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Intervista a Fabio Gobbi, Guitar Teach

Di Monica Atzei - 28 Giugno 2021 - 20:15
Intervista a Fabio Gobbi, Guitar Teach

Chissà come si sarebbero evoluti certi movimenti sociali che hanno avuto come colonna sonora la musica rock se la chitarra elettrica non fosse stata inventata …

Parliamo con Fabio, musicista, maestro e tecnico, di questo incredibile strumento che è stato protagonista della rivoluzione musicale e di cui l’Heavy Metal non ne può fare a meno.

Intervista a cura di Monica Atzei 

Ciao Fabio, prima di iniziare, presentati ai lettori di TrueMetal.it

Ciao a tutti, sono Fabio e mi occupo della riparazione e modifica dell’elettronica delle chitarre e dei bassi elettrici. Già da alcuni anni lavoro per i principali chitarristi italiani e non solo.

Come hai capito che la musica doveva diventare una parte della tua vita e come è scaturita la passione per uno strumento come la chitarra.

Mio padre è sempre stato un grande appassionato di musica e quindi, fin da piccolo, ho sempre ascoltato in casa la musica che ascoltava lui, all’epoca andavano ancora molto i vinili. Ricordo bene che i dischi più ascoltati e che, diciamo, mi piacevano particolarmente erano quelli dei Dire Straits, dei Pink Floyd, di Bruce Springsteen, di Tina Turner. Essendo tutti artisti e band musicali in cui la chitarra aveva un ruolo decisamente importante penso che da lì sia partito il mio amore verso lo strumento a 6 corde. Mi piaceva così tanto ascoltare gli assoli di chitarra che me ne ero fatta regalare una per un Natale, speravo in una chitarra elettrica… Ma invece mi arrivò una classica, che poi, a dirla tutta, forse, è la migliore per approcciarsi al mondo delle chitarre.  Successivamente, passato qualche anno, sono riuscito a farmi regalare la prima chitarra elettrica con la quale spaventavo tutto il palazzo ogni qualvolta accendevo l’amplificatore per suonare sui dischi dei miei idoli.

Ti sento suonare spesso e volentieri, principalmente generi Rock e Metal principalmente. Hai mai fatto parte di una band? So per certo che te lo chiedono ancora (ridiamo).

Intanto ti ringrazio per il complimento, sì suono a casa e sono autodidatta, tranne per un piccolo corso iniziale presso i Salesiani quando ancora avevo la chitarra classica , scuola che frequentavo all’epoca. Ma lì imparai giusto il giro di Do di “Acqua azzurra Acqua chiara” e compagnia bella, tutto il resto l’ho imparato da autodidatta suonando a orecchio, difatti di note musicali, spartiti e teoria non so praticamente nulla. Intorno ai 16 anni ho avuto una piccola band che è durata neanche un anno e con la quale ci divertivamo ad andare a suonare nelle sale prove, a fare qualche piccolo live nei bar, nei pub o nel garage per gli amici. Dopodiché, abbandonata quest’esperienza, non ho più avuto tempo di mettermi dietro una band, cosa che richiede, comunque, discreto tempo a disposizione da dedicarle.

Hai cominciato suonando e poi sei diventato un mago dell’elettronica delle chitarre e non solo. Come sei arrivato a questo?

Guarda, sinceramente sono sempre stato attratto dall’elettronica fin da bambino, facevo esperimenti fin dalla tenera età con le macchinine elettriche e tutto ciò che apparteneva al mondo dell’elettronica, ovviamente facendo tantissimi danni… Ho avuto anche un periodo in cui mi sono appassionato di computer, facevo delle modifiche, li assemblavo per gli amici etc etc. A un certo punto, essendo la chitarra elettrica equipaggiata con componenti elettrici, ho iniziato a mettere mano agli impianti per sostituire i pickup e tutta l’elettronica dello strumento, inizialmente senza sapere cosa stessi facendo (anche qui danni ahahahah… Per fortuna sulle mie chitarre personali). Una volta che ci ho preso la mano e ho iniziato a fare le cose per bene, senza distruggere nulla, sono passato alle chitarre degli amici, poi degli amici degli amici e così via, fino, fortunatamente,  ad arrivare a chitarristi professionisti di un certo livello che mi hanno aiutato molto a farmi conoscere al pubblico.

Per chi non è andato oltre al flauto ed alla pianola delle medie, come funzione una chitarra elettrica?

Beh, fondamentalmente una chitarra elettrica può essere solid body quando il corpo è pieno senza camere tonali o cassa armonica o semiacustica quando invece è presente una cassa di risonanza parziale o completa. A questo per renderla elettrica viene inserito uno o più pickups, che non sono altro che i microfoni che catturano il suono delle corde.

Oltre a corpo, manico e paletta, quali sono le parti che la compongono?

Mi collego alla risposta precedente, relativa ai pickups che sono la cosa che rende una chitarra “elettrica”, che siano uno, due o tre presenti nello strumento , catturano il suono delle corde in maniera elettromagnetica creando un segnale che, passando per l’impianto elettrico della chitarra, viene modificato in equalizzazione tramite appositi controlli di volume e dei toni (quando presenti). Questo segnale, poi, esce dallo strumento tramite il classico cavo (o con i più moderni dispositivi wireless) per entrare in una pedaliera o direttamente nell’amplificatore.

Come si capisce se la componente elettronica di una chitarra è di buona qualità?

L’elettronica, in uno strumento, è molto importante, soprattutto nelle chitarre e nei bassi elettrici. Ricopre un ruolo fondamentale per quello che è la resa dello strumento in termini sonori ed è quindi assolutamente necessario che sia assolutamente efficiente per non incappare in classici problemi in fase di registrazione ma anche in situazioni live, dove i volumi sono estremamente alti.  Questi difetti si notano tanto e possono anche compromettere la riuscita sia di una registrazione che di una performance.

Ma è possibile capire se il componente elettronico è ben fatto?

Diciamo che, come per tutte le cose, ci sono componenti costruiti bene e solitamente più costosi e componenti più scadenti e, di conseguenza, più economici. Chiaramente, se l’elettronica di una chitarra è realizzata con componenti scadenti, le sue prestazioni andranno di pari passo con la qualità dei componenti. A parte il riconoscere a occhio o per brand il componente di qualità, ci sono molti strumenti per testare e verificare che il componente sia qualitativamente valido e risponda ai requisiti.

Cosa richiedono principalmente i musicisti che si rivolgono a te?

I lavori che vengono richiesti con più frequenza sono la sostituzione dei pickups e, se i componenti sono di qualità medio bassa, upgradarli con componenti di qualità più alta. Inoltre, una delle richieste più frequenti, è la possibilità di ridurre al minimo il rumore di massa o di interferenze elettromagnetiche che, appunto, in fase di registrazione od anche in situazioni live, possono essere un problema non da poco.  Pertanto è necessario rifare completamente l’impianto elettrico utilizzando dei cavi di alta qualità schermati che riducono al minimo la possibilità di catturare disturbi elettromagnetici esterni e favoriscono al massimo la trasmissione del segnale.

Secondo te quali sono le caratteristiche che deve avere una chitarra Heavy Metal per essere considerata al TOP?

Se parliamo di una chitarra elettrica dovrebbe essere costituita da una buona liuteria, non per forza di qualità estremamente alta, ma comunque, diciamo, abbastanza curata e, ovviamente, dovrebbe avere un elettronica al top proprio per non avere i problemi di cui ho detto sopra. Quindi un impianto ben fatto e con componenti di qualità per ridurre al minimo possibili problematiche relative alla parte elettrica.

Quali marchi di chitarra elettrica prediligi? E per i loro componenti?

Ho sempre amato il brand Fender, anche perché è stata la prima chitarra elettrica che mi è stata regalata, in generale quasi tutti i gruppi musicali che ascoltavo fin da adolescente utilizzavano questo marchio. Crescendo, poi, ho avuto una parentesi molto lunga e anche una relativa collaborazione con Ibanez Italia. E’ stato un periodo molto bello anche perché legato ad artisti professionisti amici con i quali ho condiviso per svariati anni il mio lavoro e la musica in generale. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di poter collaborare con Charvel Guitars e EVH Guitars come influencer e, ultimamente, si è realizzato un sogno che ho sempre avuto nel cassetto ma che sapevo bene sarebbe stato molto difficile da raggiungere: poter avere una collaborazione proprio con FENDER; da circa un anno collaboro con il mio brand preferito di sempre.

Qual è il tratto personale che distingue i tuoi lavori?

I miei lavori sono particolarmente riconoscibili perché solitamente effettuo una schermatura dell’impianto elettrico rivestita con un film di carbonio e applico sui vari componenti dell’impianto una resina nera che serve sia per tenere in posa i cavi ma anche per un fattore estetico. Nonostante ci sia qualche altro collega che ogni tanto prova a imitare i miei lavori, in realtà io sono più di vent’anni che li faccio sempre allo stesso modo e sono conosciuti praticamente da tutti nel settore.

Sei un influencer del marchio Fender, i tuoi video in cui spieghi l’elettronica e le particolarità delle chitarre sono seguitissimi. Sei praticamente un prof! Questa veste ti piace?

Questa veste mi piace molto, ma più che altro sono onorato di poterlo fare per i brand con cui collaboro e mi fa particolarmente piacere vedere che la gente segue i miei video e che al brand piacciono!

Guarda un video: qui

Sei Guitar teacher di tanti chitarristi italiani ed esteri, metallari, rockettari e chi più ne ha più ne netta, come Fabrizio Bicio Leo (Renato Zero), Marco Sfogli (PFM), Alessandro Cortini (Nine Inch Nails), Kiko Loureiro (Megadeth), Federico Poggipollini (Ligabue), Andy Martongelli (Arthemis, Ellefson band, Michael Angelo Batio, solo per citarne alcuni… Hai qualche aneddoto da raccontare e svelarci qualche segreto? (Ridiamo anche qui)

Infatti non posso rivelare segreti particolari ahhahahaah, posso dire che anni fa non mi sarei mai aspettato di poter collaborare con tanti artisti famosi e soprattutto di diventare con alcuni amico, direi, di famiglia. Di questo sono estremamente contento, perché fa comunque parte di quel sogno nel cassetto che avevo fin da bambino e comunque di aneddoti conoscendo personaggi tipo Andrea Martongelli o Fabrizio Bicio Leo o Marco Sfogli tanto per citarne qualcuno… Ce ne sarebbero veramente tanti da raccontare, ma una buona parte sono cose personali e diciamo private, quindi lascio a loro la facoltà di raccontarle visto che li riguardano personalmente, sicuramente quando ci incontriamo oltre a stare insieme divertirci e mangiare in abbondanza, ci facciamo delle grasse risate raccontandoci episodi di vita sui palchi e comunque intorno a tutto ciò che riguarda il loro lavoro.

Che tipo di chitarra elettrica consiglieresti ad un musicista alle prime armi? Mentre ad un appassionato? Ed ancora, ad un professionista?

A un chitarrista alle prime armi consiglierei una chitarra innanzitutto semplice da settare, quindi molto probabilmente una Hard tail a ponte fisso che non prevede nei cambi corda un setting particolare del ponte, soprattutto se si vuole cambiare scalatura. Poi, sicuramente, una chitarra abbastanza versatile, con due single coil e un Humbucker per poterci suonare un po’ di tutto ed avere a disposizione più tipologie di suono che possono servire anche per capire in futuro su cosa orientarsi per l’acquisto di una chitarra di livello superiore. Per gli appassionati il discorso si complica leggermente, perché il mondo dei chitarristi è piuttosto selettivo… Nel senso che sono pochi i chitarristi a cui piace qualsiasi chitarra, piuttosto, maturando negli anni, tendenzialmente si passa da chitarre decisamente “corsaiole”, da shredder, tipo Charvel o  Jackson, a chitarre più iconiche e classiche quali Fender Stratocaster o Telecaster, Gibson Les Paul, Suhr etc etc. A un professionista sicuramente chitarre di fascia alta, non necessariamente Custom Shop da migliaia di euro, ma comunque di alta qualità, restando sui marchi più famosi e più utilizzati partendo da Fender Gibson Suhr PRS etc etc e ovviamente cercando di trovare il modello che più si avvicina alle caratteristiche di suono e di impostazione che il professionista predilige.

Facciamo qualche esempio:

Vuoi sapere quanto costa una Fender American Professional II Stratocaster? clicca qui

Od una Fender American II Telecaster? clicca qui

Una Jackson? clicca qui

Una Charvel? clicca qui

Ed anche una Gibson Les Paul Standard ’50s Heritage Cherry Sunburst? clicca qui

Che differenza c’è nel suono tra una solid body ed una semiacustica? E che differenza c’è tra una chitarra a sei corde ed una a sette?

La differenza sostanziale è che in una chitarra solid body, non sono solitamente presenti casse armoniche o camere tonali (se non in alcune particolari costruzioni), pertanto il suono risulta più corposo e meno acustico. Premesso che non sono un grande amante delle semiacustiche, mi capita comunque di lavorarci spesso e tendenzialmente, questo genere di chitarra, è in mano a jazzisti o bluesman proprio perché, la sua costruzione mista tra acustico ed elettrico, le conferisce un sound particolarmente indicato a quei generi musicali. La presenza di una cassa armonica in queste chitarre rende il loro suono particolarmente acustico nei suoni puliti, perfetto per accompagnamento e caldo nei suoni solisti anche leggermente  crunchati. Un esempio di chitarra semiacustica e del suo particolare sound che, penso, tutti conoscono è la Lucille di BB King. La differenza tra chitarre a 6 o 7 corde (o anche di più, esistono chitarre a 8, 10 corde e oltre) sta nel fatto che viene aggiunta una o più corde lato bassi per avere un suono più grosso, che, soprattutto nelle ritmiche power chord e in tecniche tipo palm muting usato molto nel metal, ottiene un suono enorme con un impatto sulle basse frequenze devastante. Spesso le chitarre a 7 corde vengono accordate droppate, ovvero con accordature più basse per raggiungere un suono ancora più profondo.

Tre album da consigliare a chi vuole imparare a suonare la chitarra elettrica.

Io personalmente ho iniziato a suonare ascoltando Mark Knopfler dei Dire Straits, David Gilmour dei Pink Floyd, Eric Clapton, Steve Lukather, Gary Moore, Joe Satriani, Vito Baratta, John Petrucci , Yngwie Malmsteen, diciamo più o meno in questa precisa sequenza, che non è assolutamente una sequenza che indichi la bravura dei chitarristi in questione, semplicemente è stato il mio percorso e da un pò di tempo sto iniziando a tornare a generi più tradizionali di rock e pop piuttosto che heavy metal (sarà la vecchiaia…😁)

Per quanto riguarda gli album, sinceramente non saprei … sono tantissimi quelli da poter indicare, ma se lo scopo è quello di fare apprendere bene il modo corretto di approcciarsi allo strumento e di capire soprattutto quale strada intraprendere con un genere preferito, direi questi album:

Pink Floyd – Dark Side of the moon

Van Halen 1978

Paranoid Black Sabbath

Ce ne sarebbero veramente tantissimi da consigliare e che adoro, ma avendomene chiesti solo tre ho preferito citare tre generi abbastanza differenti proprio per aiutare a capire nell’ascolto quale approccio sia quello più indicato o quello che semplicemente piace di più.

Per chi non è musicista: facciamo solo due parole sui vari effetti: distorsori, wah wah, riverberi ecc. cosa sono, come funzionano e quali sono quelli più utilizzati nell’Heavy Metal.

Di effetti ne esistono di più tipologie, sia per tipo di funzionamento che per costruzione, ci sono quelli analogici o digitali, i classici pedalini che si vedono nelle pedaliere uno diverso dall’altro sia di forma che colore e sia inglobati in pedaliere interamente digitali di ultima generazione. I più utilizzati sono i classici distorsori o overdrive per aumentare ulteriormente la distorsione originale dell’amplificatore, i compressori per comprimere il suono e aumentarne l’attacco, i classici effetti ambiente tra cui i Delay che creano ripetizioni delle note che stiamo suonando, i riverberi che creano effetti come se stessimo suonando in ambienti particolarmente grandi, i chorus che creano modulazioni ondulatorie e poi ci sono i pedali di espressione, i wah wah utilizzati tantissimo da chitarristi quali Steve Ray Voughan nel blues o Zakk Wylde nel metal (tanto per citarne un paio di generi differenti). Questi sono i principali utilizzati in po’ in tutti i generi, ma ne esistono di tantissimi altri per ottenere effetti particolari e specifici in base alle proprie esigenze.

Domandona finale: Gibson o Fender? 

Questa è una domanda a cui per me è abbastanza facile rispondere, Fender senza alcun dubbio, ma solo per un fattore mio soggettivo nel senso che per quanto mi piacciano le Gibson Les Paul suonate dagli altri, io non sono mai riuscito a prendere confidenza con questa chitarra per un discorso di impostazione: il manico, che non è in asse con il corpo della chitarra ma che “tira” indietro, me lo ha sempre fatto risultare scomodo, oltre alle dimensioni globali decisamente importanti che esteticamente, per uno della mia statura, sembra di imbracciare un contrabbasso piuttosto che una chitarra. Fender per me è il top assoluto, come forme e dimensioni, riesco ad avere un feeling perfetto ed esattamente tutti i suoni che mi servono, prediligendo la configurazione HSS con due singoli al manico e centrale per avere i classici suoni strato nei puliti e l’Humbucker al ponte per quando c’è da spingere di più e per gli assoli.

Grazie Fabio per questa chiacchierata- tecnica, diversa dalle solite interviste. Questo è il tuo spazio per salutare i nostri lettori!

Grazie mille a te, a tutta la redazione e un saluto a tutti i lettori di Truemetal!!!

A cura di Monica Atzei