From The Depths – L’occhio di TM sull’underground – Settembre 2009

Di Angelo D'Acunto - 30 Settembre 2009 - 17:35
From The Depths – L’occhio di TM sull’underground – Settembre 2009

L’occhio di TrueMetal.it sull’Underground – # 03/2009

Nuovo numero per la nostra rubrica sull’underground italiano. Qui, e nelle prossime edizioni, troverete informazioni sui demo che ci arrivano in redazione, da sommare alle recensioni dei demo migliori, che continueremo a pubblicare nell’apposita sezione.


 

Ricordiamo che i sample di tutte le band sono disponibili sulle relative pagine MySpace, segnalate a lato della recensione.
Buona scoperta!

Indice aggiornato della rubrica

Settembre=”#ffffff”> 2009=”#ffffff”>=#ffffff>
In Fat We Trust
Bones & Comfort

2009, Autoprodotto
Hard Rock=#0000f8>=”#ffffff”>=#ffffff>=#ff0000>
  www.myspace.com/bonesofficial

Tracklist:

01. Road Pizza
02. We Choose Who Will Stand
03. Sci-Fi Girl
04. Modern Times Bacchanalia
05. Friday Night

 

Fondati nel corso del 2006 per volere del leader McCoy (vero nome, Daniele Murroni), i lombardi Bones & Comfort dichiarano influenze di vario tipo, comprese in un raggio d’azione piuttosto vasto che ingloba generi di notevole peso quali Hard Rock, Blues e Heavy Metal.
È senz’altro tuttavia, un’anima “sudista”, filtrata da un che di settantiano e psichedelico, il reale fondamento della
proposta del gruppo meneghino, espresso con estrema e vivida volontà attraverso la composizione di un primo demo
dall’ironico titolo di “In Fat We Trust”, in cui banjo e slide guitar abbondano, gli assolo al limite della jam session non
mancano, e le sensazioni “southern” sono alla base dell’intero impianto stilistico.
Davvero molto buona la verve strumentale del trio, aiutato nel proprio vigore da una produzione potente e senza dubbio sopra la media per un mini cd realizzato in autonomia, qualche peccato veniale è, in ogni modo, da ascrivere al songwriting, per certi versi ancora un po’ dispersivo e carente in termini di puro dinamismo.
Migliorabile in certi frangenti, anche l’interpretazione vocale del comunque notevole Daniele Murroni – impegnato pure con chitarra e banjo – al quale non sarebbe forse idea del tutto cestinabile, l’accostare un singer “di ruolo” vero e proprio. Nomi di battaglia roboanti, senso dell’ironia, ottimi suoni e canzoni godibili, fanno dei Bones & Comfort una band con delle potenzialità reali, ancora bisognosa di qualche aggiustamento, ma senza alcun dubbio già sufficientemente preparata per ottenere qualche riscontro più che positivo.

Per contatti: bonesrock@gmail.com

Fabio Vellata

 



Princess Of Rock
Blazing Clash

2009, Autoprodotto
Heavy
  www.myspace.com/blazingclashmusic

 Tracklist:

1. Prelude
2. Back From The War
3. Made Up To Be A Monster
4. The Hammer
5. Princess Of Rock

Demo d’esordio per i Blazing Clash, formazione milanese che propone un heavy metal di stampo puramente ottantiano senza fronzoli e che più classico non si può. Niente di particolarmente innovativo quindi, ma suonato ugualmente come si deve e, soprattutto, con il cuore di chi ha la testa ancora rivolta ai compianti anni ’80. Buona la produzione (considerndo che è praticamente “fatta in casa”) e altrettanto sufficiente anche l’esecuzione di brani piuttosto scorrevoli durante l’ascolto. Quattro i pezzi a disposizione all’interno del disco, capaci di mettere in bella mostra le abilità tecniche del combo, in primis le ottime qualità vocali del singer, del quale non si può far altro che ammirarne gli acuti spaccatimpani. Buona la prima dunque. Il passo successivo per i Blazing Clash sarà quello di concentrarsi di più sulle composizioni dei pezzi, in modo da riuscire a dare al proprio sound una definizione un tantino più personale.

Angelo D’Acunto

 



Unholy Tales
NAD

2009, Autoprodotto
Black
  www.myspace.com/ilciodo

Tracklist:

– The Shadows Pass
01 Fog
02 A Place in the Shadow of Sorrow
03 Fortsatt Liv
04 Sleeping
– Smells of the Northern Winter Wind
05 Torotsola
06 Endless Wa

 


Con “Unholy Tales” i Nad uniscono 2 loro precedenti EP (“The Shadows Pass” e “Smells in the Northern Winter Wind”) per giungere al minutaggio necessario a un disco d’esordio. L’album dovrebbe uscire prossimamente per la giapponese Frozen Veins Records, ma a noi giunge ancora in formato demo.
La proposta dei milanesi Nad è un ambient black metal particolarmente disperato e ruvido. Una buona parte la fa la registrazione, grezza e minimale, che contribuisce all’effetto finale. Le capacità della band non sono però da sottovalutare e, seppur nella breve durata del cd, riescono a mettere in luce (o forse sarebbe meglio dire in ombra, vista la musica) interessanti doti compositive.
Per gli amanti delle atmosfere più gelide ed oscure, potrebbe ben valere un ascolto.

Alessandro Calvi

 



Fragments Of Limbic Lobe
Valkyrian

2008, Autoprodotto
Death
 

www.myspace.com/valkyrian

Tracklist:

1. Panoramic Over The Lobe
2. Sciarada
3. Doubt
4. John Doe

A volte non basta essere semplicemente autoironici per emergere dalla massa, purtroppo, però può servire ad attirare l’attenzione, questo sì. Lo sanno bene i Valkyrian, formazione di Montepulciano che sprizza simpatia da tutti i pori, a cominciare da una biografia in cui la stessa band si definisce come “gruppo zelig metal, poiché l’unica scopo era quello di sparare cazzate a raffica, preferibilmente inutili e stupide, soprattutto in sede live”. Per quanto riguarda il lato prettamente musicale, il gruppo non se la cava per niente male, dando prova di una certa padronanza dello strumento e di una notevole fantasia in fase di songwriting. Tracce come l’ottima John Doe mettono in mostra l’alto tasso tecnico in dotazione ai singoli elementi, e ad una band capace anche di esprimersi con una certa personalità. Non da meno anche la lunga Doubt (nove i minuti di durata), pezzo caratterizzato dai diversi e frequenti cambi di tempo che si alternano continuamente al suo interno. Non male quindi. I Valkyrian oltre a simpatia e autoironia, dimostrano anche di essere una band validissima. Vedremo se in futuro riusciranno a continuare su questa strada, magari riuscendo a scrollarsi di dosso qualche paragone di troppo con i maestri del genere (Atheist in primis).

Angelo D’Acunto

 



Understand To Believe
Ad Sidera

2009, Autoprodotto
Death
  www.myspace.com/adsidera

Tracklist

01. Ubermensch
02. Understand to Believe
03. Lost Soul


Giungono dai dintorni di Rieti i deathster Ad Sidera, gruppo nato nel 2006 e arrivato ora alla prima prova in studio con questo demo autoprodotto intitolato Understand to Believe. Tre sono le tracce proposte all’interno di questo disco per venticinque minuti circa di death metal tecnico in piena tradizione Chuck Schuldiner: numerosi sono infatti i riferimenti ai Death, a partire dalla falce che campeggia in bella vista in copertina, e per continuare con numerosi richiami (sentire l’opener Ubermensch per credere) che si rincorrono in misura più o meno marcata per tutta la durata del demo. Ci troviamo davanti a uno dei tanti gruppi fotocopia quindi? Niente affatto, in quanto i cinque reatini oltre a una tecnica musicale di ottimo livello (non a caso due dei cinque membri provengono da una cover band dei Dream Theater), riescono a dare una impronta propria alle composizioni quanto basta per evitare di suonare come dei semplici cloni. Certo, bisognerà farne ancora di strada per riuscire a dare vita a una proposta musicale personale e originale, ma considerato che ci troviamo davanti a un gruppo all’esordio assoluto siamo sicuri che con una maggiore esperienza e un po’ di coraggio in più questi ragazzi potranno sicuramente dire la loro con i prossimi lavori.

Lorenzo Bacega

 



HumanAlienation
Signum

2009, Autoprodotto
Gothic
  www.myspace.com/signumgothic

Tracklist:

01 Rituals
02 Dead Man Speaking
03 Dust and Sorrow
04 Wasted Child
 

Nati a Lecce nel 2005 i Signum si dan subito da fare e nel giro di un paio d’anni registrano un paio di singoli e questo EP di quattro tracce intitolato “HumanAlienation”. Il loro genere di riferimento è un gothic-doom dalle tinte molto intimiste e riflessive. I ritmi son generalmente lenti e cupi in cui fa saltuariamente la comparsa qualche passaggio più pesante che risente, pur avvalendosi di chitarre distorte, di un gusto più classic rock che metal.
Le canzoni sono piuttosto varie riuscendo a mostrare anime differenti (doom, gothic, rock, l’uso della voce femminile e del growl, ritmi ora più calmi, ora più veloci, etc.), lungo la loro durata. Interessante l’esperimento, posizionato in apertura, dell’uso della lingua italiana.
Qualche critica, però, è d’obbligo in particolare per quanto riguarda la produzione (decisamente altalenante a seconda del pezzo e a tratti sporca e confusa) e il suono degli strumenti (le chitarre hanno un suono spesso fuori luogo e poco spessore), oltre che per la pronuncia dell’inglese (particolare evidente soprattutto nell’acustica “Dust and Sorrow”).
La strada intrapresa è sicuramente interessante anche se con qualcosa ancora da aggiustare, attendiamo fiduciosi gli sviluppi.

Alessandro Calvi

 



Vacuum
Pensées Nocturnes

2009, Autoprodotto
Black
  www.myspace.com/penseesnocturnes

 Tracklist:

01 Lune Malade
02 Flore
03 Dés-espoir
04 Coup de Bleus
05 Epitaphe
06 Repas de Corbeaux

 


I Pensées Nocturnes nascono in Francia nel 2008 ad opera di Vaerhon. Questo loro primo lavoro è un demo che si presenta come un cd fatto e finito, dotato di una buona produzione, di un bel packaging e di quasi 60 minuti di musica. La promozione descrive l’album come “classical music and depressive black metal”, si tratta di una definizione piuttosto azzeccata anche se un po’ limitata. Le composizioni di questo “Vacuum”, infatti hanno molte influenze, non solo dalla classica, ma anche dal blues e dall’ambient, oltre a lasciare spazio a un buon numero di strumenti diversi come clarinetto, piano, violino e violoncello, corni, etc.
Nonostante questi buoni presupposti, purtroppo, il songwriting suona decisamente ripetitivo sviluppandosi solo in una serie di momenti differenti, quasi staccati tra loro, in cui prima troviamo melodie eteree e sognanti (la cosa migliore del cd, che mostra anche un gusto raro e invidiabile per le note) e subito dopo sfuriate black in doppia cassa condite di urla lancinanti e disarticolate.
Gli elementi per un prodotto originale e valido ci sono, un migliore mix tra di essi è, però, sicuramente il minimo necessario per poter ottenere un po’ di visibilità.

Alessandro Calvi

 



Voci Dal Passato
Tony Tears

2009, Autoprodotto
Prog Rock
 

www.myspace.com/tonytears

Tracklist:

1. Le Ossa E Il Fuoco
2. Terza Profezia
3. Voci Dal Profondo
4. Antichi Messaggi
5. Anima Vagante
6. Fiamma Dello Spirito
7. Mondo Parallelo
8. Un Mondo Che Non C’è Più

A far da sé, non sempre si fa per tre. E nel caso del buon Tony Tears, italianissimo a dispetto del nome d’arte anglofilo, si rischia di fare un vero e proprio pasticcio. Mr. Tears compone, suona e canta l’album in piena solitudine: uno sforzo encomiabile, che però nel suo caso non paga.
‘Voci Dal Passato’ vorrebbe suonare inquietante e in effetti ci riesce, anche se forse non nel senso previsto dal suo creatore. Sorvolando sulla qualità di registrazione, nettamente inferiore alla media degli attuali demo (non era meglio spendere due soldi in meno per il booklet e concentrarsi sui suoni?), i problemi qui sono numerosi e riguardano a 360 gradi tecnica, composizioni e idee. Da rivedere l’esecuzione – si ascolti il terribile solo di chitarra nel finale di ‘Le Ossa E Il Fuoco’ –, lagnoso il cantato in lingua madre che si ripete (volutamente) (forse) monotono e (non volutamente) (di sicuro) stonato su gran parte dei pezzi, ripetitiva la struttura dei brani, velleitari i testi.
I Bartoccetti non nascono sotto i cavoli, e ben diversa suona la lezione impartita da Jacula e Antonius Rex. L’odierno rock di ispirazione mistico/esoterica, ben rappresentato nel catalogo di etichette come la Black Widow, vanta esponenti di tutt’altro spessore (Orne, Il Segno Del Comando, gli stessi Antonius Rex). A Tony Tears, per ora, restano solo le lacrime.

Riccardo Angelini

 



Promo 2007
NTH

2007, Autoprodotto
Prog
  www.myspace.com/nthspace

Tracklist

01. Blood Eyes
02. Alchemy
03. Shadow Zone
04. Aggressivity Womb

 

Formatisi in quel di Cesena nel 2004 in seguito all’incontro tra il batterista Loris Peverani e il chitarrista Riccardo Turchi, gli Nth riescono a completare i ranghi solamente due anni più tardi con l’ingresso nella band del bassista Rodolfo Valdifiori e del cantante Marco Cialabrini. Il genere proposto nelle quattro tracce che compongono questo Promo 2007, primo lavoro completamente autoprodotto per il quartetto romagnolo, è un progressive metal abbastanza tradizionale dai lontani richiami fusion, formalmente inappuntabile (decisamente buone le capacità tecniche del gruppo) ma abbastanza carente quanto a incisività e mordente. Basta un piccolo ascolto per notare che sono davvero pochi infatti gli spunti interessanti all’interno di questo disco e che il lavoro risulta nel complesso decisamente acerbo e privo di personalità. Non che sia tutto da buttare: la proposta è sicuramente dinamica e movimentata, qualche sprazzo vincente fa capolino ogni tanto all’interno delle composizioni (come ad esempio l’ipnotico refrain di Alchemy o l’interessante arrangiamento di Shadow Zone), ma è troppo poco per salvare un disco che non riesce assolutamente a convincere. Certo, i margini di miglioramento ci sono tutti, e proprio per questo siamo sicuri che con un po’ più di esperienza gli Nth potranno fare qualche passo in avanti con i lavori futuri.

Lorenzo Bacega

 

=white>
=white>
=white>
=white>
=white>
=white>
=#0000f8>
=”#ffffff”>
=#ffffff>
=#ff0000>
=white>

Promo 2009
Odd Dimension

2009, Autoprodotto
Prog

  www.myspace.com/odddimension

Tracklist:

1. Lost Souls
2. Great Destroyer
3. Exchange of Power


Nel 2005 avevamo già incontrato gli Odd Dimension, combo piemontese dedito a un progressive metal di impostazione tradizionale. A fronte di una buona preparazione tecnica, la band denotava margini di miglioramento per quanto riguarda sonorità comprensibilmente derivative e un approccio a tratti troppo cerebrale alle composizioni.
Il nuovo demo riassume i risultati degli ultimi quattro anni di lavoro: nessuna rivoluzione in vista, quanto piuttosto un progressivo affinamento delle armi a disposizione. ‘Farewell From The Stars’, potente e ragionata, si mette in luce grazie a un intelligente intreccio melodico. Più derivativa ‘Rising Through The Light’, in cui riemerge l’amore della band per i primi Dream Theater (soprattutto nella voce), mentre ‘I’ll Be Back Once More’ retrocede fin quasi agli anni ottanta, con un riffing semplice ma accattivante e un refrain che forse insiste un po’ troppo nella ricerca delle note alte.
Gli Odd Dimension confermano così qualità di rilievo, sia pur senza forzare i limiti canonici del genere. Difficilmente sonorità che non erano innovative quattro anni fa potranno far sobbalzare sulla sedia oggi, ma la strada intrapresa pare quella giusta. Staremo a vedere.

Riccardo Angelini