Black

Enslaved: Bjørnson, “Euronymous era molto aperto ed inclusivo, il contrario di quello che pensa la gente; è stato il mio mentore”

Di Davide Sciaky - 30 Settembre 2020 - 11:45
Enslaved: Bjørnson, “Euronymous era molto aperto ed inclusivo, il contrario di quello che pensa la gente; è stato il mio mentore”

Nella nuova intervista al chitarrista degli Enslaved, Ivar Bjørnson, fatta da TrueMetal.it che verrà pubblicata a breve, il musicista ha parlato dei suoi ricordi degli esordi della band negli anni ’90:

Ho ricordi molto piacevoli e divertenti ancora oggi.
Per questo non vado a vedere, non voglio dire che li boicotto, ma non vedo a vedere niente tipo… “Lord of Chaos”, non ha senso per me, quella storia non ha niente a che vedere con la mia esperienza.
So che sono successe certe cose, certa gente è finita in prigione, altri sono morti, è terribile, ma per me e per la band fu un periodo molto dinamico ed eccitante.
I contatti con Euronymous, per esempio, lui fu un mentore in tanti sensi; noi non eravamo una vera band Black Metal nel senso delle band con cui aveva a che fare lui, come i Mayhem stessi, o i Dissection, quindi ovviamente non ci furono mai discussioni su Satanismo e cose del genere, non ci interessavano, e col fatto che ero così più giovane di lui forse non era neanche naturale fare discussioni filosofiche con me, non cercò mai di reclutarci, lui aveva le sue idee e finiva lì.
Era enormemente orgoglioso della scena Black Metal, della scena di cui si trovava in prima linea, ed era molto aperto ed inclusivo, il contrario di quello che la gente pensa oggi, dello stereotipo della band estrema Black Metal, gente di estrema destra, elististi.
Lui era il contrario, magari era a causa del conflitto che viveva e su cui era molto aperto, il fatto di essere comunista, ma un comunista satanista che pensava che il comunismo fosse naturale perché tratta tutti ugualmente male [ride] rifiutava il nazismo perché lo riteneva l’illusione definitiva, il credo che tutti siano inferiori alla propria gente, lui diceva, “No, no, tutti quanti fanno ugualmente schifo, tutti quanti andrebbero eliminati”.
Anche questo era lui, ma come dicevo era un mentore nel senso che consigliava musica, Prog Rock, Krautrock, musica degli anni ’70, tutta musica che comprai nel suo negozio; voleva che la musica fosse diversificata, apprezzava tanti generi diversi.
Poi portava la chitarra con sé quando girava per il Paese, quando andava in giro per la Norvegia ad incontrare i suoi amici, ed era un po’ come dei workshop, mi chiedeva, “Ok, fammi sentire le nuove canzoni degli Enslaved”, glie le suonavo e mi diceva, “Quel riff è molto bello, fammi vedere come si suona”; ma, soprattutto, la cosa più importante per me era che mi faceva come delle masterclass facendomi vedere alcune delle tecniche che aveva usato su “De Mysteriis [Dom Sathanas]” che, sai, per me rimane il più grande album Black Metal di sempre.
Le lezioni che mi diede penso siano la cosa che mi influenza di più ancora oggi come chitarrista.