Death

Intervista Memoriam (Karl Willets)

Di Davide Sciaky - 24 Giugno 2019 - 0:10
Intervista Memoriam (Karl Willets)

Intervista a Karl Willetts (Memoriam, ex-Bolt Thrower) da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli.

 

Buona fruizione.

 

Rieccoci qui sulle pagine di TrueMetal in compagnia di un pezzo di storia del Death Metal che già ci ha tenuto compagnia lo scorso anno: mr. Karl Willetts, leggendaria voce dei Bolt Thrower e ora frontman dei Memoriam, giunti al loro terzo album in tre anni per Nuclear Blast Records. A mio avviso i Memoriam sono giunti ad un punto cruciale: la maturità musicale è ormai completa e ben definita, dunque la loro sfida sarà quella di beneficiare di questo “nuovo inizio” e portare avanti un percorso che potrà regalare a loro – e ai fan – grandi soddisfazioni concrete, in questa difficile e bizzarra epoca digitale. Questa intervista, abbinata a quella con Mike Browning dei Nocturnus AD, mostra la relatività del tempo che scorre: nel 2019 possiamo ancora beneficiare di grandi dischi e show di puro Death Metal della migliore Old School, a dispetto di ogni moda ed evoluzione (o involuzione) tecnologica! Buona lettura!

 

Cosa devono aspettarsi i fan dei Memoriam dal vostro terzo album, Requiem For Mankind?

Oh sì, credo che dovrebbero aspettarsi il disco definitivo dei Memoriam, quello del quale siamo andati in cerca e quello che la gente bramava da quando abbiamo iniziato! Questo è un disco che reca il nostro marchio e abbiamo finalmente definito quello che sono i Memoriam. Abbiamo definitivamente rotto le catene delle ombre di ciò che abbiamo fatto in passato con le nostre vecchie band. Penso che abbiamo creato un sound definitivo, un’identità, essenzialmente! Ci saranno sempre persone che ci criticano perchè non siamo abbastanza simili ai Bolt Thrower ma non è un nostro obbiettivo: per noi è importante suonare come i Memoriam e ce l’abbiamo decisamente fatta con questo nuovo disco!

 

Parlando del processo di composizione, della registrazione, della produzione: che differenze trovi tra il nuovo disco e The Silent Vigil?

Sì, ad essere onesto il processo di stesura dei brani e di registrazione non sono cambiati, scriviamo ancora nello stesso modo e consegnamo i brani nello stesso modo. Quello che è davvero differente di questo album è puramente il fatto che abbiamo registrato al Parlour Studio con l’equipaggiamento in cui ha investito Russ Russell: è allo stato dell’arte, ai massimi livelli! Lui conosce davvero il sound del Death Metal old school fino al midollo! Sa dove piazzere i microfoni per ottenere il suono migliore e via dicendo…dunque si tratta della qualità della registrazione che ha reso diverso questo disco. Naturalmente in più il livello della produzione ha reso il tutto migliore, mescolando tutti gli elementi in un modo davvero bello! Forse era questo che mancava ai dischi passati. Sì, direi che non abbiamo registrato, scritto o consegnato i brani in modo diverso bensì è il modo in cui Russ Russell ha mischiato gli ingredienti in studio che lo fa risaltare così tanto!

 

Raccontaci qualcosa dell’incredibile artwork del Maestro Dan Seagrave…

Sì è incredibile, grandioso quello che ha fatto! Ha un occhio pazzesco per i dettagli, tu gli dai un’idea generale di quello che vuoi per la copertina del disco e lui tira fuori qualcosa di incredibile che mi sorprende ogni volta! Guardare l’evoluzione dell’artwork sin dalle prime bozze che fornisce è una gioia da ammirare! Per me l’intero concetto di quello che facciamo coi Memoriam è come una sorta di trilogia che avevo in mente, quando abbiamo registrato il primo disco e sapevamo di avere un contratto con Nuclear Blast per altri due album ero abbastanza certo che l’avremmo realizzata. Avevo in mente un immaginario del genere “trittico”, una storia: il primo album For The Fallen mostra una processione funebre, il secondo disco rappresenta la deposizione della bara e il terzo – la conclusione della trilogia – mostra l’effettiva discesa della bara sotto terra, l’inumazione (Internment, come la canzone con cui finiamo). E’ come la chiusura di un ciclo di tre parti che ho immaginato come un’opera d’arte visiva accompagnata dalla musica. Funziona molto bene visivamente ma anche musicalmente mostra la progressione della band in un periodo breve di tempo: abbiamo fatto un disco all’anno e per certi versi abbiamo cercato di ricreare quel feeling old school del Death Metal col quale abbiamo iniziato nei tardi anni Ottanta! Quando ci siamo messi insieme come band il fuoco creativo era davvero potente, non stavamo a pensare troppo a quello che facevamo, ci divertivamo con quello che facevamo all’epoca! Ed è quello che stiamo cercando di ricreare coi Memoriam, non vogliamo adagiarci su quello che abbiamo fatto: una volta che l’abbiamo fatto non stiamo a pensarci troppo e andiamo avanti verso il prossimo album, abbiamo un sacco di creatività e il fuoco arde vivo!

 

I testi di For The Fallen erano ispirati alla perdita di un caro, dall’elaborazione del lutto; The Silent Vigil parlava di questioni sociali e del mondo difficile in cui viviamo. Quali sono i temi principali di Requiem For Mankind?

Credo che seguano entrambe le vie: il tema del dolore, del lutto e della perdita sarà sempre parte del contenuto lirico dei Memoriam. Così come per quello che mi riguarda – come autore di testi –  ho sempre scritto della guerra e di altre idee…il tema della guerra è sempre stato fonte di ispirazione, anche nelle band precedenti e sarà sempre un tema costante nei testi che scrivo. Naturalmente anche questioni sociali, credo che questo disco abbia tutti gli elementi menzionati: il tema della perdita e del dolore in alcune canzoni, le faccende politiche in Refuse To Be Led e Austerity Kills e naturalmente le cose militari in Shell Shock che molta gente dovrebbe aver sentito. C’è anche una canzone, The Veteran, che è molto interessante dal mio punto di vista: è la canzone più forte che ho mai scritto a livello di liriche. Parla di persone oneste, della grande quantità di ex militari che sono onesti e vivono per le strade su scala globale, in modo specifico parlo di quelli nel Regno Unito, qui a Birmingham: c’è una grande percentuale di ex militari che non riescono a gestire il ritorno alla vita civile e non c’è nessuna struttura che li aiuti o li supporti!Sì, sono riuscito a gestire molte tematiche liriche in questo nuovo disco, forse è la cosa più forte che ho fatto per mettere insieme tutte le storie che formano il disco.

 

Il modo di cantare, i riff, la batteria: riesco a sentire più Bolt Thrower rispetto ai dischi precedenti, c’è un’intenzione dietro ciò?

No, penso che sia il risultato spontaneo, forse è quello che volevamo raggiungere quando abbiamo iniziato ma non è intenzionale suonare come i Bolt Thrower, per esempio c’è una canzone per nulla “alla Bolt Thrower” ed è The Veteran che è un po’ influenzata dai Pantera! Credo che quello che per noi funziona è il fatto che io, Whale e Frank siamo influenzati dal vecchio Grind e dalla scena Anarcho-Punk di fine anni Ottanta, quel tipo di primo Death Metal che c’era allora. Scott, che è il compositore principale, è influenzato da una sfera completamente diversa dato che si tratta del Progressive Death Metal degli anni Novanta. La combinazione delle diverse influenze funziona molto bene per creare quello che intrinsecamente è il sound dei Memoriam. Ma sì, non direi che…beh, ci sono un paio di canzoni come Shell Shock, in particolare, che suonano più come i Bolt Thrower ma forse perchè la produzione ha un suono più ampio ed epico come nel caso dei Bolt Thrower che erano famosi per il grande suono epico, quelle sono forse le similitudini ma per quanto riguarda la struttura delle canzoni e i riff, credo si tratti di un altro mondo.

 

Sì, il fattore produzione è molto forte su questo disco ed è fantastico…

Sì, sì, credo che quella sia la differenza principale per quello che facciamo, è puramente legata alla qualità della produzione e l’input che ha fornito Russ Russell nel disco lo rende quasi il quinto membro della band perchè certamente andremo avanti insieme e registreremo un altro disco! Non ci ho pensato due volte a lavorare al Parlour Studio che è la nostra casa spirituale quando registriamo!

 

Sei ancora in contatto con Jo, Baz e Gavin (ex-Bolt Thrower, n.d.M.)?

No (ride, n.d.M.)…

 

E’ la realtà, è la vita…niente di strano!

Sì, sono così coinvolto da quello che faccio che a parte quello che concerne la mia vita non ho molti contatti: sono impegnato coi figli, col lavoro, con mia madre che ha l’Alzheimer, la band e non ho molto tempo per interagire socialmente con gente al di fuori del circolo con quale interagisco. No, non ho più contatti con loro da quando ho iniziato con la band, è un peccato perchè eravamo abbastanza vicini per certi versi ma sai, più invecchi più cresci per certi aspetti e questa è una grande cosa che riguarda quello che facciamo coi Memoriam: l’amicizia è la cosa più importante di tutto ciò che facciamo con la band! Va oltre la musica e qualsiasi altra cosa, si tratta dello spirito di squadra e dell’amicizia come legame più importante, che ci guida in quello che facciamo coi Memoriam.

 

Che saluto e messaggio finali manderesti ai fan italiani dei Memoriam che vi stanno aspettando anche sul palco?

E’ parecchio frustrante per certi versi che non siamo mai riusciti a venire in Italia coi Memoriam, ci piacerebbe! Sento una grande affinità con l’Italia e c’è molta gente che mi scrive, abbiamo un bel seguito in Italia. Ci piacerebbe suonare in un paese glorioso e imbevuto di cultura un giorno nel futuro, dipende tutto dalle richieste dai promoter che non arrivano! Comunque vorrei ringraziare tutti quelli che ci supportano, gli amici italiani, le riviste come la tua che ci supportano sulle loro piattaforme e che ci danno l’opportunità di fare quello che non potremmo fare senza tale supporto! Siamo molto, molto consci del fatto che non saremmo dove siamo oggi, apprezziamo davvero la nostra posizione e come l’abbiamo raggiunta grazie al supporto dai fan, seguaci e amici da tutto il mondo!