Heavy

Intervista Fingernails (Maurizio Bidoli)

Di Stefano Ricetti - 13 Agosto 2022 - 0:30
Intervista Fingernails (Maurizio Bidoli)

The Last Rite

Fingernails ultimo atto.

O forse no.

Cronaca di una lunga chiacchierata con Maurizio “Angus” Bidoli, che nel 1981 diede vita al progetto Fingernails e che da qualche settimana può festeggiare il quarantennale della carriera per il tramite dell’uscita dell’ultimo album, intitolato The Last Scratch (qui recensione), uscito per Blasphemous Art Productions e interamente dedicato alla memoria di Marco “Bomber” Santoni, bassista, cantante e sodale di Bidoli sin dagli inizi, purtroppo mancato l’anno scorso.

Buona lettura.

Steven Rich      

 

 

 

Domanda strascontata che però va fatta: come mai hai deciso di chiudere per sempre il discorso Fingernails?

Con Marco (Bomber) avevamo una specie di accordo, quelle cose che si dicono ma non pensi vengano mai realizzate, lui veniva da un periodo di rinascita mentale, si stava liberando dai fantasmi delle droghe e dell’alcool che provocavano questi suoi cambi di umore che lo avevano allontanato dalla band in un paio di occasioni. Nel momento in cui decisi di coinvolgerlo nuovamente nell’avventura Fingernails scaturirono delle polemiche con i precedenti membri che mi succhiarono parecchie energie vitali. Ma ero fortemente deciso ad andare avanti e non mi sono fermato. Misi Marco di fronte alle sue responsabilità: se si fosse allontanato di nuovo non avrei più avuto la forza per continuare, gli dissi che avrei sciolto la band o in alternativa gli avrei consegnato le chiavi del gruppo se avessi deciso io di abbandonare la baracca. Situazione, quest’ultima, piuttosto inverosimile ma che serviva per rendere il nostro patto più forte. Purtroppo la realtà ha superato la fantasia e con la scomparsa di Marco ho deciso di terminare la nostra lunga avventura.

 

Marco “Bomber” Santoni e Maurizio “Angus” Bidoli, 2009

 

Quand’è che hai pensato per la prima volta di chiudere baracca e burattini?

Durante la tragedia del lockdown ero fortemente convinto che la musica, intesa come lo stare insieme sul palco, non sarebbe più tornata e così presi la decisione di lavorare sul 40ennale come ultimo passo della band, un traguardo che ci eravamo prefissati da tempo ma che non avrebbe compromesso il futuro dei Fingernails. Se le cose si sarebbero svolte per il meglio (come poi è accaduto) avremmo suonato i nostri classici dal vivo, di materiale ne avevamo in quantità industriale e sarebbe stato inutile scrivere nuovi brani.  Marco nella sua fragilità ha sempre pensato ad uno split definitivo che ci avrebbe diviso per sempre ma lo rassicurai, saremmo andati avanti alla nostra maniera, soprattutto sul piano economico e nel rispetto della storia musicale dei Fingernails.

Nella tua decisione ha avuto peso anche il fatto che non esistano più i tuoi idoli Motörhead?

Ero fortemente convinto che con la dipartita di Lemmy il RnR fosse finito. La scomparsa di quelli che hanno rappresentato l’attitudine ribelle e trasgressiva del rock ci ha resi deboli, fuori contesto in un mondo moderno indirizzato verso un’immagine pulita e perfettina. Poi mi sono detto che la libertà vive dentro le nostre teste e non te la può togliere nessuno per cui il RnR continua a suonare “dentro”. Per risponderti ti dico di no, anzi, proseguire a calcare le orme dei Motorhead è fonte di energia per mantenere vivo il fuoco dello stesso RnR.

 

Maurizio Bidoli, 2022

 

Quindi, se un domani dovesse venirti proposto di suonare in una situazione ideale, con tutti i crismi, per un come-back dei Fingernails, quantomeno a livello di moniker, non accetteresti, giusto?

Fingernails è una mia creatura per cui potrei continuare a suonare con il classico moniker senza problemi ma mi sentirei in colpa nei confronti di un patto (per quanto assurdo) stipulato con un vecchio amico. Ho pensato di suonare live con un diverso “vestito”, “Angus Bidoli’s Fingernails” o “Angus Bidoli plays Fingernails”, magari facendo partecipare coloro che si sono succeduti nel tempo nella band. Alla fine ho deciso che il progetto corretto si sarebbe chiamato “Fingernails 40” proprio per sottolineare che avremo suonato solo i brani che fanno parte del nostro repertorio conosciuto. Attualmente nella formazione ho incluso Master Bianco (ex Raff) e Big Ricchard, bassista che ha già fatto parte del gruppo nel periodo 2006/2014, per eventuali emergenze mi servo di un turnista (David Folkitto alla batteria). Ora vedremo come si evolve la situazione: se la storia dei Fingernails raccoglie ancora interesse bene, altrimenti potrei dare il definitivo addio al moniker.

 

Quando hai formato i Fingernails, nel 1981, vivevi una sorta di sogno?  

Non avevamo alcun sogno se non quello di esibirci dal vivo di fronte ai nuovi fan assetati di musica heavy metal. C’era all’inizio un approccio molto superficiale, volevamo solo divertirci, avere la scusa per passare la notte con gli amici bevendo e drogandoci fino allo sfinimento, c’era molta energia giovanile e si fuggiva dalla realtà di tutti i giorni. Poi le cose hanno preso una piega differente, la band suonava ancora e le richieste aumentavano tant’è che si doveva prendere seriamente in mano la situazione per crescere musicalmente. All’inizio non avevamo testi per le canzoni, si scriveva un titolo da gridare al microfono durante i cori da far cantare al pubblico e per il resto si inventavano parole con l’attitudine british per farli sembrare reali, ci si arrangiava alla bell’e meglio, in fondo le band inglesi e statunitensi erano irraggiungibili, non saremmo mai potuti essere come loro, mancando le strutture necessarie per crescere. Inutile pretendere la luna; i sogni li lasciavamo a chi ci credeva, noi volevamo fare solo casino e basta.

 

Duracell, Bomber, Angus, anni Ottanta

 

Riannoda il nastro del tempo, Maurizio: ricordi in che occasione hai incontrato per la prima volta Bomber e Duracell? Ricordi anche dove, quando e con chi decideste di dar vita alla band?

Mettere in piedi una band metal nel 1981 equivaleva ad incastrare le caselle di un difficile cruciverba, era quasi impossibile riuscirci, c’erano in giro ragazzi che pretendevano di suonare uno strumento senza fare i conti con l’educazione musicale corretta. Poi una volta costruita una formazione decente dovevi far fronte alle defezioni perché c’era chi non se la sentiva di continuare anche per via delle poche occasioni che si presentavano per esibirsi dal vivo. Era un periodo in cui la band si stava sciogliendo e gli elementi precedenti avevano abbandonato la baracca così decisi di fare diverse audizioni per scegliere i nuovi strumentisti ma la scelta non era certo facile, si presentavano ragazzi totalmente imbottiti di anfetamine sfarfallando con le note o semplici ragionieri con l’aria da bravi bambocci. Chris dei Raff ci faceva provare nella storica cantina di via degli Zingari (luogo di ritrovo dei metaller romani) e un pomeriggio mi portò questo ragazzino di 15 anni che cercava una band con cui suonare: Marco “Bomber” era timido e silenzioso, gli chiesi di suonare una cover per metterlo alla prova ma lui non conosceva alcun brano, sapeva solamente eseguire l’intro di Remember Tomorrow degli Iron Maiden che ripetemmo all’infinito per almeno 20 minuti. Nonostante questo decisi che avrebbe fatto parte della band, perché parlandoci mi disse che ascoltava frequentemente punk rock, beveva birra e ingurgitava Plegine e Roipnol con gli amici, sembrava assurdo che un ragazzino dall’aria innocente che non ti guardava negli occhi e rispondeva a monosillabi potesse essere un tossico ribelle. Duracell si presentò a me un mese dopo senza salutare, aveva appena smontato dal lavoro e non si tolse neppure la giacca imbottita, si sedette dietro la batteria e cominciò a frullare le bacchette come un folle che mi ricordava il miglior Keith Moon, era l’elemento giusto per la band. Da quel momento i Fingernails divennero la risposta underground ai Motorhead, suonare insieme ci dava una scossa di adrenalina incredibile.

Highlight dei Fingernails e momento peggiore.

Come tutte le band che si rispettano ci sono momenti felici e momenti duri, credo che per elencarli non basterebbe questa pagina, ti dico che alla fine ci siamo sempre rialzati anche perché abbiamo vissuto la musica senza l’obiettivo di diventare famosi ma solo esibirci per far divertire la gente. A volte dimentico gli episodi più influenti dato che stavamo sempre fatti o ubriachi ma credo che nel RnR è ammesso tutto per cui… Qual è stato il momento peggiore? Sicuramente il periodo della ricostruzione della band nel 2004 quando Fingernails era sinonimo di nulla, il pubblico (escluso chi ovviamente ci conosceva per fama) ci trattava come dei vecchi rompicoglioni ancora a suonare metal stantio e superato, ci deridevano. Suonare nei festival per non venire minimamente considerati o rispettati è stato il momento più triste ma non ci siamo mai persi d’animo, abbiamo suonato con tutta l’energia possibile e macinato chilometri senza venire pagati. Alla fine dopo tanto penare ci siamo ripresi il maltolto con gli interessi, in seguito tutti erano nostri fan, anche quelli che non conoscevano assolutamente la nostra storia. Poi è ovvio, i veri momenti peggiori sono quando perdi un caro amico, e questo non lo auguro a nessuno per quanto ti colpisce e fa soffrire ma bisogna accettare che la vita non è un libro bianco, la storia la scriviamo noi e qualche volta veniamo richiamati all’ordine, l’importante è non pentirsi mai delle scelte che si fanno , anche quelle totalmente sbagliate e folli.

 

Duracell, Firenze 1989

 

Rimpianti, Maurì?

Nessuno! Ho vissuto e continuo a farlo nella migliore tradizione RnR, non bisogna mai avere rimpianti, le scelte sono state sempre libere perché libero è colui che decide per sé stesso senza accettare compromessi di sorta, in fondo non volevamo diventare come i Motorhead ma solo vivere il rock con la stessa attitudine (fin quando era possibile, ovviamente, ahahah!)

In piena sincerità, quando hai messo le basi della band, ti saresti aspettato di meglio di quello che è poi accaduto oppure le cose sono andate in maniera diversa?

Assolutamente no, i Fingernails sono nati per divertissement, sapevo suonare la chitarra e sapevo comporre, c’erano ragazzi che impazzivano quando suonavi un riff che dava l’idea di una composizione metal per cui quale migliore occasione per mettere in piedi una band con cui condividere le tue idee? Quelli che raccontano che suonare rock è l’occasione giusta per scopare, beh, ti dirò che non era questa l’idea, a noi interessava sconvolgerci e se poi ti capitava la pischella interessata ci facevi pure sesso ma sinceramente l’idea di togliermi le borchie e gli scarponi per denudarmi non mi piaceva affatto! Ahahah! Magari fossimo stati pieni di ragazze, in fondo quale femmina avrebbe accettato di appartarsi con un selvaggio maleodorante ed ubriaco? Come spesso accadeva ti ci addormentavi sopra oppure non ti si alzava neppure sotto giuramento, oppure scambiavi il sesso di chi rimorchiavi scoprendo che quella che pensavi fosse donna in realtà era un ex maschio ahahah!. Ti racconto un episodio, una notte mi portarono a casa di un’amica tutta particolare che amava proiettare film porno ed appartarsi con chiunque, la stanza era illuminata del solo schermo e la tipa bionda sembrava molto interessante ma solo quando mi ci tuffai sopra scoprii che nelle parti intime c’erano nascoste due palle! Ahahah! Tornando al concetto iniziale, i Fingernails hanno rappresentato il meglio per vivere la mia ribellione giovanile con la giusta attitudine, rifarei tutto quello che ho vissuto se potessi.

 

Bomber, Deinze (Belgio), 2016

 

Qual è l’album Fingernails al quale sei più legato e perché. Quale invece quello al quale apporresti delle correzioni.

E’ ovvio che sono legatissimo al primo nostro album del 1988 non tanto perché racchiude la maggior parte dei brani che sono diventati dei classici ma perché è stata la prima occasione per entrare in studio e dar sfoggio delle mie qualità di compositore. Uscire su vinile era un sogno che mai avrei immaginato diventasse realtà. Vivevamo un periodo in cui tutti i metallari attendevano un nostro prodotto ufficiale e l’album ha venduto bene, non conosco i numeri ufficiali ma ad oggi credo siamo giunti a circa 20mila copie tra vinili e Cd. Personalmente considero i nostri album di ottima fattura, anche quelli che hanno una produzione davvero underground. Le critiche ricevute per queste decisioni, considerate suicida, ci sono scivolate addosso. La nostra provocazione nasce dal fatto che non dobbiamo avere padroni nella nostra musica. Il nostro motto era: Ti piace? Okay! Non ti piace? Vai a fare in culo e vatti a sentire altro! Se ami i Fingernails non ti serve un supporto del cazzo per giudicarci, vieni ad un nostro spettacolo e ti pettiniamo a dovere, se non ti muovi o non ti diverti allora vuol dire che sei un morto.

 

Giuseppe “Baffo Jorg” Zappimbulso

 

Chiudi gli occhi. Qual è l’immagine che hai stampata nel tuo cervello di Bomber, Duracell, Baffo Jorg e Paolo Ferrini?

Mi provoca un dolore terribile al cuore ricordarli tutti insieme e non averli più vicino fisicamente perché tutti loro (ma anche altri carissimi amici) hanno rappresentato la mia gioventù. Quando suono chiudo spesso gli occhi per concentrarmi sulla musica e soprattutto adesso che ho altri strumentisti immagino di avere al fianco Bomber e Duracell e non lo dico con superficialità, riesco ancora a captare il loro stile. Mi fa davvero strano suonare Heavy Metal Forces senza di loro ma un conto è sapere che da qualche parte potrei scovarli per suonare di nuovo insieme e un’altra è sapere che questo non avverrà mai più! E’ dura ma è necessario farlo per tenere alto i ricordi sennò è finita. Di Baffo mi mancano le sue battute e le prese per i fondelli, il suo intendere il metal e sentirsi davvero come un padre per tanti ragazzini che si approcciavano alla musica, a volte mi rattrista tutto questo ma in fondo non siamo immortali ed il tempo passa inesorabilmente. Non voglio tediarti con la mia malinconia, sono una persona positiva che ancora guarda al futuro con passione ed energia ma quando ti fermi tutto viene a galla e ti senti solo malgrado i tanti amici intorno. Paolo Ferrini è stato il nostro primo cantante del 1982/83 e quando lo rividi dopo oltre 25 anni ad un nostro concerto nelle Marche mi ha fatto capire che le persone ci sono sempre e le incomprensioni spariscono appena ci si incontra di nuovo, è come una magia, era rimasto uguale a se stesso, stessa figura, stessi capelli, stessi fantasmi del suo passato di tossico, si mise a piangere dopo averci ascoltato dal vivo e mi ha ringraziato per averlo riportato indietro nel tempo quando le cose erano ancora divertenti e spensierate. La sua scomparsa è stata l’ennesima bastonata inaspettata.

 

Paolo Ferrini, a destra

 

La tua top 5 dei pezzi Fingernails.

Per HEAVY METAL FORCES presi spunto dalla Strana Officina con la loro “Non sei normale”, aveva un riff vincente ed ossessivo, amavo quel tipo di soluzione tant’è che assieme a Marco decidemmo di creare un brano con un riff che ti rimanesse nella testa, quello da far cantare al pubblico ai concerti. Marco si presentò con una nota in SI suonata ossessivamente come una mitragliatrice ed io ci misi sopra la risposta chitarristica che doveva far muovere le teste e soprattutto doveva scatenare il pogo. Suonarlo ancora oggi in tutte le forme possibili, thrash o RnR è la stessa cosa, una potenza inaudita che ti fa venire voglia di tuffarti in mezzo al pubblico.

DIRTY WHEELS fu scritta per gli amici motociclisti che presero il nome dal testo che mi scrisse il Presidente, doveva avere un riff vincente anche questo, qualcosa che dava l’idea del rombo delle moto. Nel demo che registrammo collegammo una prolunga che partiva dalla sala fino a giungere la strada dove il rombo della mia Excalibur 350 ruggiva furiosa. Oggi gli stacchi solisti li ripeto cercando di tenere fede all’originale ma faccio grande fatica, non uso più le anfetamine che ci rendevano elettrizzati! Ahahah!

CRAZY FOR BLOW JOBS è stata una genialata incredibile, volevamo scrivere qualcosa di scandaloso, oggi è una goliardata che fanno tutti ma all’epoca sapevamo che ci saremmo gettati la zappa sui piedi per le radio che ci censuravano e la stampa che non ne voleva parlare ma dalla nostra parte c’erano i ragazzi che venivano ad ascoltarci e a loro eccitava l’idea che qualcuno ne parlasse così sfrontatamente durante i concerti, si lanciavano in risposte spiritose per sentirsi veramente trasgressivi, poi magari tornati a casa non si lasciavano sfuggire parolacce di fronte ai genitori. Sai, a volte ci penso, forse ho esagerato nel mio atteggiamento così lascivo, forse qualcuno si è scandalizzato e probabilmente qualche ragazza si sarà sentita terrorizzata ma il RnR non ha mai ucciso nessuno, ha solo creato scompensi ai genitori che cercavano di dare un’educazione ai propri figli per non cadere in tentazione. C’è un pezzo di David Crosby in cui cerca di convincere la sua donna ad avere un rapporto sessuale a tre. Magari cercavamo solo di rendere meno difficoltosa l’accettazione da parte di una ragazza di sentirsi libera sessualmente.

AIDS non era una critica all’omosessualità, l’Aids era una tragedia all’epoca e parlarne era quasi impossibile, noi cercammo di ironizzare e di renderci sempre imprevedibili, la doppia cassa di Duracell doveva apparire alla stregua di Overkill dei Motorhead e creare il panico tra il pubblico. E’ un brano che fino ad oggi abbiamo suonato dal vivo.

(ACID) SHADOW OF THE BLADE: sono molto legato a questo pezzo scritto a due mani con Bomber perché oltre a permetterci di firmare il contratto con la Cobra Records fu il primo singolo ufficiale uscito per la compilation della Amtal Blade dell’88, il riff è piuttosto difficile suonato con la Fender Stratocaster perché non ti permette di appoggiare correttamente il polso per eseguire i serrati così come sarebbe possibile con una Gibson. Shadow racchiudeva il sound della band, speed thrash intriso di punk grezzo inframezzato da un blues anni ’70, il produttore della Cobra mi disse che l’assolo gli ricordava Robin Trower, uno dei miei idoli. Il pezzo era l’esperienza di un nostro amico comune andato in paranoia durante un viaggio psichedelico in cui si sentiva minacciato da un killer.

Ci sono altri brani a cui sono legato, anche tra quelli più recenti ma è ovvio che gli anni ’80 hanno rappresentato il massimo per i Fingernails.

 

A livello di band italiane, quali ritieni dal tuo punto di vista sia il caso di menzionare (e commentare) in questa sede?

Non mi piace parlare degli altri, si rischia sempre di inoltrarsi in polemiche sterili ed incomprensioni. Seguo moltissimo la scena underground italiana e ci sono band che mi piacciono ed altre meno, personalmente sono una persona sincera e non mi piace farmi bello di fronte gli altri, se qualcosa non funziona lo dico apertamente senza usare un linguaggio critico ed astioso ma cercando di essere costruttivo. Comunque alla fine ognuno ha le proprie idee ed è giusto che creda nei suoi mezzi, chi siamo noi per decidere quello che funziona o meno? Non sono nemmeno sicuro che i Fingernails piacciano a tutti, anzi credo qualcuno ci odi, ma siamo al solito discorso, non me ne fotte un cazzo, ho le mie idee e sfogo la mia libertà, che piaccia o no. Se devo proprio scegliere una band che mi impressiona positivamente questi sono i Witchunter che pur non essendo originali riescono a ricreare quell’attitudine perfetta che sembra uscita direttamente dagli anni ’80

 

Fingernails, 1986

 

Sassolini o macigni da levarti dalle scarpe: prego…

Ho capito, vuoi provocarmi, ma sto diventando vecchio e le incazzature preferisco tenermele dentro. Certo che ho macigni nelle scarpe che sono difficili da togliere ma in fondo di casini ne ho fatti tanti e qualche volta c’è chi si è risentito ma rimango delle mie idee. Mal sopporto l’idea che il metal in Italia non sia cresciuto per colpa delle strutture inesistenti, nella mia carriera ho suonato in tutte le situazioni più improbabili ed oggi non accetto più di esibirmi davanti chi mangia una pizza ed è distratto dai cellulari ma anche nei posti dove la gente paga per entrare e rimane fuori a chiacchierare con gli amici e bere birra. C’è un totale disinteresse per la musica dal vivo, si preferisce andare a vedere una cover band e snobbare chi fa musica originale, restare in casa per vedere un film su Netflix ma continuare a lamentarsi che in giro non c’è nulla. Odio questa situazione, eppure bisogna accettare che le generazioni cambino, questo è certo. Sai, dovrei criticare anche quelle band che accettano determinate condizioni pur di suonare creando quei mal di pancia da parte degli organizzatori nel pagarti un budget adeguato, è facile rimanere delusi quando chiedi un rimborso spese e ti rispondono che al massimo ti offrono una pizza ed una birra, puaaahhh! Ecco perché non sento più il desiderio di bere o magari fare come i Blues Brothers, svuotare il frigo bar e scappare senza pagare. No, preferisco tenermi tutto dentro e sfogarlo nella musica e se c’è ancora qualcuno che se ne intende apprezzerà sicuramente la mia rabbia.

Difficile pensare che uno come te rimanga con chitarra e microfono in mano sul divano a disfarsi di serie televisive su Netflix. Hai già in cantiere qualche nuovo progetto musicale?

Esattamente, non riesco a tenere testa a tutte le mie idee musicali tant’è che registro continuamente ogni cosa, sono arrivato persino a suonare in acustico composizioni che mai potrò eseguire dal vivo. Attualmente scrivo materiale originale per i GOING TO HELL, formazione di RnR punk garage sullo stile degli Stooges e Iggy Pop, abbiamo già partecipato a degli spettacoli e prodotto un promo cd nel 2021. In futuro stiamo progettando di entrare in studio per un Ep per poi venire inseriti nei vari festival punk. Dopo l’estate terminerò di registrare un album solista di inediti spaziando tra hard rock, metal e ballads, lo autoproduco su cd promo da regalare ai nostri concerti. Ovviamente gli sforzi maggiori li delego ai Fingernails 40 nel tentativo di promuovere l’ultimo album d’addio.

 

Fingernails, The Last Scratch (40th Anniversary), 2022

 

Appunto, veniamo a The Last Scratch, il disco del quarantennale: quali sono stati i criteri di stesura dell’album? Hai seguito qualche linea da te in qualche modo preordinata oppure no?

Durante l’isolamento forzato dovuto al covid io e Marco siamo rimasti in contatto via mail lavorando su alcune mie idee, per diversi mesi ci siamo spediti file e testi lavorando al mixer in casa arrangiando tutte le parti musicali per renderle disponibili per una eventuale registrazione in studio. Avevamo il problema di non avere un batterista fisso nella band per cui con difficoltà siamo andati alla ricerca di qualcuno che potesse rispondere alle nostre esigenze. Qui apro una parentesi: sembra che ci sia una sorta di timore nel mettersi in mostra (almeno qui a Roma) e i Fingernails per molti risultavano un impegno troppo oneroso. Anche per quelli più giovani per cui abbiamo stoppato le ricerche e ci siamo rivolti a drummer professionisti. Per le registrazioni abbiamo approfittato dell’amichevole partecipazione del batterista dei Witchunter, Luca Cetroni, che ha un tiro eccezionale e molto versatile. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto averlo fisso nella band ma è già occupato. Non appena hanno riaperto i confini regionali mi sono precipitato nello studio marchigiano Mara Cave nell’aprile del 2021 per registrare tutte le parti ritmiche di Luca che straordinariamente in meno di 5 ore ha completato il suo lavoro, un vero fenomeno. Poi a Roma ci ha curati Fabio Lanciotti che ha già lavorato per l’album dei The Raff e per giunta è una vecchia conoscenza del metal anni ’80, mi ha convinto con uno stratagemma a registrare in sala le parti chitarristiche vincendo la mia allergia per gli studi di registrazione. Non amo particolarmente stare ore dietro un fonico che guida il mio operato ma Fabio ha giocato bene le sue carte. Bomber è stato quello più assiduo e pieno di idee, ha amato ogni singola nota di quell’album ed ha sognato di vederlo pubblicato quanto prima, cosa che purtroppo per lui non è accaduta.

 

Fingernails con Luca Cetroni, a destra. Erba (CO), 2019

 

Com’è nata la collaborazione con Luca Cetroni dei Witchunter?

Luca Cetroni ci aiutò per due concerti nel 2019, a Firenze e a Erba (Como), poco prima del lockdown, in quanto Master aveva appena lasciato la band. Gli spettacoli erano già programmati e Luca fu felice di darci una mano. Ancora ridiamo per la notte in hotel passata a cercare la nostra stanza tentando di aprire con la nostra chiave tutte le porte perché convinti che il numero 2 del cartellino fosse il piano e non la stanza! Ah,ah,ah! Lo stile di Luca è perfetto per i Fingernails e la collaborazione è proseguita per le registrazioni, in precedenza ha lavorato su alcune tracce del promo dei GOING TO HELL e nel demo inedito dei Fingernails del 2019 che sto editando in studio perché sono intenzionato a pubblicarlo per un eventuale antologia di inediti e live che farò uscire nel 2023.

Come mai non vi sono i testi di alcuni brani all’interno del booklet di The Last Scratch?

Dopo la scomparsa di Marco ho chiesto alla famiglia di ritrovare i suoi testi per inserirli nell’album ma non abbiamo fatto in tempo. Sono riuscito a recuperarli successivamente, durante il nostro live del 1° giugno 2022, quando ho invitato sul palco i due fratelli di Bomber e la moglie, in una serata dove l’emozione si tagliava con il coltello.

 

Bidoli, Heavy Metal Night, 2011

 

Citami la genesi e il significato di alcuni dei brani ricompresi dentro The Last Scratch. In particolare di Born Free e Bomber’s Last Scratch

L’album è una sorta di concept dove i testi sono stati raccolti in un diario dove descrivevamo i nostri pensieri durante la reclusione forzata dovuta al covid. Marco ha usato come suo solito parole disperate e di accusa verso la società mentre io ho preferito utilizzare il linguaggio dell’ironia ma anche di rabbia cercando di indirizzare l’album verso un messaggio positivo. Riascoltandolo oggi mi provoca brividi di terrore, come se Marco avesse usato quei testi per gridare le sue difficoltà nel continuare a vivere in questa società. Per quanto riguarda “Bomber’s Last Scratch”, Marco ci stava lavorando per inserirlo come intro di una traccia.  Fabio gli suggerì che sarebbe stato opportuno costruirlo insieme per accorciare le parti perché troppo lungo e quel maledetto mattino si erano dati appuntamento in studio, ma qualche ora prima Marco già non c’era più. Abbiamo deciso di tenere l’intera registrazione come bonus track mentre “Born Free” è monca, contiene solo il bridge cantato, contavamo di tornarci a lavorare sopra perché la parte vocale di Marco non mi pareva adatta. Non so cosa darei per recuperare quell’intera registrazione, chissà dove si nasconde!

Dentro The Last Scratch hai pubblicato due pezzi in lingua italiana.

Ho sempre cercato negli album dei Fingernails di inserire dei testi in italiano, mi piace pensare ad un lavoro dove la nostra lingua venga scritta in un contesto difficile come l’heavy metal. Ho sempre apprezzato quelle band che ci provano soprattutto nell’ambiente punk dove viene usato spesso l’italiano, adoravo le cose che cantava Roberto nei Bloody Riot e per questo mi sono impegnato a rendere la lingua italica più digeribile per orecchie dure, in fondo anche la Strana Officina lo ha fatto per anni e Non Sei Normale è cantata dal pubblico.

Chiudi l’intervista come meglio ti aggrada Maurì, e grazie per tutto il metallo rozzo e violento che ci hai regalato sino a oggi.

Grazie di cuore, Steven, e un abbraccio virtuale a tutti i lettori, posso solamente dire di vivere i vostri sogni e di non fermarvi di fronte a ogni ostacolo che vi si presenterà. La vita non è mai facile, è bene che lo si sappia ed è un bene continuare ad apprezzare la musica suonata, il RnR non va mai abbandonato anche se il mondo va nella parte opposta, mettetevi un paio di cuffie e sparate il suono che più vi aggrada. Ricordatevi che la libertà vive dentro di voi e nessuno mai potrà scipparvela. Maurizio “Angus” Bidoli, 2022.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti