Folkstone (tutto il gruppo)
Non li avete mai sentiti nominare? Difficile a credersi, se vi piace il genere sono uno dei nomi più importanti della scena metal del nostro paese. Hanno da poco pubblicato la loro ultima fatica, “Il confine“, e si apprestano a imperversare per la penisola per promuoverlo. Sapendo di fare cosa gradita, noi di TrueMetal non ci siamo fatti scappare l’occasione e abbiamo deciso di intervistare i FOLKSTONE. L’allegra brigata si è dimostrata disponibilissima e si è lasciata inquisire sugli argomenti più disparati. Godetevi il frutto delle nostre fatiche congiunte!
Intervista a cura di Damiano Fiamin
1. Cominciamo subito a parlare del nuovo disco. Ascoltandolo, ho avuto l’impressione che abbiate cercato di trovare nuove sonorità e di sperimentare nuove soluzioni; potete confermare questa sensazione?
Assolutamente sì. Mantenendo comunque la nostra impronta che negli anni ci ha accompagnato, abbiamo cercato di rinnovare le sonorità. Pensiamo sia un percorso naturale..si cresce e si cerca di sperimentare nuovi orizzonti, pur rimanendo sé stessi. Inoltre, per questo album e questo percorso di sperimentazione si è aggiunto Maurizio, che ha collaborato con Lore e Yonatan alla stesura dei nuovi pezzi.
2. “Simone Pianetti” è un brano che parla di un personaggio che, certo, non appare normalmente sui libri di scuola. Come mai avete deciso di dedicargli un pezzo?
Purtroppo è vero non viene raccontata la sua storia sui libri di scuola , è un personaggio interessante e la sua storia si collega a numerosi aspetti della storia mondiale di fine ottocento, inizi novecento.
Il fine della stesura di questo pezzo non è assolutamente giustificare il massacro che ha compiuto, né quello di fare del Pianetti un eroe. Volevamo tuttavia far capire dove può arrivare la disperazione di un uomo a cui viene rovinata la vita solo perché di idee diverse rispetto al comune pensiero. Ha cercato di portare innovazione e una ventata di idee troppo “avanti” per quel tempo. Si sa, le menti anticonformiste sono sempre mal viste nonostante siano positive e con buoni propositi. Il discorso è che vorremmo che si capisse che Simone è arrivato a compiere un atto del genere perché è stato portato alla miseria dai vari fallimenti causati da sindaco, prete, medico..e compagnia bella. Un monito forse per i giorni nostri..chi muove i fili della baracca non dovrebbe tirare troppo la corda..perché quando la gente è disperata perde il senno.
3. Vi va di raccontarci qualcosa sulla genesi de “Il Confine”?
Semplicemente, “Il Confine” è nato da idee (giri di cornamusa, riff di chitarra..) di Lore, Yoni e Mauri. Queste idee sono state poi lavorate insieme e rifinite. C’è un lungo lavoro di pre-produzione alle spalle di quest’album, siamo arrivati in studio con le idee chiare. Per quanto riguarda le tematiche, abbiamo voluto raccontare di come viviamo e sentiamo ciò che ci circonda. Non volevamo raccontare ancora del passato, se non in una canzone o due (“Simone Pianetti” e “Il Confine”). Non abbiamo cercato un filo conduttore nelle canzoni, tranne il fatto di trattare temi attuali.. insomma, tutto è nato in modo molto spontaneo.
4. I Folkstone sono praticamente sempre in giro; soprattutto con la bella stagione, la vostra agenda e davvero fittissima. Cos’è che vi spinge ad immergervi così profondamente nella dimensione live? Vi trovate più a vostro agio in modalità acustica o quando avete accanto un buon impianto di amplificazione?
La dimensione live è quella che preferiamo e per cui ha un senso fare tutto il resto! Adoriamo suonare e far casino con tutti in ragazzi che ci seguono e che conosciamo nelle varie date! La versione “rock” è sicuramente quella che preferiamo, perché ci permette di portare in giro la nostra musica! E’ divertente anche fare lo spettacolo acustico, ma il concerto rock ha tutt’altro sapore ed adrenalina! Per noi “il suonare” è suonare dal vivo…se ci fosse la possibilità suoneremmo 365 giorni all’anno!!
5. In che modo tutto questo vagabondare influisce sulle vostre vite?
Influisce sicuramente. Abbiamo tutti un altro lavoro e non è semplice conciliare le due cose, ma la musica ci fa sentire liberi e questo giustifica tutto. Certo a fine tournée siamo un po’ da buttar via..ma ne vale la pena! Non a caso abbiamo soprannominato il nostro furgone, che ci accompagna in tutti i nostri viaggi, “centro malessere Folkstone”. Un nome, una garanzia!
6. Torniamo indietro nel tempo. Come vi è venuto in mente di creare un gruppo folk metal? Cosa vi ha portato a scegliere l’italiano come lingua per i vostri testi?
L’idea di creare un gruppo che unisse rock a strumenti del passato è nata da Lore. Nel ’98 ha sentito una canzone degli In Extremo su una compilation e visto che nelle nostre valli da sempre esiste una piva particolare (il ‘’baghét’’), si è detto “perché non ci proviamo anche noi con le nostre pive?”.. e da lì è nato tutto.
Cantiamo in Italiano perché il fine della nostra musica è esprimere ciò che viviamo e pensiamo. Quindi farlo in altre lingue non avrebbe senso secondo noi. Inoltre, l’italiano è una bellissima lingua ricca di sfumature, sarebbe un peccato sacrificarla per lingue che a malapena sappiamo!
7. Negli ultimi album, avete inserito cover di artisti italiani che non appartengono alla scena metal. Come mai questa politica? Quali sono le vostre influenze?
Abbiamo scelto “Vanità di vanità” di Branduardi e “C’è un re” dei Nomadi perché per prima cosa ci piacciono i testi e ne condividiamo il significato. Seconda cosa perché sono artisti che ci piacciono e ci attirava l’idea di rendere questi pezzi in stile “folkstone”. Le nostre influenze sono molteplici. Spaziamo dai cantautori italiani quali Guccini, De André..a gruppi quali Litfiba, Sepultura, Sod,Anthrax ,Slayer..e così via..è un bel mix di rock, metal e musica d’autore.
8. Qual è stata la vostra educazione musicale? Siete degli auto-didatti o avete seguito corsi e scuole?
Tra di noi c’è chi è reduce dal conservatorio, chi dal cpm.. ma per quanto riguarda la sezione delle cornamuse, ghironda, flauti vari siamo degli auto-didatti. Ultimamente, abbiamo cominciato a seguire corsi per migliorare la tecnica, perché da soli si arriva fino ad un certo punto. Quindi abbiamo preparazioni diverse per quanto riguarda l’approccio con il proprio strumento.
9. Come nascono i vostri pezzi? Siete un gruppo piuttosto numeroso, vi riunite per decidere cosa fare o cercate semplicemente di raggiungere un accordo che soddisfi la maggioranza?
Come accennato prima, i pezzi nascono da Lore, Yoni e Mauri. Possono essere pezzi semi-finiti o semplicemente giri di cornamusa o riff di chitarra. Fatta una “brutta copia” a casa, ci si trova e si lavora sul pezzo fino a che si arriva ad esserne pienamente soddisfatti. Dopo di che si passa alla linea vocale ed alla stesura del testo, di cui se ne occupano Roby e Lore. Anche qui si scrive a casa e poi ci si trova per “tagliare il testo su misura” al cantato.
10. Sgangogatt. Come mai avete deciso di fare un disco del genere? Che accoglienza ha avuto tra i vostri fan?
Abbiamo deciso di registrare “Sgangogatt” perché facendo uno spettacolo anche in acustico (solo pive e percussioni) nelle rievocazioni medievali e nelle feste di paese, a fine concerto ci chiedevano il cd della musica appena suonata. Quindi ecco la necessità di fare una raccolta di queste canzoni, che sono alcune scritte da noi ed altre tradizionali riarrangiate in stile “folkstone”.
11. Torniamo al presente e parliamo di massimi sistemi Nei vostri testi, la componente libertaria è molto forte. Non parlerei tanto di anarchia, quanto di un individualismo cosciente e iconoclasta. È una cosa che permea solo la vostra musica o si estende anche alle vostre vite? Qual è la vostra filosofia?
Quello che scriviamo nei testi è ciò che ci rappresenta. Come appariamo nell’album e ci presentiamo sul palco, così siamo anche nella vita di tutti i giorni. Il fine riteniamo sia di cercare di costruirsi una propria identità all’interno di questa società che ci vuole pecore sottomesse. Non è semplice, perché spesso si viene messi in condizione di diventare schiavi di un pensare facile e comodo. Costa fatica cercare strade alternative e spesso significa anche sacrificio..ma ne vale la pena. Ci piace la definizione che hai dato. Lo spirito libertario è fondamentale per noi… bisogna essere libertari per dissacrare i luoghi comuni. Non ci interessano le ideologie in sé, hanno avuto un’importanza fondamentale in passato ma ora le riteniamo superate.
12. Ormai, avete varcato i confini regionali; soprattutto all’inizio, eravate considerati un gruppo “del Nord”, mentre ora la vostra fama si è diffusa per tutta la penisola. Questo vi fa piacere? Potete spiegarci qual è il rapporto che avete con la vostra terra?
Per fortuna i confini si allargano! Certo che ci fa piacere…più riusciamo ad “espandere” la nostra musica, più siamo felici! Noi amiamo la nostra terra e le nostre montagne solo perché ci siamo nati e cresciuti. Non abbiamo scritto alcune canzoni sulle Orobie o sulle nostre origini perché riteniamo siano meglio di tutte le altre! La musica, quello che esprimiamo e raccontiamo non ha nessun tipo di frontiera. Non è una novità che nei nostri pezzi ci sia anche una spruzzata di mediterraneo..gli stessi strumenti medievali che usiamo sono in parte di origine greca o araba..
13. Spostiamoci nel futuro. Potete darci un’anticipazione di ciò che sarà? Vi calerete nuovamente in una frenetica attività concertistica o avete in programma un nuovo disco in tempi brevi?
Per ora vogliamo solo pensare alla tournée di presentazione del nuovo album. Per il resto, ci penseremo tra un po’..
14. Alleggeriamo l’intervista con un po’ di aneddotica. Volete raccontarci qualche retroscena interessante?
Ce ne sarebbero di aneddoti da raccontare! Forse quello che ci viene in mente è la pazzia scaturita dal mese di clausura fatto in studio per le registrazioni de “Il Confine”..lo studio è stato soprannominato “Il cubo”..e visto che certi momenti non si riescono a spiegare, vi invitiamo a darci direttamente un’occhiata!
15. Uno sguardo sulla scena underground del nostro paese. Avete voglia di citare due o tre nomi di gruppi che apprezzate particolarmente e che ritenete che i nostri lettori debbano conoscere? Non vi preoccupate se sono oscuri e sconosciuti, non ci facciamo spaventare facilmente.
Gruppi ce ne sono tanti davvero validi. Comunque alcuni di questi con cui abbiamo condiviso il palco sono: C12 , Furor Gallico, Herjan, Kalevala, Lou quinse, ecc.. e non ne abbiano a male se ne abbiamo dimenticato qualcuno!!
15. Cosa non manca mai nelle vostre playlist?
Nelle nostre playlist non manca mai un mix di “Canzone di notte n.2”, ‘’Proibito’’ “Orgasmatron”, ’’Speak english or die’’ ,’’ Alma mater’’ e molte altre.. solo per avere un’idea del mix di cd che circolano.
16. L’intervista è finita, volete aggiungere qualcosa? Avete carta bianca, potete ringraziare o maledire chi volete oppure, semplicemente, parlarci di un argomento che non è stato affrontato nelle precedenti domande.
Se posso… ricordiamoci che nulla è eterno.. quindi rapportiamoci sempre al mondo in modo semplice..ed umile.. odio gli arroganti del cazzo (Lore)
Vi ringraziamo per lo spazio dedicatoci!Vi aspettiamo ad un nostro concerto..e nel frattempo approfittiamo dell’occasione per ricordare le date del tour:
31/03 Tempo Rock, Reggio Emilia
07/04 Rock ‘n roll arena, Novara
08/04 Mephisto Rock Café, Alessandria
14/04 Deposito Giordani, Pordenone
19/04 Urban Club, Perugia
20/04 Stazione Birra, Roma
21/04 Kellerplatz, Prato
28/04Fillmore Club, Piacenza
03/05 Festa della Birra, Bergamo
10/05 American Road Festival , Erba
11/05 Nightrider, Padova
12/05 Blogos, Bologna
Per altre info,seguiteci sul nostro sito www.folkstone.it. Rock on!