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Intervista Martin Persner (MCC, ex-Ghost)

Di Mickey E.vil - 3 Ottobre 2022 - 8:00
Intervista Martin Persner (MCC, ex-Ghost)

Intervista a Martin Persner (Magna Carta Cartel) da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli. Buona fruizione.

Dunque, caro Martin. Cosa possono aspettarsi i fan da un album dannatamente vario come The Dying Option?

Beh, davvero non saprei. Penso che ognuno debba cercare quello che gli piace, comunque sia si tratta di dieci canzoni molto diverse. È così che abbiamo voluto lavorare perché è piuttosto noioso avere un disco con dieci canzoni più o meno uguali.

Decisamente! Dunque “varietà” è la parola-chiave per questo disco…

No, perché abbiamo cercato davvero di far stare bene insieme le canzoni: se togli gli strumenti e la produzione, sono molto diverse tra loro ma abbiamo cercato di integrarle e connetterle utilizzando più o meno la stessa produzione per tutti i brani. Sapevamo che il disco sarebbe stato molto vario ed eclettico, dunque abbiamo lavorato duramente perché ogni canzone facesse parte della stessa famiglia sebbene diversa dalle altre. Mi piace questo tipo di varietà, avevamo canzoni extra che non abbiamo usato perché sarebbero risultate “gemelle” delle altre e questa cosa non mi piace per nulla, voglio dieci brani diversi, penso sia più bello e interessante così.

Com’è stato lavorare alla produzione e alla registrazione dell’album?

(Ride) Abbiamo iniziato a registrare il disco nell’agosto del 2019, esattamente tre anni fa, settimana più o settimana meno. L’abbiamo registrato per circa mezzo anno perché abbiamo trovato un grande studio nella nostra città, con tutta la strumentazione che poteva servirci, dunque ci abbiamo lavorato per quattro-cinque mesi. Eravamo convinti di essere pronti e che l’avremmo mixato in una settimana e invece ci abbiamo messo un anno! Non abbiamo sperimentato molto con questo disco, dato che avevamo una visione molto chiara di come avrebbe dovuto suonare, ma ci è voluto molto tempo per creare quel sound.

Com’è la risposta della stampa e del pubblico, secondo te?

Sembra che la gente lo apprezzi molto e ne sono felicissimo perché so che non siamo una band grossa ma abbiamo un sacco di fan che esprimono la loro opinione: naturalmente qualcuno ha detto «questi non sono gli MCC, è qualcosa di diverso» ma è proprio quella l’idea, non volevo ri-registrare il nostro primo album per fare una copia! Sono molto felice del responso, la gente sembra essere interessata e allo stesso tempo ha rispetto per quello che facciamo. E se non gli piace non lo ascoltano, non non raccogliamo opinioni per fare le canzoni: sono molto felice perché le persone sembrano apprezzarlo molto! Abbiamo ricevuto un sacco di lodi, di commenti, lettere… Lettere digitali, Facebook, tutto questo ci rende molto felici.

E i futuri tour per promuovere il disco?

Beh, sapevamo che per la faccenda del Covid a questo punto tutti sarebbero usciti e i locali sarebbero stati tutti prenotati, perciò abbiamo deciso di far uscire il disco prima dell’estate sapendo che non avremmo fatto concerti durante l’estate. Faremo un tour ma non adesso, per una serie di ragioni. Ma di sicuro suoneremo, non subitissimo e non posso dirti altro, scusa (ride)… Ma usciremo e suoneremo!

Che argomenti avete esplorato nei testi di The Dying Option?

Scrivo io tutti i testi e per essere molto sincero ed onesto, non ne ho idea neanche io perché quando scrivo è come se si trattasse di poesia che fluisce da me e talvolta ci vogliono anni perché io realizzi che il tal testo sia relativo alla tal cosa perché inizialmente non lo so! Una canzone come Darling è probabilmente la più onesta che ho mai scritto perché è una triste storia d’amore e io non lavoro così: non mi siedo a tavolino per scegliere gli argomenti, si tratta più di poesia, scrivo parole e frasi per metterle insieme. Con Darling invece si tratta di qualcosa di scontato: una storia d’amore che mi ha più o meno rovinato (ride)! Le persone sembrano apprezzare quella canzone ma io la reputo quella che mi stanca di più perché è la più semplice dell’album, abbiamo lavorato un sacco per farla funzionare perché avevamo miriadi di versioni demo. Abbiamo litigato parecchio, anche perché io suono col mio fratello minore, il che significa molti litigi e nessun filtro: opinioni molto veritiere (ride)!

Dicci qualcosa dell’aspetto visivo dell’album e della collaborazione con Claudio Marino…

Claudio è uno dei miei migliori amici e lo conosco da circa ventidue anni: quando ho un’idea lo chiamo sempre per chiedergli di svilupparla e avevamo quella che poteva essere la demo dell’artwork, una versione molto semplice. Dato che tutti i brani sono diversi, volevo una copertina molto semplice che li unisse tutti in modo che quando ascolti una canzone tu pensi alla copertina del disco, non importa quale canzone sia. Se avessimo fatto una copertina con mille colori sarebbe stata più dispersiva e non lo desideravo, volevo qualcosa che accogliesse tutto. Abbiamo scelto questa cosa iconica dell’uomo che si tuffa, ho chiamato il mio amico David Brindley che è professore di arte nel Delaware, Stati Uniti. Lui ha disegnato l’uomo che si tuffa, io avevo semplicemente mandato uno schizzo, tipo un disegno da ragazzino per dare l’idea e lui l’ha realizzata. Poi ci siamo seduti per decidere l’intero layout con Claudio, il booklet e il retro copertina: penso che il concept dell’artwork fosse presente ancor prima di registrare le canzoni, sapevamo esattamente come avrebbe dovuto essere così come sapevamo già il titolo.

Quali influenze principali citeresti, come musicista?

Beh, siamo molto influenzati dai film anni sessanta, ottanta, novanta e settanta: questo grazie alle belle colonne sonore e all’aspetto emozionale che li caratterizza. Musicalmente sono centinaia le band che hanno influenzato questo disco, voglio dire, tutto quello che va dai Simple Minds agli U2, Metallica, Vangelis, Pink Floyd, Tom Petty, gli svedesi Abba, musica pop oppure ambient come Brian Eno e via dicendo. Dunque sapevamo quale sarebbe stato il sound, non c’è stata un’influenza principale ma si è trattato piuttosto di un insieme di cose molto diverse messe insieme per dare al disco il colore, ecco cosa credo che abbiamo fatto.

Che sensazioni provi quando pensi alla tua esperienza coi Ghost?

Sono molto orgoglioso e felice di aver fatto parte dei Ghost. È stato fantastico, ci siamo divertiti un sacco, abbiamo imparato tanto, fatto canzoni, tanti concerti, abbiamo visto un sacco di cose… Al di là di tutto questo mi sento davvero felice a riguardo, perché non fosse stato per i Ghost non sarei in grado di fare quello che sto facendo ora. Mi piace quello che sto facendo ora, dunque sono umilmente orgoglioso di averne fatto parte, ecco cosa provo!

Poi, musicalmente parlando, il tuo enorme contributo per i Ghost è stato molto importante…

Beh, non arriverei a dire che è stato “enorme” perché Tobias è un genio del pop e della composizione: penso che ce l’avrebbe comunque fatta senza di me! Ovviamente ho dato qualche contributo ma non voglio compararmi a lui in termini di cosa ha reso i Ghost quello che sono. Però ho avuto una qualche influenza…

Sei ancora in contatto con Tobias, oggi?

Non sono affari tuoi (ride)!

Ah ok! Qual è ora il futuro degli MCC?

Al momento ho una montagna di canzoni ma ci vuole così tanto tempo per finirle perché lavoriamo così, lentamente: discutiamo molto, ci sediamo e ascoltiamo molto e via dicendo. Abbiamo un album quasi intero pronto per essere registrato ma non lo faremo ora dato che sono solo tre mesi che è uscito l’altro. Ma abbiamo un nuovo album pronto per essere registrato e penso che potremmo fare uscire un EP prima, perché ho altre canzoni che non voglio finiscano sul disco ma che comunque vogliamo far uscire. Ora stiamo provando, mettendo insieme una band per i live dato che siamo solo in tre e dovremo essere cinque o sei per uscire dal vivo. Stiamo provando nuovi musicisti, scrivendo nuove canzoni, pensando all’artwork del prossimo disco e blah, blah, blah… Le solite cose da band! E faccio interviste, ecco quello che faccio…

Quale messaggio e saluto finali manderesti ai fan italiani degli MCC? Hai quale ricordo legato all’Italia in un qualche modo?

Ho un sacco di ricordi legati all’Italia sin da quando ero bambino! Andavamo spesso in Italia perché mia mamma ama l’Italia… Non sono sicuro se ami l’Italia o gli italiani (ride)! È innamorata di Venezia e quando ero piccolo andavamo a Jesolo, a Venezia ci andavamo almeno due volte, perciò ci sono stato un po’ di volte. Ho una sorta di connessione bizzarra con l’Italia, non so come spiegarlo, ci sono alcune nazioni con cui ho una connessione bizzarra: Inghilterra, Danimarca, Italia… e basta. È come se lì mi sentissi a casa ma in un modo strano! Un saluto per i fan italiani: non so perché ma sembra che gli MCC funzionino così bene per gli italiani… Non so perché o come spiegarlo ma ne sono molto felice e orgoglioso di lasciare una sorta di segno in Italia, perché io sono un fan dell’Italia (ride)!