Heavy

Intervista Death SS (Steve Sylvester)

Di Stefano Ricetti - 28 Gennaio 2008 - 9:18
Intervista Death SS (Steve Sylvester)

A volte capita che un’intervista programmata si trasformi in una piacevole chiacchierata fra due amici che da trent’anni sono appassionati di heavy metal e derivati.

Questo è accaduto la sera del 15 gennaio 2008 fra lo scrivente Stefano Ricetti (SR) e il leader assoluto dei Death S.S. Steve Sylvester (SS). Ho volutamente riportato il Nostro dialogo senza tagli né censure per far sì che chi legga possa immaginarsi di essere al nostro fianco ad ascoltare.

Buona lettura.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Steve Sylvester mi chiama alle ore 20.30 in punto, dimostrando ancora una volta professionalità e rispetto per l’interlocutore, altro che rockstar viziata!

SS – Ciao Steven, todos bien?

SR – Yes sir!

SR – Ti avevo mandato quel trafiletto con Jodorowsy via e-mail, ti è arrivato?

SS – Si, grazie! E’ uscita anche l’edizione italiana del cofanetto dei suoi film, finalmente! Comunque Jodorowsky ultimamente mi ha un po’ deluso…Trovo che abbia perso parte di quell’alone di magia anarchica che lo attorniava… Forse ultimamente pensa troppo a monetizzare tutto quello che fa…

SR – Mah… Steve, io appartengo a quella corrente di pensiero che è convinta che il credo di una persona si misuri sulla lunga distanza… sai quanti metallari ho perso, o per meglio dire si sono persi dal 1979 a oggi? Un’infinità. Per “colpa” della morosa, moglie, amante o perché l’HM non è trendy come negli anni Ottanta o sa il cielo… A livello artistico se uno rimane se stesso è degno della stima del pubblico. L’evoluzione delle cose è comunque sintomo di maturità! Per tornare in casa Death S.S. , quella che avete avuto la condivido fino a un certo punto perché tu sai bene che io sono un metallaro di quelli puri…

SS – Si, si, certo che lo so… ah,ah!

SR – E quindi il periodo Humanomalies l’ho recepito un po’ così… mi sono reso conto altresì, dopo aver avuto uno scambio di opinioni con Mario Riso dei Royal Air Force che mi ha detto: “In Italia un gruppo “avanti “ come quello di Steve non ce l’abbiamo mai avuto” che la vostra sterzata era in un certo qual modo “illuminata”. Io in effetti Humanomalies l’ho apprezzato ma non è il disco che mi metto ad ascoltare quando voglio sentire qualcosa dei Death S.S. In quel caso mi risento Black Mass piuttosto che Heavy Demons o In Death of Steve Sylvester…

SS – Quello dipende appunto dai gusti personali…

SR – Certo! Secondo me uno che cambia idea è una persona intelligente, ovviamente bisogna cambiare l’idea senza svilire o violentare la posizione originaria…

SS – Bisogna evolversi, arricchirsi, andare avanti, saper voltar pagina…

SR – Si, senza disconoscere il passato però. Anyway Steve, io ti ho fatto un tot di domande… hai qualche altra intervista programmata per dopo?

SS – Per oggi no, questa è l’ultima.

SR – Ok!

SS – Adesso faccio io una domanda a te: sei anche tu fra quelli che si sono scandalizzati perché nel secondo Dvd si vede uno della band che sniffa cocaina?

SR – Steve, questa l’ho schedulata come ultima domanda a chiudere l’intervista…

SS – Te lo chiedo perché tutti, ma proprio tutti, sono rimasti allibiti e mi sono sorpreso di questo… è una scena forte ma in un certo qual modo divertente, che i fan dovrebbero apprezzare per la libertà d’espressione che denota…

SR – Io l’ho messa in fondo proprio perché se non ci fosse stato il tempo l’avrei tagliata proprio. Nota l’ironia: “T A G L I A T A” Ah,ah,ah! Io nella recensione manco l’ho rimarcato perché da me ritenuto ininfluente sul giudizio finale. Certo che, se preso in modo sbagliato, il messaggio che esce è di una negatività disarmante. Se poi si tiene conto che in Italia gli spacciatori VIP e non solo agiscono liberamente e alla luce del sole senza che nessuno faccia qualcosa e non ci si scandalizza, una scena del genere in un Dvd è solo la goccia nell’oceano. Quando si decide di fare vedere certe cose bisogna pensare anche che il pubblico è molto variegato e spesso dotato di poca “intellighenzia” quindi le conseguenze potrebbero essere devastanti. Facciamo così Steve, ne riparliamo in fondo all’intervista… Io devo chiedere anche quello che vuole sapere la gente e non solo le mie curiosità personali…

SS – Ok, vai pure!

 

Death SS, periodo In Death Of Steve Sylvester

 

SR – Vende bene il doppio DVD?

SS – E’ ancora un po’ presto per dirlo ma direi di si… ho visto che su certi siti è molto in alto nella classifica, tipo su quello di Mariposa.

SR – Aneddoti sul doppio DVD.

SS – Gli aneddoti sono quelli che puoi vedere, io ho cercato di mettere tutto quello che avevo a livello filmico. Ho visionato centinaia e centinaia di Vhs della mia collezione personale ed è un lavoro che mi ha impegnato per due anni e mezzo fra scegliere, provare e montare. Quelli che si potevano documentare visivamente ci sono: making of, servizi fotografici, dietro le quinte, soundcheck etc etc, cioè quello che vogliono i fan di una band per sapere cosa c’è dietro la facciata ufficiale del concerto o del disco. Il più delle volte è materiale amatoriale filmato da roadie, amici o gente che era con noi e che io ho selezionato e impostato in maniera cronologica..

SR – C’è qualcosa che non sei riuscito a mettere nei 2 DVD?

SS – Lo sai anche tu: Quello che non c’è dentro è il materiale filmico della primissima formazione dal 1977 al 1982, semplicemente perché non c’è niente. L’unico filmato che esisteva , cioè quello del concerto di Perugia nel 1981, è andato perso e io stesso non l’ho mai visto. Chi l’ha fatto se ne è andato via in India con il master e poi è morto là, dove è stato cremato, quindi chissà che fine ha fatto…!

SR – In pieno stile Death S.S. ah,ah!

SS – Si, veramente una cosa incredibile…

SR – Non ti sei chiesto perché a “1977-2007” ho dato 97/100 e non 100/100?

SS – No, non ho dato peso più di tanto al voto ma alla descrizione del prodotto, cioè se chi ha scritto ne ha capito gli intenti, come nel tuo caso.

SR – Non ho dato il massimo perché per me doveva esserci un’intervista.

SS – Mah… ci avevo pensato, comunque la storia contenuta nel secondo Dvd è una sorta di intervista. Ho integrato il lavoro del 1996 con altri 2/3 circa di materiale nuovo contraddistinto dalla mia voce fuori campo per dare una sorta di continuità stilistica al prodotto finito. Nel mezzo comunque ci sono anche degli spezzoni di interviste d’epoca, come quelli al GOM e quelli con Attilio Grilloni a Videomusic, nel periodo Heavy Demons.

SR – Io intendevo un’intervista vera e propria, con intervistato e intervistatore, oppure una cosa sullo stile di quanto fatto dai Saxon in The Saxon Chronicle, con in sovrimpressione le domande, allo Steve Sylvester di oggi!

SS – All’inizio volevo organizzare degli interventi in stile intervista a tutte le persone che hanno fatto parte dei Death S.S. , come nelle fanzine “In Death Of Steve Sylvester”. Alla fine, però, i problemi logistici per organizzare la cosa erano davvero troppi e ho dovuto rinunciare.

 

Nella foto: Steve “alle prese” con una gentil donzella, Alessandra Simeone, performer dei Death SS, sul palco…

 

SR – Sempre per cercare il pelo nell’uovo: come mai non esiste niente nei due Dvd del pezzo The Hanged Ballad?

SS – Non avendola mai suonata dal vivo non esiste nessun contributo filmato a riguardo….

SR – Per quanto concerne la tua biografia della quale mi parlasti tempo fa come procedono le cose?

SS – Uscirà… uscirà! Anche se io sono un po’ come Penelope, che tesseva la tela e poi la disfaceva: non sono mai contento e finché l’opera non raggiungerà quello che ho in testa io – che non è mai facile poi focalizzare – non vedrà la luce. La farò uscire quando sentirò intimamente che sarà il momento giusto. Work in progress, quindi!

SR – Steve, fammi fare una sorta di scoop sulla nuova New Line-up dei Death S.S.

SS – Dopo la recente dipartita del nostro chitarrista storico Emil Bandera, che è durato con noi oltre 10 anni, ci siamo impegnati nelle audizioni per un valido sostituto. E’ di pochi giorni fa la decisione di sostituirlo non con un altro chitarrista ma bensì con due! Uno è Al De Noble (che viene da una band chiamata Secret Sphere) – e l’altro è Francis Thorn, che ha suonato negli Shining Fury di Ross Lukather. Le tastiere comunque rimarranno perché ormai da What do you Wilt in poi fanno parte integrante del nostro sound, che sarà reso ancora più potente con questa nuova formazione a sei… Me lo chiedevano anche i fan da tempo: così rispolvero pure il personaggio dello zombie che era andato in pensione….

SR – Sarà davvero l’ultimo concerto quello dell’Italian Gods of Metal del 2 marzo?

SS – Non è detto… sicuramente non sarà proprio l’ultimo perché faremo certamente qualche altra data successiva al Gods: non tante, ma poche e buone. Cercheremo di portare dal vivo uno spettacolo antologico particolarmente mirato alle primissime produzioni, quelle più amate e richieste dai fan. Alla fine del 2008 decideremo cosa fare. Per ora non c’è niente di pianificato.

SR – Qual è stato il periodo per te migliore dei Death S.S. a livello di sensazioni ricevute, soddisfazioni etc etc?

SS – Non c’è mai stato un periodo migliore di un altro, nel senso che io ho suddiviso la mia carriera in sette periodi, ognuno con la propria importanza storica nel contesto nel quale si è verificato. A parte la carriera musicale dei Death S.S. ogni sigillo ha rappresentato un momento della mia crescita come uomo, anche a livello spirituale. E’ un processo graduale di evoluzione, con le luci e ombre relative. Per questo non mi sento di dire che ce ne sia stato uno migliore di un altro… Sono momenti della mia vita che non rimpiango e non rinnego: hanno fatto parte della mia formazione e sarebbe stupido guardarli con distacco o con troppa nostalgia.

SR – Cosa cambieresti dei tuoi trent’anni di carriera se avessi la bacchetta magica e potessi tornare indietro nel tempo?

SS – Musicalmente penso nulla, ogni sigillo mi rappresenta ed è venuto più o meno come volevo io in quel periodo. Artisticamente ho sempre fatto quello che ho voluto e non ho mai subito costrizioni di nessun tipo. Quello che al limite cambierei sarebbe qualche decisione a livello extra musicale, del tipo manageriale, discografico e contrattuale. Come sai i Death S.S. non hanno mai goduto di una grossa esposizione e di una adeguata promozione, così come la distribuzione all’estero ha sempre avuto molte lacune. C’è anche da dire che questi aspetti non mi riguardavano direttamente in quanto esulavano dalla mia posizione di artista… Era più compito delle varie case discografiche che si sono succedute nel tempo.

SR – E’ vero che le fanzine dopo il Settimo Sigillo diverranno un libro?

SS – C’è questo progetto… Ogni singola fanzine è stata un lavoro molto ricco e professionale che contempla in modo assolutamente esaustivo tutte le varie uscite della band , anche quelle più strane e ormai introvabili. Potrebbero diventare un ottimo “scrapebook”, che come tu sai sono quei libroni che contengono tutto quanto fatto da un artista, memorabilia compresa.

SR – Sei soddisfatto di come stanno andando adesso?

SS – Certo! Devo ammettere che i ragazzi che hanno ideato e creato questa operazione hanno fatto un lavoro fantastico: sono riusciti a scovare tutto e tutti e nessuno ha detto loro di no, anche tra personaggi famosissimi come registi, fumettisti e attori che hanno ispirato parte della nostra iconografia, oltre ovviamente a tutti i vari musicisti che si sono susseguiti nella band in questi trent’anni. Andrea De Florian, l’ideatore e il realizzatore dell’opera, ha fatto un’attività veramente incredibile, supportato dal nostro web-master e grafico Roberto Manini, che cura anche i nostri siti Internet. La distribuzione è affidata a Federico “Notturno” Giannetti , il responsabile del Cursed Coven. Si tratta di persone fantastiche che fanno tutto questo per pura passione. Ormai sono divenuti dei veri e propri amici!

SR – Toglimi una curiosità personale: perché non intrattieni mai nessun dialogo con il pubblico ai Vostri concerti?

SS – C’è una risposta ben precisa: io canto in inglese e quindi interpreto in inglese quello che faccio artisticamente. Suonando in Italia e cantando in inglese se io mi metto a interloquire con la gente in italiano spezzo questa atmosfera. Viceversa sarebbe ridicolo, dal mio punto di vista, parlare in inglese ad un pubblico italiano. Opto quindi per non parlare affatto. Lascio che sia la musica a farlo, così come lo spettacolo che Noi proponiamo non abbisogna di inutili chiacchiere.

Ho sempre detestato quegli artisti che in un concerto si mettono a parlare mezz’ora con il pubblico e a incitarlo. L’ho sempre trovata noiosa come cosa. In un vero spettacolo teatrale non è che gli attori si mettano a parlare con il pubblico, giusto? Io concepisco il concerto dei Death S.S. esattamente come uno spettacolo teatrale.

SR – La risposta la conoscevo già, visto che ti seguo dagli inizi della carriera, e ti era già stata posta una domanda del genere anni fa , ma volevo capire se oggi, nel 2008 le sfumature erano le stesse o avevano subito una modifica, tornando al discorso che si può sempre cambiare idea, in maniera intelligente…

SS – Si, sono le stesse. In passato hanno anche scritto che lo facevo perché sono uno che se la tira, una rockstar che non vuole parlare con il pubblico per non sminuirsi…

 

Nella foto: una delle prime line-up dei Death SS

 

SR – OK! Qual è l’album dei Death S.S. che ha venduto di più?

SS – Penso Panic. Appena dopo Black Mass con le varie ristampe e Heavy Demons anch’esso con le varie edizioni.

SR – Hai sentito il disco solista di Thomas Hand Chaste “Uno Nessuno Centomila”?

SS – Si, me l’ha fatto sentire. Sono stato a trovarlo dopo anni che non ci si vedeva in occasione di un mio recente passaggio a Pesaro. Sta mettendo in piedi degli interessanti progetti di dark/doom. Ti anticipo che probabilmente collaboreremo ancora insieme.

SR – Ah, bene! Mi fa proprio piacere, anche se il suo disco è un qualcosa vicino all’ambient music.

SS – Si, ma ora sta facendo cose completamente diverse e molto interessanti!

SR – E meno male! Io Thomas l’ho sentito mesi fa e gli ho appunto detto che da lui mi aspettavo qualcosa di un po’ più pesante… Cambiando argomento: che fine hanno fatto quelle tre belle figliole delle foto session di Black Mass del 1989, cioè quelle raffigurate anche nelle foto del secondo Dvd?

SS – Lara, quella in centro, l’ho rivista qualche tempo fa… Ora è sposata e ha avuto dei bambini, ed è sempre una gran bella donna.

SR – E’ quella che si attaccava a te?

SS – Si, esatto… è di Firenze. Le altre due, Francesca e Raffaella, negli anni le ho perse di vista e non ti so dire di più.

SR – Comunque erano delle vostre amiche…

SS – Si, non erano delle modelle professioniste ma semplicemente delle amiche che si sono prestate per questa cosa…

Nella foto: le tre belle fanciulle delle quali si discuteva sopra…

 

SR – Qual è l’album di HM classico appartenente alla Nwobhm che ti piace di più?

SS – Il primo degli Angel Witch, appunto “Angel Witch”. E’ uno dei miei dieci dischi preferiti di sempre: bellissimo! Infatti ho fatto anche una loro cover sul mio album solista Free Man.

SR – Bartoccetti/Jacula/Antonius Rex, cosa ne pensi?

SS – Non posso dare giudizi su persone che non conosco approfonditamente…

SR – Intendevo sulla sua musica.

SS – E’ stato anche lui un precursore di certe sonorità occulte, i ragazzi della Black Widow credono molto in quel sound e hanno ristampato un sacco di cose sue sia come Jacula che come Antonius Rex. E’ un genere interessante e intrigante me non è quello che preferisco: troppo strumentale e progressivo… Mantiene comunque un proprio fascino.

SR – Ti hanno mai chiesto di partecipare a qualche film?

SS – Ho qualcosa in programma anche adesso, con una compagnia di produzione indipendente legata a tematiche Horror ma non solamente…E’ un progetto legato in qualche modo alla vita di Aleister Crowley con venature sullo Slasher movie, un progetto interessante, ma é ancora prematuro svelare di più. Avevo anche in cantiere qualcosa con il regista-magista romano Fulvio Rendhell, un mix fra l’esoterico e il film d’azione, ma credo sia tutto fermo per motivi di finanziamenti. In ogni caso io faccio parte da anni di una compagnia teatrale… Se ci saranno degli sviluppi interessanti a riguardo te li farò sapere in anteprima!

SR – Qual era il fumetto degli anni Settanta che ti piaceva di più fra Sukia, Oltretomba, Jacula etc etc?

SS – Li adoro tutti!… li sto tuttora ri-collezionando. Tutti fumetti della RG di Renzo Barbieri, mancato l’anno scorso. E’ stato il primo in Italia a fare il cosiddetto “fumetto erotico” e fu molto bistrattato dai critici dell’epoca salvo poi essere rivalutato in tempi più recenti perché da quel filone sono nati personaggi e disegnatori di grande caratura come Milo Manara, Leone Frollo, Sandro Angiolini e tanti altri. Davvero grandi le varie tavole di Vartan, Isabella, Messalina, Jacula, Jolanda, Lucifera, Maghella Ecc.… li amo tantissimo.! I Death S.S. non sarebbero esistiti se non ci fossero stati questi fumettacci che costituiscono una parte importantissima della mia formazione da adolescente.

SR – Sei un cultore anche di film porno oltre che di quelli Horror?

SS – No! Li ho sempre trovati poco artistici. A me interessano le cose anche più becere e trash, purché mantengano un senso umoristico o sarcastico. Nel porno difficilmente c’è qualcosa di questo.

SR – Qual è la richiesta più strana che ti è stata fatta?

SS – Autografi in parti anatomiche nascoste, offerte di prestazioni sessuali di tutti i generi, “numeri” nei cimiteri, fatture a domicilio, consulenze magiche e tanto altro… cose che reputo piuttosto normali se messe in linea con il mio personaggio.

SR – Questa è una mia curiosità personale che in passato mi è sempre sfuggita come domanda e che invece stavolta mi sono appuntato fin da subito: che fine ha fatto il grande logo in legno della apparizione in TV a Video Music? Personalmente mi piacerebbe tanto rivederlo dietro di Voi al GOM italiano di marzo…

SS – Quello imponente che usavamo dal vivo dal 1988 al 1990 non lo potrai più vedere in assoluto, quindi men che meno al Gods of Metal Italiano. Fu distrutto dai fan durante un concerto particolarmente violento che tenemmo a Cairo Montenotte (Sv). Pensa che ho dovuto cantare con due guardie del corpo a fianco che respingevano indietro il pubblico delle prime file. Tornando al logo, non è rimasto praticamente più niente: fu proprio polverizzato! Era in legno dipinto di una vernice speciale che lo faceva risaltare al buio. L’avevamo inaugurato in occasione del nostro ritorno al concerto di Curno(BG), nel 1988.

SR – Che cosa hai fatto nel periodo 1982- 1986, senza la tua creatura Death S.S. ?

SS – Non vi sono chissà quali segreti… In quel periodo sono andato via da Pesaro: ho lasciato la mia famiglia e la mia ragazza di allora per cominciare una vita completamente nuova da un’altra parte. Era un momento nel quale avevo l’esigenza di dare un taglio al passato. Mi è servito per raccogliere le forze e pormi delle domande. Considera che quando ho iniziato avevo 12 o 13 anni e ho bruciato veramente le tappe per quell’età: droghe, sesso e quant’altro… più molte cose ai limiti della legalità.

Per cui, se non mi volevo bruciare del tutto – molti amici e coetanei sono morti per questo stile di vita – dovevo dare uno stop e maturare anche a livello di crescita interna e spirituale. Iniziai anche a fare yoga e praticare differenti discipline esoteriche, fino a raggiungere una certa tranquillità interiore, (comunque relativa perché sono una persona molto adrenalinica) per poter così ricominciare tutto da capo, cercando di non incorrere negli errori passati. E da questo che sono rinati i Death S.S.

SR – Come mai hai scelto proprio Firenze?

SS –Ho scelto Firenze tra varie città italiane, anche per contatti che avevo già avuto precedentemente nel circuito esoterico, dopo essere vissuto per brevi periodi anche a Milano, Bologna e Roma.

SR – Molto esauriente! Io le tue interviste le ho lette praticamente tutte, almeno quelle in italiano, e su questo periodo sei sempre stato molto vago.

SS – Si, i particolari in più e gli aneddoti usciranno poi nella biografia, anche perché altrimenti rischierei di dimenticarmi qualcosa. Io sono un po’ pigro e lento nell’arte dello scrivere… ah,ah!

SR – Hai mai avuto il piacere di discorrere con un sacerdote intelligente delle tue convinzioni? Cosa ne è venuto fuori?

SS – Si, la prima in occasione dell’uscita del tomo di monsignor Balducci sulla pericolosità della musica rock e HM: aveva organizzato un seminario itinerante promuovendo da buon venditore il suo libro. L’ha fatto anche a Firenze e io ho cercato di intervenire a questo dibattito, dopo essermi presentato. I vari collaboratori di Balducci hanno cercato in tutti i modi di zittirmi e non farmi parlare nonostante io fossi stato sempre molto educato.

Quando però mi è stata concessa la parola l’ho messo alla berlina. Fu anche facile: trattava di cose assolutamente a lui sconosciute e non aveva la minima idea neppure dei diversi generi musicali. Viceversa fui invitato in un interessante talk-show ove presenziava il famoso esorcista padre Amorth, una persona che trovai molto divertente e arguta. Abbiamo fatto amicizia, è un uomo di spessore. Lo rispetto e la cosa è reciproca. Mi lasciò solamente alquanto perplesso quando raccontò di alcuni casi di esorcismo da lui svolti che, stando alla sua descrizione, secondo me travalicavano decisamente nel fantasy….

SR – A me dei Death S.S. è sempre piaciuta la musica e l’impatto Horror, insomma l’insieme delle emozioni che la tua band sa scatenare. Il resto del corollario l’ho sempre preso sul ridere… con tutto il rispetto, s’intende!

SS – Si tratta di corollario coreografico. Il fatto di non capire questo mio modo di interpretare l’aspetto teatrale da parte di certa gente mi ha sempre procurato dei problemi. E’ come se dopo un film Horror la gente andasse dall’attore “cattivo” a rimproverarlo perché ha magari esagerato nel film…

SR – Steve, secondo me tu la scenografia Horror l’hai sublimata.

SS – Si, per sublimarla però ho avuto bisogno di essere in possesso di una concezione tecnica e di una cultura di un certo tipo. Fondamentale poi l’ironia, che io utilizzo da sempre nei miei spettacoli.

SR – Avendo io una cultura Horror che si ferma ai film, alla fumettistica e a qualche fotografia, dai Death S.S. ho sempre voluto intrattenimento e spettacolo, e sono sempre stato ripagato. Tutto qua.

SS – Certo, uno che si muove per venire ai nostri concerti deve farlo perché si vuole divertire. Trovo assolutamente ridicolo quando mi sento dire che cerco con il mio spettacolo di convincere qualcuno a “cambiare opinione” su certe cose.

SR – Ci tenevo a entrare nel vivo del tuo modus vivendi perché quasi sempre escono solo messaggi negativi dai tuoi Death S.S.

SS – Hai fatto bene. Più il nostro spettacolo è forte e più ti lascia sfogare. Il coinvolgimento deve portare a un divertimento catartico e finire lì.

SR – E’ giusto che il pubblico sappia queste cose, altrimenti si rischia di svilire il tuo lavoro di trent’anni nell’ambito musicale. Il vostro messaggio è spesso molto forte e violento e presta il fianco a qualsiasi tipo di critica negativa… Cambiando argomento, qual è la cosa che ti ha dato più fastidio che hanno scritto dei tuoi Death S.S. ?

SS – Premetto che me ne infischio di quello che viene scritto su di me e non mi faccio influenzare. L’unica cosa che mi fa arrabbiare sono le sentenze sparate da chi non ha capito nulla dello “spirito” di una carta cosa. In poche parole l’ignoranza in tutti i suoi aspetti. Se una persona mi conosce e mi dice “Steve questa cosa non mi è piaciuta etc etc”, io accetto e ne faccio tesoro. Quando invece i giudizi sono arbitrari e ingiustificati per mancanza di “conoscenza” mi posso anche incazzare…

SR – Nella mia ultima intervista ho asserito che se uno non conosce le cose deve star zitto. Se non si ha la certezza non si deve scrivere perché la parola taglia di più della spada. Informarsi sempre al 100% e nel dubbio lasciar perdere. Mai scrivere castronerie!

SS – Assolutamente d’accordo con te

SR – Chiudiamo con la scena della polvere bianca nel backstage del secondo dvd. Come l’hai concepita ?

SS – E’ molto semplice. Quando si tratta di un gruppo rock certi stereotipi come sesso droga e rock’n’roll sono sempre presenti veramente perché fanno parte della vita on the road. Come tu sai io sono della dottrina “fai ciò che vuoi”, quindi sono la persona più aperta e libertaria del mondo. L’importante è saper mantenere gli impegni presi per rispetto del pubblico che paga il biglietto. Questo è l’unico obbligo.

Quello che mostro nel documentario è soltanto 1/100 di quello che succede molte volte nel backstage dei Death S.S. Io non mi pronuncio da punto di vista personale, fra i membri della band, i roadie, i nostri amici e le groupie talvolta succede di tutto e sottolineo DI TUTTO. Alcune cose che avevo in filmato per decenza non ho potuto neppure metterle. Allo stesso tempo, mi sembrava però ingiusto non significare un piccolo stralcio di una cosa che, nel bene come nel male, succede. Ho voluto documentare anche un certo tipo di atteggiamento, in maniera neutrale: senza approvarlo né disapprovarlo; senza falsi moralismi né censure. Ci sono ambienti insospettabili che fanno ben di peggio di questo che io ho mostrato sul mio Dvd.

SR – Questo fa parte della libertà intellettuale che ti contraddistingue. Un cosa così sapevi già che ti portava solo degli strali…

SS – Io del gruppo devo dare una visione reale, quella che è. Non posso far vedere con un montaggio falsificato che noi siamo bravi, belli, puliti etc etc, come dei bravi bambini! Non lo siamo affatto! Ho degli obblighi di sincerità verso i miei fan. Alcuni avranno storto il naso, pazienza! E’giusto che tutti sappiano come siamo veramente.

SR- Tu hai avuto il coraggio di farlo senza mistificazioni, altre band ultracelebrate l’hanno solo scritto oppure hanno addirittura negato l’evidenza.

SS – Infatti!

SR – Steve, ho finito! Grazie, principe delle tenebre! Ah,ah!

SS – Grazie a te, come sempre.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti