Heavy

Intervista Kappa (Dario Cappanera)

Di Stefano Ricetti - 7 Maggio 2012 - 9:30
Intervista Kappa (Dario Cappanera)

Intervista con Dario Cappanera, fresco licenziatario del debutto solista Code Of Discipline, uscito sotto il moniker di Kappa, nomignolo che da sempre accompagna il chitarrista della Strana Officina.

Buona lettura.

Steven Rich  

 

DarioKappaCappanersCodeOfDiscipline

La copertina di Code Of Discipline

 

Quali i presupposti che ti hanno portato alla realizzazione di Code Of Discipline?

Mah l’idea e’ nata in realtà quando stavamo girando la scena finale del film, quella del concerto, vuoi un po’ per il sound dei Pluto volutamente tra AC/DC e Rolling Stones, vuoi per altri motivi, mi sono trovato con la voglia di tirar fuori tutto il mio vero bagaglio, ma soprattutto ho voluto fare un disco che io stesso avrei ascoltato in macchina! Io ascolto molto blues rock, southern rock e ormai le cose più heavy per me sono Motorhead e Black Label, per il resto sto diventando sempre più un Hillbilly!!!!! Aahhhahh!

Da quanti anni avevi in mente di fare un disco solista?

Bene o male ho sempre cantato, scrivendo i miei pezzi, tra Strana Officina, Cappanera, Rebeldevil etc… quando scrivo butto giù il brano di getto cantandoci, e cosi ho solo capito che era giunto il momento per un’altra sfida; rimettermi in discussione ancora una volta, e bang eccomi qua!!!

La scelta di Rola e Bigi come compagni d’avventura è stata “naturale” o cos’altro?    

Ovviamente ormai con Rola c’e un feeling che ci unisce che ci permette di fare dischi in dieci giorni, ci capiamo al volo e sappiamo entrambi come devono suonare le mie canzoni. Stessa cosa col Bigi, dopo la sua collaborazione con la Strana su Rising To The Call, mi è sembrata la scelta giusta, anche col Reverendo Mattia giochiamo in casa, ci si intende al volo, poi anche lui e’ un vero honky tonk come me, ascoltiamo la stessa musica, siamo due super fan degli ZZ Top.

 

Dario Cappanera

 

Dov’è stata scattata la foto in copertina la disco?

Volevo ricreare un atmosfera del sud, paludosa, tra le paludi del Mississippi, e cosi appena fuori Livorno c’e’ questa zona fatta di campagna e canali, corsi d’acqua, con baracche di pescatori di muggini, anguille, insomma ho trovato Baton Rouge sotto casa! Ah ah ah ah

Ci sono dei brani per i quali vuoi spendere alcune parole?

Ma che dire, per i testi non sono stato a pensarci tanto su, non ho grandi proclami da fare al momento, sono solo un rocker con la malattia della chitarra, si parla di me, non credo in Dio (Crucifyin you), se esco, torno a casa la mattina dopo (code of discipline), stare sul palco e’ come una gran scopata, una figata (get up here), il Born to Lose ormai e’ uno stile di vita, adoro i Losers, che però sono più bravi dei vincenti (the mess), le crew in tour, vere e proprie famiglie di balordi di cui anche io ho fatto parte per tanti anni (dogs are back in town), la musica e gli insegnamenti degli zii (nothing left to say)

Quanta l’influenza della Ozzy Osbourne Band e di Zakk Wylde nella tua crescita come chitarrista e songwriter?

Beh, sono cresciuto a Black Sabbath ed Ozzy, l’influenza di Ozzy nel mio songwriting è molto incisiva, lo stesso vale per i suoi chitarristi, da Randy Rhoads, a Jake E. Lee a Zakk Wylde, sono cresciuto suonando su quei dischi, rilevando licks e passaggi di chitarra, ma su questo disco credo sia più marcata la mia influenza di blues rocker sudista, degli insegnamenti di ZZ Top Lynyrd Skynyrd e del blues bianco di Gary Moore e Rory Gallagher.

 

Ritieni di poter migliorare come cantante o pensi di aver dato il massimo delle tue possibilità?  

Come cantante ho appena iniziato, una volta aperta la porta e abbandonata la paura del microfono, il resto viene da sé. E’ una forma espressiva molto diversa dal suonare uno strumento, ma come per la chitarra basta esercitarsi tanto, più canto più mi viene facile, più miglioro, già dopo un mese di prove e qualche concerto mi rendo conto che avrei potuto dare molto di più sull’album, di conseguenza sto già scrivendo qualcosa per il secondo disco!!!

Austin, Texas, poi Los Angeles, vai avanti tu, Dario…

A diciotto anni sono partito con una chitarra in mano e una borsa, là ho capito cosa vuol dire essere quello che sono, la musica e la chitarra per come le intendo io, sono nate, e si sono evolute in quei luoghi, là ho suonato nei club, ho respirato l’atmosfera del vero rock’n’roll e tutto questo mi è rimasto addosso per sempre, ho imparato l’inglese, lo slang del Texas, stando in giro con la gente, e adesso sento che è come la mia seconda casa.

Sei stato anche a Van Nuys, posto familiare alla vita dissoluta dei Motley Crue ma anche set di film hard. Hai avuto qualche incontro ravvicinato con qualche attrice porno?    

Tieni conto che provavamo nella warehouse della casa di produzione Teravision di Evan e Tera Patrick, avevamo la sala prove in mezzo ad una decina di set, sono stato più di una volta a cena con Evan e Tera, e alle prove capitava di vedere entrare ed uscire diversi attori, attrici e registi! Un vero bordello!!! Per un paio di giorni ho pure lavorato ricablando tutto il sistema audio e luci dei set, robe da pazzi ragazzi!!! Ahahahah!

Gli Usa “ti appartengono per diverse cose, ma non per altre”. Spiega meglio il concetto, Dario.

Amo gli States, per la musica, lo stile di vita rock’n’roll, i locali, la professionalità che hanno in questo mestiere, e poi sono tutti veramente fuori di testa, al Sud la gente è veramente easy, molto roots e country, insomma lo spirito ribelle del Sud aleggia ancora e parecchio, poi là la vita costa molto poco, per assurdo uno può vivere degnamente con poco;  ovviamente però da democratico ed europeo non concepisco il loro sistema incentrato sul privato, la mancanza della sanità pubblica è qualcosa di inconcepibile per noi europei, assurdo! Una persona non può indebitarsi perche si sente male, è una cosa inconcepibile…

Come sei entrato nel cast del film “I più grandi di tutti” di Carlo Virzì?

Conosco Carlo Virzì dai tempi degli Snaporaz, avevano la sala prove qua da noi in affitto agli Officina Studios!!! E’ stato Carlo che ha pensato subito a me mentre stava scrivendo la sceneggiatura e le specifiche dei personaggi, cosi mi chiamò e mi spiegò la cosa, studiai il copione, mi fece una specie di provino e da lì tutto è partito, aveva molta fiducia in me, sapeva che sarei riuscito alla grande, e sono contento che cosi sia stato, ci siamo divertiti come matti, in più ho scritto e curato la colonna sonora insieme a lui e Rolando, abbiamo registrato e suonato Live tutte le parti musicali del film, troppo rock’n’roll!!!! Un’esperienza unica, non smetterò mai di ringraziarlo per questo.

Hai qualche aneddoto da raccontare sulla lavorazione del film?

A parte che stavamo sul set fino a 12 ore al giorno, tutti i giorni, e la sera ovviamente con Marco (Cocci) e Claudia (Pandolfi) si stava parecchio in giro per locali, a far festa, quindi si dormiva poco!!! Mi ricordo che i primissimi giorni di riprese, prima ancora che io iniziassi a girare, con Marco stavamo provando il mio personaggio, c’era ancora qualcosa che non andava, era la voce, così una sera, o forse meglio dire una mattina dopo una lunga nottata di rock’n’roll, dopo mille birre e altrettante sigarette, il Cocci mi fece: ecco Kappa ora che sei tutto spaccato, rovinato, e’ questo il tono di voce di Rino!!! Quindi poi ho dovuto recitare con un tono più basso, e roco, tanto per complicarmi un po’ la vita no?

Ho purtroppo letto che, nonostante la buona accoglienza da parte del pubblico, il film, dopo essere stato in 131 sale dopo soli dieci giorni dall’uscita lo si poteva andare a vedere solo in pochi cinema della Puglia, del Piemonte e ovviamente della Toscana. Tuoi pensieri e parole a riguardo…

Beh, che dire… e che cazzo!!! Ancora una volta siamo in Italia, e quando si parla di rock i grandi del biz storcono la bocca, da quello che ho sentito ci sono stati non pochi problemi con la distribuzione, che ha gestito male la cosa, gli incassi poi non erano male alla prima settimana, di sicuro si stava spargendo la voce e il passaparola avrebbe fatto andare meglio la seconda settimana di proiezione, come infatti è stato nelle città dove è rimasto più a lungo. Che questo sia un paese di merda ormai è noto a tutti, hanno ucciso la musica, adesso faranno lo stesso col cinema, evvai! L’importante è che tutti ascoltino quella stronza della Pausini e che vadano a vedere due tette per i Cinepanettoni… che paese di merda!!!

 

FABIO E ROB CAPPANERA

Fabio e Roberto Cappanera
 

 

Quante volte ti capita di pensare agli zii mancati prematuramente Fabio e Roberto Cappanera?

Mi capita spesso di pensare se non fossero venuti a mancare, come sarebbero potute andare le cose, chissà quante cose avremo potuto fare insieme anche musicalmente, per non parlare ovviamente della perdita personale e familiare. La vita è così, spesso: dura da digerire ma questa è la realtà. Io faccio del mio meglio, e quest’anno poi sono riuscito a portare anche il nostro cognome negli ambienti promozionali del grande show biz: Rai, Radio Deejay, Radio 105 e tanti altri. Vedermi a “Quelli che il calcio” con scritto su un mega videowall Cappanera mi ha dato una certa soddisfazione, non lo nego… per tutta la ns. famiglia e per gli zii, ci ha pensato il kappa!!!

Come è nata la collaborazione con Pino Scotto? Come ti sei trovato con lui? Avete disquisito di Vanadium e Strana Officina? Come è nata la scelta di optare per Still Got The Blues?

Pino è un amico, un fratello, uno degli zii se consideri che mi ha visto crescere! Ci sentiamo e vediamo spesso, una sera ero al Rock’n’roll di Milano e gli chiesi se aveva voglia di cantare su un pezzo del mio disco solista. Io volevo rendere omaggio al compianto Gary Moore, a Pino piaceva da morire Still Got The Blues:  bang!!! Ecco fatto, sono molto orgoglioso di come è venuta fuori, Pino ha una grande voce blues, Gary ne sarà felice.

Capitolo Strana Officina: quali le prossime mosse?

Per quanto riguarda la Strana abbiamo optato per fare pochi concerti, diciamo meno in quantità ma in situazioni magari migliori sotto il profilo tecnico e di pubblico. Per l’estate 2012 sono già confermate 5/6 date. Non male, per il resto non ci sono altri programmi, adesso io e Rolando siamo impegnati insieme col mio disco solista, e lui da solo con la sua band di blues cazzuto, i Tres.

Prevedi di portare dal vivo il progetto Kappa? Se si, quali musicisti ti accompagneranno on stage?  

Ovvio, abbiamo già fatto tre date promozionali nei locali ad aprile, tra l’altro in trio è con Frank Li Causi bassista dei Negrita che si è unito a noi!!! Una forza della natura il vecchio Frankie, anche lì cercherò di suonare il più possibile come Kappa quest’ estate, per poi fare un bel club tour italiano per ottobre/novembre 2012, dopo di che mi aspetta di nuovo l’America per qualche mese, ho firmato ora un contratto di management e publishing per il Nord America, spero di andare a suonare là il prima possibile.
 

Stefano “Steven Rich” Ricetti