Intervista Ancient Trail

Truemetal.it ha incontrato Simone Boldini e Fabio Fiorucci, rispettivamente bassista e chitarrista degli Ancient Trail. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata (by Ninni Cangiano).
TM: Ciao ragazzi e grazie di essere qui con noi di Truemetal.it; siete un nome nuovo sul panorama power metal italiano, vi va di presentarci gli Ancient Trail? Come è nata la band, chi la compone, ecc.
Simone AT: Ciao a tutti e grazie a voi per l’invito, è un grande piacere per noi poterci conoscere e raccontare sulle vostre colonne. La nascita del progetto Ancient Trail avviene sul finire del 2021 quando io e Fabio abbiamo deciso di tornare a suonare in un progetto condiviso. In passato avevamo già suonato insieme in altre band, i nostri percorsi si sono incrociati più volte, ma con le dinamiche dei gruppi non avevamo mai avuto l’occasione di avere completamente mano libera su tutti gli aspetti di composizione e gestione. Quindi il progetto è nato con l’intento di darci questa possibilità, ossia esprimerci al meglio come duo. Quando abbiamo pubblicato il disco ci siamo confrontati convenendo che sarebbe stato conveniente portare il progetto ad uno step successivo, inserendo dei nuovi elementi nell’ottica di poter approcciare anche l’esperienza live. Così Dest si è reso disponibile alla voce solista (nell’album aveva collaborato sui cori); in seguito abbiamo avuto il piacere di conoscere Pietro “Pit” Campanella che da subito ha dimostrato grande entusiasmo per il progetto. Quindi ad oggi siamo una band a tutti gli effetti.
TM: Il vostro debut album “The Ancient Force” è inizialmente uscito come autoproduzione in formato digitale nel 2023, poi quest’anno è arrivata la Punishment 18 Records che lo ha stampato su cd; come avete trovato questa label che ha creduto in voi e come mai sono passati ben due anni dalla prima release date?
Simone AT: Inizialmente il progetto era nato con il desiderio di creare la nostra musica senza particolari vincoli. Infatti, una volta completato il lavoro, lo abbiamo pubblicato come autoproduzione. Tuttavia abbiamo avuto diversi riscontri, con l’album che ha suscitato un particolare interesse, forse per via della sua immediatezza. Così abbiamo deciso di proporci: Punishment 18 Records, dopo le proprie valutazioni, ha manifestato il suo interesse nel voler ripubblicare il prodotto. Siamo venuti in contatto con l’etichetta grazie a persone dell’ambiente che, ascoltato l’album, ci hanno consigliato di sottoporlo alla loro attenzione. Per dare uno stacco dall’autoproduzione abbiamo deciso di cambiare e migliorare l’artwork in ottica di fornire un prodotto più professionale e accattivante anche dal punto di vista grafico.
TM: Sostanzialmente l’unica cosa che è cambiata rispetto alla prima edizione è l’artwork, seppur in maniera non radicale, come mai e chi si è occupato della sua realizzazione?
Simone AT: Bé, diciamo che eravamo particolarmente affezionati all’artwork per il suo significato simbolico, quindi abbiamo deciso di migliorarlo senza stravolgimenti. Il personaggio in copertina è sostanzialmente “L’Eremita”, l’arcano dei tarocchi. Abbiamo scelto questo personaggio perché simboleggia la solitudine, una sensazione che alcuni accettano ed altri temono, l’eremita attraversa una foresta, luogo che può rivelarsi insidioso ma con l’aiuto della lanterna che richiama al lume della ragione, per affrontare il lungo viaggio; l’eremita si rivela in grado di fronteggiare tutte le insidie anche grazie alla sua esperienza e saggezza, non a caso è rappresentato come un anziano. Tutti questi tratti descrivono bene le nostre origini come progetto musicale. Abbiamo deciso di comporre un album da soli e questo ci ha messo davanti a sfide nuove, che abbiamo gestito usando la saggezza e l’esperienza accumulata in anni di vita… infatti non siamo più giovanissimi! Della realizzazione dell’artwork si è occupato un nostro conoscente il quale ha cercato di esprimere visivamente ciò che abbiamo appena descritto.
TM: Di cosa parlano i testi di “The Ancient Force” e quale legame hanno con l’artwork? Abbiamo forse davanti un concept album?
Simone AT: I nostri testi in questo primo album parlano di varie esperienze che possono far parte della vita di ognuno di noi. Ci sembrava una buona idea per creare un primo contatto con il pubblico, chiaramente abbiamo cercato di farlo mettendo tutto in una chiave tendente all’ epico. Si passa dal senso di rinascita/rivalsa di “Immortal stars” alla paura di “Nightmare”, in “We’ll meet around the fire” parliamo dei legami di amicizia che quando sono realmente saldi ci danno forza. Soprattutto ci piace pensare che nei nostri brani ognuno possa ritrovare un pezzo di sé o della sua storia. Permettimi di aprire un piccolo capitolo a parte per “Storm” in cui ho voluto dare sfogo alla mia grande passione per il “Silmarillion”. In questo brano abbiamo parlato del bisogno di allontanarsi da un posto o una situazione che ci dà sofferenza anche a costo di intraprendere una strada insidiosa, concetto estrapolato dalle vicende di Eärendil che, esulcerato dal dolore, decide di lasciare le sponde della terra di mezzo.
TM: Dove è stato registrato l’album e cosa ci raccontate delle sessioni di registrazione? C’è stato forse qualche episodio simpatico che vi va di condividere con noi?
Fabio AT: L’album è stato registrato nel mio studio, ritornato in attività per l’occasione e quindi ribattezzato “Ancient Studio”. Era un altro aspetto che desideravamo: essere indipendenti anche per la produzione. Avere i propri mezzi e le conoscenze è sicuramente una grande comodità ma hai la responsabilità del risultato, che in altre situazioni è delegata a terzi. Tuttavia questo progetto musicale è un cerchio che si chiude dopo anni di attività, quindi era giusto metterci alla prova anche in questo ambito. Il mastering invece è stato delegato a “Eleven Mastering”, a dimostrazione che non si può arrivare dappertutto e che è giusto delegare a professionisti che sappiano occuparsi di una specifica lavorazione. Come dicevamo prima, inizialmente il duo voleva fare un percorso musicale, godersi il viaggio. Tuttavia nelle fasi di registrazione a volte ci si dimenticava di questo e si cadeva nella sindrome da risultato, con tutte le conseguenze del caso. Era simpatico vedere come a vicenda ci si supportava e si trovavano soluzioni più orientate al benessere “psicofisico” che musicale. In alcune occasioni abbiamo stemperato la sessione con un’uscita all’aria aperta o al vicino pub per bere qualcosa che potesse “rinfrescarci le idee”.
TM: Contrariamente a tanti altri gruppi che realizzano videoclip a profusione, voi non avete realizzato nulla per promuovere il vostro album; come mai questa scelta e c’è qualcosa che “bolle in pentola” al riguardo e che potete svelarci?
Simone AT: In futuro sicuramente ci muoveremo anche su questo fronte ma per ora il cambiamento di formazione a cavallo tra uscita del disco e cambiamento del progetto ci ha un po’ limitati. Rimane comunque possibile che si registri qualcosa in ambito live. Le nostre attuali produzioni multimediali sono ancora nella fase utile ad avere presenza social o poco più. Ma adesso che la formazione è consolidata, lavoreremo anche su questo.
TM: Rispetto al 2023 la formazione è cambiata, ci parlate di questi cambiamenti?
Simone AT: Come anticipato, passare da un progetto da studio in due, ad essere una vera band, ci apre a diverse situazioni: sotto l’aspetto della composizione, lavorare a quattro mani ci darà la possibilità di avere nuovi colori e sfumature grazie alle caratteristiche musicali dei due nuovi elementi; e la possibilità di fare dei live con la formazione completa. L’arrivo di Dest e Pietro ci ha dato grande slancio c’è entusiasmo per tutto ciò che facciamo e sono ragazzi ultra disponibili oltre che di indubbio talento.

TM: Alla luce di queste modifiche, ci sono state alcune date live durante l’estate 2025; quando avremo nuovamente la possibilità di vedere gli Ancient Trail on stage? Avete già programmato qualcosa al riguardo?
Fabio AT: Si, in anteprima siamo orgogliosi di annunciare che apriremo il 2026 con un piccolo tour di tre date in Germania, a seguire ci saranno anche delle date in un paio di locali del Nord Italia di cui dovremmo ricevere a breve la conferma e per il periodo estivo stiamo definendo la nostra partecipazione per dei festival. Stiamo lavorando affinché il 2026 sia un anno ricco di eventi dove far ascoltare la nostra musica.
TM: Come nasce un pezzo degli Ancient Trail? Viene realizzata prima la musica o il testo?
Simone AT: Partiamo sempre dalla stesura della musica poi, a seconda della sonorità, ragioniamo tutti insieme per capire le tematiche da affrontare.
TM: State già lavorando al successore di “The Ancient Force” con la nuova formazione ed, in caso affermativo, potete già svelarci qualcosa?
Simone AT: Si, vi confermiamo che stiamo già lavorando su dei nuovi brani e speriamo di darvi aggiornamenti al più presto. Nella composizione sono pienamente coinvolti anche Dest e Pietro e con il loro contributo il sound della band si sta arricchendo di nuove sfumature, vista anche la varietà delle influenze che contaminano il nostro processo di composizione. Chiaramente ogni nuovo membro porta la sua esperienza e il suo stile e devo dire che per noi è affascinante osservare questi cambiamenti
TM: Suonate power metal, un genere tanto vituperato recentemente (NdA: ritengo del tutto ingiustamente!); secondo voi perché c’è questo atteggiamento del metallaro italiano verso questo genere musicale?
Simone AT: Non so darti una risposta precisa, ma ho personalmente la convinzione che il metal nel suo complesso è un genere in continua evoluzione e magari è solo questione di tempo, magari combinando nuovi elementi e contaminazioni si potrà trovare la chiave per riaccendere la fiamma anche in Italia; per quanto riguarda l’estero credo che lo scenario sia diverso, visto che ci sono band italiane in linea con il nostro genere che vanno alla grande. Anche dai loro tour che girano mezzo mondo e hanno poche data in Italia si può ipotizzare che siamo di fronte a un fenomeno legato proprio alla richiesta dell’ ascoltatore italiano.
TM: Contrariamente a quanto accade in tanti altri paesi, qui in Italia la musica heavy metal non è così diffusa tra i giovani; cosa si può fare per cambiare o, secondo voi, siamo in un paese irrecuperabile da questo punto di vista?
Simone AT: Se ci fosse un modo ci metteremmo subito al lavoro (così potremmo fare molti più live in Italia), ma purtroppo credo che per questo molto dipenda dalla richiesta degli ascoltatori. Da sempre ci sono paesi più ricettivi di altri in funzione dei vari generi musicali. Da parte nostra come musicisti possiamo solo portare avanti la nostra proposta e cercare di farlo sempre nel modo più professionale possibile.
TM: Una domanda che mi piace sempre porre alla prima intervista è la seguente: dateci il nome di un gruppo o di un singolo musicista che vi hanno spinto ad imparare a suonare il vostro strumento musicale.
Fabio AT: ne ho 2: AC/DC e Metallica. Quando ho conosciuto queste bands hanno segnato il mio passaggio ai generi più pesanti e quindi di voler imparare a suonarli.
Simone AT: Personalmente il gruppo che ha avuto un impatto tale da farmi decidere di dedicarmi al Metal sono stati i Manowar, poi in realtà li ho conosciuti quando avevo già iniziato a suonare, l’artista grazie al quale ho iniziato a suonare è David Gilmour, pur non essendo io un bassista, mi ha sempre impressionato la sua capacità a livello espressivo.
TM: Dateci il nome di tre dischi del passato che vi hanno fortemente influenzato con le relative motivazioni.
Fabio AT: “Kings Of Metal” dei Manowar; non è l’unico ma sicuramente il più significativo. Ero adolescente ed entrai in un negozio di dischi con l’intento di ascoltare e acquistare qualcosa di nuovo. Rimasi folgorato e fu la mia inizializzazione al genere. Non avevo mai ascoltato nulla di simile! “Nightfall In Middle Earth” dei Blind Guardian: Finalmente l’epic-power portato ad un livello di maturità che prima non esisteva, secondo la nostra opinione ovviamente.
Simone AT: “Nightfall In Middle Earth” dei Blind Guardian è senza ombra di dubbio il mio disco preferito. Poi metto “The Triumph Of Steel” dei Manowar , sicuramente un album con un impatto devastante. Infine dico “Symphony Of Enchanted Lands” dei Rhapsody una vera e propria pietra miliare per il nostro genere.
TM: Credo di aver abusato anche troppo della vostra disponibilità e pazienza, per cui concludo qui l’intervista ringraziandovi e lasciandovi, come consuetudine, uno spazio conclusivo a vostra completa disposizione per un saluto ai vostri fans ed ai lettori di truemetal.it
AT: Ringraziamo i lettori dell’attenzione, invitandoli a dare un ascolto al nostro album. Vi invitiamo a rimanere sintonizzati e aggiornati anche tramite i nostri canali social, in quanto il programma per il biennio 2026-2027 sarà ricco di novità.
