From The Depths – L’occhio di TM sull’underground – Febbraio/Marzo 2011
Nuovo numero per la nostra rubrica sull’underground italiano. Qui, e nelle prossime edizioni, troverete informazioni sui demo che ci arrivano in redazione, da sommare alle recensioni dei demo migliori, che continueremo a pubblicare nell’apposita sezione.
Ricordiamo che i sample di tutte le band sono disponibili sulle relative pagine MySpace, segnalate a lato della recensione.
Buona scoperta!
Amorphead Chaos Expression 2011, Autoprodotto Death/Thrash Metal |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Scream Inside (05:00) |
Cromatismi cupi, tematiche riflessive ed un solo sfolgorante biglietto da visita: la carica energica e rabbiosa che gli Amorphead da Catanzaro riescono sempre a convogliare nella loro musica fin dal loro battesimo metallico avvenuto circa quattro anni fa. Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
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EErie Sin The Price Of Your Hate 2008, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale |
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Tracklist: 1. Intro 0:37 |
“The Price Of Your Hate” è il primo full-length dei friulani EErie Sin, band attiva dal 2002. Autoprodotto e registrato presso gli studi 2+2 Records nella metà del 2008, è rappresentativo di un ensemble allo stato ancora embrionale. Stato in cui non si sono fissate le idee sulla giusta strada da intraprendere, forse ancora rimbombanti degli echi dei più Grandi (Slayer, Sepultura, Testament), si è alla ricerca del proprio marchio di fabbrica e, in ultimo, la preparazione tecnica non è sufficiente per supportare un’opera competitiva anche se solo nell’underground. Uno stato che, per arrivare a concepire e realizzare un prodotto se non professionale, almeno di qualità amatoriale, è ancora una lontana chimera, per i Nostri. Il guitarwork di Zanna e Charlie cuce trame abbastanza valide e sarebbe anche maturo (a parte alcuni soli, migliorabili), se fosse inserito in un insieme qualitativamente omogeneo. Il drumming di Stiff ma soprattutto il cantato di Ramirez sono, infatti, troppo involuti perché diano luogo a un sound compatto e massiccio così come dovrebbe essere. Neppure i giri di basso Hellvis PVG riescono a rimpolpare un’ossatura fragile e povera, dispersiva e – apparentemente – senza alcun filo conduttore. Per dare un’idea di “The Price Of Your Hate”, più che ai blasonati gruppi sopra menzionati ci si dovrebbe riferire – come sound complessivo – agli Hellhammer, togliendone però la tensione maligna e l’azione innovativa. Il CD è quasi di tre anni fa, per cui gli EErie Sin potrebbero, anzi dovrebbero aver migliorato la loro proposta, sin’ora esplicitata – purtroppo per loro – da un lavoro gravemente insufficiente. Si attendono notizie… Daniele “dani66” D’Adamo
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Engine Driven Cultivators Rattletrap 2005, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 01. H.I.Y.C./Troops Of Alcohol |
“Rattletrap” è l’esordio discografico dei thrasher laziali Engine Driven Cultivators, una band che ha già all’attivo un altro disco, sempre autoprodotto e sempre incentrato su un modus componendi fatto di grezzo thrash metal come vecchia scuola insegna. A differenza della seconda fatica discografica, questo “Rattletrap” ha molto meno impatto, meno idee ed è contraddistinto da una produzione ingiudicabile. Le ritmiche (anche le più ‘veloci’) non trascinano, hanno una dinamica stanca e non caricano coinvolgimento quando c’è da deflagrare i ritornelli. Ritornelli che, dal canto loro, appaiono piatti e privi di mordente. Apprezzabili invece i soli, penalizzati solo dalla scadente produzione. Palesi i richiami a qualche riff di matrice americana, quasi sempre posizionati nel punto sbagliato e quindi incapaci di caratterizzare una personalità che, al lato pratico, latita. Teniamo conto che questo disco è solo l’esordio di sei anni fa e che la presentazione fisica è alquanto discutibile. Già con il secondo disco i nostri hanno fatto vedere ‘qualcosina’ in più, ma se non ci sarà un notevole miglioramento, la speranza di muoversi un po’ in giro, richiamando gente, è pressoché nulla.
Nicola Furlan |
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Envyra Post-human Orison 2010, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale |
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Tracklist: 1. Sands Of Time 5:36 |
Quando la passione non ha mai fine… Daniele “Dani66” D’Adamo
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From Funeral Dust Promo 2010 2010, Autoprodotto Black Metal |
Myspace Ufficiale |
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Tracklist: 01. Intro |
Giunti con “Promo 2010” al traguardo della prima uscita discografica, i From Funeral Dust nascono nel 2008 a Lecce. Musicalmente l’album ci offre dodici minuti scarsi di musica, suddivisi in una intro, una outro e due canzoni vere e proprie, all’interno delle quali i nostri cercano di mettere in mostra ciò di cui sono capaci. “The Pleasure of a Cold Night” è già esemplificativa di quello che ci aspetta. Il pezzo si svolge in modo piuttosto lineare, senza che si ricorra a finezze strumentali e compositive di alcuna sorta. La preparazione tecnica dei cinque musicisti risulta indubbiamente buona, con un applauso a Luca Alfieri (già in forza ai Kronium), che con le sue tastiere riesce a dare un tocco di eleganza alle musiche. Discreta la produzione caruta dagli stessi leccesi, sebbene passibile di miglioramenti. Buono anche il lavoro di mixing firmato da Tommy Talmanca del complesso progressive/death Sadist. In conclusione, non siamo davanti a un prodotto che cambierà le sorti del panorama estremo, ma è indubbia la qualità degli strumentisti coinvolti. Sperando che questi From Funeral Dust riescano a fare il grande salto, per ora non ci rimane che promuoverli. Emanuele Calderone
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HouseMaster J.B. 2008, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Electrical Saint |
Quando ancora una band non è arrivata ad un contratto discografico e prova ad avvicinarsi al mondo della musica investendo tempo, denaro e passione per realizzare un prodotto per quanto possibile ottimale, è inevitabile che qualcosa possa essere perdonato, errori veniali dovuti a giovinezza ed inesperienza. Però a volte – anzi, a dirla tutta, nella stragrande maggioranza dei casi – i demo finiscono per essere solo un’accozzaglia di idee trite e ritrite, suonate e registrate con approssimazione, e ci si chiede come sia possibile che a mancare sia anche la semplice autocritica. Perché questo cappello introduttivo? In un certo senso perché è un discorso che si adatta agli HouseMaster, band veneziana attiva da fine 2005 e che con J.B. giunge al terzo demo autoprodotto, in seguito al cambio di batterista. Il sound della band non è perfettamente inquadrabile, perché all’interno della stessa canzone spesso ci sono richiami ed influenze differenti, ma senza dubbio lo stile che pervade maggiormente questo lavoro è quello degli Slayer, presenti in certe intro (Twisted) ed in alcune ritmiche. Tuttavia, la propensione della band non è quella della violenza e della malvagità, quindi i riff non sono taglienti e cattivi, ed anzi spesso la cosa si traduce nel risultato opposto, ovvero che sappiano di stantio e scarsamente dinamico, come nel caso dell’opener Electrical Saint. Dal punto di vista strumentale, ci sono due menzioni da fare: la prima riguarda il basso di Riccardo Rizzi, che tenta spesso soluzioni interessanti e giri non banali o piatti, andando ad imporsi come uno dei punti di forza e di maggiore interesse del demo; la seconda invece riguarda le parti soliste di Massimo Maiocchi, eseguite con approssimazione e con un gusto compositivo molto acerbo. Un difetto perdonabile, ma di certo inficia la qualità generale di brani che già faticano a decollare per via di un songwriting che non dà mai l’impressione di essere brillante. In definitiva, J.B. mette in mostra una band ancora incerta sia dal punto di vista stilistico che tecnico, e non contiene nessuna canzone in grado di convincere o coinvolgere realmente. Le prospettive di crescita, per questi ragazzi, vanno orientate in particolar modo su una miglior padronanza strumentale e, cosa ancor più importante, sulla definizione di un trademark non necessariamente proprio o originale, ma che quantomeno identifichi le sonorità del gruppo e la direzione musicale che intendono battere. Il tutto nella speranza che vengano anche illuminati dall’ispirazione che, nel caso esaminato, latita. Luca Trifilio
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Ignition Code Upgraded 2010, Autoprodotto Metalcore |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Human B.P.M. 03:46 |
Mischiando metalcore e certo alternative metal molto in voga negli anni ’90, gli abruzzesi Ignition Code sono giunti dopo tre anni al traguardo di questa prima demo intitolata Upgraded. Potendo contare, tra le loro fila su membri che possiedono anche una certa esperienza sul campo come il cantante Alessandro Falà ed il bassista Gaetano Ettorre, già membri storici dei thrasher Sothis, la band mette in piazza un sound solido ed accattivante che gode di una produzione professionale e curata, vera manna per il genere che propongono. I tre brani qui contenuti sono ammiccanti e ricchi di groove; i frequenti intermezzi elettronici e le alternanze di vocalità del versatile Falà sono quei piccoli accorgimenti che, conferendogli un tocco di cyber-modernità, donano a brani già dotati di notevole orecchiabilità la non trascurabile capacità di rimanere dentro la testa a lungo. Molte sarebbero le influenze da annoverare: American Head Charge, la pesantezza dei Pantera e, in particolare nella seconda cinematografica traccia intitolata Game Gear, l’ombra incalzante dei Fear Factory di Burton Bell, che aleggia come quella loro maestria nel tessere melodie evocative tra le trame di ingranaggi freddi e oliatissimi di metallo industriale. Con tali padri putativi non poteva mancare un’attitudine aggressiva e schiacciasassi, quella di una band molto ben assortita e professionale che si diverte palesemente a suonare questo genere, ed ha arricchito le composizioni di trame sufficientemente complesse e fraseggi dirompenti, ottimi per essere proposti con furore dal vivo. Una musica che gioca molto sulle emozioni dell’ascoltatore quello degli Ignition Code, in piena tradizione metalcore, suonata con perizia da musicisti che possiedono ottima tecnica e che sono già pronti, a mio parere, per il grande passaggio al full-lenght. Se vi piace il genere fiondatevi a scoprirli, altrimenti cambiate semplicemente strada. Francesco “Darkshine” Sorricaro
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Insane Therapy Veil of Silence 2010, Autoprodotto Deathcore |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. One Thousand Why 05:24 |
Una regione che non ama i mezzi termini dal punto di vista musicale è l’Abruzzo, ruvida patria di band che, in particolare negli ultimi anni, sono riuscite a creare un piccolo ma discreto microcosmo estremo, che vede come epicentro soprattutto Pescara ed il suo giro di locali. È proprio dalla città del poeta D’Annunzio che gli Insane Therapy hanno iniziato la loro avventura circa tre anni fa per dare finalmente alla luce, nel 2010, il loro primo vagito ufficiale intitolato Veil of Silence. Francesco “Darkshine” Sorricaro
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Manhunt Experimental Human Cruelty 2010, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale |
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Tracklist: 1. Death Fake Resurrection 4:55 |
I Manhunt, band torinese fondata nel 2005, sono una di quelle realtà che non si limitano a girovagare per un genere, preferendo toccare invece più stili. Nella fattispecie rispettivamente thrash, death e black contraddistinguono “Experimental Human Cruelty”, secondo demo del combo piemontese dopo “Fake”, EP del 2008. Daniele “Dani66” D’Adamo
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MasterdoM Wings Of Freedom 2010, Autoprodotto Heavy/Power |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Bloody Souls (Intro) 01:30 |
Terzo demo per il sestetto aretino dal nome MasterdoM, caratterizzato da una proposta che si trova a metà strada tra la scuola power e l’heavy metal propriamente detto. Le tre canzoni contenute in Wings Of Freedom (l’iniziale Bloody Souls è solo un’intro di un minuto e mezzo) tengono quindi fede a quelli che sono i dettami del genere passando dalle influenze di scuola Grave Digger di Levittimia Veren fino all’epica conclusione della titletrack, invero un po’ troppo forzata soprattutto nei cori del ritornello. Purtroppo la terza uscita a firma MasterdoM non convince appieno, complici in particolare i suoni troppo bilanciati verso tastiere e voce, mentre vengono lasciate in secondo piano chitarre. Oltre a questo la batteria si dimostra poco trascinante ed incisiva, andando a svolgere il proprio compito in maniera poco compatta. Andrea Rodella
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Morphema Promo 2008 2008, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Borderline |
Ci sono lavori che, pur non dando un’impressione esageratamente positiva, finiscono comunque per regalare un po’ di spensieratezza e di divertimento. E’ il caso di questo Promo 2008 ad opera dei Morphema, band di Novara formatasi nel 2004 e dedita ad un thrash metal miscelato ad una certa influenza punk. L’iniziale Borderline mette subito in evidenza il tentativo da parte dei ragazzi di dar vita a brani il più possibile ariosi, ripescando per il gusto melodico dei passaggi solistici gli Iron Maiden. By My Knife, col suo incidere trascinante, riesce a coinvolgere e divertire, mentre Trapped And Upset scorre senza particolari picchi di interesse pescando a piene mani nelle influenze punk/hc della band. La conclusiva What You Are si segnala per la volontà sperimentale, che si concretizza in un break centrale degno di una jam session dalle sfumature jazz. La produzione del demo risulta essere approssimativa, in particolare nella sezione ritmica, il cui suono diventa un pastone indistinguibile soprattutto nelle parti più tirate, mentre il suono delle chitarre è poco definito e graffiante. Il cantato si muove sulle coordinate che stanno a cavallo tra graffiato e growl. Tirando le somme, Promo 2008 è un lavoro che, sebbene risulti abbastanza acerbo dal punto di vista compositivo, si lascia ascoltare tutto sommato volentieri e che in alcuni casi riesce anche a coinvolgere ed a divertire. Un plauso va ai ragazzi per il gusto melodico espresso nelle fasi solistiche e per l’impegno profuso nel realizzare il miglior prodotto possibile anche a livello di artwork. Per ora il risultato complessivo risulta assestarsi su una buona sufficienza, ma qualche freccia al proprio arco i Morphema dimostrano di averla. Luca Trifilio
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Motherwhig Demo 2009, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale |
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Tracklist: 1. The Black And White Empire Death March 4:26 |
Con il demo autoprodotto nel 2009 – “Demo”, appunto – i romani Motherwhig provano a buttar giù un assaggio della loro proposta musicale. Nati come la più classica delle band da ‘high school’, i Nostri hanno inserito nel loro stile le più disparate influenze. Influenze che partono dal classico heavy metal, passano per il thrash per finire – raramente, direi – nel death. Il risultato finale, per quello che si può comprendere ascoltando una dozzina scarsa di minuti di musica, rimanda al momento in cui l’heavy irrobustì le sue ossa passando al power; power statunitense o, meglio, U.S. power. Che, come si sa, diede quasi contemporaneamente alla sua nascita, infine, lo spunto al thrash della Bay Area. Ecco, mi riferirei proprio a questo stile, classico, potente e rabbioso, per collocare al giusto posto le tre canzoni di “Demo”. Chiaramente, attualizzate nella situazione attuale. Più che sulla velocità, i Motherwhig puntano sui mid-tempo da headbanging, scandendo bene le strofe e i ritornelli su un suono robusto e possente. È buona l’interpretazione vocale di Gialle, adeguata al genere, così come il lavoro degli strumentisti in generale (solo di chitarra in “The Black And White Empire Death March”). Meno buono, invece, il sound. Acerbo e non bene definito, forse risente ancora delle influenze di band seminali come i Black Sabbath di Ozzy (“Fearless”). Tuttavia, data la bontà tecnica del quintetto che si può comunque apprezzare durante il passaggio delle tre canzoni, i margini per un deciso miglioramento della qualità artistica ci sono tutti. Daniele “Dani66” D’Adamo
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Nuclear Aggressor Violent Thrashing Rage 2010, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 01. Total Aggression |
Davvero interessanti i thrasher friulani Nuclear Aggressor di cui abbiamo già recensito sulle nostre pagine l’EP targato 2010, “Human Pulverizer”. Questo invece è il demo d’esordio, uscito sempre nel corso dell’anno passato. Che dire. La band ci sa fare. Sebbene la produzione lasci a desiderare, dietro i brani si coglie tanta attitudine, tanta aggressività e inclinazione verso l’attraente passato di matrice teutonica. Destruction, Kreator e compagnia bella hanno fatto scuola, hanno formato musicisti vecchi e giovani, hanno saputo tener accesa per anni la fiammella dell’aggressività marcia e furente di un movimento che l’Europa ha messo in faccia all’immenso strapotere Americano del tempo. Bene, ancora oggi il tutto è vivo, riportato in auge da schiere di ragazzi incazzati. Tre di questi si sono uniti sotto la bandiera Nuclear Aggressor. Il thrash è convincente, violento e, in chiusura di tracklist, rende omaggio ai dimenticati Minotaur, espressione di quanto più marcio potesse uscire dal territorio tedesco di inizio anni ottanta. Qui c’è potenziale. La dichiarazione è stata resa nota. Chi vivrà, vedrà. Nicola Furlan
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Satanic Syndrome Ein Traum in Rot 2010, Autoprodotto Gothic/Black Metal |
Sito Ufficiale | ||
Tracklist: 01 Lebensangst |
Spendere tanti soldi per realizzare in proprio un disco aiuta? Questa domanda è, forse, la prima cosa che passa per la mente a chi ascolta questo “Ein Traum in Rot” dei tedeschi Satanic Syndrome, mixato da Alex Krull e graficamente impostato da Stefan Heilemann. Chiaramente lo sforzo economico da parte di questi musicisti è stato impegnativo, ma si può dire la stessa cosa anche sotto il profilo compositivo? Alex “Engash-Krul” Calvi
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Sedition Demo 2011 2011, Autoprodotto Death Metal |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Slein Field 02:51 |
Alla prima visione della semplice asperità della copertina di questa demo, giunta fresca fresca di produzione dall’estremo nord est dell’Italia, non posso negare di essermi fatto assalire, anche solo per un attimo, da qualche pregiudizio sul suo contenuto. Quando sono passato all’ascolto, invece, ho dovuto riconoscere che poche volte mi sono passate per le mani autoproduzioni così curate e qualitativamente positive. I Sedition sono di Udine e la loro passione è il death metal più sulfureo, di quello che sembra scaturire direttamente dal gorgogliare delle paludi stigie. Discepoli dei vari Morbid Angel, Cannibal Corpse, Nile, ma suscettibili anche al fascino degli schiacciasassi Slayer, i cinque hanno assemblato quattro brani che più vari non si può. L’apertura è affidata ad una martellante Slain Field che, rapida e assassina, mostra subito i canini della band con il solido macinare della sessione ritmica ed il growling spettrale e monocorde di Leonardo Romanello. Un po’ più eterogenea è Den Of The Serpent che, ben più lunga della precedente, incede minacciosa e lenta con diverse variazioni sul tema, mettendo maggiormente in luce il lavoro dei due chitarristi. Sorprendente e ardimentosa è la lunga strumentale Vega, la quale parte con un’introduzione sonora che, a dire il vero, ricorda troppo quella di apertura del disco. Il pezzo inizia ancora una volta lento e monotono, ma sa snocciolare, grazie anche ad un suono molto pulito, atmosfere inaspettate, con l’utilizzo di campionamenti dallo stile orientale e, addirittura, di congas, fino al nuovo sopraggiungere della marziale coppia di asce che riporta tutto su terreni più aspri. Non badano troppo ai fronzoli i chitarristi dei Sedition: per tutta la durata della demo si ascoltano solo brevi assolo lineari ed effetti di dissonanza a go go, molte volte al limite della cacofonia, soprattutto nell’ultima brutale Humans To Sow. Degna conclusione del quartetto, si tratta del brano forse più rappresentativo di quello che vorrebbero essere i Sedition, con melodie maligne che si stagliano da un mantello di violenza solido come il granito e molti cambi di partitura, con qualche duetto pindarico da parte dei chitarristi Fabio Flumiani e Martino Minen. C’è sicuramente qualche sbavatura da rivedere ed una personalità propria da far emergere appieno per potersi distinguere dalla massa ma, per essere un esordio, posso affermare che siamo assolutamente su un livello più che buono. Avanti così. Francesco “Darkshine” Sorricaro
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Self Disgrace Rotten Revenge Demo 2009 2009, Autoprodotto Thrash |
Myspace Ufficiale |
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Tracklist: 1. R.R. Rotten Revenge 3:16 |
Band attiva dal 2006, i Self Disgrace si distinguono dalla massa – soprattutto in ambito di metal estremo – in virtù della loro formazione mista al 50%: Sangre De Lyn (Screams & Growls) e Isa Brutal (Guitars & Backin Vocals) da un lato, Kueger (Bass & Backing Vocals) e Cereus (Drums) dall’altro. In particolare spicca la presenza di Isa Brutal (Isabella Fronzoni), artista d’esperienza che, per un ventennio, ha calcato i palchi di mezza Europa (Ice Age, Original Sin, Rock Goddess). Ed è proprio Isa a scrivere e ad arrangiare tutta la musica di “Rotten Revenge Demo 2009”, EP di sei tracce registrato in presa diretta. Fatto, questo, che si rileva con facilità poiché il dischetto ‘suona’ verace come pochi; dimostrando con ciò l’irreprensibile capacità tecnica sia di Isa, sia dei suoi compagni d’avventura. I Self Disgrace propongono un thrash d’annata, suonato con abilità, stilisticamente agganciato al rock’n’roll e al punk rock che ne fanno l’anima pulsante. Anima rock che, però, alimenta un sound duro, violento e aggressivo; privo di fronzoli e orpelli. Le canzoni di “Rotten Revenge Demo 2009” formano un insieme dannatamente coeso, la cui rilevante forza d’urto non mostra mai la corda. Tanta energia e buona tecnica vanno bene a braccetto, se accompagnate da altrettanta qualità artistica: da “R.R. Rotten Revenge” a “Virgin Poker Texas Hold ‘Em”, infatti, lo stile prodotto dai Nostri non muta di un millimetro, dimostrando con questo personalità e riconoscibilità. L’assoluta mancanza di melodia, poi, rende ardua l’assimilazione delle song, spesso e volentieri attraversate da dissonanze e accidenti musicali che ne aumentano lo spessore qualitativo ma che, allo stesso tempo, le rendono un po’ noiose e difficili da digerire. Alla fine dei conti, tuttavia, se vi capita, mettete pure mano all’opera; credo unico esempio di techno thrash muliebre! Daniele “Dani66” D’Adamo
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Slaves Of Fire Fire In The Hole 2010, Autoprodotto Heavy/Thrash |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 1. Trade of Sins |
Slaves Of Fire significa heavy metal nella più pura accezione del termine, cioè quella che nacque nei primissimi anni ’80 e che prende ispirazione dall’operato di band quali Iron Maiden, Praying Mantis e Tygers Of Pan Tang, ma anche dal thrash dei Metallica di Kill ‘Em All. I primi in particolare, sembrano aver avuto un peso notevole nella formazione di questi cinque ragazzotti, i quali sfornano il loro primo demo giocando moltissimo sulle citazioni dai primi due album di Harris & Co. Il sound della NWOBHM contaminata ancora da quello spirito vagamente punk che caratterizzava soprattutto il primo parto della vergine di ferro si fa sentire benissimo tra i solchi virtuali di Fire In The Hole. Andrea Rodella
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The True Endless In the Swamp 2010, Autoprodotto Black Metal |
Myspace Ufficiale | ||
Tracklist: 01. Under The Horned Waning Moon |
I The True Endless sono una black metal band piemontese capitanata dall’attivissimo M (Skoll, Opera IX, Zenith, Ysengrin, Torvara) e con all’attivo un bel po’ di produzioni. Testare l’anno passato con l’EP “In the Swamp” è stato di certo un passo troppo prudente per un gruppo che aveva ed ha tutte le carte in regola per presentarsi al grande pubblico. Lo dimostra un sound già consolidato, ben prodotto, concettualmente ricercato. Risulta infatti poco comprensibile come possa arrivare sulla scrivania delle redazioni un disco così mal presentato, senza alcuna nota che permetta di risalire ai lavori in sala prove, senza un minimo riferimento ai contenuti lirici. Perché? Perché le idee ci sono, la musica è violenta, spazia da ritmi cadenzati e ben arrangiati a violenti blast-beat di matrice black scandinava. La voce pure s’attesta come un cavallo di battaglia alla guira della feroce aggressione messa in atto dal nostro quartetto. Insomma, riteniamo sia arrivato il momento per dare un po’ più di evidenza ai prossimi dischi. Il frutto del male è ormai maturo, …ragazzi, non lasciamolo marcire oltre.
Nicola Furlan |