Intervista Metallica (1985)
Dopo quella del 1984 (qui il link), pubblicata su questi stessi schermi a sfondo nero il 4 gennaio del 2006 è oggi la volta dell’intervista realizzata da Piergiorgio “PG” Brunelli ai Metallica nelle persone di James Hetfield, Lars Ulrich e Kirk Hammett tratta dalla rivista Rockerilla numero 62 dell’ottobre 1985. Il periodo è quello a cavallo fra il poderoso Ride the Lightning e il successivo Master of Puppets, che vedrà la luce l’anno successivo.
Buona lettura,
Steven Rich
Oltraggioso. Offensivo. Insolente. Ingiurioso. Ci sono tanti modi di esserlo. Si può essere dei Motley Crue dall’immagine scioccante fatta di ambigui vestiti, oppure essere bardati quasi da donne come i Wrathchild. Si può armeggiare con teschi e serpenti come utensili di casa (Venom), oppure atteggiarsi (neanche troppo) ad Anticristo come King Diamond o Ozzy (neanche un po’, in realtà). C’è poi chi parla di morte con un pizzico di ironia, di violenza, di esecuzioni capitali. Ma non c’è nessuna immagine a loro supporto, non c’è alcuna pretenziosità. “Quelli che non amano la nostra musica se ne possono andare a fanc…” (Lars Ulrich). I Metallica fanno heavy senza mezzi termini. Il caos è, tuttavia, solo nei loro testi, non nella loro musica, thrash metal del migliore, di quello con un briciolo di cervello. Vederli in Europa è diventata ormai una sana abitudine. Donington li ha presentati a quelli che li snobbavano e che abbassavano l’heavy a livello di degenerazione. I fan dei Marillion e degli ZZ Top si sono dovuti inchinare al trascinante 12bar dei Metallica (niente a che vedere con gli Status Quo) e ne hanno riconosciuto l’innegabile potere d’intrattenimento.
Gli hanno lanciato bottiglie, è vero, ma tutte le foto che di loro sono apparse su Kerrang! non possono che ispirare tale gesto. Nessuno è rimasto seriamente contuso, nessuno è stato ucciso come è successo negli States.
James Hetfield – Non è colpa nostra se un pazzo in acido decide di sparare ad un ragazzino di diciotto anni. La cosa che più dispiace è che un episodio del genere oltre che nuocere a noi nuoce a tutto l’Heavy Metal, perché i soliti puritani si accaniscono contro la musica come portatrice, ispiratrice di delinquenza. Perché nessuno scanna un passante cantando «Do they know it’s Chrìstmas?». Farebbe capire a quei bastardi che la musica non c’entra niente con il malessere della società e l’uso della droga. Non credo che ci sia un nesso fra un cervello che frigge ed i nostri testi. Certe cose succederebbero comunque.
Recentemente i Metallica hanno fatto anche una apparizione al Festival di Metal Hammer (l’unico evento del genere in Germania quest’anno) come headliner a fianco dei Venom, con cui erano venuti per la prima volta in Europa l’anno scorso.
Lars Ulrich — A noi non piace andare sul palco per ultimi, è sempre troppo tardi, la gente è stanca e ha dovuto sopportare la merda di una intera giornata, sono fatti di birra dalla testa ai piedi. Bisogna prenderli quando hanno ancora dell’energia residua in loro. A noi piace una audience piena di ardore.
Un paio di jeans, una maglietta con scritto «MetaI up your Ass» oppure «Fuck Off». I Metallica non spendono milioni nel loro abbigliamento per lo show, risparmiano soldi per rimpinzarsi di birra e per poter pagare i danni che causano negli alberghi. Dove passano i Metallica non cresce più l’erba, o quasi.
Lars Urlich – Non ce ne frega niente di come ci presentiamo sul palco, ci basiamo sulla musica che è l’unica cosa che ci importa. Se alla gente non piace come andiamo vestiti possono andare a farsi fottere, noi siamo qui per suonare della musica, non per sembrare carini. Non abbiamo bisogno di vestiti alla moda, non ci interessa quella merda. Facciamo dei nostro meglio per andare contro le costrizioni della società. Se ti conformi alle regole che ti vengono imposte dalla pubblica opinione sei dannato, alla fine. Sarai «In» in fretta ed andrai «Out» altrettanto in fretta quando la moda finisce. Noi siamo un gruppo musicale, non alla moda, la nostra musica è forte e pura.
Il pubblico dei Metallica non tira televisori dal le finestre degli alberghi, ma è di una fedeltà straordinaria.
Kirk Hammett – Il nostro pubblico, quello di base, è un branco di motherfucker totalmente coinvolto in quello che facciamo. Non importa che siano tedeschi, italiani o maltesi o di «bumfuck», sono tutti dei pazzi lunatici.
Prima di questi due festival i Metallica hanno messo a ferro e fuoco gli States con W.A.S.P. e Armored Saint. Che differenza avete trovato nelle tournee europee?
Kirk Hammett – Gli States sono unici, diversi da ogni altro luogo. Tutto è più facile, le ragazze sono più facili, sono ottime, sono divertenti, «real fun». Sono lì per intrattenerti. A noi piace essere intrattenuti.
Da pochi giorni James, Kirk, Lars e Cliff hanno finito di registrare il loro terzo album in quel di Copenaghen, dove già l’anno scorso avevano perpetrato «Ride the Lightning». Alla MFN tutti hanno pregato che il tempo speso nello studio non fosse eterno come in quell’occasione, quando tra birra e donne c’erano volute 85 ore per mettere giù la sola parte di batteria costando alla casa discografica fior di quattrini. Per fortuna certi costi ora sono divisi tra la MFN e l’Elektra che si cura dei Metallica negli States. Si vuol insinuare forse che la band passerà l’inverno ai Sweet Silence Studios trasformandoli in Crazy Noise Studios? Lungi da me. E’ certo che le ragazze danesi sono assai carine e non del tutto dedite a pratiche religiose. In più, una birra tira l’altra e… it’s hard life.
PIERGIORGIO BRUNELLI
Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti