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Intervista Dragonforce (Gee Anzalone)

Di Luca Montini - 8 Giugno 2017 - 23:30
Intervista Dragonforce (Gee Anzalone)

Ciao Gee e benvenuto su Truemetal.it! Come va? Come stai passando questi giorni che precedono l’uscita dell’album? [l’intervista risale al 16 maggio scorso n.d.M.]

Tutto bene, abbiamo appena finito il tour nel sud est asiatico. È andato alla grande, è stato tanto tanto caldo, temperatura micidiale, c’erano trentacinque gradi alla sera con l’85% di umidità, ti lascio immaginare… davvero da viaggiare bagnati fradici tutto il giorno! È stata una vera impresa affrontare il clima, eravamo praticamente sull’equatore, tutta quella zona, Filippine, Indonesia… però è andata bene, il pubblico è stato splendido. Abbiamo fatto dei festival veramente enormi. Sempre un po’ un peccato tornare a casa, per certi versi.

Giusto il tempo di rifiatare e sarete di nuovo in tour per promuovere il nuovo “Reaching into Infinity”!

Sarà ancora peggio, anche perché faremo Giappone, Australia, Nuova Zelanda… da giugno in poi. Ne avremo da fare dai! (ride) 

Iniziamo con le domande di rito. Suoni con i Dragonforce da diversi anni, ormai dal 2014, ma “Reaching into Infinity” è il primo full-length della band sul quale compare il tuo nome. Qual è stato il tuo contributo al songwriting? 

Come immaginerai io non mi occupo dello scrivere a livello di accordi, di arrangiamento… io mi occupo della parte del “cuore” della canzone: le parti di batteria e vari tecnicismi è tutta farina del mio sacco. Il tutto ovviamente stando dietro al “filone Dragonforce”; la linea che ho seguito è quella del groove dei Dragonforce, il solito thrash metal! (ride) Mi hanno lasciato veramente carta bianca sulla stesura, è stato bello avere a che fare con i ragazzi; è stata la mia prima esperienza nel lavorare in team in questa maniera così intensa. Ci abbiamo lavorato da parecchio, le idee sono state stese durante il tour precedente [Killer Elite, n.d.M.], quindi sono idee che sono nate dal team, tutti assieme, fin dall’inizio. Parlo chiaramente della pre-produzione, il processo della creazione dei brani, confronto dei riff, battere piuttosto che levare per la batteria etc. Tutti questi aspetti li abbiamo curati nel mentre che eravamo in tour, nel tempo libero insomma. In teoria uno non dovrebbe far niente durante il giorno e suonare alla sera durante il tour, ma non è così! (ride) 

Chi è il più creativo del gruppo in questa fase?

Bella domanda, se la giocano tra Sam [Totman, chitarra] e Fred[erique LecLercq, basso]. A livello di creatività si sono trovati. Sono stati quelli che hanno steso l’album, hanno creato le strutture dei pezzi, è veramente un piacere vederli lavorare perché sono riusciti a collaborare in una maniera veramente omogenea. Come si lavora in un vero team. Solitamente quando hai a che fare in molte band ci sono membri che si possono scontrare su come realizzare le varie parti, in inglese si dice che siamo stati “on the same page”, sulla stessa linea d’azione.   
 

 

Ho visto il video di “Ashes of the Dawn”; un video 100% Dragonforce, con le sboronate tipiche che abbiamo tutti amato tantissimo da “Operation Ground and Pound” in poi, che in conftonto “Cry Thunder” è un video sobrio. 

Si, siamo conosciuti per la nostra sobrietà. Siamo una band di poca tamarraggine e che punta sulla sobrietà! (ride)  

Dove l’avete girato? 

L’abbiamo registrato in uno studio in Serbia. Ci siamo trovati in questo studio con il telone verde, abbiamo montato tutta l’attrezzatura e lì c’erano i macchinari che registravano, abbiamo preso una giornata per le riprese ed è uscito quello che vedi.

Vi è stato dato uno storyboard?

Si, ce l’hanno spiegato, ci hanno anticipato più o meno cosa sarebbe stato e cosa sarebbe successo nel video, però non pensavo fosse così figo. Quando l’ho visto, tra l’altro a pochi giorni dall’uscita ufficiale, sono rimasto veramente a bocca aperta. Non pensavo fosse così il risultato, ti dico la verità sono parecchio contento.

Gli anni passano e la tecnologia fa passi da giganti.

Veramente! Infatti se guardi adesso film come Indipendence Day e vedi film degli anni ’90 c’è un abisso. Solo che giustamente al tempo appena erano uscite queste cose era fantastico perché non avevi visto niente del genere. Diciamo che al momento siamo al passo con i tempi.

Certo a ripensare ai primi video dei Rhapsody ed ai loro effetti speciali…

Ho presente! (ride)

Ho notato che tu guardi spesso indietro nel video, c’è un motivo specifico?

Si, un bel dettaglio, alle nostre spalle c’è questo stargate che ci sta dividendo da quello che è un risucchio verso l’infinito… ed io sto suonando con dietro questa roba e mi guardo indietro preoccupato del tipo “cazzarola che faccio qui? ”. Ho messo in atto le mie doti di attore professionista, aspetto la nomination ai Grammy! (ride)

Geniale anche la serenata di Mark al drago!

Porca miseria! Ma ti dico, il drago è ancora sobrio, avrebbe potuto essere ancora più tamarro! (ride)
 

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Purtroppo ho avuto poco tempo per ascoltare il disco; la promo mi è arrivata un po’ in ritardo, quindi l’ascolto è stato abbastanza fugace. Innanzi tutto complimenti per la performance! Ad una primissima impressione lo preferisco al precedente, mi sembra ci sia una buona varietà compositiva. Ho trovato un Mark Hudson inedito al microfono, con degli harsh molto potenti… è tutto cantato da lui vero?

È tutta opera di Mark! Ti svelo questo piccolo aneddoto: quando sentii il disco per la prima volta, sono andato dagli altri dicendo: “ragazzi chi è lo special guest?”. “Nono guarda che è tutto Mark!”. “State scherzando?”. Invece è proprio vero. Io son caduto dalla sedia. Quando ho sentito le canzoni che aveva tirato fuori… Considera che io stendo la base, quando registro i pezzi non ho ancora il risultato di quello che è la canzone con le sfumature e l’interpretazione. È stata una sorpresa sentire pezzi come “Evil Dead, “The Edge of the World”, “War”… tutti i brani con questa voce insomma. Ha tirato fuori il meglio di sé, una potenza nascosta che ha tirato fuori, è stato sicuramente Fred a convincerlo, ad incanalare le potenzialità di Mark nel migliore dei modi. Fred e Mark sono molto in sintonia sul lato lavorativo.

Anch’io al primo ascolto mi stavo scrivendo la domanda “ma chi avete chiamato stavolta?”. Del resto nell’ultimo disco avete ospitato la voce di Matt Heafy dei Trivium in “The Game”.

È stata una sorpresa vera e propria, sono entusiasta, significa che abbiamo tanto da dire.

Avete anche superato la soglia dei 10 minuti con “The Edge of the World”, una suite megagalattica!

Ci sono sempre stati chiesti brani lunghi dai die-hard fan dei Dragonforce, a loro piacciono le canzoni lunghe, in passato abbiamo composizioni come “Soldier of the Wasteland” che sono nove minuti, le versione extended sono tutte molto lunghe, dai sette/otto minuti. La stessa “Through the Fire and Flames” sono oltre sette minuti. Per rispondere a questa richiesta dei fan abbiamo tirato fuori una canzone molto epica, dotata di diversi cambi, una struttura varia che sta a racchiudere al suo interno diverse influenze, dai Pink Floyd agli stessi Death, sfumature verso gli Opeth, verso tutta la musica metal che ci circonda. Abbiamo sempre preso ispirazione da tutte le sfumature che il metal ci da, dagli Slayer ai Death ai Pantera… all’epic metal e così via.

Si i Dragonforce hanno sempre unito questi due aspetti dallo speed dei generi più estremi del metal uniti a delle linee vocali più melodiche. Qual è in questo senso il tuo brano preferito, o il più rappresentativo del lavoro?

Ne ho tanti di brani preferiti, mi son piaciuti quasi tutti, di sicuro da “Midnight Madness”, che mi trasmette spensieratezza. Quando ascolto un brano non sempre mi devo incazzare, ho bisogno anche di farmi una risata! Poi “Judgment Day” è sicuramente uno dei pezzi forti dell’album. Dal lato tecnico, andando sulla velocità, potrei dirti un pezzo come “Astral Empire”. Abbiamo fatto veramente tanto e messo tanto di nostro… abbiamo “War” che è molto thrash metal, mi ricorda Overkill o Kreator… roba pesante e violenta. Non ho proprio un mio pezzo preferito, quello forse più attinente al mio drumming, quindi il più veloce, è “Astral Empire”.

…e invece quello che ti diverti di più a suonare dal vivo? Dei brani vecchi, ovviamente.

Sul lato tecnico, sicuramente “The Game”, perché siamo sui 240bpm, quindi lì mi piace suonare, ci do dentro! Allo stesso tempo piete miliari dei Dragonforce ad esempio quando suono “Valley of the Damned” o “Fury of the Storm” mi vengono i brividi.

Immagino che molti fan saranno rimasti sorpresi sia non vedendolo nel video che dall’assenza in tour di Vadim Pružanov, storico tastierista che in un recente video su Facebook ha mostrato le motivazioni personali per le quali, con una figlia piccola ha preferito dedicarsi alla famiglia e non partecipare al tour. Mi confermi che con la band è tutto a posto?

Io in questi giorni ne sto sentendo di tutti i colori, i fan ovviamente non vedendolo son tutti a dire “è fuori dalla band”. Ci siamo un po’ trattenuti dal fatto di pubblicizzare la cosa perché è una questione molto personale, ci teniamo anche un po’ al riserbo. Non ci va di spargere a destra e sinistra news del fatto che sta in famiglia. La bimba è nata da poco tempo, la band lo capisce bene così come lo capisce il management, aveva bisogno di stare con la famiglia ed è giustificatissimo. Siamo stati tutti molto più che comprensivi. C’è stato già un episodio del genere durante lo scorso tour, in cui Vadim si era assentato per la nascita della bambina. Aveva saltato la parte europea del tour fatta assieme agli Epica, a gennaio-febbraio del 2015. Se ti nasce una figlia devi stare a casa. Il compito della band in questi casi è non interferire con la vita privata. Anzi ci sembra giusto capire, comprendere ed aspettare che sia pronto a tornare.

Eh si, in molti se lo saranno chiesto, lui sul palco è sempre molto attivo…

Si, Vadim è una bestia sul palco, quindi è ovvio che prima o poi i fan avrebbero notato l’assenza. Il video che ha registrato non spiega nient’altro che quella che è la verità. Noi da band abbiamo atteso la sua azione, non era il caso che prendessimo l’iniziativa.

Dal vivo avete le sue tastiere campionate?

I solos di tastiera no, quelli li fa Vadim, per il resto abbiamo le basi che ovviamente fanno parti del suono dei Dragonforce, la tastiera non può mancare live perché svuoterebbe il suono.

Quando ripartirete per il tour?

Prime due settimane di giugno: Giappone, Australia, Nuova Zelanda… poi USA, ad ottobre in Europa: Milano al Serraglio e Bologna Zona Roveri. Non ho mai suonato lì e non ho idea di come siano i locali, sarà una bella esperienza.

Cosa state preparando in questi giorni?

Ognuno è impegnato nelle proprie cose. Io sono impegnato nella promozione della mia nuova scuola di musica, sto registrando un video per gli sponsor, poi ho il mio da fare riguardo alla batteria, ogni volta che ho un momento libero non mi fermo. Gli altri allo stesso modo, Fred ha i Sinsaenum, la sua nuova band con la quale sta girando ed ha inciso il primo album e sta registrando un EP, Herman e Sam hanno il loro da fare… ognuno torna ai propri mestieri, famiglia, fidanzata, moglie…
 

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Ti volevo proprio chiedere come fai a conciliare la vita on the road con l’attività didattica.

Bella domanda, ti dico, non posso dire di stare via per anni: il tour di “Maximum Overload” in cui sono entrato è durato un anno e mezzo con tanti break, quindi ho avuto modo di portare avanti tutta la mia attività, i miei allievi, la mia accademia. Loro mi aspettano, quando parto in tour interrompono le mie lezioni, vanno avanti le lezioni degli altri insegnanti e le mie riprendono quando torno. Conciliare le varie cose se sei un tipo organizzato riesci. Chiaramente devi avere il supporto di persone vicine perché è molto importante in questi casi. Da soli sarebbe impossibile fare tutto. Cerco di essere molto presente come insegnante, anche nelle distanze sono sempre in contato coi miei allievi, con Skype ad esempio… oggi abbiamo tutti connessioni veloci, solo io qui a casa non ce l’ho! (ride)

Quali sono i batteristi ai quali ti ispiri maggiormente?

Quelli con cui sono cresciuto: Vinnie Paul, Tommy Lee, Dave Lombardo, Gene Hoglan… per quanto riguarda il metal, sono cresciuto ascoltando e suonando pezzi di questi batteristi, ed ora me li ritrovo come colleghi. Ti rendi conto di quanto è importante il fatto di prendere questi ad esempio, perché ti ritrovi un giorno nella vita ad incontrarli e ringraziarli. Magari loro non sanno nemmeno cosa ti hanno dato e tu per primo non sai cosa dai agli altri, quindi è interesse nostro dare il meglio di noi stessi ad ogni registrazione e ad ogni performance, magari a nostra insaputa stiamo dando qualcosa a qualcuno, e questo è il bello della musica. Altre due icone sono ovviamente il mio maestro Tullio De Piscopo e poi Steve Smith dei Journey, due icone della mia vita. Alcuni mi hanno insegnato a suonare la batteria, altri mi hanno insegnato a viverla e renderla parte della mia vita. Tullio De Piscopo è di sicuro una di quelle persone.

Sono passati tre anni, ma non te l’abbiamo ancora chiesto: come sei stato arruolato nei Dragonforce?

In maniera molto semplice e morbida. Mi hanno chiamato e mi hanno chiesto: “vieni a suonare con noi?”. Conoscevo Fred da tanto tempo, avevo fatto due/tre video didattici su youtube visto che volevo lanciarmi nel mondo della didattica mondiale, avevo questa sorta di dimostrazione tra le mani, uno dei video è capitato a Fred e quando si è trattato di fare lo switch con Dave [Mackintosh]. Abbiamo fatto delle prove, tre giorni dopo ero dentro, il resto è storia, tutto molto liscio.

Ultimissima domanda: il tuo messaggio ai tuoi fan.

Ringrazio i vostri tanti lettori, vi seguo da tanto tempo anche come webzine, il vostro lavoro è fondamentale e sacrosanto anche perché mostrate la scena italiana che merita molto e dovrebbe essere sempre più considerata a livello mondiale, andate avanti così!
 

Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini