Death

Intervista Hideous Divinity (Stefano Franceschini)

Di Vittorio Cafiero - 8 Novembre 2019 - 5:00
Intervista Hideous Divinity (Stefano Franceschini)

Abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Stefano Franceschini, bassista degli Hideous Divinity (ma anche dei belgi Aborted) proprio nel momento dell’uscita del quarto lavoro sulla lunga distanza della death metal band della Capitale, Simulacrum, prima uscita su Century Media Records.

 

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Ciao Stefano e benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it. Siamo qui innanzitutto per analizzare insieme la quarta fatica degli Hideous Divinity e ci piacerebbe partire subito dal concept dell’album. Se il primo disco Obeisance Rising era incentrato su “Essi Vivono” di John Carpenter, il secondo su “Cobra Verde” di Herzog e il terzo Adveniens su “Videodrome” di Cronenberg, c’è curiosità su quello che sarà il contenuto lirico e concettuale del nuovo Simulacrum: ancora cinema?

Per quanto riguarda il concept di base – poi alla fine sempre una scusa per toccare altri argomenti – si tratta di “Lost Highways” di David Lynch. Però, mentre nei primi due album le tematiche erano molto più dirette e legate alla trama del film, già con Adveniens, i concetti trattati erano legati anche a riflessioni di natura filosofica (come il saggio di Benjamin “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”) e ancora di più con Simulacrum, dove partiamo dal film di Lynch, ma andiamo a toccare anche il saggio di Gilles Delouze “Differenza e ripetizione”. Partendo da questi due concetti (“differenza” e “ripetizione”), li abbiamo stravolti per inserirli in un contesto death metal: ogni cosa che ti sembra simile alla fine è poi qualcosa di diverso e personale rispetto a quanto già sperimentato. Cerchiamo di distinguerci con un messaggio, partendo da tematiche profonde e poco scontate, cerchiamo di dare la nostra interpretazione ad un concetto filosofico, appunto per differenziarci dalle altre band death metal. Abbiamo poi cercato di inserire questi due concetti (differenza e ripetizione) in un’atmosfera cupa, ossessiva e parossistica proprio come nel film di Lynch. Sicuramente un consiglio che posso dare ai fan è quello di leggere anche i testi dell’album, rimarranno positivamente sorpresi. Ci sono anche le liner notes che possono aiutare a comprendere meglio le liriche di ciascun pezzo. Insomma, concetti abbastanza complessi, avessimo parlato di serial killer e basta sarebbe stato più semplice (risate).

 

Ancora sulla Settima Arte et similia, sembra che stiate iniziando a dare sempre più importanza ai videoclip: dopo Cobra Verde e Feeding Off The Blind, ora è il turno di The Embalmer (già oltre 50 mila visualizzazioni in poche settimane). In particolare, proprio il video di The Embalmer è a dir poco impressionante. Ce ne vuoi parlare? Come è nata l’idea, come si sono sviluppate le riprese?

Sono d’accordo con te, sull’impronta quasi cinematografica del video. L’idea è partita da Tito Vespasiani, nostro manager e promoter, che era a conoscenza delle performance artistiche e visuali di questo artista francese, Olivier De Sagazan. Tra di noi, se n’era sempre parlato, condividendo i vari video e le sue performance, auspicando di trovare prima o poi la possibilità di avviare una collaborazione proprio per gli Hideous Divinity. L’occasione si è presentate con il videoclip per il primo singolo. E’ così nato un dialogo più che ispirato tra le parti e partendo dalla sua opera Transfiguration siamo arrivati alla realizzazione del videoclip.

 

Sempre in tema visuale, date molta importanza anche a copertine e merchandising con grafiche originali e colori che a volte si allontanano dagli stereotipi death metal: è un tentativo per distinguervi? Tra l’altro, la copertina di Simulacrum (ancora a cura di Vladimir Chebakov) è notevole…

Guarda, la risposta più pratica sarebbe quella affermativa: semplicemente, il fan oggi è bombardato da gruppi nuovi, nuove idee, nuovo merchandising, gadget etc. La musica in genere è diventata sempre più un business e riuscire ad emergere è davvero difficile solo con una canzone o un album. Parlando in modo più romantico, ti dico che le nostre magliette certamente sono un po’ più spontanee e originali. Cerchiamo grafiche che siano vicine alle tematiche dell’album (booklet, tavole grafiche). Vladimir Chebakov ha curato l’artwork di Adveniens e di Simulacrum, sui colori è difficile che scegliamo colori vivaci, ma sempre cupi e al tempo stesso particolarmente “densi” come è successo ultimamente.

 

E ora finalmente parliamo di musica. Se Cobra Verde era un’evoluzione del vostro album di debutto Obeisance Rising con tante soluzioni portate all’estremo e il terzo album Adveniens vedeva l’introduzione di alcune novità, con spunti al limite del black metal, cosa possiamo aspettarci dall’imminente Simulacrum? Vuoi presentarlo ai nostri lettori?

Hai fatto un riassunto perfetto a livello di evoluzione musicale. Con Simulacrum portiamo ancora più all’estremo quanto fatto con Adveniens. C’è ancora più atmosfera, ancora vicinanza al black metal, ma mai fine a se stessa. La nostra musica parte dal death estremo, poi cerchiamo di esplorare nuovi lidi sempre facendo attenzione alla struttura del pezzo, del singolo riff, degli arrangiamenti. Soprattutto perché adesso ci sono tantissimi gruppi black metal e hanno successo, una sorta di black metal 2.0, noi un po’ come spugne ci ispiriamo al panorama estremo e lo sentiamo comunque vicino al nostro. Il limite tra death estremo e black è fine, sarebbe un peccato suonare e comporre senza mostrarsi ricettivi rispetto all’ambiente musicale. Ci sono dei brani che hanno dell’epico, altri con molta melodia – niente affatto scontata – che lasciano molto respiro all’ascoltatore che prima viene investito da un riff particolarmente estremo e diretto e poi ha la possibilità di seguire un passo diverso non solo in termini di velocità, ma anche di intensità nella progressione del brano.

 

Il nuovo disco esce sotto Century Media dopo tre album sotto Unique Leaders Record: come è avvenuto il passaggio da un’etichetta all’altra? Sensazioni? Obiettivi? Ambizioni?

Il lavoro con Century Media fino adesso è andato perfettamente: non potremmo chiedere di più; supporto, comunicazione quotidiana, sostegno, sia in termini pratici che più puramente artistici o musicali. Abbiamo iniziato a parlare con varie persone della Century Media che si sono mostrate da subito interessatissime alla nostra musica, gli abbiamo proposto una demo promozionale di brani che sapevamo sarebbero finiti sul disco, da lì i discorsi si sono intensificati e l’interesse iniziale (protrattosi a partire dagli ultimi due anni dopo Adveniens) si è concretizzato con il contratto. Non potremmo essere più contenti.

 

Di certo uscire sotto un’etichetta che gravita nella galassia Sony è qualcosa di importante; gli Hideous Divinity potrebbero diventare a questo punto qualcosa di veramente serio dal punto di vista professionale?

Guarda, onestamente, se adesso non facessimo “il salto di qualità” (a te declinare il termine come meglio credi) sarebbe un po’ un fallimento. Poi è chiaro, non parliamo già di abbandonare da subito tutte le altre attività per potersi dedicare solo alla musica, per quello mi darei comunque del tempo. Anche se, ti dirò la verità, non è più un’utopia come poteva esserlo fino al primo o al secondo disco, adesso assume dei contorni molto concreti perché il nostro obiettivo primario è sì quello di scrivere musica che piaccia all’ascoltatore, ma poterla anche portare in giro nel mondo. Infatti già da marzo di quest’anno ci siamo affacciati in USA per la prima volta e in Canada per la seconda, lavoriamo per consolidare il nostro status in Europa e stiamo lavorando per ulteriori tour che scaramanticamente non voglio accennarti….Tutto questo per dire che fondamentalmente di musica campi se suoni tanto dal vivo e noi siamo pronti e disponibili a fare questo passo, poi vediamo cosa succede. Però sicuramente i passi vanno fatti e li stiamo già facendo, perché non è soltanto un discorso legato all’etichetta e alla portata di una major come la Century Media, ma perché abbiamo grandi aspettative, tanto che ci siamo detti “Ragazzi, con questo disco, o adesso o mai più. O quasi” (risate) Quindi lo stato d’animo c’è, le risposte sono buone sia dal pubblico che dall’etichetta, quindi…vedremo!

 

Da quello che possiamo vedere a livello di social network, sembra abbiate un ottimo seguito anche all’estero, ce lo puoi confermare?

Sì, è vero, il seguito è buono, poi dipende da dove. La Germania e l’Olanda ci sono sempre state molto care, così come ottimi sono stati i responsi dopo il tour americano, negli Stati Uniti l’approccio alla musica e ai concerti è diverso. In Germania c’è il fan tedesco sfegatato che quasi non lo esprime ma poi al banchetto del merchandising compra 200€ di articoli, quello americano magari “suda metal” ed è mostruosamente partecipe oppure si sobbarca centinaia di chilometri per un live. C’è una passione più viva negli Stati Uniti, più accesa. In America c’era seguito prima, ma dopo quel tour (e magari speriamo anche con i tour futuri) abbiamo dato una bella spinta. Per l’Italia, noi ci siamo! Amiamo questo paese, la scena è florida. I mezzi per organizzare concerti sono quelli che sono, ci si lamenta molto, all’estero c’è un altro tipo di mercato, c’è un altro tipo di interesse e si fanno più concerti. Ma stiamo lavorando anche ad attività in Italia e speriamo di farne sempre di più.

 

Il death metal si è molto evoluto negli ultimi anni, dal punto di vista tecnico così come della produzione, con soluzioni spesso portate all’estremo, in termini di arrangiamenti e sonorità: non c’è paura di allontanarsi dal “male primitivo e primordiale” dell’old school e rendere tutto più freddo?

Il “male” fondamentalmente sta a te coniugarlo magari in maniera più originale, innovativa o, al contrario, fedele al canone del death, però la cattiveria deve esserci sempre. Se poi sia un riff di due note o magari qualcosa di più virtuoso più atmosferico, quello sinceramente secondo me interessa poco. Poi è chiaro, anch’io sono un fan dei grandi classici (Morbid Angel, Death, etc). Questi gruppi avranno sempre un posto preferito per quanto riguarda il catalogo che apprezzo di più, però secondo me essere completamente impermeabili a quello che è accade in termini di evoluzione musicale sarebbe davvero un peccato e precluderebbe la possibilità di esplorare nuove sonorità. Poi ovviamente ci sono gruppi da cui, per quello che rappresentano, è difficile aspettarsi un’evoluzione così grande, ad esempio penso agli Obituary che sono uno dei miei gruppi preferiti, da loro non ti aspetteresti mai i blast a 300 bpm o gli assoli in sweep….Per un gruppo come il nostro, per il genere che abbiamo scelto noi di suonare, c’è molta più possibilità di interpretazione del concetto di “cattiveria” musicale.

 

Il ruolo del secondo chitarrista a fianco del fondatore Enrico Schettino si è ora stabilizzato? Forse è stato quello più traballante all’interno della vostra line-up…

Mi viene da dirti di sì, ma soprattutto lo spero. Poi ti posso dire che Riccardo è un ragazzo giovanissimo (solo 23 anni e lo odio per questo!) ma oltre che essere uno dei chitarristi più tecnici e precisi con cui abbia avuto il piacere di suonare, è anche una persona molto seria, che non crea mai problemi, molto professionale e disponibile. Sul problema del cambiamento, è singolare questa cosa perché effettivamente negli ultimi anni i 4/5 del gruppo sono rimasti sempre gli stessi; con Giovanni (il chitarrista solista precedente) è stato un problema di tipo pratico: per motivi di lavoro, non ha potuto prendere parte agli ultimi due o tre tour e con una semplice stretta di mano e una telefonata, ci siamo chiariti sul fatto che la cosa non poteva più funzionare. Non per una volontà reciproca, ma per il fatto che – soprattutto con questo nuovo contratto e con nuove aspettative – l’attività on the road verrà intensificata e lui stesso (che precedentemente ci avvisava con anticipo sulle sue mancate disponibilità) ha riconosciuto la realtà dei fatti. Ci è dispiaciuto, sono stati anni belli con lui, il primo tour importante con i Cannibal Corpse nel 2016, le sue parti eccellenti su Adveniens…però, sai com’è, siamo adulti e vaccinati e cerchiamo di essere professionisti. Cerchiamo di inziare a vederlo come lavoro e il lavoro viene prima dei rapporti personali, che, comunque, sono rimasti idilliaci. Con Riccardo ci conosciamo già da un po’, è stato nostro turnista ed è stato facile chiedergli di entrare a far parte della band in pianta stabile. Ci auguriamo che questa formazione duri a lungo.

 

A te la chiusura: ti piacerebbe convincere i nostri lettori a dare una possibilità a Simulacrum?

Molto volentieri! Saluto tutti i lettori di TrueMetal.it, tra l’altro mi considero in prima persona un lettore del sito, in quanto si tratta della prima webzine che ho scoperto da 18enne appena ho avuto internet per la prima volta, per cui sempre affezionato al portale! Ragazzi, se potete…anzi, senza “potete”, prendete il nuovo disco Simulacrum, ascoltatelo, riascoltatelo e fatevelo piacere. Un saluto a tutti!

 

Intervista a cura di Vittorio Cafiero