Thrash

Intervista David Ellefson (Megadeth)

Di Davide Sciaky - 20 Novembre 2020 - 9:00
Intervista David Ellefson (Megadeth)

Intervista a cura di Davide Sciaky 

You can read the interview in English here.

Ciao David, come stai?

Sto alla grande, amico!

 

Nelle mie ultime interviste ho sempre chiesto ai musicisti come hanno passato il tempo durante il lockdown, ma per te la risposta è il motivo stesso per cui stiamo parlando: in questo periodo hai avuto l’idea di questo album di cover, “No Cover”, l’hai registrato e ora a breve lo pubblicherai. Cominciamo dall’inizio, come ti è venuta l’ida di fare un album del genere?

All’inizio di giugno io e Thom [Hazaert] abbiamo parlato – perché l’idea iniziale era di fare un disco degli Ellefson di musica originale – e ci siamo resi conto che con tutto fermo, nessuna possibilità di andare in tour, sarebbe stato un peccato sprecare l’opportunità di un nuovo album di inediti pubblicandolo adesso.
Quindi ci è venuta l’idea di fare qualche cover e nell’arco di una telefonata avevamo ne avevamo scelte già una mezza dozzina, penso che ‘Wasted’ [dei Def Leppard] sia stata la primissima scelta, ed è anche il motivo per cui la copertina del disco è un omaggio all’album “On Through The Night” dei Def Leppard.
Ancora un paio di altre telefonate e siamo arrivati ad una dozzina di canzoni, poi quindici, diciotto e all’improvviso avevamo scelto tutte queste canzoni, quindi abbiamo passato tutto giugno e luglio a registrare, poi un mese per mixare e l’1 di settembre l’album era completo, mixato, masterizzato, pronto ad essere consegnato all’etichetta.
Infatti pure il contratto con la earMUSIC, e con la Ward Records per il Giappone, sono stati firmati molto velocemente! Normalmente qualcosa del genere richiederebbe mesi per essere organizzata, ma questa volta è stato tutto davvero rapido, eravamo tutti molto eccitati davanti a questo disco.
Penso che con il fatto che quest’anno tutto si sia fermato è bello poter dare un contributo, fare qualcosa, dare qualcosa alla comunità di metallari e rocker, quindi sono davvero orgoglioso di tutti, l’intero team, le etichette, e tutti coloro che ci hanno creduto da subito e che hanno permesso che l’album vedesse la luce.

 

Io non sono neanche un musicista, ma penso che dovessi fare un album del genere, se dovessi scegliere delle canzoni che amo e che mi hanno ispirato sono sicuro che potrei cominciare con 10 canzoni, ma in un attimo diventerebbero 20, 30, 100. Come hai deciso queste 18 specifiche canzoni?

Sai, è stato facile, ero letteralmente in questa stanza o fuori nel cortile dove faccio molte delle mie telefonate [ride] vado fuori, faccio uscire il gatto e sto fuori con Thom con cui cazzeggio e discutiamo di idee.
Mi ricordo che eravamo seduti lì a parlare delle canzoni che mi piacevano mentre stavo crescendo, ‘Sheer Heart Attack’ [dei Queen], ‘Not Fragile’ dei BTO, è stata la prima… lui ha avuto l’idea di ‘Beth’ che è divertente perché “Destroyer” dei Kiss è stato il mio primo album dei Kiss e… mi sono accorto che non avevamo una canzone dei Kiss, non avevamo una canzone degli [Iron] Maiden, non avevamo una canzone dei [Black] Sabbath, ma non era una cosa dove ci siamo detti, “Oh, dobbiamo includere tutte le band più iconiche”, NON era quel tipo di disco, non abbiamo sentito la necessità di includere per forza nessuno di specifico, così come non è nato come un album “all-star”.
Gli ospiti sono arrivati in un secondo momento, e onestamente sono tutti nostri amici che volevamo semplicemente includere per essere insieme parte di qualcosa, anche perché siamo tutti seduti a casa con le mani in mano, frustrati, ognuno che cerca di lavorare a nuova musica con la propria band, i tour sono cancellati, quindi questo “No Cover” è diventato un modo di unire alcuni di noi.
Penso che quando fai un lavoro del genere semplicemente succede che senti una canzone e ti dici, “Sai cosa? Chiediamo a Frank Hannon dei Tesla se vuole suonarci sopra [Hannon ha suonato sulla cover di ‘Wasted’ dei Def Leppard]”, perché i Tesla sono andati spesso in tour con i Def Leppard e sono buoni amici.
Con ‘Wasted’ poi è divertente, sembra che tutti quelli della mia età siano cresciuti suonando quella canzone in una qualche cover band, quindi la reazione di tutte le persone coinvolte è stata, “Oddio, volete registrare ‘Wasted’? Sì, cazzo, considerami dei tuoi!”, e questo è stato lo spirito con cui abbiamo registrato tutto l’album.
Tutti erano esaltati davanti alle canzoni che abbiamo scelto, e non stavamo facendo le classiche canzoni da karaoke al bar [ride] abbiamo scavato nei cataloghi di questi artisti e scelto delle vere gemme.

 

Sì, come hai detto ci sono un sacco di ospiti che penso sia una figata, in particolare il fatto che avete coinvolto pure alcuni dei musicisti che avevano originariamente registrato le canzoni che avete fatto, come Eddie Ojeda dei Twisted Sister che suona su ‘Tear It Loose”, o Russ Parrish dei Fight, che oggi è noto come Satchel degli Steel Panther, che avete coinvolto su ‘Nailed To The Gun’. Come avete scelto chi far suonare o cantare su ogni traccia?

È buffo, entrambi i musicisti che hai nominato sono state idee di Thom.
È stato davvero divertente, ero seduto esattamente dove sono ora, qui al computer, mentre stavamo registrando e cominciando a mettere in piedi il disco, e dal nulla mi è arrivata una notifica sull’iPhone da YouTube che diceva “Ti potrebbe interessare ‘Nailed To The Gun’ degli F5”: con la mia band F5 avevamo fatto una cover di ‘Nailed To The Gun’ nel 2007 con anche Jimmy DeGrasso [ex batterista dei Megadeth].
Ho contattato immediatamente Andy [Martongelli] e Thom, ho mandato loro un’email dicendo, “Oddio ragazzi, dobbiamo assolutamente fare ‘Nailed To The Gun’, è una canzone fottutamente fantastica!” e Thom mi ha risposto subito, “Dobbiamo farci suonare Russ Parrish”, voglio dire Russ letteralmente era nei Fight.
Così è venuto Russ che ha suonato parte degli assoli insieme ad Andy, e poi ci ho fatto suonare di nuovo Jimmy DeGrasso. Jimmy ha fatto qualcosa con Andy Freeman dei Last In Line, così mi ha detto, “Ehi, ad Andy piacerebbe molto cantare su questa canzone, su ‘Nailed To The Gun’”, e io gli ho risposto, “Nessun problema, tutti sono i benvenuti, facciamolo!”.
Poi Thom voleva fare ‘Over The Mountain’ [di Ozzy Osbourne]… Thom ha avuto un attacco di cuore a luglio. Quando avevamo appena finito di registrare e stavamo iniziando a mixare il disco, Thom ha avuto un infarto ed è rimasto in ospedale per una settimana, ci ha messo un paio di settimane per riprendersi, e in quel periodo Todd Kerns ha registrato la voce per ‘Sweet FA’, e poi Andrew ha registrato ‘Over The Mountain’, ed il piano era che anche Thom avrebbe dovuto cantare su quelle canzoni.
Quando però ha ascoltato le registrazioni degli altri due ha detto, “Sai cosa, amico? Questi ragazzi hanno fatto un grande lavoro, non c’è bisogno che io aggiunga alcunché” [ride] sono fantastici! Quindi abbiamo lasciato così quelle due canzoni.
Con Eddie Ojeda, Thom è un grande fan dei Twisted Sister, ama i Twisted, i W.A.S.P. … fammi pensare, be’, ‘Beth’ è stata una sua idea.
Siamo abbastanza pari, io forse ho scelto qualche canzone in più di lui, ma volevo che Thom scegliesse delle canzoni, ovviamente perché è un membro della band, ma anche perché ha dieci anni meno di me, quindi la sua scelta di canzoni sarebbe stata diversa dalla mia.
Io scherzo sempre che nel 1983, quando mi sono trasferito a Los Angeles e abbiamo fondato i Megadeth, quello è stato l’anno in cui ho smesso di comprare dischi, in parte perché ero troppo povero [ride] non mi potevo permettere i dischi!
Ma anche perché vivevo a Los Angeles e lì c’erano delle radio Hard Rock fantastiche, c’erano due ottime stazioni radio, KLOS esiste ancora, quindi bastava andare in macchina, accendere la radio e c’era tutto, la nuova musica di Dio, dei Maiden, ma anche gli Yes, Beatles, [Led] Zeppelin, capisci? Non c’era bisogno di comprare dischi, c’era tutto in radio!
All’epoca Thom era un ragazzo, un ragazzino giovane, e viveva ancora a Green Bay, in Wisconsin, e stava cominciando a comprare dischi, comprava W.A.S.P., Quiet Riot, prendeva i nuovi album dei Kiss degli anni Ottanta, così come io ai miei tempi compravo gli album dei Kiss degli anni Settanta.
Quindi c’è questa bella varietà di musica sull’album e non importa quanti anni hai e a che età hai cominciato ad ascoltare Rock, la buona musica è immortale.

Penso che molti fan italiani siano orgogliosi e sentano una particolare connessione con la tua band solista dato che mezza band è composta da musicisti italiani, Andy Martongelli e Paolo Caridi, che hanno suonato in tour con te quando era possibile farlo, e sono comparsi su questo album e su quello precedente, “Sleeping Giants”. Come li hai conosciuti?

È buffo, Kiko [Loureiro] mi ha presentato Andy durante il tour di “Dystopia”.
Kobra Paige è un’amica e stava cercando un chitarrista per i suoi Kobra and the Lotus, quindi ho parlato con Kiko che mi ha detto subito, “Lascia che ti presenti Andy”; l’ho invitato al nostro concerto e così ci siamo incontrati letteralmente il giorno dopo, a Bologna, è stato tutto molto rapido.
Ho incontrato Andy e mi è piaciuto subito, ha un look molto forte, una grande energia; quindi l’ho messo in contatto con Kobra.
Poi ho chiamato Andy per suonare… abbiamo fatto un tour solista chiamato “Basstory”, un mix di concerto e clinic che abbiamo portato in tour in Europa, penso che fosse la fine del 2018.
Quella è stata la prima volta in cui anch’io ho potuto suonare con Andy, e lui ha portato Paolo… cazzo, Paolo dev’essere il migliore batterista con cui io abbia mai suonato, amo quel ragazzo!
E questo non è dire poco perché ho suonato con alcuni dei più grandi batteristi, sono stato molto fortunato [ride] gente come Charlie Benante, Dirk [Verbeuren], Dave McClain, ma sono rimasto davvero colpito da Paolo!
Fin dal primo momento quando abbiamo fatto il soundcheck al Legend Club di Milano, quello è stato il primo concerto che abbiamo suonato insieme, e ho detto, “Ehi, riscaldiamoci un po’ durante il soundcheck, suoniamo ‘Wrathchild’ degli Iron Maiden’, quindi Paolo ha cominciato a suonare e, giuro su Dio, suona incredibilmente simile a Clive Burr.
Pensavo di avere Clive Burr nella stanza con me, mi sembrava di stare suonando su “Killer”. Nelle prime otto cazzo di battute musicali che abbiamo suonato insieme mi sono detto, “Voglio suonare con questo ragazzo ogni volta che ne avrò la possibilità”.
Questo è l’effetto che mi ha fatto Paolo.
E ovviamente Andy non è solo un chitarrista fantastico, è anche un grande direttore musicale: ha messo insieme la band per il tour “Basstory”, ha messo insieme la band quando l’anno scorso abbiamo fatto il tour “More Life With ‘Death”, abbiamo fatto un tour piuttosto lungo in Italia e nel sud della Svizzera e Andy ha messo insieme la band, Paolo e un altro ragazzo che si chiama Valerio [Edward De Rosa], e ho un enorme rispetto per la qualità del loro lavoro, per quanto siano al passo coi tempi e consci di come si creino dei grandi album.
Io mando ad Andy i miei riff e lui li modernizza, così non suonano come se si trattasse del David Ellefson del 1988, li fa suonare come se fossimo nel 2020 [ride] ho un grande rispetto per tutti loro.
Poi Andy ci ha portato anche AlessioGaravello, penso che si pronunci così, che è un altro italiano che si occupa del mixing dei nostri dischi da Wembley, a Londra.
Quindi, sì, la nostra piccola fabbrica di canzoni chiamata Ellefson è perlopiù composta da italiani: non solo la musica è buona, ma il cibo è fantastico ed il caffè è pure meglio [ride].

 

Mentre leggevo la tracklist di “No Cover” ho notato che tra i vari ospiti ci sono Charlie Benante degli Anthrax, Dave Lombardo che era negli Slayer, Dirk Verbeuren dei Megadeth, e pure due ex batteristi dei Megadeth, Jimmy DeGrasso e Chuck Behler. Per rappresentare tutti i Big Four ti mancava giusto Lars Ulrich dei Metallica…

[Ride]

… hai pensato di coinvolgere anche lui?

Oh, guarda, Lars lo farebbe pure, siamo amici, ma non sarebbe mai possibile averlo su disco perché tutto quello che coinvolge i Metallica è molto complicato organizzativamente.
Ma Lars è un grande, è divertente suonare con lui, quando ci stavamo preparando per la jam tutti insieme durante il concerto dei Big Four a Sofia Robert [Trujillo] mi ha passato il basso dicendo, “Junior, tieni, suonalo tu il basso!”.
Stavamo imparando ‘Am I Evil?’, tutti e diciotto, e io non avevo mai suonato con Lars prima! Quindi è stato divertente essere al suo fianco come musicista, eravamo già amici da tempo, ma non eravamo mai stati fianco a fianco come un batterista e un bassista che suonano insieme, quindi è stato bello suonare insieme, poi ovviamente c’è James [Hetfield] che è fondamentale per creare il sound potente dei Metallica.
Quindi è stato divertente per un momento suonare il basso nei Metallica! Questo è durato poco, ovviamente c’erano anche Dave [Mustaine], Scott Ian e tutti gli altri.
Quello è stato un bel momento condiviso, poi ora vedi su YouTube tutte queste collaborazioni fatte da casa da musicisti diversi, c’è della roba fantastica in giro, e Charlie Benante ha suonato su alcune delle jam più interessanti!
È stato molto attivo in quel senso, ma con questo disco penso che l’idea di fondo mia e di Thom fosse di creare un lavoro a sé stante che possa durare nel tempo e di cui possiamo essere fieri, non una semplice collaborazione per passare il tempo della quarantena.
E speriamo che tra un paio d’anni si possa ripensare a questo periodo e dire, “Dio mio, ti ricordi quando c’era quel cazzo di COVID che non ci permetteva di fare niente?”.
Quindi questo è disco che deve sopravvivere al COVID, deve sopravvivere a questo specifico periodo, è semplicemente un bel disco che durerà per sempre per tutti noi che l’abbiamo registrato.

 

Prima ho nominato Jimmy DeGrasso e Chuck Behler, ma sul disco hai un altro pezzo di storia dei Megadeth: parlo di Greg Handevidt che credo fosse nella prima lineup in assoluto della band. Ho visto che poi l’anno prossimo andrai in tour in Australia con Chris Poland come supporto, quindi penso si possa dire mantieni un buon rapporto con molti ex membri dei Megadeth. Mi chiedevo, dato che è una cosa che ho visto fare ad altre band, se avete mai pensato, o magari anche discusso, di fare qualche show speciale con gli ex membri dei Megadeth.

Sì, è vero, io vado d’accordo con tutti [ride].
È una cosa che ho preso da mia madre, lei aveva quella che chiamano “la simpatia del Minnesota”, e penso che sia una grande qualità, mi piace andare d’accordo con la gente! Per me fare musica con altre persone è sempre stato un modo di scappare dalla vita di tutti i giorni, e ora quella forma di fuga è diventata la mia vita, sono fuggito in questa nuova realtà [ride].
Sai, in inglese si dice “playing music”, non si “lavora la musica”, si dice “play”! [in inglese significa sia “suonare” che “giocare” N.D.R.] Questo è lo spirito che si dovrebbe avere sempre, secondo me.
Per quanto riguarda gli ex membri, è buffo, ho portato esattamente quell’idea al tavolo nel 2004, quando i Megadeth sono tornati insieme, pensavo che sarebbe stato bello riportare in vita la band tutti insieme, con tutti i membri passati, ma ovviamente non è successo.
Non so se ci inseriranno mai nella Rock And Roll Hall of Fame, ovviamente se succedesse quello sarebbe il momento in cui tecnicamente tutti i membri che hanno registrato con noi sarebbero invitati.
Qualcuno non è più con noi, Gar Samuelson, Nick Menza, ovviamente, ma Chuck Behler è rimasto un buon amico della band, viene ai nostri concerti e lo lasciamo entrare a bordo palco, vicino agli amplificatori, dove può guardare da vicino Dirk, o Chris Adler, o Shawn Drover, mentre suonano… sai, Chuck è una brava persona, quindi mi ha fatto piacere dargli un’opportunità di tornare in pista suonando con noi su questo disco.
E la stessa cosa con Greg Handevidt! Greg è rimasto un mio caro amico: dopo i Megadeth, dopo che abbiamo fondato la band e ci siamo separati da lui nell’83, non abbiamo parlato per anni; poi è entrato nella Marina a San Diego e mi ricordo che mentre noi stavamo facendo “Rust in Peace” lui era nel Golfo, in Kuwait durante la Guerra del Golfo, su una nave da guerra.
In quel periodo siamo tornati in contatto, sai, quando succede qualcosa del genere vedi la vita in modo diverso. Io ero in tour in giro per il mondo con i Megadeth, e ovviamente è una figata, mentre Greg stava servendo nell’esercito, letteralmente nel mezzo di una guerra.
Questo fatto ci ha fatto connettere di nuovo e siamo rimasti amici da allora, ora fa l’avvocato [ride] è un avvocato e vive di nuovo in Minnesota.
L’ho chiamato e gli ho detto, “Amico, preparati, stiamo facendo ‘Love Me Like a Reptile’ [dei Motörhead]” che è una canzone che io e lui suonavamo insieme in una cover band quando eravamo dei ragazzini nel periodo in cui abbiamo scoperto Def Leppard, Motörhead, Iron Maiden, Venom, la New Wave of British Heavy Metal, quindi è stato divertente suonarla con lui, e lui era molto esaltato dal suonare sulla stessa traccia su cui ha cantato Doro.
Con il passare del tempo uno torna a ripensare agli amici d’infanzia e a tutte le esperienze passate, e in questo periodo buio della nostra vita, nel 2020, penso che “No Cover” sia stato un modo per unirci: il COVID ci ha separati, lasciamo che sia la musica ad unirci.
Penso che questo sia stato davvero lo scopo principale di “No Cover”.

Parlando dei Megadeth, quando ti ho intervistato tre anni fa mi dicesti che stavate già iniziando a pensare al prossimo album. Ovviamente con tutto quello che è successo, la malattia di Dave, poi la pandemia, le cose non sono state semplici per voi e tutto quando è finito per spostarsi in avanti. Ora, quando pubblicherete il prossimo album, sarà quello uscito dopo il più lungo intervallo tra due album nella storia dei Megadeth. A che punto siete ora con il disco e quando pensi che lo pubblicherete?

Lo stiamo registrando, quindi stiamo facendo progressi, il che è un’ottima cosa.
Idealmente, come con la mia band, Ellefson, la cosa migliore sarebbe pubblicare un disco quando si può andare a suonare per promuoverlo [ride].
Guarda, penso che nel 2021 uscirà della musica dei Megadeth, se questo sarà l’intero nuovo album non te lo so dire, non è ancora stato deciso.
Però devi tenere a mente che si tratta di un album completo, non un singolo, è un album completo e sarà trattato come tale.
Alcune date sono già state annunciate, dei festival in Europa, il “The Metal Tour of the Year” nel 2021 qua negli Stati Uniti, quindi non appena sarà sicuro riaprire, e speriamo che succeda per la prossima estate, sono sicuro che l’etichetta, il management e tutti quanti si muoveranno di conseguenza con i piani per l’uscita dell’album.

 

Mi puoi anticipare qualcosa, quante canzoni ci saranno sul disco, in che stile saranno…?

No [ride].
In parte perché ci stiamo ancora lavorando; io e Dave una volta dicevamo, “Niente è definitivo finché non è inciso sul vinile”.
Alcune cose vengono ancora riscritte all’ultimo, anche se abbiamo già registrato degli scheletri delle canzoni, ma alcune cose vengono ancora cambiare, quindi è sempre un lavori in corso finché non è terminato.
Guarda, ti dico questo, se ti è piaciuto “Dystopia” sarai sicuramente molto soddisfatto da questo nuovo lavoro, questo mi sento di dirtelo.

 

La mia prossima domanda, e penso che tu mia abbia già in parte risposto ora, è questa: ogni volta che una band pubblica un nuovo album ci sono sempre grandi dichiarazioni su come sia “il migliore album della loro carriera”, “il più pesante”, “il più veloce” e via dicendo, quindi mi chiedevo se tu ti dicessi mai, “Va bene, magari non voglio esaltare troppo quest’album, non voglio creare delle aspettative così alte che poi non riusciremo neanche a raggiungere”.
Però considerando la tua ultima risposta mi sembra che sia già un po’ come ti senti ora, no?

Esattamente, per questo non voglio esaltare troppo un album e alzare le aspettative… innanzitutto perché l’album non è ancora completo, e poi io so cosa ho sentito quando ero a Nashville [dove la band sta registrando l’album] e ho una mia opinione; come ti ho detto se ti è piaciuto “Dystopia” penso che ti piacerà anche questo disco, ma dire di più di così penso che non sarebbe una mossa furba.
È come se a giugno tu mi avessi chiesto, “Ehi, ho sentito che stai registrando delle cover, come suonano?”, io ti avrei detto, “Non lo so! Stiamo registrando le prime tracce, Thom ha registrato qualche parte di voce, forse Dave Lombardo suonerà su una canzone, non so di più!”, capisci quello che voglio dire?
È come quando costruisci una casa, non consegni le chiavi al proprietario finché la casa non è completa. Sarebbe pericoloso entrarci prima e guardare i lavori se sei il potenziale compratore [ride]. È meglio aspettare che sia completa, che tutto sia finito, tirato a lucido, quello è il momento per presentarla.

 

Mi rimane un’ultima domanda, forse un po’ delicata… il Thrash Metal è un genere molto aggressivo e di ribellione e quando band come i Megadeth, o altre band che sono in giro da tanto, pubblicano un album a volte si sente certa gente commentare, “Ma come possono trovare quella rabbia, come possono essere incazzati con la società ora che sono invecchiati, che hanno successo, soldi, ecc.?”. Come risponderesti a chi solleva queste obiezioni? Dove trovate l’ispirazione, la rabbia, oggi?

Sono assolutamente d’accordo con quell’affermazione.
Infatti ho avuto la stessa conversazione con Dave quando ci eravamo appena trasferiti qui a Phoenix, mi ricordo esattamente dove eravamo, stavamo guidando sulla statale, era all’epoca di “Youthanasia”, nel 1994.
Erano circa quattro anni che mi ero ripulito da droghe e alcol, mi ero sposato, avevo una casa, guidavamo Mercedes-Benz, avevamo belle macchine, soldi in banca… gli chiesi, “Non so, non sei un po’ preoccupato che non siamo più abbastanza incazzati?”.
Mi ricordo che si girò verso di me e ringhiò, “Cosa?” e io, “Niente, niente!” [ride].

Ancora incazzato, insomma.

Sì, esatto [ride].
Quando Dave ed io andavamo insieme in macchina, ormai non lo facciamo più spesso perché abbiamo le nostre famiglie, le nostre vite separate, ma mi ricordo che agli inizi giravamo insieme in macchina per Los Angeles, avevo un van che guidavo io, Dave mi faceva da copilota e mi guidava per Los Angeles dato che ero arrivato da poco in città, ma il suo cervello era sempre al lavoro, stava costantemente elaborando nuovi testi e nuove canzoni.
E penso che fosse lo stesso all’epoca di “Youthanasia”, stava pensando a testi e canzoni, e ovviamente quell’album ha la sua dose di aggressività con canzoni come ‘Train of Consequences’, ‘Blood of Heroes’ e simili.
Guarda, penso che quell’aggressività sia semplicemente una parte del DNA dei Megadeth… è ancora lì, amico.
Quando sei con altri musicisti trovi il tuo ritmo; quando sono con Thom e Andy, gli Ellefson hanno un certo ritmo.
Quando sono insieme ai Metal Allegiance abbiamo il nostro ritmo.
Quando ci troviamo insieme con i membri dei Megadeth abbiamo il nostro sound; anche quando si tratta semplicemente di accendere gli amplificatori e scaldarci suonando ‘Peace Sells’ e ‘Symphony of Destruction’, e poi cominciamo a lavorare insieme a nuove canzoni, troviamo immediatamente il nostro ritmo [schiocca le dita] in un attimo.
Questo è qualcosa che non ci ha mai lasciato quindi non ti preoccupare, l’impeto e gli stimoli di una volta sono ancora qui, e penso che sia un ottima cosa per la nostra nuova musica.

E comunque intorno al periodo della vostra conversazione Dave scrisse ‘Angry Again’, magari ti stava rispondendo.

Esatto, giusto, era tutto parte della stessa conversazione [ride].

 

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