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Intervista Avantasia (Tobias Sammet)

Di Davide Sciaky - 24 Ottobre 2022 - 14:44
Intervista Avantasia (Tobias Sammet)

Intervista a cura di Davide Sciaky 

Ciao Tobi, come stai?

Tutto bene, te?

Bene, bene. Allora, il nuovo album degli Avantasia sta per uscire. Partendo proprio dal titolo, “A Paranormal Evening With The Moonflower Society”, possiamo notare un titolo decisamente inusuale per una band che ha sempre scelto titoli molto più brevi e dritti al punto. Com’è nato questo nome?

Sai, questa volta le canzoni sono più corte e il titolo è più lungo del solito [ride].
Semplicemente ho pensato che fosse un titolo molto bello, è un nome che mi venuto in mente, all’inizio mi sono comparse in mente le parole “Moonflower Society”, perché ho approcciato l’album come una visita ad un teatro magico il cui protagonista avrebbe portato l’ascoltatore in un mondo diverso, allo stesso modo in cui io stesso vengo portato in un altro mondo dallo spirito, dalle muse, dall’ispirazione che mi circonda quando entro in studio e divento creativo.
Per me questa è la “Moonflower Society” e, per l’appunto, ho approcciato questo disco come una visita lì, come una serata con la “Moonflower Society” [“An Evening with the Moonflower Society” in inglese N.D.R.], che suona come un disco dal vivo, quindi ho pensato che dovesse essere qualcosa di più, quindi il “Paranormal” del titolo, perché ho pensato che ci sarebbe dovuto essere di più, fantasmi, spiriti, ispirazione e altre cose immateriali.
Quindi ho messo insieme questo titolo, e ovviamente la casa discografica era dubbiosa, “Forse è un titolo un po’ troppo lungo”, ma poi hanno anche detto, “Ci piace molto perché ha un feeling molto magico e fantasioso”, quindi hanno detto che anche se non era un titolo facile da gestire commercialmente gli piaceva e quindi l’hanno accettato.
Poi se non l’avessero accettato avrei scelto quel titolo lo stesso [ride].
Mi piace molto questo titolo, è inusuale ma… ovviamente la gente con una cattiva memoria parlerà solo di “Moonflower Society”, o parleranno del nuovo album degli Avantasia, non ci sono molti altri album degli Avantasia in arrivo quest’anno quindi dovremmo riuscire a capirci.

Ho parlato di un titolo inusuale, ma ascoltando il disco invece si sente subito che questo è un disco che suona Avantasia al 100%. Quando scrivi musica lo fai con un obiettivo specifico, che sia cercare di suonare in un certo modo, o cercare di creare musica che funzioni bene dal vivo, o semplicemente scrivi quello che ti viene in mente e quello che succede, succede?

Assolutamente quest’ultima che hai detto.
Non cerco mai di pensarci troppo, non cerco mai di seguire un qualche obiettivo, “Questa volta scriviamo solo canzoni veloci”, “Scriviamo solo canzoni lente”, “Scriviamo solo canzoni in La minore”, non mi approccio mai alla scrittura in questo modo.
L’unica cosa che posso dire è che effettivamente questa volta ho preso una decisione calcolata: volevo che le canzoni fossero più corte.
Non necessariamente troppo corte, se una canzone aveva bisogno di un qualche elemento ce lo aggiungevo, ma ho realizzato riascoltando i vecchi album che, quando facciamo setlist per i concerti con vecchie canzoni, mi sono reso conto le vecchie canzoni sono così lunghe! E tutte quante sono così lunghe! Sette minuti, otto minuti, dieci minuti, è un casino!
Quindi mi sono detto, “Perché cazzo non riesco a scrivere canzoni di durata più contenuta?” e questo è stato il modo [in cui mi sono approcciato alla scrittura di questo disco], “Okay, cosa posso eliminare da queste canzoni? Cosa posso togliere? Cosa posso accorciare?”.
Ho cercato di renderlo il più immediato possibile pur evitando di distruggere la natura Avantasia delle canzoni, e sono molto orgoglioso di com’è venuto.
Questa è stata l’unica scelta a priori che ho fatto per quest’album.

Guardando la lineup ho notato che solo due cantanti sono nuovi per gli Avantasia, Floor Jansen e Ralf Scheepers, mentre tutti gli altri sono volti noti per la band, sia per quanto riguarda lo studio che per i live. Sembra che la lineup abbia raggiunto una certa stabilità, me ne puoi parlare? Ti sembra che gli Avantasia abbiano cambiato la propria natura da opera a qualcosa di più stabile, per quanto riguarda la formazione almeno?

La cosa più importante, quando scrivo musica, è che devo essere ispirato dalla gente che mi circonda, e devo sentire che queste persone mi diano ogni opzione possibile dal punto di vista creativo e musicale.
Con questi artisti e cantanti con cui ho lavorato negli scorsi anni, come Geoff [Tate] e Michael Kiske e Jorn Lande, Ronnie Atkins, Erik Martin, questi cantanti mi danno una varietà tale, mi offrono una scelta di voci diverse e caratteristiche tale che con loro posso fare quasi qualsiasi cosa!
Penso che questa sia la cosa più importante, poi cerco di espandere questa scelta con una selezione di nuovi elementi, come Floor Jansen e e Ralf Scheepers, due cantanti che davvero volevo coinvolgere, Ralf Scheepers è l’unica persona che mi venisse in mente che potesse rendere giustizia ad un pezzo come “The Wicked Rule the Night”. Ho scritto la canzone e ho pensato immediatamente, “Qui ho bisogno di Ralf Scheepers”. Con Floor Jansen semplicemente amo la sua voce, è una cantante fantastica, quindi ne ho parlato con Sascha [Paeth] e lui si è detto d’accordo e lui sapeva quanto fosse brava in studio dato che aveva lavorato con lei nei primi album degli After Forever avendo prodotto quei dischi.
Questi due cantanti hanno aggiunto qualcosa di nuovo agli Avantasia, ma in generale sono molto, molto contento con i cantanti con cui lavoro già da tempo. Quello che dico sempre è che la cosa importante è quello che loro possono dare alla musica, perché la musica è più importante dei nuovi nomi, della sorpresa dell’effetto novità.
Alcune persone credono erroneamente che gli Avantasia siano un gruppo basato solo sull’effetto novità, pensano che ci dovrebbero sempre essere nuovi cantanti, nuove sorprese, “Vogliamo Robbie Williams, James Hetfield, Bon Jovi e Steven Tyler”, sento sempre grandi sparate di nomi prima di ogni produzione, ma penso che la cosa più importante sia la qualità della musica e che chi suona sul disco possa rendere giustizia a quella musica.
Dico sempre, io sono un fan degli Iron Maiden e quando loro pubblicano un disco non penso mai, “Oh, chi sarà il cantante questa volta?”, sono perfettamente contento che sia Bruce Dickinson [ride]. E lo amo!
Non penso di aver bisogno ogni volta di sette nuovi cantanti.

Quindi pensi che ci sia un po’ un equivoco sulla natura degli Avantasia, non sono tanto importanti i cambi di cantanti quanto la musica, è sempre la musica al centro.

Penso di sì.
Guarda, esistono così tanti progetti “all star”, così tante Metal Opera con sette cantanti, dodici chitarristi, quindici bassisti, tre batteristi e dodici tastieristi e di solito finiscono per essere solo una lista di nomi.
Voi in Italia avete un’etichetta che pubblica progetti “all star” di continuo, e non voglio parlarne male, Alessandro Del Vecchio è un bravo songwriter, ma tante volte finiscono per essere canzoni quasi uguali per tutti questi progetti, ma l’importante è avere un membro dei Toto, un membro dei Journey e qualcuno che abbia suonato con David Coverdale e mescoli la stessa cosa per nuove combinazioni [ride]. Lo capisco, l’attenzione è sui nomi, ma io cerco di fare qualcosa di diverso da quel tipo di progetti.
Non fraintendermi, io compro la maggior parte dei dischi che ho appena nominato, mi piacciono, sono canzoni di buona qualità, ma in ogni caso penso che gli Avantasia abbiano un’identità più forte e voglio che sia la musica stessa ad essere la protagonista.

Ovviamente con la pandemia in corso hai avuto molto tempo a disposizione per lavorare al nuovo album, e seguendoti sui social ho visto che hai fatto buon uso di questo tempo passandone molto in studio. Pensi che questo ti abbia permesso di scrivere un album migliore di quanto sarebbe successo altrimenti, o il più tempo a disposizione non ha influito particolarmente sulla qualità del disco?

Non so se è venuto un album migliore, quello che posso dirti è… io sono soddisfatto di tutti i miei album, se mi chiedi, “Avresti potuto fare un lavoro migliore con “Scarecrow” se avessi avuto più tempo, o con “Moonglow””, no, non penso, quegli album suonano come suonano perché volevo che fossero così.
Quello che posso dire è che mi sono approcciato a questo lavoro in un modo diverso perché questa volta avevo un nuovo studio, ho finito di costruirlo, o meglio, di farmelo costruire a casa mia e all’improvviso ci siamo ritrovati con una pandemia, lockdown, notizie terribili dovunque e lo studio mi ha permesso di nascondermi nel mio piccolo mondo e di scappare dal resto del mondo.
E’ stato un lockdown in più sensi diversi per me perché io stesso ho chiuso fuori il mondo.
Ho avuto tutto il tempo per sperimentare cose diverse perché non stava succedendo niente nel mondo, tutto era fermo, l’industria musicale era congelata.
Io avevo questo studio bellissimo e dato che non c’era altro da fare ho cominciato a suonare le tastiere, tantissimo, e di undici canzoni penso che su nove abbia suonato la tastiera io stesso.
Anche dal punto di vista del cantato, ho riscoperto la gioia del cantare: in passato ci sono stati momenti in cui cantavo solo se era necessario per registrare un disco o durante i concerti, questo era il motivo per cui cantavo, mentre ora a volte andavo nel mio scantinato dove ho tutta questa attrezzatura fantastica e cominciavo a cantare solo per il piacere di cantare.
Cantavo vecchi pezzi dei Journey, dei Queensryche, e alla fine ho fatto tanti cori io stesso su questo disco e anche le demo, la fondazione stessa delle canzoni.
In passato avevo sempre così tante cose in ballo che scrivevo un pezzo, mi segnavo tanti appunti e poi registravo delle parti e dicevo, “Okay, questo è un verso, questo il pre-chorus, questo il ritornello” e mandavo tutta sta roba, questo casino, a Sascha e dicevo, “Ehi, facciamo sta canzone”.
Questa volta ho lavorato con ordine e ho prodotto delle vere demo ben rifinite semplicemente perché avevo tempo e nient’altro da fare.
Ho ritrovato una connessione con la pura gioia della musica e quindi le canzoni nuove sono sicuramente più personali perché penso di aver messo molto di me stesso in ogni aspetto della loro creazione.
Ho davvero definito la natura di quelle canzoni molto presto, prima ancora che il mio co-produttore Sascha le ricevesse; lui ha ricevuto delle demo davvero ben prodotte dove ogni elemento si vuole far sentire. Tutto era già lì quando lui ha potuto sentire le canzoni per la prima volta.
C’è una grande parte di me in questi brani.
Che sia meglio o peggio degli altri album non ne ho la minima idea [ride].

L’importante comunque è che tu ne sia soddisfatto.

Assolutamente, e ne sono completamente soddisfatto.
Ma, devo essere onesto, non ho mai pubblicato un disco degli Avantasia, o degli Edguy, di cui potessi dire che non ne ero soddisfatto.
Per la maggior parte, o tutti, i dischi devo dire che ne ero molto soddisfatto all’epoca della pubblicazione.

Parlando invece di live, una cosa che è diventata abbastanza popolare negli ultimi anni sono concerti con setlist scelte dal pubblico. Ovviamente questo per gli Avantasia sarebbe una bella sfida perché ci sono diversi cantanti in studio che magari non sono in tour con voi, non tutti sarebbero disponibili, il catalogo è vasto e via dicendo. Hai mai considerato questa idea o pensi che sia qualcosa di assolutamente impossibile per gli Avantasia?

No, occasionalmente ho provato  a chiedere ai fan, anche per avere una percezione di quello che vogliono sentire, e mettendo insieme le setlist ho provato a tenere le loro opinioni in considerazione e dire, “Okay, magari dovremmo provare ad aggiungere questa canzone o quest’altra canzone”, ma non puoi davvero lasciare la scelta completamente ai fan perché noi abbiamo una certa lineup e io voglio che ci sia una divisione equa, voglio che tutti i cantanti possano avere lo stesso tempo sul palco, quindi devi per forza avere certi mid-tempo che vanno bene per Bob ed Eric, certe canzoni up-tempo che vanno bene per Ralf Scheeper o Michael Kiske, hai bisogno di un equilibrio tra le varie voci, ma anche tra le diverse epoche della band.
Poi è importante considerare anche il fatto che non tutti passano la propria esistenza sui social media, ci sono tanti che non lo fanno, e questi non potrebbero partecipare ad una votazione, ma sono persone che vengono lo stesso ai concerti! Facendo così lasceresti fuori una parte di spettatori.
Quindi tengo in considerazione le richieste dei fan, ma cerco di evitare una situazione dove i fan decidano l’intera setlist.

Parlando di show speciali, un’altra cosa che ha avuto una certa diffusione sono gli show con l’orchestra, e con il sound degli Avantasia questo potrebbe essere sicuramente interessante. Hai mai pensato di coinvolgere un’orchestra per uno show speciale?

No. Onestamente no.
Ci sono state orchestrazioni su “The Mystery of Time” e una volta anche su “Hellfire Club” degli Edguy. Quelle canzoni sono state scritte in quel modo e funzionano, ed è stato anche commovente per me essere nella stessa stanza di un’orchestra che suonava la musica che avevo scritto io.
Ma, dobbiamo essere onesti, in questo tipo di musica se ci sono suoni orchestrali di solito vengono da una tastiera, e vengono suonati come se fosse una tastiera, non è un partner alla pari con il resto della band. Se usi l’orchestra come una tastiera a quel punto tanto vale usare una tastiera perché è molto più semplice da gestire a livello di suoni.
Credici o meno, ma ci sono band Metal, band molto “true”, senza stare a fare nomi, che hanno suonato con orchestre dal vivo dove in realtà quello che si sente sono basi preregistrate, quindi c’è un’orchestra sul palco, la senti con gli occhi, ma quello che senti davvero viene da delle registrazioni.
Capisco anche le motivazioni, è sicuramente più facile da gestire e controllare in una situazione dal vivo, quando hai una band e un’orchestra hai così tanti informazioni sonore che entrano nei microfoni che diventa davvero complicato da far funzionare bene.
Il più delle volte non serve davvero a niente, se non per dare un valore aggiunto alla locandina dove si leggerà “Avantasia con una vera orchestra, Mozart in Metal”, quello che vuoi. Sai, è una bella pubblicità, ma dal punto di vista del suono, dal vivo, non ha veramente un’utilità.

Un po’ abbiamo già parlato di ospiti negli Avantasia, ma tornando un attimo a quel discorso, in Italia abbiamo una florida scena Power Metal con tanti musicisti apprezzati in tutto il mondo, su tutti mi viene in mente Fabio Lione che è coinvolto in tanti progetti fuori dal nostro paese, come gli Angra. Hai mai considerato di includere lui, o altri musicisti italiani, su un tuo brano?

È curioso che tu nomini Fabio, lo conosco bene: è una persona deliziosa e un cantante fenomenale.
È una cosa che mi hanno già chiesto in passato, ma la questione è che secondo me la mia voce e quella di Fabio rientrano nella stessa tipologia di voce. Non ho mai pensato a Fabio per una mia canzone perché devi sempre avere il pezzo giusto, dev’essere una combinazione che ha senso, dev’essere giusta per quell’ospite, quindi non lo escludo certo, è un cantante fantastico, ma la cosa è che le nostre voci si assomigliano abbastanza.
Ho registrato le voci di supporto per i Rhapsody una volta, mi pare fosse su “Rain of a Thousand Flames”, e potendolo ascoltare senza tutte le orchestrazioni e gli strumenti ho avuto modo di sentire davvero quanto sia un cantante eccezionale.

Siamo arrivati alla mia ultima domanda, spero di non annoiarti perché immagino che ti venga chiesto abbastanza spesso.

Posso risponderti subito, non abbiamo niente in programma al momento.
Non so se faremo un altro album. Un tour potrebbe essere possibile, ma al momento non c’è niente in programma perché abbiamo esaurito le batterie.
[Ride] Volevi chiedermi degli Edguy, giusto?

Ovviamente [ride].

Sei il primo che me lo chiede a questo giro di interviste [ride].
Non voglio essere maleducato, scherzavo eh.

Ma figurati, non voglio essere noioso con una domanda che immagino ti facciano in tanti.

Nessuna noia, assolutamente, e capisco completamente chi me lo chiede, questo interesse è un complimento e lo capisco, alla gente manca la band.
Manca anche a me? Certo, mi manca, è stata la mia infanzia, la mia adolescenza, le mie canzoni, i miei amici ma, ora arriva il “ma”, la questione è che davvero abbiamo esaurito le batterie.
Quando cominci insieme quando sei così giovane, sei una giovane band, hai un obiettivo comune, lavori insieme ma dopo tanti anni cambiano le idee, i modi di fare, e non è sempre facile far funzionare insieme queste persone cambiate. Ogni cosa che decidiamo dev’essere l’accordo di cinque persone diverse, ogni volta devi far contente cinque persone e questo può essere davvero estenuante.
Io ho sempre detto scherzando, ma c’è un fondo di verità, che negli Edguy il tempo necessario per mettere tutti quanti d’accordo su una cosa è quello che mi basta per scrivere e produrre quattro canzoni degli Avantasia [ride].
Può essere davvero, davvero estenuante una cosa del genere, quindi per il momento è meglio che ognuno faccia le proprie cose seguendo strade separate.
Penso che sia assolutamente possibile che si torni a fare qualcosa insieme, un tour, ma al momento non c’è nulla all’orizzonte.

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