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Intervista Claudio Trotta (Barley Arts) pt.1

Di Davide Sciaky - 19 Marzo 2024 - 11:32
Intervista Claudio Trotta (Barley Arts) pt.1

Claudio Trotta, il fondatore di Barley Arts, non ha bisogno di presentazioni, ma se qualcuno volesse farne una potrebbe citare come sia stato il primo a portare in Italia gli Slayer nel 1987 e i Megadeth l’anno successivo. Di come con i Monsters of Rock abbia messo in piedi eventi che hanno fatto la storia del nostro genere preferito in Italia con lineup leggendarie tra Iron Maiden, Black Sabbath, Metallica, AC/DC, KISS, Pantera e chi più ne ha più ne metta. Di come, avendo portato nel nostro Paese gruppi come Queen, Frank Zappa, Guns N’ Roses e Aerosmith, sia stato uno dei protagonisti della scena musicale dal vivo italiana negli ultimi quasi 50 anni.
Una delle sue ultime imprese è il Comfort Festival (qui tutti i dettagli), un festival a misura d’uomo in cui la qualità ha la precedenza rispetto alla quantità. Claudio ci ha ha raccontato estensivamente di questo evento, ma ne abbiamo approfittato per parlare anche del “suo” concerto degli AC/DC che si svolgerà tra un paio di mesi – “l’avvenimento Rock dell’anno”, parole sue – e di molto altro riguardo la sua carriera e la scena live italiana in generale. Abbiamo diviso la lunga intervista in due parti, quindi non perdete il secondo episodio tra qualche giorno.

Intervista a cura di Davide Sciaky

Cominciamo parlando del Comfort Festival, tema da cui nasce quest’intervista, e comincerei proprio dall’inizio: come è nato questo festival e quando?
So che siamo, se non sbaglio, alla terza edizione, quindi ti chiederei di parlarmi un po’ proprio delle origini di questo evento.

Dal ‘79 ad oggi ho organizzato più di 100 festival in questo paese di varia natura, festival a tema come Irlanda in Festa, Balkanica dedicato al mondo balcanico, Milano Blues Festival, e poi, sicuramente credo che nel corso dell’intervista ne potremmo parlare, il Monsters of Rock.

Assolutamente.

Era il festival per antonomasia dell’Hard Rock e dell’Heavy Metal.
Ora, a un certo punto ho anche cominciato a sviluppare un’idea di festival boutique, una tipologia molto presente in Europa , cioè festival che si svolgono in un ambiente di qualità, dove non si privilegia la quantità del pubblico.
Festival che si svolgono in location di qualità sia in mezzo alla natura che in territorio urbano Festival che privilegiano il benessere delle persone che vi partecipano a 360 gradi: dalla qualità della proposta musicale alla attenzione e alla cura dei servizi e delle iniziative collaterali.
Il festival boutique che io organizzai per un certo numero di anni, forse te lo ricordi, era “10 Giorni Suonati“ a Vigevano, al castello di Vigevano, proprio con le caratteristiche che ti ho elencato. Ora, da qualche anno ho instaurato un rapporto molto solido e interessante con il comune di Ferrara, che è una città d’arte, una delle città più belle d’Italia, con tante location, con un Sindaco Rock, Alan Fabbri e con un assessore della cultura, Marco Gulinelli, molto attento, e ho iniziato il Comfort Festival durante il Covid, nel 2021, all’interno del Parco Bassani. Nel ’22 l’abbiamo saltato e nel ’23 abbiamo fatto la seconda edizione in Piazza Trento e Trieste  e quest’anno crediamo di aver individuato insieme al comune la location “perfetta”, la Darsena di Ferrara: è nei pressi dell’acqua, su uno dei rami del Po e in mezzo al verde. È infatti in mezzo a un parco, lo stesso spazio dove abbiamo sperimentato e continuiamo a fare Street, è stata fatta un’edizione di Ferrara Sotto le Stelle.  E’ un spazio da 5.000 persone, nei pressi dello spazio c’è la AMF scuola di musica moderna fondata nel 1990, con 700 allievi diretta da Roberto Formignani anche lui ottimo musicista, e poi quest’anno il casting è molto coeso, Rock d’autore, Rock Blues, che sono poi le aree che preferiamo visitare quando lavoriamo sulla costruzione di un casting per il Comfort Festival. E in più c’è l’accessibilità, sia fisica, perché in piena città è molto comodo raggiungerlo a piedi, se sei di Ferrara a piedi si arriva in stazione o in auto, perché c’è ampio parcheggio nelle vicinanze, e poi l’accessibilità economica, perché 7 gruppi a 50 euro più prevendita, credo che sia un prezzo quasi imbattibile.

 

Ecco, questa è una cosa che volevo chiederti, la scelta dei gruppi, perché il tema del festival comunque è essere un festival boutique, quindi non è un festival con uno specifico tema musicale, in base a cosa scegliete che gruppi includere?

Guarda, il festival è un festival musicale, chiariamolo, perché poi viviamo in un paese dove se diamo la sensazione al pubblico dei concerti che non sia un festival musicale nasce l’equivoco, “Ah, ma allora suonano poco”. Abbiamo precisato e comunicato gli orari, i set, quant’altro che credo tu comunicherai, la scelta musicale fin dal primo anno è stata in quell’ambito, Rock d’autore, Blues, abbiamo avuto Nick Lowe,  Hothouse Flowers,  Edoardo Bennato, Glenn Hansard, Jack Johnson, Wolfmother, Kurt Vile e tanti altri . Artisti che sono accomunati dalla qualità dei loro Live. Sarà fondamentale che il clima sia adeguato per potersi rilassare e divertire.

Certo, lo so bene, ho vissuto alcuni eventi un po’ poco fortunati da quel punto di vista, quindi so di cosa parli.

Beh, dillo a me [ride].

 

Invece, pensando al futuro, che ambizioni hai per il futuro del festival?

Io non ho nessuna intenzione di farlo crescere numericamente. Il festival nasce in una dimensione ridotta e vuole rimanere in una dimensione ridotta.
Questo è un festival indipendente che vuole mantenere una vocazione che privilegi la qualità rispetto alla quantità, ci sono altre opportunità per la quantità.
Ma l’ambizione è quella di riuscire a farlo diventare un appuntamento fisso per il pubblico europeo, perché la vocazione è quella di avere un pubblico europeo, invitando le persone a venire anche un giorno prima, a restare un giorno dopo, a visitare la città d’arte che è Ferrara, a godere della gastronomia dei ristoranti, a godersi una vacanza.
Ecco, non è un festival che inseguirà le mode musicali o sociologiche presenti o future. È un festival che privilegia delle scelte artistiche ben delimitate, ben definite, e che privilegia, ribadisco, l’approccio di tutti, l’approccio di chi organizza e l’approccio anche di chi partecipa, che deve essere di curiosità anche per chi non si conosce. In questo caso, per esempio, noi presentiamo The War and Treaty per la prima volta in Italia, è un gruppo, a mio parere, straordinario, duo Soul, Rock, Gospel, come lo vogliamo definire, che io invito ad ascoltare dal vivo perché sicuramente sarà una grande sorpresa per chi non li conosce e saranno nel pomeriggio. L’headliner, i Gaslight Anthem mancano da molti anni, tutti i fan di Springsteen li conoscono bene. Southside Johnny è un pezzo importante del Jersey Sound, i Rival Sons e Gary Clark Jr. tutti e due con album nuovi.
Direi che ce n’è per tutti i palati all’interno di un palato musicale, però, ben definito.

 

Parlando di altri eventi, sicuramente di dimensioni più grandi, penso si possa definire senza troppi dubbi uno dei concerti più grandi e attesi dell’anno, gli AC/DC, che hanno fatto sold out con 100.000 biglietti in poche ore. Il numero è assolutamente strabiliante, ti aspettavi un risultato del genere così in fretta e in queste tempistiche?

Allora, innanzitutto credo sia indiscutibile che il concerto degli  AC/DC nel 2024 sarà l’avvenimento Rock dell’anno.
Con massimo rispetto per tutti gli altri artisti, ma gli AC/DC mancano in Italia da Imola nel 2015, una delle ragioni per cui  l’attesa è enorme. Rispetto alla velocità con cui i biglietti sono stati venduti, premesso che non c’è mai nessuna certezza nel lavoro che faccio io e nella vendita dei biglietti, però devo anche dire che io ero ragionevolmente ottimista sul fatto che avremmo esaurito nel corso di una giornata. Il mio ottimismo è stato superato dalla realtà perché è bastato un terzo della giornata, sono bastate 8 ore per vendere i biglietti e credo che ci sia davvero un interesse trasversale per gli AC/DC, però non va anche nascosto, e questo lo sai benissimo anche tu, che in ambito Hard Rock e Heavy Metal il pubblico è piuttosto avanzato di età. I ragazzini tanto giovani non credo che saranno in grande numero a questo concerto, magari ci saranno figli o nipoti, magari anche alcuni che ci andranno da soli, però il grosso del pubblico è da i 30 anni in su, si arriva anche a arzilli settantenni che vogliano andare a godersi una grandissima band.
AC/DC che io porto in Italia dal 1991 con il Monsters of Rock di Modena, con Metallica, Queensrÿche, Black Crowes e Negazione, poi abbiamo fatto un paio di tour nei palazzi dello sport, un paio di stadi, lo Stadio delle Alpi a Torino che non c’è più e lo Stadio di Udine che aveva una capienza superiore di quella che ha adesso.
L’RCF Arena si presta moltissimo, è importante che sia chiaro che non è il Campovolo, dove peraltro sono svolti dei concerti bellissimi con Ligabue, gli U2 e altri, ma è un’arena costruita con un costo intorno ai 13 milioni di euro, all’interno dell’area di Campovolo.
L’arena ha una pendenza che va da meno due a più cinque metri, per cui il pubblico è su una collina, quindi la visibilità è ben diversa da quella di un aeroporto, di un parcheggio o di un parco con tutti sullo stesso piano.
RCF Arena ha più di 400 bagni  stabili con le tubature a cui aggiungeremo comunque bagni chimici, quindi ha delle caratteristiche piuttosto  particolari.
Sicuramente bisognerà armarsi di grande pazienza in uscita, perché quando si muovono 100.000 persone, è impossibile immaginare che si possa arrivare alla propria auto e ripartire molto rapidamente, bisogna prenderla con filosofia e bisogna prepararsi al fatto che c’è da camminare, quando si fanno questo genere di eventi, i parcheggi non sono attaccati agli spazi.
Non si deve pensare di andare a un concerto di massa per 100.000 persone con il conforto, i presunti comfort, di un teatro, di un palazzo dello sport o di alcuni stadi situati in pieno centro e facilmente raggiungibili.

 

Un po’ hai anticipato una cosa che ti volevo chiedere, cioè che nell’epoca dei social in cui tutti hanno una voce non mancano neanche le persone che si lamentano, in questo caso io ho letto lamentele sui prezzi. Ovviamente basta che uno usi la logica per capire che logisticamente quando hai un concerto di queste dimensioni non puoi neanche farlo pagare due spiccioli, però ci sono state queste lamentele lo stesso.

Premesso che le lamentele ci sono sempre state, una volta si limitavano al bar, da quando esistono i social il bar si è un po’ ingrandito, mettiamola così, ma sempre bar è. Nel senso che 9 volte su 10 le lamentele hanno una vocazione individualista, nascono da una percezione personale e ragionevolmente non nascono da analisi o riflessione o conoscenza specifica delle dinamiche organizzative, attraverso cui si determinano i prezzi dei biglietti. Io faccio questo mestiere ormai quasi da 50 anni e ho ripetuto decine, forse centinaia di volte che i prezzi dei biglietti sono sempre stabiliti insieme ai rappresentanti degli artisti, quindi agli artisti.
I prezzi dei biglietti sono determinati da innumerevoli fattori e il tema dei biglietti è soprattutto un tema che deve considerare anche altri aspetti.
AC/DC e Barley non hanno praticato nessun genere di pre-sale che spesso e volentieri limitano l’accessibilità ed inoltre aumentano il costo per i clienti.
AC/DC e Barley non hanno stabilito di avere alcun pit: l’area è divisa in settori, perché c’è un decreto, il decreto Gabrielli, che lo chiede e anche se non ci fosse decreto, anche solo il buon senso porterebbe a dividere 100.000 persone per avere i corridoi per poter intervenire in caso di necessità per motivi di sicurezza e per mantenere un respiro e una situazione di maggiore benessere e sicurezza per tutti quanti.
In qualsiasi genere di struttura, chi sta più lontano paga di meno di chi sta più vicino dal palco. Il settore A è un settore da 20.000 persone mentre i pit generalmente vanno da 500 persone a 6/7.000 persone al massimo e definire un pit un’area da 20.000 persone significa aver frequentato poco i concerti, evidentemente, o averli frequentati solo recentemente e non avere molta conoscenza.
Per l’amor del cielo non è mica una colpa, qui non c’è colpa di nessuno, c’è però la responsabilità di tutti di capire che quando si partecipa a uno spettacolo l’esito dello spettacolo è determinato dalle azioni di singoli, che poi diventano collettive e di tutti, non solo da quelle di chi sta sul palco o di quelle di chi organizza, ma da anche da chi vigila, da chi si occupa del servizio di controllo, da chi si occupa della sicurezza, da chi partecipa, quindi il pubblico, dalle modalità con cui si partecipa a un avvenimento.

 

Ecco io ho visto che avevi commentato alcune di queste lamentele, insulti, anche direttamente dal tuo profilo Facebook, e penso che in quest’epoca in cui la maggior parte di promoter, se penso a tutti i più grandi promoter che ci sono in giro, sembrano un po’ dei monoliti che comunicano con l’esterno solo tramite comunicati stampa un po’ impostati e istituzionali, è abbastanza unico vedere un promoter, soprattutto della dimensione di Barley, che ci mette la faccia nella tua persona. Quanto è importante per te questa cosa?

Ma guarda, è assolutamente importante, lo faccio da sempre, mi viene riconosciuta, nel bene e nel male, questa modalità, nel senso che c’è chi apprezza, come mi pare fai tu, questa modalità, e c’è chi invece utilizza questa modalità per cercare di impallinarmi o per insultarmi.
Ho credo una pazienza immensa e quindi se decido di rispondere rispondo, dopo di che se invece l’atteggiamento è di insulto immediato a me o a qualcuno che ha scritto sulla mia pagina, allora è molto semplice: banno immediatamente, neanche rispondo.

 

Non perdetevi la seconda parte dell’intervista tra qualche giorno su queste pagine!

 

Claudio Trotta e Davide Sciaky, autore dell’intervista, alla recente inaugurazione del pop-up store degli AC/DC