ritorno alle origini, volevamo solo tornasse nuovamente a rappresentarci.

Diversi fan faticano ancora ad apprezzare la svolta stilistica che caratterizza gli ultimi Edguy, sembra sia stato particolarmente difficile metabolizzare la vostra decisione di cambiare. Pensi che “Age Of The Joker” possa in qualche modo soddisfare anche le loro aspettative?

No, affatto! (ride, ndr) Davvero, io non capisco queste differenze. Faccio battute continue sulla diversità dei generi:  salgo sul palco, potrebbe essere ad esempio quello del Gods Of Metal, e  dico “Ok, questa era roba rock, adesso  mettiamoci a fare power metal!”. Questo perché so che la gente etichetta vari tipi di musica nella maniera più disparata. Per me, la questione è diversa: sono cresciuto ascoltando band come Iron Maiden, Def Leppard, Journey, AC/DC… dal mio punto di vista sono tutte grandiose e non saprei dire se siano heavy metal, oppure hard rock… non lo so, per me sono tutte eccezionali… inoltre siamo sempre stati ispirati da influenze stilisticamente molto diverse: per esempio, prendiamo “Vain Glory Opera”. La gente continua a dire “Ah, questo è un album power metal”.  Ma perché “Vain Glory Opera” deve essere considerato power metal?! Perché “Superheroes”  (dall’album del 2006 “Rocket Ride”, ndr) invece no? Il brano “Vain Glory Opera” ha le tastiere più banali  della storia! Io adoro quella canzone, ma ha delle tastiere che sembrano quelle di “The Final Countdown” degli Europe… e questo non è heavy metal, anzi, la gente lo definirebbe hard rock! Ormai ho smesso di farmi questa domanda.  Penso soltanto che quando hai 18 anni e tu voglia ribellarti a qualcosa, ti rifugi in queste tue classificazioni limitate. E’ quello per cui combatti e tutto quello in cui credi. Ma questo cambia quando diventi un po’ più maturo: io ho 33 anni e non vedo alcuna ragione nell’alzare uno stendardo a favore di un unico genere di espressione. Non vedo il motivo di dire “Tutto quello che conta è il power metal!”. Ormai non insisto più sulla differenza tra heavy metal e hard rock, perché per me è tutta musica favolosa: gli Edguy sono sempre stati influenzati inconsciamente da tutti questi stili. Prendiamo per esempio uno dei nostri primi album ufficiali, “Kingdom Of Madness”: considera “Heart Of Twilight”, oppure “Deadmaker”: erano hard rock! Era quello che la gente definirebbe come hard rock. Per me, non è mai esistita una linea di demarcazione tra hard rock ed heavy metal. Ma, per rispondere alla domanda, mi auguro che il pubblico adori il nostro nuovo album! Tuttavia, se non dovesse apprezzarlo, mi sentirei comunque bene con me stesso, perché non voglio cambiare.

“Nobody’s Hero” è uno dei brani più carismatici del disco: per quanto riguarda questo pezzo, è innegabile vi siate ispirati agli stilemi heavy metal , per questo si vocifera sia il vostro personale tributo a Ronnie James Dio; pensi sia così?

Non è un tributo nel vero senso della parola, diciamo che non siamo partiti con il classico input di voler fare un tributo speciale. Ho composto il brano, ho cominciato a scriverlo dall’inizio partendo con un riff particolare e mi ricorda tanto Ronnie James Dio, non posso negarlo. Sono sempre stato profondamente legato alla musica di Ronnie James Dio: sono stato così fortunato da incontrarlo e abbiamo suonato con lui. Adoro la sua voce e la sua musica…

 

 

Immagino che incontrarlo sia stato come un sogno che si avvera, personalmente penso abbia dato un grosso contributo alla storia della musica, uno di quelli che l’ha scritta…

Esatto, inoltre era molto alla mano! Il suo carisma era smisurato: aveva un’innata capacità di conquistare chi gli stava intorno e allo stesso tempo era molto cordiale. Quando l’ho incontrato, se ne stava là, bevendo una birra, sigaretta fra le dita e mi ha chiesto, sorridendo e allargando le braccia, se volessi fumare. Ovviamente mi sono precipitato gridando “Ma certo!” (ride, ndr) Sembrava genuinamente felice, era caloroso, sapeva come accoglierti e farti sentire a tuo agio. Penso fosse il ’99, o il 2000… sai mi sono sentito come… ecco, all’epoca non ero certo un nome di spicco, eppure lui è stato davvero gentile nei miei confronti. Si è comportato affabilmente con me per quello che ero come individuo ero e non per quanto successo avessi ottenuto. Mi ha fatto sentire come se fossi il benvenuto e pur non avendo parlato tantissimo insieme, è stato davvero socievole. Per questo quando ho scritto quella canzone, ho percepito immediatamente che il riff iniziale era un tipo di riff alla Ronnie James Dio. Di fronte a una fonte di ispirazione così netta, mi sono detto “Ok, visto che hai un’influenza così profonda nei miei confronti, non le resisterò! Anzi, l’accoglierò scrivendo questa canzone, e probabilmente, se avessi potuto ascoltarla, ti sarebbe piaciuta”.

Bellissima storia… le citazioni, comunque, non sembra si concludano qui, “Pandora’s Box”  si dipana tra sensazioni western stemperate da richiami più vicini ai Led Zeppelin, mentre l’organo Hammond che distingue “Robin Hood” inacidisce l’atmosfera.

Già, penso che in un modo o nell’altro abbiamo sempre avuto queste influenze. Per esempio, considerando “Sex Fire Religion” da “Tinnitus Sanctus”, è un brano che trasuda ispirazione southern ed heavy rock, caratterizzata da un riff sporco e molto robusto.  Anche “Dead or Rock” è caratterizzata da questo tipo di riff molto sporco. Ho sempre amato questa musica: a dire il vero non sapevo come avremmo potuto svilupparlo al meglio, ma di solito parto dalle mie sensazioni. Ho in testa un’idea precisa, faccio in modo che diventi realtà e mi ritrovo con una nuova canzone in mano. Alla fine collaudiamo:  magari verrà fuori qualcosa di troppo distante da quello che gli Edguy rappresentano, chi lo sa! Però possiamo sempre renderla nostra, ecco tutto. Quindi partiamo con l’arrangiamento, una fase in cui tutti esclamano che questa proposta è effettivamente un tantino diversa dalle precedenti! Però gli elementi che ci caratterizzano ci sono tutti, allora, perché no? Dunque continuiamo a lavorarci! “Pandora’s Box” è forse uno dei brani che preferisco di tutto il disco. Questo perché siamo riusciti a tirare fuori un lato di noi che non avevamo mai mostrato prima e, nonostante questo, quando lo senti non puoi fare a meno di pensare che il sound è Edguy, ogni singolo secondo. Penso che questa sia una conquista.

Parlando in maniera più generale del modo in cui ogni volta componi nuovi brani, cosa è cambiato in tutti questi anni? Le tue canzoni prendono forma seguendo un processo costante oppure ogni volta è un traguardo raggiunto in maniera diversa?

Dunque, ho scritto le canzoni di questo disco una per una, le ho composte tutte quante… tuttavia gli arrangiamenti li abbiamo fatti insieme, con l’intera band. Negli anni, non è cambiato molto, ma in realtà, se sia veramente cambiato, io non lo so! Questo perché, per me, si è sempre svolto alla stessa maniera: comincio a intraprendere una ricerca per arrivare a una  melodia unica, a un riff di rilievo… più che altro quello che voglio avere davvero è una melodia speciale, una buona armonia… questa è sempre stata l’essenza del mio songwriting. Sicuramente negli anni accumuli sempre più esperienza, quindi acquisisci continuamente nuovi modi per sviluppare le tue idee, per rendere l’idea che ti frulla in testa una vera e propria canzone che sia possibile registrare. Questi stessi metodi che scopri incessantemente, diventano la tua routine, ma il primo, vero songwriting,  rimane incontaminato. Lo sviluppo creativo è sempre lo stesso: trovare una melodia accattivante, ecco quello che conta. Non siamo cambiati, io stesso non sono cambiato…

Allora è un estro creativo che ti accompagna praticamente da tutta la vita!

Sicuramente! Sai, forse, se cambiasse, probabilmente non me ne renderei nemmeno conto.  E’ il modo in cui percepisco le cose, qualcosa di innato e voglio che accada in maniera assolutamente naturale. Non mi va affatto di forzare le cose, mi metto alla tastiera e comincio la mia ricerca per trovare La Melodia.

Ho letto strane cose riguardo “Behind The Gates To Midnight World”, che è stata paragonata al repertorio dei Queensrÿche, ma anche a quello dei Metallica. Cosa ne pensi?

I Queensrÿche sono d’accordo, i Metallica no! Perché, ecco… a me i Metallica non piacciono proprio! Per me, spesso sono troppo negativi nell’affrontare le loro tematiche. Del loro repertorio, adoro però i riff fantastici e mi piace molto il “Black Album”, veramente un gran disco. I Queensrÿche invece mi piacciono molto, anche se non sapevo ci fosse tutta questa somiglianza, ma… si dai, posso conviverci! (ride, ndr) E posso convivere anche con il paragone ai Metallica, anzi, credo di sapere perché sia stato fatto! Sicuramente a qualcuno è venuto in mente per via del particolare riff di questo brano, un riff di stampo heavy incastonato in una struttura piuttosto semplice. Penso che sia perché anche i Metallica hanno delle strutture piuttosto semplici, dei riff dalla struttura altrettanto lineare (ride, ndr) Quindi penso che sia per questo che hanno fatto un paragone simile!

 

 

So che hai avuto un’ottima impressione dei Peppermint Studios, che sensazione ti ha dato lavorare in un ambiente del genere?

È un ottimo studio di registrazione. Volevamo andare là perché avevamo già cominciato i tentativi di rendere il nostro sound più naturale possibile, su “Rocket Ride” e poi su “Tinnitus Sanctus”. Tuttavia penso che questa sia davvero la prima volta che l’album vibri in maniera tanto naturale. Per avere un sound molto naturale devi andare in una sala di registrazione, magari che abbia anche una sala per la batteria, e devi ottenere un buon sound già a partire dalla medesima sala. Non c’è la necessità di introdurre dei passaggi artificiali, ma quella di lavorare con una vera batteria: per fare questo ti serve un ottimo ambiente, proprio come quello. Allora siamo andati là, in questa gigantesca hall in cui avremmo eseguito le registrazioni, abbiamo montato la batteria e abbiamo riempito la sala di microfoni, mettendoli a tutti gli angoli, anche sulla batteria! Penso che questa sia la prima volta in tutta la nostra carriera che lavoriamo senza l’ausilio di un solo sample, nemmeno una sequenza artificiale alla batteria. Per intenderci, usiamo sempre la batteria originale, però a volte ti capita di utilizzare dei trigger aggiuntivi per grancassa e rullante in modo da dare più vigore al tuo sound. Questa volta invece tutto quello che senti è lo strumento in sé, molto lontano da una batteria campionata perché il suono è quello di un set concreto e questo è un traguardo! Anzi, noterai anche che stavolta il disco non  ha una sonorità potente come al solito. Questo perché il più delle volte oggi le produzioni sono rumorose, diventano sempre più assordanti e frastornanti e questo va a intaccare l’intera dinamica delle registrazioni.

Ah, si, la cosiddetta “Loudness War”! Ho letto qualcosa a riguardo, ma spiegami meglio cosa succede e come riesci a trovare un tuo equilibrio professionale.

Certo, si tratta del fatto che molti tecnici del suono vogliono entrare in competizione tra loro. Oggi devi seguire certi dettami per fare un disco: è cambiata la percezione, la routine dell’ascolto; infatti molte persone ascoltano dischi perlopiù su un iPhone, su un computer… molte persone, non tutte, ma una fetta di pubblico molto consistente. Per cui, ormai, è la norma. Insomma, il lavoro deve essere soddisfacente perfino se riprodotto su un piccolo telefono: quindi velocizzano tutto quanto, ma così facendo rovinano la dinamica del disco, rendono tutto eccessivamente chiassoso, lo comprimono fino al limite e lo propongono così. Se ascolti un album del genere su uno stereo di qualità, ti accorgerai che esiste una notevole distorsione, perché i volumi sono troppo alti e non esiste dinamica. Invece se ascolti un album più datato, come per esempio “The Wall” dei Pink Floyd oppure “Holy Diver” di Dio, quelli erano dischi che avevano una dinamica! Non erano influenzati dall’intensità dei suoni come lo sono album più moderni. È una cosa che noi cerchiamo di evitare, per questo qualsiasi tecnico ci potrebbe rispondere dicendo “Siete pazzi, voi DOVETE tenere i volumi alti, DOVETE competere con la media che raggiungono i livelli dei volumi dei dischi odierni!”. È qualcosa che noi non vogliamo assolutamente fare. Noi vogliamo che il nostro lavoro conservi la sua dinamica, non ci interessa affatto cosa vogliano fare le altre band. Per fortuna Sasha (Paeth, produttore, ndr) è d’accordo con noi e ha voluto intraprendere la nostra stessa strada.

In questo contesto mi viene in mente che sei solito definire l’ambiente come ‘Fast-food Music Business’, un contesto che non aiuta assolutamente gli emergenti e sicuramente non permette loro di esprimersi liberamente. Cosa è cambiato in questi anni, credi che tutto sia degenerato in maniera drammatica?

Devi sapere che quando abbiamo iniziato come band, pensavamo già che il music business si fosse fottuto; ed era circa a metà degli anni ’90. Ora devo proprio dire che era meglio in passato, perché all’epoca le band avevano il tempo di svilupparsi, di trovare la propria strada incontrando i desideri dei fan, di suonare per i propri fan, di ottenere il loro favore… oggi invece tutto è più basato sull’impatto di espedienti di bassa qualità. È come se ci fosse solo il music business e quest’ultimo non è che il riflesso del mondo in cui viviamo oggi. Per inciso, adoro il nostro mondo e l’epoca in cui viviamo, è fantastica, anzi non penso nemmeno sia così drammatica come molti la dipingono. Ma per quanto riguarda l’intera industria dell’intrattenimento… per esempio, consideriamo i classici spettacoli pensati per intrattenere il pubblico: tutto è basato su trovate di scarso spessore qualitativo, è tutto molto più limitato perché è come se non avessero bisogno di mostrare qualcosa che abbia valore. È come se non ne avessero l’esigenza, perché nessuno lo chiede. Quello che conta è la solita trovata dozzinale: sono spuntati tutti questi show televisivi in cui cercano nuovi “talenti”, nuove “star”. Saranno famosi per sei mesi, vorranno che qualcuno faccia qualcosa di smodatamente pazzesco, in modo che tutti o almeno qualcuno gli presti attenzione. Ma catalizzeranno l’attenzione su di loro per un secondo, dopodiché arriverà la prossima “star”. Tutto sta diventando così frivolo, l’attitudine è quella usa e getta e niente viene valorizzato a lungo. Penso che per quanto riguarda il panorama heavy metal , ci troviamo in una situazione migliore: il contesto che caratterizza l’heavy metal o il rock n’ roll, non è degenerato in questa maniera, diventando scadente come il mondo costruito dai mainstream media. In linea generale, tuttavia, penso che sia una situazione molto complicata: le band non hanno più il tempo di evolversi e maturare come prima, imparando dalla propria esperienza. Trovo che sia tutto peggiorato, che stia lentamente morendo.

Pensi che internet abbia accelerato questa cultura dell’usa e getta? La fruizione della musica sembra diventata un meccanismo neutrale ultimamente, non riesco quasi più a vedere quel sentimento di attesa sincera per un disco, uno di quelli veri, CD o vinile che sia… i negozi dedicati stanno sparendo…

Se dai un’occhiata a internet, la gente sta incollata a tutte queste cose come Facebook… io non riesco a capire. Perché non uscire fuori? Incontrarsi davvero con gli amici, invece di far sapere al mondo intero qualcosa del tipo “Oh, adesso mi sto mangiando la pasta!”. Wow, e chi se ne frega?!  Se volessi far sapere ai miei migliori amici cosa mi sto mangiando, li chiamerei dicendo loro “Ehi, sai che sto mangiando la pasta?”; così mi risponderebbero: “Ah si? Beh, adesso non mi interessa!”. Al che risponderei a mia volta: “Si, mi sa che forse hai ragione”. Ecco, invece tutti stanno lì a scrivere. Penso che internet sia diventato uno di quei posti in cui tutti parlano e nessuno ascolta. È come se tutto il mondo, che in particolare quello dello spettacolo, avesse perso parte della sua magia. Sai quando ero piccolo, era uscito il nuovo album dei Kiss e io ero davvero curioso riguardo al loro modo di apparire, come si sarebbero presentati. Ecco, improvvisamente mi sono ricordato che ci siamo presi delle birre, e quando abbiamo comprato il disco ci siamo detti: “Ma… questo non è Gene! Forse era meglio se non avessimo bevuto tanto!”. Questo perché la prima volta che abbiamo visto il nuovo disco, è stato quando l’abbiamo comprato. Oggi invece tutti hanno Twitter e tutti dicono cose del tipo “Oh, mi sa che ora comprerò una nuova macchina!”, oppure: “Oh, mi sa che ora non comprerò una nuova macchina!” (Nel dirlo, imita marcatamente l’accento inglese, ndr)  Tutto è diventato così banale e ha perso la sua magia… sono sommerso da un sacco di faccende degli altri che non vorrei sapere… e sicuramente quello che non voglio sapere è se Slash si compra una nuova automobile! Questa è davvero divertente, adesso te la racconto: mi è stato caldamente consigliato di farmi un profilo Twitter, perché mi hanno detto: “Tutti ce l’hanno, devi assolutamente fartene uno anche tu!”. Ho detto ok, magari, perché no… cosa fai, ti metti a litigare per una cosa del genere? Certo che no, allora facciamoci questo profilo. Vediamo, cosa potrebbero dire le altre persone? Cosa potrebbe dire un ragazzo come Slash, usando Twitter? Quello che ho letto è stato: “Oh, mi sa che ora comprerò una nuova macchina!”. Ok, mi sono detto: quindi avere un profilo Twitter significa questo, far sapere al mondo intero che tu, in questo preciso momento, ti stai comprando una macchina nuova? Ma non è importante far sapere a tutti una cosa simile! Ecco perché penso che il mondo abbia perso un po’ della sua magia: ormai tutti sanno quando uscirà un disco, tutti lo hanno già ascoltato, tutti sanno che look ha deciso di adottare la band… non dico sia una cosa negativa, perché puoi ottenere moltissime informazioni e notizie dell’ultim’ora… ma d’altro canto, quello che io veramente apprezzo è un modo di vivere più tradizionale, come comprare una rivista. È qualcosa di semplicemente diverso…

 

 

Capisco il tuo punto di vista, anzi devo dire che lo condivido, perché anche io sono piuttosto tradizionalista in questo senso e vedo che certi sentimenti si sono spenti fino a scomparire.

Io lo definirei una specie di Mondo delle Illusioni: tutta la questione di internet è diventata un mondo illusorio. Consideriamo i libri: sinceramente sono una cosa che adoro, e anche se ci fosse la possibilità di averli gratis in internet, non smetterei mai di comprarli: la carta, il suo profumo, il fatto che con lo scorrere del tempo si ricopre di una patina che fra 250 anni la farà ingiallire… Mi piace tantissimo, casa mia è stracolma di libri e ne ho di tutti i generi: ho persino delle enciclopedie, tra cui 28 davvero particolari considerando che una ha 130 anni… è molto meglio di “Wi-ki-pe-dia”… a volte la uso, che so, quando voglio sapere qualcosa su Reinhold Messner, l’alpinista! Per esempio, se volessi sapere cosa abbia fatto durante la sua vita: in questo caso userei Wikipedia. Però preferisco senz’altro i libri autentici e la stessa cosa vale per la musica, per i quotidiani… per qualunque cosa.

Come descriveresti il tuo legame con gli Scorpions e in particolare con Klaus Meine e Rudolph Schenker, con i quali hai anche condiviso il progetto Avantasia? Anche perché qualcuno mormora già che gli Edguy siano gli eredi degli Scorpions.

Sono dei ragazzi davvero cordiali ed esiste un legame di amicizia che lega entrambe le band. Siamo stati trattati molto bene durante il tour con loro, sono sempre stati gentili… anche durante le riprese del videoclip con Klaus e durante la fase di produzione del disco con Rudolph. Inoltre hanno detto delle cose molto cortesi nei nostri riguardi, ci hanno definiti come i loro legittimi successori ed è una cosa  molto bella, insomma è un fardello non indifferente! Ma la cosa migliore è che sono  delle persone  fantastiche, la migliore band con cui ti possa capitare di improvvisare qualcosa.

A settembre inizierai un tour insieme insieme alla James Kottak’s band, cosa ti aspetti da queste date?

Non vediamo l’ora! Saranno i primo show che avremo da headliner dopo due o tre anni… avevamo fatto un tour da headliner nel 2009, dopodiché abbiamo suonato come band di supporto agli Scorpions, agli Iron Maiden, con Ozzy Osbourne in Giappone… abbiamo fatto tantissimi spettacoli eppure non abbiamo più avuto la possibilità di presentarci come headliner. Per questo motivo non vediamo l’ora di poter tornare finalmente come headliner con tutta la nostra produzione prevista per lo spettacolo! E verremo anche in Italia. L’idea di fare un tour insieme a James Kottak è nata durante l’ultimo tour insieme agli Scorpions: credo abbia detto al nostro batterista una cosa del tipo: “Ehi, io voglio venire in tour con gli Edguy! Se la mia band si unisse agli Edguy, sarebbe un’ottima cosa!”. Perché no, abbiamo pensato: alla fine siamo stati trattati davvero bene durante il tour con gli Scorpions, è stato come far parte di una grande famiglia e adesso James sarà nuovamente in tour con noi. È stupendo!

Invece quest’estate  ti esibirai al Wacken Open Air  con il progetto Avantasia: c’è un nome che ti fa sentire particolarmente entusiasta riguardo alla prospettiva di esibirti al Wacken Open Air festival quest’anno?

Questa è veramente difficile… perché mi piacciono tutti e dico sul serio: devo dirlo, perché è la verità. Non vedo l’ora di esibirmi con loro, stavo parlando via e-mail con Jørn (Lande, MASTERPLAN ndr) un’ora fa, ero al telefono con Michael Kiske (ex-HELLOWEEN, ndr) una settimana fa… non vedo l’ora di rincontrarli tutti di nuovo. È stato fantastico e mi riferisco soprattutto al fatto di aver avuto Michael a Kai (Hansen, ex-HELLOWEEN, GAMMA RAY, ndr) sul palco assieme! È  stato un momento veramente speciale, innanzitutto per me, come fan: è davvero eccezionale assistere a un evento simile! Non vedo l’ora di incontrarli nuovamente, come non vedo l’ora di incontrare anche tutti gli altri artisti che parteciperanno all’evento.

Ok, dopo tutte queste domande, ti lascio un momento di tregua e lo spazio per concludere come preferisci!

Vorrei ringraziare tutti voi per il vostro supporto, inoltre vi raccomando CALDAMENTE di ascoltare “Age Of The Joker” perché è davvero un bel disco, molto variegato e mi auguro davvero di vedere tutti i nostri fan in tour, ad ottobre!
 

 

Lucia Cal