Hard Rock

Intervista Firehouse (Frank Caruso, Enzo Caruso e Corrado Ciceri

Di Stefano Ricetti - 3 Dicembre 2021 - 9:00
Intervista Firehouse (Frank Caruso, Enzo Caruso e Corrado Ciceri

La storia della musica dura annovera innumerevoli casistiche strane, al proprio interno. Nel momento in cui, negli Stati Uniti, in un’era lontana, totalmente pre-social, una band decide di scegliere il tuo stesso nome, cominciano i problemi. Qui di seguito la cronaca di una lunga chiacchierata con Frank Caruso  (chitarra), Enzo Caruso (voce, tastiere) e Corrado Ciceri (batteria) degli italianissimi Firehouse, tornati alla ribalta grazie a The Story Of Italian A.O.R. Band 1987-1994 (qui recensione) , un doppio digipak griffato Music For The Masses contenente, in versione rimasterizzata, tutto quanto da loro fatto uscire fra il 1988 e il 1994.

Buona lettura.

Steven Rich     

 


 

Come nacquero i Firehouse?

Frank Caruso – I Firehouse nacquero come band scolastica, in occasione di un evento benefico nel 1986; Il feedback di pubblico fu molto positivo, e decidemmo così di proseguire l’esperienza insieme. Da lì si avvicendarono diversi componenti, fino alla formazione definitiva del 1988. Erano anni di grande fermento musicale e noi eravamo protagonisti e interpreti di un periodo unico. Grazie alla nostra attività musicale già in qualità di session men, avevamo la fortuna di frequentare importanti studi di registrazione, e così ci inserimmo subito in un contesto molto professionale e di tendenza.

Dove ha preso origine il vostro nome?

Frank – La suggestione nacque da un incidente occorso ad un amico e da un’immagine molto forte legata al fuoco. Volevamo inoltre che il nome della band fosse immediato e composto da un’unica parola. Contrariamente a quello che si può pensare, ovvero che il termine FIREHOUSE sia riferito alla figura dei “pompieri”, nel nostro caso era riferito letteralmente ad una casa in fiamme, ovvero all’immagine del fuoco che invade un nostro spazio privato e intimo, un’immagine subliminale, onirica, molto forte appunto.

Quali le band di riferimento quando vi siete formati?

Enzo Caruso – La prima formazione risale al 1986. Fummo influenzati certamente dalle band e dal genere dominante in quel periodo (dal Rock Americano al Metal), ma non è sicuramente trascurabile il nostro trascorso musicale in senso formativo. È evidente come tutto il movimento hard rock di fine anni ‘70 e inizi ‘80 abbia influenzato il nostro modo di comporre; band come Deep Purple, Rainbow, Van Halen, Emerson Lake & Palmer, Dokken, Malmsteen e molti altri sono stati dei riferimenti stilistici fondamentali.

Vi stupiste quando negli USA nacquero “gli altri” Firehouse?  

Frank – Fu una sorpresa non graditissima. Noi avevamo già all’attivo dei contratti discografici e ciò complicò le cose non poco.. Per nostra fortuna avevamo depositato il nome come marchio aziendale, ma purtroppo solamente per il territorio europeo. Questo ci consentì di continuare la nostra attività discografica, ma nel momento in cui il nostro mercato di riferimento si estese verso paesi più lontani come il Giappone, iniziarono dei problemi e degli imbarazzi soprattutto da parte delle etichette discografiche. E’ per questo motivo che nel 1996 I FIREHOUSE diventarono ARACHNES (Iniziammo le registrazioni ancora come FIREHOUSE, e sulle schede di registrazione degli Ampex è ancora scritto così…), ma questa è tutta un’altra storia…

Frank, racconta la genesi della musicassetta pubblicata insieme con gli svizzeri White Sensation, metà ad appannaggio vostro e metà ad appannaggio loro.

Frank – Era Il nostro esordio discografico con un “demo” semi professionale come si usava allora (in tempi in cui non esisteva la rete), ed avevamo l’esigenza di creare interesse rispetto ad una nuova uscita in un mercato che in quegli anni non considerava le rock band italiane, quanto meno quelle che cantavano in lingua inglese.

Come faceste ad approdare alla Pongo Records, a suo tempo?

Enzo –  All’inizio degli anni 80 io suonavo con grande gruppo pop, ovvero i “Panda”, che qualche anno prima vinsero al Festivalbar. Iniziai a frequentare diversi studi di registrazione come turnista arrangiatore e compositore, prima a Milano e poi in provincia. Giunsi così alle edizioni PONGO e lì conobbi Fabio Bertin, a cui i Firehouse devono moltissimo. Fu quasi naturale: Fabio conosceva bene le doti rock mie e di Frank, e quando gli proposi di lavorare con i Firehouse lui non esitò.

 

 

Spiegate la genesi di “Firehouse”, 1987

Frank – Il primo album raccoglieva le nostre prime composizioni giovanili. Il 1987 fu un anno indimenticabile dal punto di vista della produzione musicale a livello internazionale, e per noi fu il punto di inizio. Decidemmo così, a fronte di un contratto discografico, di rivedere le composizioni a nostro avviso più importanti che avevamo prodotto fino a quella data, e renderle finalmente dei veri e propri master discografici. Questo è fondamentalmente il motivo per cui molti brani possono apparire eterogenei, ovvero il risultato di song composte in periodi molto diversi, ma arrangiate in una sessione finale appena precedente alla registrazione discografica.

Fra “Firehouse” e “Labyrinth” passarono ben sei lunghi anni. Come mai un intervallo di tempo così marcato fra un disco e l’altro?

Corrado Ciceri – Il lungo periodo fu conseguente a due fattori imprevedibili, ovvero il cambio di distributore discografico e la malattia di Frank; non ultima anche l’innovazione tecnologica che subentrava a cavallo fra il 1989 e l’inizio degli anni 90, ovvero l’avvento del digitale. Il tutto coincise con il primo avvento del Grunge e un lento allontanamento del mercato discografico dal rock americano tradizionale.

Spiegate la genesi di “Labyrinth”, 1994

Enzo – Il secondo album arriva in un periodo musicalmente molto diverso, dove gli entusiasmi degli esordi vengono sostituiti dalla responsabilità di voler fare un prodotto all’altezza della situazione. I feedback del primo album erano molto positivi, ma ora si stava aprendo il mercato extra europeo, e questo aspetto condizionò molto il nostro modo di lavorare. La scrittura dei brani ora era più “ragionata”, e anche le nostre esperienze musicali si erano arricchite notevolmente. La tecnologia metteva a disposizione degli strumenti che nelle precedenti produzioni erano inimmaginabili; il risultato fu un album dalle sonorità apparentemente più fredde, ma dal songwriting sempre appassionato e sicuramente più maturo.

 

Una vostra definizione “secca” di quanto realizzato.

Firehouse – 1988: Frank – Appassionato e prorompente.

Labyrinth – 1994: Enzo – Sicuramente più studiato e consapevole del precedente.

 

Frank, ti va di parlare dei tuoi problemi di salute occorsi fra “Firehouse” e Labyrinth”?

Frank – Certamente. Agli inizi del 1990 iniziai a dimagrire improvvisamente fino a raggiungere il peso di 46 chili. Solo allora mi diagnosticarono una patologia cronica intestinale da immunodepressione in anni in cui la ricerca ancora stentava a riconoscere alcune patologie, e dopo una prima diagnosi di male incurabile; questo solo dopo diversi mesi di ricerche e innumerevoli ricoveri. Questa situazione mi allontanò inevitabilmente dalla vita sociale e dalla band, oltre ad avere un naturale riflesso psicologico ed emotivo. Ci vollero alcuni anni per riprendere le forze e la voglia di fare, forse ancora più forte di prima. Certe condizioni ti annullano: o ne esci più forte, o non ne esci.

Nel 1994 entrò a far parte della formazione Paola Casalini, al basso. Una cosa piuttosto insolita, per quei tempi, avere una donna all’interno di una line-up di una band hard rock…   

Frank – E’ vero, in quegli anni era abbastanza inusuale.

 

 

Quando è nata l’idea di far uscire “The Story Of  (an) Italian A.O.R. Band 1987-1994”?

Frank – Il progetto nasce da Simone Gagliardi, ovvero dalla Music For The Massess Records. Simone era un bravissimo artista che frequentava la Pongo edizioni musicali, e la nostra conoscenza risale proprio a quegli anni. Solo in questo ultimo periodo ci siamo rivisti rievocando gli anni trascorsi, ed è proprio stata una sua idea quella di rivalutare il repertorio di quegli anni. Questo ci ha fatto tornare la voglia di riprendere in mano quel repertorio e produrre così una versione rimasterizzata, oltre ad una nuova registrazione del brano di apertura del primo album, ovvero The secret of the sky!

 

Quanto ha contribuito alla realizzazione dell’operazione la Music For The Masses?    

Frank – Tutta l’operazione discografica è stata gestita da Simone Gagliardi, che ringraziamo  per l’idea e la lungimiranza del progetto.

 

Cologno Monzese, live 1988

 

A livello di lavorazione sul suono, visto che “The Story Of Italian A.O.R. Band 1987-1994” è un remaster, che operazioni sono state fatte?

Frank – I due album furono registrati in periodi abbastanza lontani ma soprattutto diversi da un punto di vista tecnologico. Il primo album era realizzato ancora su nastro a bobina, e finalizzato completamente in analogico. Il secondo album, invece, vedeva già l’avvento del digitale dei primi anni 90. Era abbastanza naturale che il risultato fosse sostanzialmente diverso; quello che era importante raggiungere in fase di remastering, ad oggi, era dare una coerenza alle due produzioni pur mantenendo lo spirito nativo delle registrazioni. E’ quindi stato fatto un intervento più importante sul primo album in termini di compressione ed equalizzazione, mentre sul secondo album gli interventi sono sicuramente stati meno invasivi.

Come avete fatto ad ottenere il “via libera” da parte della Pongo Edizioni Musicali, detentrice dei diritti dei due lavori?  

Enzo – Ho telefonato a Fabio Bertin, e dopo aver proposto l’idea della ristampa dei due album  mi ha detto che FIREHOUSE è il marchio che per lui è il gioiello delle produzioni Pongo….. E via.

Come mai questa doppia uscita è avvenuta solamente nel 2021 e non qualche anno fa?

Enzo – Sai, c’è un momento fisiologico per tutte le cose… E’ una somma di fattori e di sinergie. Simone Gagliardi ha sempre avuto molta stima per me e per Frank, e lui ci ha fatto esplicitamente la proposta di questa operazione. In realtà io e Frank pure avevamo già pensato qualcosa di simile, anche Bertin non lo aveva escluso… Da una serie di cose abbiamo anche capito che i fans degli ARACHNES avrebbero gradito la cosa, metti tutto insieme ed eccoci qua.

Esistono altri brani dei Firehouse mai pubblicati ufficialmente?

Frank – No, non esistono dei brani dei Firehouse mai pubblicati, ovvero furono pubblicati già con il marchio Arachnes….

Nonostante a loro tempo sia “Firehouse” che “Labyrinth” fossero prodotti di qualità e dal suono competitivo e veniste definiti come “la miglior band underground italiana“ dalla rivista HM fra l’87 e l’88 i Firehouse non riuscirono mai a spiccare il volo definitivo, anche a livello di visibilità. Quali i motivi, secondo te?  

Frank – Credo che il motivo principale sia da imputare al fatto che in quegli anni il mercato internazionale non era assolutamente ricettivo nei confronti di band italiane che proponevano un repertorio di stile internazionale. E questo lo sostengo non alla luce degli ultimi eventi, bensì rileggendo la storia che ci ha visto protagonisti con un altro marchio, ovvero Arachnes, in anni diversi, ovvero gli anni 2000, in cui lo stile europeo fu ben accolto da mercati orientali e non solo, anni in cui diverse band italiane come la nostra sbarcarono nella terra del Sol Levante vendendo decine di migliaia di copie. È come se Firehouse e Labyrinth fossero arrivati troppo presto….

Una vostra definizione delle seguenti band italiane.

Frank & Enzo

  • Elektradrive – Innovativi e bravi musicisti, sempre convincenti.
  • Wild Roses – Al limite tra rock e pop.
  • Shabby Trick  – Allineati al genere del periodo.
  • Florence 99 – Molto influenzati dalle sonorità di tendenza.
  • Sharks – Fortunati.
  • Death SS – Capostipiti di un genere di costume e unici nel loro stile.
  • Vanadium –  Ultra professionali e di livello internazionale, credibili e molto performanti nei live.
  • Royal Air Force – Massima cura nelle produzioni discografiche e fra le prime band molto attente anche all’immagine.

 

 

Quale la vostra maggior soddisfazione, a suo tempo, in ambito live?

Enzo – Io ricordo un concerto nei pressi di Trento al festival internazionale di free-climbing; fu una cosa mega! Quando salii sul palco, dopo che la band iniziò a suonare, ci fu un boato di folla, ma non vedevo nulla per le luci accecanti. Io mi girai verso mio fratello ed esclamai “ma quanti c… sono”? E lui mi rispose “tu canta e basta”.

Rimpianti?

Frank – Fortunatamente no.

Riavvolgendo il nastro e tornando agli anni Ottanta e Novanta, cosa vi piace ricordare?

Enzo – L’entusiasmo, la passione, le novità della tecnologia… perché ogni settimana compariva qualcosa di rivoluzionario. Ci credevamo tutti: noi della band, il nostro staff e il pubblico. È stato un sogno/realtà indimenticabile!

Una vostra definizione delle seguenti band straniere.

Frank & Enzo

  • Firehouse (USA) – No comment.
  • Van Halen – Unici ed inimitabili, un pezzo di storia.
  • Foreigner –  In equilibrio fra melodia e rock.
  • Journey – Bravissimi, Top.
  • Y&T – Performanti.
  • Bon Jovi – Perfetti, troppo, con il pregio di aver portato il rock sound alle masse, forse banalizzandolo un po’.
  • Europe – Vedi Bon Jovi (versione “europea”).
  • Styx – Eterogenei.
  • Reo Speedwagon – Dicevi i Supertramp, giusto?       😉
  • Whitesnake – Fichissimi.
  • Angel – Un “romantic progressive” gradevole e di contenuto.

 

 

Bolle attualmente qualcosa in casa Firehouse? 

Frank – Siamo attualmente impegnati nella produzione e promozione del nuovo progetto THUNDER RISING (OFFICIAL WEB SITE AND NEW ALBUM https://www.thunder-rising.com/), che paradossalmente ci riporta per scelta a sonorità ancora precedenti a quelle degli anni ’80, ovvero a cavallo tra gli anni ‘70 e i primi ‘80. Abbiamo però realizzato con grande piacere una nuova registrazione ed un lyrics video del brano The secret of the sky dei Firehouse,  disponibile (FREE) sui nostri canali social.

Avete in cantiere di fare qualcosa di particolare per promuovere The Story Of Italian A.O.R. Band 1987-1994?

Corrado – Non escludiamo una performance live con la formazione originale se la situazione di emergenza sanitaria ce lo potrà consentire.

Prossime mosse future?

Stiamo investendo molto sul futuro dei THUNDER RISING oramai al terzo album, oltre a scrivere nuove song per ARACHNES…. (OFFICIAL WEB SITE https://www.arachnes.eu/)

Ci sarà mai la possibilità di una vostra reunion dal momento che il pezzo “Secret Of The Sky” l’avete riproposto in versione 2021?

Enzo – La situazione è bizzarra perché la attuale formazione dei Thunder Rising coinvolge esattamente tre componenti dei FIREHOUSE ovvero Frank, Enzo e Corrado… è come se già ci fosse stata una reunion!

Chiudete l’intervista a vostro piacimento. Spazio a disposizione.    

Frank – Un ringraziamento a tutti quanti hanno seguito le nostre evoluzioni musicali in questi anni, a voi che avete avuto l’interesse nell’approfondire gli aspetti musicali e culturali. E un ringraziamento agli editori, alle etichette discografiche e ai fan che hanno creduto in noi. Per quel che ci riguarda continueremo a fare musica e proporla con modalità che in trent’anni ci hanno visto passare dal vinile al compact disc e al digitale, senza mai far venire meno la nostra voglia di raccontare musica ed emozioni. STAY TUNED, STAY ROCK!!!!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti