Progressive

Intervista Ayreon (Arjen Lucassen)

Di Davide Sciaky - 21 Settembre 2020 - 8:00
Intervista Ayreon (Arjen Lucassen)

Intervista a cura di Davide Sciaky 

Ciao Arjen, come stai?

Sto bene, grazie mille!
Sì, tutto bene, sto facendo tante interviste ma prendendomi il mio tempo, sai, il grosso del lavoro è andato, purtroppo, perché mi piace molto lavorare… e tu come stai?

 

Io sto bene, grazie!

Come sta andando in Italia?

 

Sicuramente meglio di qualche mese fa, ora non c’è più il lockdown quindi possiamo condurre una vita un po’ più normale, quanto meno.

Bene, bene, sì, comunque non sta più andando tanto male qua in Europa.
Sai, io vivo da anni come un recluso quindi io non ho notato niente [ride] per me non è cambiato nulla.

 

Ci stavo pensando giusto stamattina rileggendo la mia prima intervista con te, “Sono un recluso, la mia vita consiste nel lavorare alla mia musica e portare a passeggio il cane”, quindi immaginavo che non fosse cambiato molto per te.

No, davvero, non è cambiato nulla.
Sono solo un po’ più cauto quando vado a fare la spesa, quella è l’unica volta che esco di casa, una volta a settimana usciamo per andare a fare la spesa e lì sono un po’ più attento.
Questa è l’unica differenza che ho notato [ride].

 

Passiamo a parlare di musica, il tuo nuovo album, “Transitus”, è come al solito un concept album. Mi racconti un po’ la storia?

Okay, la storia è un po’ una sorta di storia di horror gotico, o una storia di fantasmi.
È ambientata nel 19° secolo, nel 1884, e sostanzialmente racconta della relazione proibita tra il figlio di un uomo ricco, si chiama Daniel ed è interpretato da Tommy [Karevik], ed una serva di colore chiamata Abby ed interpretata da Cammie Gilbert.
Daniel muore in un terribile incidente e tutti accusano sua moglie Abby di averlo ucciso perché non si sono mai fidati di lei, sai, la relazione tra un uomo ricco e una serva era strana.
Tutti pensano che Abby abbia ucciso Daniel per i suoi soldi.
Daniel muore e arriva in Transitus, Transitus è il reame tra la vita e la morte: lì incontra l’angelo della morte, interpretato da Simone Simmons, e lei gli permette di tornare nel mondo dei vivi per sette giorni e sette notti per cercare di provare che Abby è innocente, ma lui non è sicuro di riuscire a contattarla perché torna come un fantasma.
Questo è l’inizio della storia.

 

È interessante perché leggendo il fumetto che accompagna il disco pensavo che fosse una sorta di Purgatorio, però hai detto che è il reame tra vita e morte…

Sì, sì, è come il Purgatorio, è tra Inferno e Paradiso e l’angelo della morte decide dove andrai.
I morti sostanzialmente sanno già dove finiranno, abbiamo fatto un video e se sei vestito di nero… non è una buona notizia [ride].
Ma se sei vestito di bianco come Daniel allora va bene.

 

È curioso che questa storia esca oggi, in questo periodo storico, perché sembra quasi un’allusione al movimento “Black Lives Matter”, anche se sicuramente hai iniziato a lavorare all’album prima dell’omicidio di George Floyd quindi si tratta di una coincidenza.

È assolutamente una coincidenza, anche perché all’inizio Cammie non avrebbe dovuto essere sull’album per il semplice motivo che non la conoscevo ancora.
All’inizio doveva essere una relazione tra Tommy e Simone, questa era la mia idea iniziale.
Questa volta non ho scelto i cantanti solo per la loro voce, ma anche per il loro carisma e per il loro aspetto.
I primi due che ho pensato di coinvolgere sono stati proprio Tommy e Simone, quindi ho iniziato a lavorare alla storia e poi ho scoperto Cammie, penso che fosse su una compilation, credo con la sua band, gli Ocean of Slumber, che suonavano ‘A Whiter Shade of Pale’ [probabilmente Arjen intendeva ‘Nights in White Satin’ N.D.R.]
Mi sono innamorato della sua voce e sono andato su YouTube a guardare i suoi video e ho visto che è una ragazza di colore; mi sono assolutamente innamorato della sua voce e l’ho contattata subito, non mi aspettavo che le piacesse la mia musica, ma per caso invece ama gli Ayreon, lei e suo marito Dobber, il batterista della band, sono grandi fan e ha accettato subito di far parte dell’album.
Così le ho detto, “Ho questa storia sulla relazione proibita tra un ricco ed una serva, se volessi la parte della serva potrebbe rendere la storia ancora più interessante, ti può interessare?” e lei subito, “Sì, certamente, diventerebbe molto più interessante così”.
Quindi sì, è una coincidenza, è il modo in cui tipicamente lavoro io, continuo a cambiare le cose… all’inizio Transitus non era neanche parte dell’album, ma pensai, “Ok, dannazione, ho promesso a Simone che sarà sull’album, devo trovarle una bella parte, cosa posso fare? Sarebbe forte se facesse una sorta di angelo della morte sexy” [ride]. Dopotutto è un fumetto, no? Non dovresti prenderlo troppo sul serio, così le ho proposto questa parte e lei ha accettato subito.
Anche perché è una cosa molto diversa da cosa ha fatto finora.
Quindi ho pensato all’idea di un Purgatorio, o limbo, penso che sia questa la parola ufficiale per il reame tra Inferno e Paradiso, si è chiamato “Limbo” fino all’ultimo ma poi ho pensato che non volevo usare parole già esistenti.
Mio fratello è un insegnante di latino e greco, così gli ho chiesto aiuto per trovare una parola ad effetto che funzionasse bene.
L’album all’inizio si sarebbe dovuto chiamare “Why?” [“Perchè?” In inglese N.D.R.] e poi l’ho cambiato e doveva diventare due parole, qualcosa tipo “Rich & Poor” [“Ricchi e Poveri”] o “Black & White” [Bianco e Nero], e alla fine abbiamo trovato la parola “Transitus” che suonava così infinitamente meglio, molto più figa, epica.
Questo è il modo in cui lavoro comunque, cambio continuamente le carte in tavola.

 

Il fumetto è un’idea molto interessante perché è molto utile per aiutare l’ascoltatore a capire la storia.

Oh certo, sì.

A che punto hai deciso di includere un fumetto con l’album?

Ho lavorato a questo album per tre anni, penso che il fumetto sia arrivato dopo un anno o giù di lì.
Il piano originale non era di fare un album di Ayreon ma un film, un film musicale come quelli con cui sono cresciuto, Jesus Christ Superstar, Tommy, quella era la mia intenzione.
Poi ho capito quanto è complicato e costoso produrre un film e a quel punto ho pensato, “Voglio creare qualcosa che sia almeno speciale… magari un fumetto?”.
Da ragazzino ero un completo nerd: gli altri ragazzi erano per strada a giocare e io ero chiuso in casa con le tende tirate a leggere Spiderman, terribile [ride].
Leggevo Spiderman e ascoltavo Black Sabbath, Jethro Tull, quello che era.
Quindi ho cominciato a cercare un fumettista e ho ricevuto molti consigli finché non sono arrivato ad un editore in Cile che mi ha dato cinque opzioni e io ho scelto immediatamente Felix Vega.
Era così colorato! È una cosa che mi piace molto, sembra quasi che non sia un fumetto, se guardi con attenzione ogni riquadro sembra un quadro a sé.
Così l’ho contattato e fortunatamente gli è piaciuta la musica; ovviamente l’ho avvisato subito che io sono un terribile maniaco del controllo, devi essere in grado di lavorare con me [ride] ma lui mi ha detto che gli piace lavorare così, gli piace che gli vengano date istruzioni.
Ha lavorato al fumetto per un anno intero, sono ventisei pagine ed ogni pagina ci ha preso un paio di settimane: io gli mandavo istruzioni, lui mi mandava delle bozze, io gli dicevo cosa cambiare… non ci posso fare niente, sono un terribile perfezionista [ride].

 

Hai parlato di una cosa che ti volevo chiedere, l’idea del film che mi avevi accennato in un’intervista precedente. All’epoca mi avevi detto che avevi questo sogno ma che dovevi capire come realizzarlo dato che era molto complicato e costoso, ora quest’idea è diventata il fumetto di “Transitus” quindi immagino che il film sia stato accantonato?

No, no, voglio ancora realizzarlo.
Ma la cosa è stata che ho pensato che se anche avessi cominciato a lavorarci, se l’idea fosse stata approvata, se avessi ricevuto i fondi, comunque ci sarebbero voluti almeno un paio d’anni.
È terribile, ho la musica pronta, voglio condividerla con il pubblico e non posso! Oltre che essere un perfezionista sono anche molto impaziente [ride] non posso aspettare due anni per pubblicare un album già pronto.
Quindi forse sei mesi fa sono andato dall’etichetta e ho detto, “Guardate, stavo lavorando a questo film ma voglio pubblicare ora l’album, potete ascoltarlo e dirmi cosa ne pensate?” e loro mi hanno detto, “E’ fantastico, per noi dovresti pubblicarlo come un album di Ayreon. Okay, è molto diverso dai tuoi lavori precedenti, somiglia più ad un musical che ad una Rock Opera, ma ha decisamente il tuo sound, una bella storia, tanti cantanti diversi, quindi dovresti pubblicarlo con il nome Ayreon”.
A quel punto io ho deciso di pubblicare l’album come Ayreon e di tornare a pensare al film dopo, anche perché così avrei potuto portare più idee al film, questo è l’album che ho fatto, questo è il fumetto, questi sono i videoclip. Poi magari potrebbe succedere come con il mio ultimo album, potrebbe finire al primo posto delle classifiche in Olanda… che è anche una bella cosa, se dici che hai degli album che sono finiti al primo posto delle classifiche magari può aiutare ad ottenere più fondi per il film.

 

La storia, come dicevamo, si allontana dai tuoi classici temi fantascientifici andando in una direzione gotica, diciamo. Hai mai avuto paura che i tuoi fan potessero non apprezzare questa scelta, questo argomento così diverso?

Penso che i miei fan abbiano una mentalità molto aperta e penso che gli piaccia la mia musica proprio perché non sai mai cosa aspettarti.
Se vai a vedere la storia di Ayreon, ogni album è qualcosa di completamente inaspettato dopo quello precedente: si inizia con questa grossa Rock Opera, “The Final Experiment”, poi c’è “Actual Fantasy” che era COMPLETAMENTE diverso, poi c’è questa gigantesca Space Opera “Electric Castle”, poi ci sono due album diversi, uno Prog e uno Metal, eccetera, si arriva a “The Human Equation”, un album non molto felice, e dopo “01”, un album tetro, pesante e industrial, poi “The Theory of Everything”, un album molto Prog con quattro canzoni molto lunghe e come reazione a quello ho fatto “The Source”, un album più Metal.
Quindi penso che a questo punto i miei fan lo sappiano che possono aspettarsi di tutto [ride] e in ogni caso non mi voglio mai ripetere, sono sempre alla ricerca di nuove sfide e fare un fumetto e un album come questo, più simile a musical, sicuramente è stata una nuova sfida.
Ovviamente ci saranno sempre persone a cui potrà piacere di più o di meno un elemento o un altro, ma per me non è davvero un rischio, penso che i fan apprezzino la mia musica perché faccio esattamente quello che mi sento, non sono guidato dal desiderio di soddisfare le aspettative di nessuno.

 

È buffo che anche se la storia è un horror gotico ti sei ritrovato con Tom Baker come narratore, che ovviamente è principalmente noto per Doctor Who, una serie di fantascienza.

Sì, esatto.
Vero [ride] ovviamente lui è Doctor Who, è il miglior Dottore di sempre.
Quello che volevo per questo album era uno storyteller, non un narratore, volevo una voce vecchia, una voce matura, calda che parlasse quasi come se stesse raccontando una storia ad un bambino, questa era la mia idea.
Ovviamente Tom Baker è sull’ottantina ora; mi sono informato e ho visto che lavora ancora, ho contattato la sua agenzia e dopo molte discussioni siamo arrivati ad un accordo che li soddisfacesse e hanno mandato il testo a Tom e fortunatamente lui l’ha adorato, ha detto, “E’ fantastico, è come se fosse stato scritto esattamente per me”, che effettivamente è quello che ho fatto, ho scritto la narrazione insieme a Lori con la sua voce in mente.
Quello è stato uno dei giorni migliori della mia vita, abbiamo registrato in Inghilterra e lui era così preso dalla parte, ha dato la sua interpretazione alle parole, una persona deliziosa, un gentleman.
Penso che non avrei potuto trovare una persona migliore per quel ruolo; un narratore è bravo quando non vedi l’ora di sentirlo di nuovo, non quando la reazione alle sue parti è, “Stai zitto, voglio sentire la musica!”.
Per me fu immediatamente così con “La Guerra dei Mondi” dove c’è Richard Burton come voce narrante, e durante la musica io non vedevo l’ora di sentirlo di nuovo nonostante l’avessi già sentito centinaia di volte e sapevo esattamente cosa avrebbe detto [ride].

 

Penso anch’io che la sua interpretazione sia fantastica, e devo dirti che in questo momento ho tre poster del Doctor Who intorno e un Tardis qua sulla scrivania, quindi puoi immaginare quanto abbia apprezzato la tua scelta.

Forte! [Ride]
Mi piace molto anche Matt Smith, anche lui era un’opzione se Tom avesse rifiutato, anche lui è stato un ottimo Dottore.

Personalmente io sono innamorato di David Tennant, ma ovviamente col suo accento scozzese forse non sarebbe stato ideale…

Mi piace molto il suo accento scozzese, se avessi avuto lui gli avrei sicuramente fatto fare le parti con l’accento scozzese, un po’ come in Broadchurch.
Hai visto Broadchurch?

Non ancora, me ne hanno parlato molto bene.

È fantastico, devi guardarlo, Tennant è straordinario in quella serie e parla sempre con l’accento scozzese [ride].

Parlando di cantanti sul disco, una scelta che ho trovato particolare è…

Dee Snider!

No, non lui.

[Ride] Avrei detto lui perché non è il classico cantante di Ayreon.

Ok, anche lui, ma stavo pensando a Johanne James dato che è principalmente noto come batterista, quindi non mi aspettavo che tu lo scegliessi come cantante.

Anche Johanne non se lo aspettava [ride].
La sua reazione è stata tipo, “Cosa?! Vuoi che canti?! Io sono un batterista, amico, hai tutti questi fantastici cantanti, perché dovresti volere me?”, davvero, era molto sorpreso.
La prima volta che l’ho visto con i Threshold ero andato a vedere Damian [Wilson] e poi vidi quel batterista e rimasi ipnotizzato, passai la serata con gli occhi su di lui. Scoprii che aveva un progetto solista chiamato Kyrbgrinder e andai a vederli e… cantava!
Mi piacque molto, era potente, era esattamente la voce che cercavo per questo album quindi, sì, riuscii a convincerlo a partecipare.
Era molto insicuro, continuava a dire che avevo fatto uno sbaglio a coinvolgerlo, ma venne qui e… sai, è un mio talento riuscire a far tirare fuori il meglio ai cantanti, così cantò le sue parti, fece una photo session con Lori e poi tornò in studio dove avevo già assemblato il brano e mi chiese stupito, “Quello sono io?! Mentre stavo facendo le foto hai registrato un altro cantante, vero?”.
Quindi sì, è stata una scelta particolare ma, come spero saranno tutti d’accordo, una scelta azzeccata.

 

Ok, allora hai menzionato Dee Snider, e ovviamente quello che canta normalmente è molto diverso dalla musica degli Ayreon. Come ti è venuto in mente lui per questo album?

Avevo bisogno di un personaggio molto carismatico, un padre arrogante, un bigotto, un’autorità intollerante quindi ho fatto una lista di persone che potevano essere adatte per il ruolo, gente come Alice Cooper, Rob Halford, una lista di tre o quattro persone, Dee Snider era nella lista.
Ho provato a contattarli tutti per vedere chi fosse interessato e… poi ho sentito il suo ultimo album, “For the Love of Metal” e ho visto quanto è bravo, voglio dire, ha 65 anni e normalmente i cantanti dopo i 50 anni perdono un po’ potenza, ma lui è uguale a quando era giovane o anche meglio, sul palco è una furia, è una personalità molto forte.
Ho contattato il suo management, Tobias Sammet degli Avantasia mi ha dato l’indirizzo, ci aiutiamo molto l’un l’altro nella ricerca di cantanti, lui aveva già lavorato con Dee e ha detto che mi avrebbe aiutato, io l’ho aiutato a contattare alcuni cantanti.
E’ bello, abbiamo un rapporto molto bello.
Quindi, contattai il suo manager e mi disse, “Gli farò sentire questo pezzo”, e a Dee piacque molto!
Penso che gli sia piaciuto da subito, però c’è voluto un sacco di tempo, credo forse sei mesi, prima che riuscisse a registrare le sue parti perché è incredibilmente impegnato.
Alla fine è riuscito a fare tutto anche se purtroppo non è potuto venire qui in Olanda a registrare da me, una cosa che preferisco sempre; ha affittato uno studio a New York, ha registrato lì e mi ha mandato qui le parti che mi hanno colpito subito per quanto fossero potenti.
Sostanzialmente è una semplice canzone Hard Rock anni ’80, ma lui le ha fatto davvero fare un salto di qualità con la sua voce.

 

Quando annunciasti “The Source” parlasti di Tommy Karevik come di “uno dei migliori cantanti al mondo in questo momento”. Ovviamente l’hai coinvolto nei concerti degli scorsi anni, e nuovamente in questo album dove ha un ruolo centrale, quello di Daniel, il protagonista. Diresti che Tommy è un po’ la tua mascotte, un cantante che vorresti sempre in ogni tuo lavoro?

Non ne sono sicuro, non che non mi piaccia, ovviamente, è un cantante fantastico, ma come ho detto non mi piace ripetermi troppo.
Sicuramente lavorerò di nuovo con lui, sicuramente! Ma magari coinvolgerlo anche nel prossimo album potrebbe essere troppo, Ayreon non dovrebbe diventare una band, deve rimanere un progetto.
Lavorare senza cantanti è sempre una sfida interessante per me.
Non posso però dirti troppo sul futuro perché, come ti ho detto prima, cambio continuamente idea quindi magari sarà anche sul prossimo album [ride] chissà!
Dipende anche dal tipo di cantante di cui avrò bisogno, per questo album lui era perfetto per il ruolo di Daniel.
Ma sono ancora convinto che sia uno dei migliori cantanti in circolazione oggi! Ed è una persona fantastica, è sempre bello lavorare con lui ed è diventato un amico, una cosa che non dico spesso della gente con cui lavoro.

E immagino che renda lavorare con lui ancora più piacevole.

Questo è INCREDIBILMENTE importante!
La gente spesso mi dice, “Beh, non devi mica sposarlo, non deve diventare il tuo migliore amico, deve solo cantare sul tuo disco”.
Per me non funziona così, ho bisogno di quella scintilla in più, dopotutto lavori con una persona per un paio di settimane e io voglio che quelle settimane siano belle, non voglio cazzate tipo “Fai questo, fai quello”, “Non voglio fare queste cose, dammi più soldi”, no! [Ride]
Non devo lavorare così, non ho bisogno di lavorare con gente che non mi piace, ho la fortuna di trovarmi nella posizione di essere indipendente e di poter fare quello che voglio, quindi se un cantante è difficile, anche se è estremamente famoso, è capitato un paio di volte in passato, allora semplicemente dico, “Mi spiace ma questa cosa non sta funzionando”, e finisce lì.

 

Volevo chiederti di come hai scoperto Cammie ma mi hai già risposto. Allargo un po’ la domanda chiedendoti: quando parliamo di gente come Joe Satriani o Dee Snider ovviamente si tratta di musicisti famosi, ma spesso hai coinvolto anche musicisti di band più underground, come per l’appunto Cammie. In che modo ti tieni aggiornato sulle nuove band? E ti capita mai di andare alla ricerca di un cantante perché hai in mente un certo tipo di voce, ma non sai chi possa cantare in quel modo?

No, non faccio mai così, lavoro sempre nel modo opposto.
Non dirò mai, “Ho bisogno di un cantante scozzese” per poi andare alla ricerca di un cantante scozzese.
È più, “Ok, ho un cantante scozzese, vediamo come inserirlo nella mia storia”.
Un buon esempio è Fish (ex Marillion): la storia [di “Into the Electric Castle“] non aveva un highlander, ma avevo Fish e così ho scritto la parte dell’highlander per inserirlo all’interno della storia.
Tengo sempre gli occhi aperti quando si tratta di cantanti, sono abbonato a molte riviste, penso setto od otto, e le leggo tutte; ogni volta che leggo una recensione entusiastica su di un cantante me lo segno e a fine giornata vado su YouTube e mi ascolto tutta la lista di cantanti.
Sono molto difficile, nel 99% dei casi la mia reazione è, “Davvero pensi che questo sia un gran cantante?!” [ride] Ma, sai, quell’1% ti può sconvolgere.
Poi mi tengo sempre in stretto contatto con i fan, chiunque può raggiungermi se vuole, possono mandarmi e-mail, scrivermi su Facebook, e spesso anche loro mi mandano suggerimenti su musicisti da ascoltare.
Voglio decisamente rimanere aggiornato su quello che succede nel mondo della musica.

 

Questa cosa che dici, il tuo stretto contatto con i fan, è una cosa fighissima che penso nessun’altro musicista noto quanto te faccia. Immagino che per molti potrebbe essere una cosa fastidiosa, ma come hai sottolineato può anche avere lati molto positivi come quando ti suggeriscono musicisti.

Assolutamente, assolutamente, e, sai, sono sempre aperto a qualunque critica.
Come dicono, i tuoi più grandi fan sono anche i tuoi più grandi critici, ed è vero! Più uno è fan più si lamenterà [ride].
“Perché cazzo hai scelto Dee Snider? Dai, amico!” a cui rispondo, “Ascolta le canzoni, ascolta la storia, ascolta come canta e poi torna a dirmi cosa ne pensi, se ti piace o meno”.
Mi hai confrontato ad altri musicisti, ma è difficile fare un paragone perché altri musicisti vanno in tour, incontrano gente, suonano a festival ed incontrano altra gente, mentre io sono sempre a casa, sono un recluso, non ho l’occasione di incontrare i fan e parlarci.
Come dicevo, sono un recluso sociale che significa che sono sicuramente un recluso, ma anche decisamente socievole perché mi piace rimanere in contatto con i fan e sentire di nuove band, sentire cosa pensano della mia musica o qualunque cosa.

 

La prima volta che abbiamo parlato era la mattina dopo il primo concerto di sempre degli Ayreon ed eri nel panico. Da quei tre concerti di Ayreon Universe hai suonato al Graspop l’anno dopo, poi l’anno scorso hai fatto altri cinque concerti a Tilburg per “Electric Castle”, e quest’anno avresti dovuto suonare al Night of the Prog festival in Germania. Ti senti più a tuo agio adesso quando sei sul palco?

No. [Ride]
Per nulla, non mi sentirò mai a mio agio a suonare dal vivo [ride].
Sarò sempre incredibilmente nervoso, avrò sempre paura del palco e questo non cambierà mai.
Semplicemente ora so che è possibile, perché per 20, 25 anni ho detto che Ayreon non avrebbe mai suonato dal vivo perché non era possibile.
Poi “The Theater Equation” ha provato che era possibile, io non ero coinvolto in quella produzione, ma poi con Ayreon Universe abbiamo provato nuovamente che era decisamente possibile.
Dico noi perché Joost van den Broek, il tastierista, ha avuto un ruolo importantissimo, è lui l’uomo che ha reso possibile quei concerti, è l’uomo che ha tenuto in piedi la baracca e senza di lui non sarebbe successo nulla di tutto ciò.
Io preferirei non essere coinvolto, ovviamente voglio organizzare tutto il lato musicale, ma preferirei non dover comparire sul palco, ma ovviamente non posso non farmi vedere: se 12.000 persone vengono da 64 Paesi diversi per quello show sarebbe brutto non presentarmi, quindi devo forzarmi per salire sul palco.
La cosa è che io sono sicuro di me stesso se si tratta di creare una Rock Opera, ma non lo sono del suonare dal vivo, non è uno dei miei punti di forza.
In particolare su “Electric Castle”, sono lì sul palco con alcuni dei cantanti migliori del mondo e poi ci sono io con la mia vocina stonata [ride]. Questo è molto spaventoso, ma una volta finito tutto sono sicuramente orgoglioso.
A quel punto devo solo superare il mixaggio dell’album, perché devo continuare a riascoltarmi, l’editing, dove devo continuare a rivedermi vestito come un hippie idiota [ride].

Guardandoti dall’esterno ti posso dire che non è assolutamente così.

Grazie, grazie.
Ovviamente sono andato in tour in giro per il mondo per 15 anni, fin da quando avevo 18 anni nel 1978, ho cominciato a suonare dal vivo e ho continuato ad andare in tour fino al 1992, circa 15 anni.
Ho molta esperienza, certo, è solo che dopo il 1992 non ho più suonato dal vivo, quindi, non fa parte del mio sistema stare sul palco.

 

Un paio di anni fa abbiamo parlato del concerto che avreste dovuto suonare al Graspop, era qualche mese prima del festival, e mi avevi raccontato di come ti avessero dato la libertà di fare sostanzialmente ciò che volevi: portare il tipo di produzione che volevi, tutti i musicisti che volevi, suonare l’intero show che avevi pensato.
A posteriori, com’è andata? E pensi che succederà di nuovo di portare Ayreon ad un festival?

Graspop è stato fantastico!
E non abbiamo fatto nessuna prova! [Ride] Non con tutti i cantanti; ovviamente con alcuni avevo già lavorato, ma ce n’erano un paio, tipo Tom Englund e Barry Hay, con cui non avevamo mai suonato prima, quindi faceva paura, ad un festival non è che puoi fare tante prove.
Normalmente noi affittiamo il posto in cui suoneremo per una settimana e facciamo prove finché non è tutto perfetto, ma ovviamente non puoi farlo ad un festival!
Ma penso che sia stato uno dei nostri show migliori.
Abbiamo filmato il concerto ma purtroppo c’è stato un problema con l’audio e non possiamo pubblicarlo. È stata una grossa, grossa delusione perché altrimenti avremmo pubblicato un DVD dello show.
È andata molto bene e abbiamo deciso subito di fare altri festival, non troppi, perché ho ricevuto moltissime offerte ma voglio mantenere Ayreon qualcosa di speciale e di unico.
Gli show che organizziamo da soli non voglio che siano più spesso di uno ogni due anni, e magari nell’anno in cui non suoniamo da headliner si può fare un festival, come il Night of the Prog, eravamo pronti per quel festival ed eravamo già a buon punto con la preparazione della produzione quando il festival è stato cancellato.
Sì, se il festival è adatto a quello che stiamo facendo in quel momento sicuramente è un’opzione.

 

Ah ecco, mi stavo chiedendo cosa fosse successo al Graspop perché avete pubblicato un aftermovie e quindi immaginavo che avendo filmato il concerto sarebbe uscito qualcosa.

Lo so, è stato terribile, abbiamo scritto al tecnico del suono per chiedergli come fossero le registrazioni ed è sparito per settimane.
Dopo un po’ gli ho chiesto, “Ehi, puoi passarmi l’audio, così posso cominciare a mixarlo?” e lui, “No, non c’è niente”.
E’ stata un’enorme delusione, si è salvato solo lo stereo mix che ovviamente suona male quindi, sì, è stato terribile.

 

Però sono d’accordo con te, è stato uno show fantastico. Un po’ un casino perché avete iniziato a suonare il secondo esatto in cui hanno finito gli Iron Maiden, quindi ho dovuto correre da quel palco a dove suonavate voi facendo lo slalom tra la folla.

[Ride] Poi il tendone era pieno, da quello che ho potuto vedere dal palco.

Pienissimo, lo show più grosso in cui avete suonato finora.

Sì, erano tipo 15.000 persone.
Per me Barry Hay è un idolo d’infanzia, i Golden Earring erano, e ancora sono, il più grande gruppo Rock olandese. Vedere la band suonare insieme a lui è stato incredibile, ero sul lato del palco a piangere.
Come hai potuto vedere ha suonato ‘Sail Away to Avalon’ e poi ha tirato dritto su ‘Radar Love’ e si poteva vedere il pubblico confuso per qualche secondo, “Cosa sta succedendo?!”, davvero bello.

Poi è stato molto divertente, non so se l’hai notato, a fine concerto Damian si è lanciato sul pubblico per fare crowdsurfing…

Sì, lo fa sempre [ride].

… ed è stato praticamente rapito, l’hanno tenuto in aria per tipo 10 minuti e hanno cercato di portarlo fuori dal tendone.

Lo so, penso che non riuscisse più a rientrare dopo [ride].

 

Mi dicevi che per lo show al Night of the Prog eravate già a buon punto con la produzione. Pensi che userete quello che avete in futuro, o farete qualcosa di completamente diverso per i prossimi show.

No, la cosa è che a quel festival avremmo fatto “Electric Castle”, che è fantastico, eravamo ancora sintonizzati su quello show [già suonato in alcuni concerti a settembre 2019 N.D.R.].
Ovviamente dato che il Night of the Prog è un festival Prog, fare quell’album sarebbe stato perfetto.
Non abbiamo dovuto studiare molte cose aggiuntive, eravamo già perlopiù pronti.
Sarebbe bello fare qualcosa l’anno prossimo, io e Joost ne abbiamo parlato, ma il problema è che ovviamente, come abbiamo detto all’inizio, la situazione in Europa con il coronavirus ora è un po’ più tranquilla, ma un concerto di Ayreon è un evento mondiale, abbiamo spettatori che vengono da 64 paesi diversi, e dobbiamo aprire le prevendite dei biglietti molti mesi prima perché dobbiamo investire molti soldi per lo show.
Ad un certo punto dovremo decidere se sarà fattibile fare qualcosa l’anno prossimo, e fintanto che i numeri del coronavirus continuano a salire, perché nel mondo i numeri sono in continua crescita – a quanto siamo arrivati? 12 milioni o qualcosa del genere – quindi finché la situazione non migliora sarà difficile che si possa suonare.
Ma io e Joost stiamo facendo piani e, anche se non fosse possibile l’anno prossimo, potremo farlo l’anno dopo.
Sì, stiamo decisamente facendo piani.

 

Dicevi che gli show devono sempre essere speciali ed unici: il primo ovviamente era la prima volta, potevi fare quello che volevi, e hai fatto un po’ un best-of, poi il primo festival è stato una cosa simile ma ovviamente in un contesto diverso, poi tutto “Electric Castle”. Pensi che continuerai così, magari a suonare album completi, o comunque a cambiare tutta la produzione ogni volta?

Sì, assolutamente, dev’essere qualcosa di diverso, un po’ come con i miei album.
Ayreon Universe era un best-of, davvero sopra le righe con tante luci ed esplosioni; poi penso che lo show di Electric Castle fosse più intimo.
La prossima volta sarà sicuramente qualcosa di diverso, di nuovo.
Fare un album intero è figo, certamente, e funziona bene con Ayreon poter raccontare la storia intera, quindi preferirei fare una cosa del genere.
E abbiamo già dei piani a riguardo, ma non ti dirò niente [ride].

 

Mi è stato chiesto di chiederti se farai tutti i due “Universal Migrator”, ma a questo punto immagino che tu non mi possa dire niente.

La cosa con quegli album è che ogni canzone ha un cantante diverso, e la cosa figa di un concerto di Ayreon è l’interazione tra i diversi cantanti sul palco, penso che sia il punto forte di uno show di Ayreon.
Quindi, con “Universal Migrator” avremmo un solo cantante per canzone, non penso che funzionerebbe bene. Possiamo sempre fare qualche canzone da quegli album, ovviamente facciamo ‘And the Druids Turn to Stone’ e ‘[Into the] Black Hole’.

 

Questa era la mia ultima domanda, grazie per il tuo tempo, è stato bello parlare di nuovo.

È sempre bello parlare con te, grazie, sono sicuro che ci parleremo di nuovo al prossimo album.
Spero di rivederti presto, ciao!