Progressive

Intervista Pain of Salvation (Daniel Gildenlöw)

Di Davide Sciaky - 7 Settembre 2020 - 14:28
Intervista Pain of Salvation (Daniel Gildenlöw)

Intervista a cura di Davide Sciaky 

Ciao Daniel, come stai?

Sto bene, sono seduto fuori e sai quella sensazione quando comincia a fare un po’ troppo freddo ma vorresti che l’estate fosse più lunga quindi fai finta di niente? [Ride] Sta cominciando ad essere così, ci sono 12 gradi o qualcosa del genere.

 

Recentemente ho vissuto per qualche anno in Svezia, quindi so esattamente come ci si sente in questo periodo.

Vuoi disperatamente che l’estate continui ancora per un po’ [ride].

 

In tutte le ultime interviste che ho fatto ho chiesto ai vari musicisti come hanno passato il tempo in quarantena, ma con te è diverso perché non c’è stata una vera e propria quarantena in Svezia, no?

No, non c’è stata e penso che sia stata la scelta giusta, anche se certamente è stata una scommessa.
Comunque ora siamo scesi a numeri di morti davvero bassi ogni giorno, poi hanno scoperto dell’immunità mediata dai linfociti T [“T cell immunity”] e cose del genere, ma penso anche che fosse una questione di conoscere la propria popolazione: se hai vissuto qui saprai che il distanziamento sociale è una cosa che abbiamo già scritta nel DNA.
Chiedere alla popolazione di limitare le interazioni sociali secondo me è stata la mossa giusta perché non ci sono state proteste, nessuno ha cercato di trasgredire queste richieste, non ci sono state manifestazioni, quindi penso che conoscessero la popolazione abbastanza bene [ride] da sapere che questa era la giusta strategia con gli svedesi, sai, chiediglielo con cortesia e faranno quello che vuoi che facciano.

 

Sì, è quello che ho detto a chiunque in questo periodo, se c’è un paese dove questo approccio può funzionare questo è la Svezia.

Per me personalmente, e tante altre persone qui, queste regole – perché non c’è stato un lockdown ma ci sono state comunque delle restrizioni e delle indicazioni di sicurezza – non sono altro che il mio normale stile di vita di tutti i giorni [ride].
“Dovreste lavorare il più possibile da casa” e sono seduto qui al computer, fatto, “Non andate a feste”, fatto, “Evitate le interazioni sociali”, grandioso, ora ho la scusa migliore del mondo.
E’ ironico con questo album, perché parla di persone non neurotipiche e io partecipo a dei forum su internet e molte persone lì hanno detto la stessa cosa, “Ah, adesso il mio stile di vita normale si chiama quarantena”.

 

Parlando di “Panther”, hai accennato al tema del disco, me ne puoi parlare un po’ più approfonditamente? Da dove viene l’ispirazione dietro a questo nuovo album?

Direi che innanzitutto l’ispirazione viene dalla mia vita, da 47 anni di tentativi di, non so, di adattare la mia interfaccia all’umanità per poter capire cosa è considerato normale e in che modo non soddisfo le aspettative di normalità [ride].
Quindi è stato questo, il mio sentirmi una sorta di alieno, o di estraneo, una sensazione che penso molti possono condividere.
Poi c’è stato “In the Passing Light of Day”, quell’album aveva già toccata alcuni di questi argomenti dato che stavo ritornando alla mia vita dopo il ricovero in ospedale, quindi affronti cose, pensi a qual è il tuo ruolo nella vita.
Quindi c’era molto di questo già nell’album precedente, e immagino che sia stato naturale continuare in quella direzione; in questo senso l’album è un’estensione di ‘Full Throttle Tribe’ e di un paio di altre canzoni, ‘The Taming of a Beast’, sai, ci sono varie canzoni di “In the Passing Light of Day” che sono cresciute per svilupparsi negli argomenti di questo disco.

 

In quell’album il sound era duro, più pesante del solito, e quando abbiamo parlato l’ultima volta mi avevi detto che era stata la tua esperienza in ospedale a portarti in quella direzione. Questa volta ho notato subito tanti suoni “elettronici” in queste nuove canzoni: cosa ti ha spinto verso questo sound questa volta?

Penso che anche questo sia un’estensione di “In the Passing Light of Day”: mentre eravamo nel mezzo della creazione di quell’album, sai, devi ricordare che quando esce un album il grosso del processo creativo è già stato concluso da uno o due anni, quindi nel mezzo della creazione di quell’album, forse nel 2015 o inizio 2016, abbiamo cominciato ad identificare il sound che volevamo per “In the Passing Light of Day”.
Penso che fosse mentre stavamo lavorando a ‘Full Throttle Tribe’, quando ho aggiunto dei pezzetti di tastiera leggermente stonati, poi abbiamo cominciato a far passare il segnale delle chitarre attraverso a diversi fuzz e a noise gate per aggiungere rumore, in quel momento l’album ha trovato la direzione del suo sound.
Quella è stata una decisione che è arrivata a metà del processo creativo dell’album, da quel momento abbiamo portato le altre canzoni in quella direzione sonora.
Una volta trovato quel sound ero curioso di vedere quanto in là mi potevo spingere, di vedere dove ci avrebbe portato continuare in quella direzione; volevo vedere dove mi avrebbe portato cominciare fin dall’inizio a scrivere in questo modo, a differenza di quanto fatto nell’album precedente dove abbiamo trovato il sound in un secondo momento.
Questo è stato uno dei miei punti di partenza, la mia curiosità iniziale è nata qui… sin da quando ero un bambino molto di quello che mi è interessato nella musica è quando la musica nasce da frustrazione, da curiosità, da coraggio e onestà.
Ci deve essere molta passione dietro alla musica perché mi esalti.
Per ogni album che creo – anzi, è un processo continuo, non è che mi siedo a scrivere un album, scrivo di continuo – cerco sempre di mantenere viva la mia passione per la musica, la mia curiosità quasi infantile, ed il desiderio di scoprire qualcosa di nuovo, di analizzare la musica e di creare un rapporto con la musica.

 

La title track, ‘Panther’, è una canzone particolare che mi ha colpito per vari motivi, ho trovato molto interessante la tua scelta di cantare quasi rappando, un po’ come avevi fatto con ‘Spitfall’ più di 10 anni fa.

Esatto.

Puoi parlarmi un po’ di questa canzone?

Penso che questa sia stata la canzone che mi ha indicato la direzione in cui si sarebbe mosso l’album, quello di cui avrebbe parlato.
Ho pensato rapidamente, “Questa è una canzone strana, potrebbe dividere i nostri fan in molti modi [ride], ma è una canzone molto valida” e ho notato subito che tutti quelli a cui la facevo ascoltare la apprezzavano molto, indipendentemente da quale fosse il loro background musicale.
Questo mi ha dato una direzione in cui muovermi con le altre canzoni, ed è un brano su cui ho continuato a lavorare per molto tempo, anche se è una di quelle canzoni che si è trovata subito il suo spazio, e l’abbiamo finita in fretta. Poi ho continuato a lavorare su piccoli dettagli, ci ho passato molto tempo e mi sono divertito molto a farlo.
[Ride] Mi ricordo che la prima volta che ho mandato la canzone al management e all’etichetta, la prima cosa che mi hanno detto è stata, “Oh, questo è un gran pezzo, ma forse dovresti aggiungere un po’ di chitarra?” e la mia risposta è stata, “Ah, intendete sopra alle 14 tracce di chitarra che sono già lì?”, perché ci sono effettivamente tutte quelle tracce di chitarra, questa è probabilmente la canzone con più chitarre della nostra carriera. La cosa è che le chitarre non suonano esattamente come le chitarre che ti aspetteresti, non sono proprio dei Mesa Boogie Rectifier, suonano come strane tastiere, perché ho cercato di trovare modi di suonare che dessero l’idea di essere loop e altri suoni strani, pur rimanendo sempre delle chitarre.
Penso di aver consumato tre pickup della mia chitarra con questa canzone perché tutti quegli strani suoni vengono dallo switch dei pickup, e come ogni cosa che faccio la faccio al massimo, quindi si trattava di un uso davvero aggressivo dello switch [ride].
Ovviamente quando lavori ad un album lo ascolti continuamente, ho riascoltato tutte queste canzoni così tante volte [ridacchia], ma col passare del tempo noti che alcune canzoni non ti stufano mai, e ‘Panther’ e ‘Restless Boy’ sono brani che riesco ancora ad ascoltare sempre, mentre con altre probabilmente avrei bisogno di una piccola pausa [ride] per qualche settimana o mese, perché le ho ascoltate così tante volte!

 

Mi piace molto la copertina, ha un aspetto molto da fumetto, sembra qualcosa che potrei trovare da Sci-Fi Bokhandeln [un negozio di fumetti in centro a Stoccolma N.D.R.]

[Ride] Questa è una gran citazione [ride] Quindi ci sei stato?

Sì, adoro quel negozio!

Ultimamente ci ho portato i miei figli, io ci andavo sempre con i miei amici, era un grande evento, andare a Stoccolma e andare al SF Bokhandeln.
Semplicemente girarci dentro, trovare cose che non troveresti da nessun’altra parte è fantastico, quindi ora ci ho cominciato a portare i bambini.
Gli piace, più o meno, ma non quanto piace a noi, immagino che abbiano molte più fonti di intrattenimento di quante ne avevamo noi quando sono cresciuto.

Ogni volta che ci entro comincio a fare, “Voglio questo, e questo, e quello… oh mio dio, voglio tutto!”.

[Ride] Sì, ci si potrebbe spendere un patrimonio.

Tornando alla copertina, è stata un’idea dell’illustratore o hai dato indicazioni molto specifiche?

Sono stato molto specifico io.
La cosa è che ho voluto per molto tempo un album con una copertina in stile fumetto, ma non avevamo mai un album adatto per questa copertina.
Questa volta ci siamo ritrovati all’improvviso con questo album tra le mani che parlava del concetto di normalità… uso sempre questa analogia sulle pantere e i cani che rende il tutto quasi binario, anche se la realtà non è così, che rappresentano in un certo senso le persone più passionali e quelle più logiche, e anche i concetti di method rationality e  goal rationality, poi magari ci torneremo sopra più avanti nell’intervista.
Così ho pensato, “Perché non fare una copertina che è effettivamente pantere e cani? Perché non concretizzare questa analogia in vere immagini di questi animali?”, dove le persone passionali hanno infiniti poteri e risorse ma sono bloccati in un contesto dove non riescono a soddisfare le aspettative che si hanno su di loro, dove sono emarginati, disfunzionali?
Così, all’improvviso mi sono trovato con un’idea perfetta per una copertina da fumetto con cani e pantere in un mondo moderno dove condividono le stesse città e situazioni, ma con ruoli diversi.
Ho questo amico in Brasile che è in passato ha lavorato a dei fumetti che si sono ispirati ai Pain of Salvation, quindi l’ho contattato e gli ho detto, “Tu sei coinvolto nel mondo dei fumetti, conosci qualche artista che potrebbe fare al caso mio?” e lui mi ha dato alcuni nomi. Da lì sono arrivato ad André [Meister], ho visto alcuni suoi lavori e ho capito che erano esattamente quello che cercavo.
Così abbiamo cominciato a parlare e abbiamo visto che avevamo delle idee molto simili; il mio obiettivo è sempre stato di avere delle pantere che rappresentano la natura selvaggia, ma anche una calma regale… non so, è un animale che mi piace molto e che mi è sempre piaciuto fin da ragazzino.
L’idea era di avere questi animali in un posto dove sembra che non riescano a trovare il proprio spazio, dove sono sempre costretti ad essere qualcos’altro.
Abbiamo cominciato a parlare di tutte queste idee, in parallelo al mixaggio del disco, e così è nata la copertina.
Sono molto contento del risultato finale e di tutto il lavoro che ha svolto André.

Con il passare del tempo le vostre canzoni hanno incluso sempre meno assoli, c’è un motivo particolare dietro a questa scelta?

Penso che ci siano alcuni motivi diversi.
Prima di tutto, io tendo a mettere in dubbio qualunque cosa e ad un certo punto ho cominciato a chiedermi perché gli assoli di chitarra sono diventati la norma, perché è strano, non trovi?
Io voglio che ogni elemento impreziosisca la canzone, e ci sono così tanti esempi di canzoni che amo in cui l’assolo sembra incollato sopra, come se non fosse una parte necessaria della canzone ma che è stato aggiunto perché, “… ed ecco l’assolo di chitarra”.
Ho cominciato a pensare che fosse come un fenomeno culturale su cui non mi ero mai interrogato, quindi questo è sicuramente stato un motivo, il mio semplicemente chiedermi come mai eravamo arrivati al punto in cui un assolo di chitarra debba sempre esserci “perché sì”.
Il secondo motivo, probabilmente, è che io stesso mi ero stufato degli assoli di chitarra.
Poi un altro motivo, uno probabilmente molto importante, è che mi sono chiesto, “Sto aggiungendo assoli di chitarra solo perché mi diverto a suonare la chitarra?” [ride] Sai, “Lo faccio solo per motivi egoistici? Magari la canzone non ne ha bisogno e sto solo cercando di far vedere che sono un bravo chitarrista”.
Ho cominciato a pensare che spesso si sentono canzoni dove l’assolo ti colpisce molto, ma il resto del brano non è un granché, e sono arrivato ad un punto in cui apprezzo di più una bella parte di chitarra ritmica, in contrasto con un pezzo mediocre con quindici secondi di assolo velocissimo e super tecnico.
Ora ascolto la canzone e se mi sembra che richieda un assolo lo aggiungo.
Questo ad esempio è quello che è successo sull’album precedente con ‘Angels of Broken Things’: sono arrivato a fine canzone e ho provato a non mettere un assolo, ma la canzone non me lo permetteva, era come se mi dicesse, “Lo sai anche tu che devi aggiungere un assolo, è la cosa giusta!” [ride]. Una volta fatto la canzone è diventata molto divertente, mi piace ancora suonare assoli, solo che non voglio che diventi un obbligo.
Questa è diventata una risposta inutilmente lunga [ride].

Ma no, è stato interessante sentire il tuo punto di vista. Effettivamente capita di sentire canzoni che funzionano bene fino al momento in cui si arriva ad un assolo che sembra appiccicato sopra solo perché “una canzone Metal deve avere un assolo”, o qualcosa del genere.

Esatto, poi devo dire che una delle prime cose che mi hanno interessato del Metal, o del Hard Rock, quando ero un ragazzino era che sembrava – ed era – un genere alla ricerca di qualcosa, era coraggioso e cercava sempre nuove strade.
Suonava nuovo, suonava originale, suonava come nulla che avessi mai sentito prima.
Ho notato che negli anni, guardando i fan del Metal, del Prog Metal, del Prog Rock, che discutono di musica in maniera simile e spesso hanno quel… come si può chiamare? Un punto di vista elitista tipo, “Ah no, quella musica non è buona perché è troppo ben confezionata”.
Prendono in giro il Pop perché è sempre la stessa roba riciclata, ma il problema è che il Metal, ed il Prog Metal, ed il Prog Rock col tempo sono diventati altrettanto prevedibili.
Nel 99% dei casi puoi metterti ad ascoltare un brano e dire, “Ok, ora cambiano tonalità… ecco qui. Ok, ora parte il basso ed… eccolo. Ok, ora arriva l’assolo… arrivato”.
Il Metal è diventato prevedibile, ascolti una canzone e pensi, “Questa è una scelta coraggiosa… o meglio, lo sarebbe stato 25 anni fa”.
Io ho come un piccolo problema con l’autorità, un problema ad obbedire [ride] e non appena sento di star facendo qualcosa che ci si aspetterebbe da me comincio a diventare riluttante a fare quella cosa. È infantile, è stupido, ma non posso farci niente.
L’unica cosa che posso dire in mia difesa è che è una cosa che faccio tanto con gli altri quanto con me stesso; posso avere delle idee e finisco per fare fatica a svilupparle perché devo disobbedire a me stesso se mi trovo troppo prevedibile… quanto è stupido?
Per esempio, con questo album avevo un’idea per ‘Accelerator’, non avevo ancora una struttura per la canzone, avevo un pattern di batteria, la canzone è nata così, stavo suonando la batteria e mi è venuta un’idea.
Avevo un riff, ma non avevo la melodia, la struttura o i testi, e ci stavamo avvicinando all’inizio delle registrazioni della batteria; eravamo arrivati al punto di dover scegliere che canzoni sarebbero finite sul disco, perché non avevamo tempo di finirle tutte, e ‘Accelerator’ era la canzone meno finita, anche se è stata una delle prime canzoni che ho portato nel concept di “Panther”.
Raramente faccio così, ma ho cercato di essere metodico e razionale e ho deciso di non registrare ‘Accelerator’ per questo album, “Sarà sul prossimo, non abbiamo tempo di finirla”, e non appena ho preso questa decisione il mio cervello è esploso con nuove idee, come se si rifiutasse di obbedire alla mia scelta, e improvvisamente ‘Accelerator’ si è sviluppata in una canzone completa ed è diventata la prima canzone completamente finita del disco.
Assurdo, ma un processo davvero affascinante [ride].
Penso che sia uno dei modi in cui funziona la creatività, ed è uno degli argomenti centrali dell’album.
Tornando a parlare di method rationality, c’è un sociologo che si chiama Randall Collins, ho letto un suo libro molto interessante dove parla della differenza tra method rationality e  goal rationality: nel method rationality ogni passo del processo che stai compiendo deve avere senso, deve ricompensarti in maniera pari allo sforzo che stai facendo, altrimenti non è considerato razionale.
Il problema è che la method rationality non raggiunge quasi il proprio obiettivo perché ti blocchi, perché tutto è così poco flessibile; ogni sistema burocratico del mondo è un esempio perfetto di method rationality, quando cerchi di realizzare qualcosa di più efficiente aggiungendo più regole finisci per ottenere il risultato opposto.
Penso che sia una cosa che incontriamo nella vita di tutti i giorni, ad esempio quando chiami una compagnia e devi premere mille tasti per raggiungere un operatore… non dà esattamente la sensazione di essere efficiente! [Ride]
La goal rationality invece è quando guardi l’obiettivo, vedi dove vuoi andare, e poi trovi un modo per arrivarci facendo dei tentativi e magari anche sbagliando! La creatività di solito funziona così, chiunque abbia mai lavorato nella musica può dirlo, fai tanti sacrifici perché hai un’idea, un sogno, qualcosa che speri di riuscire a realizzare un giorno, ma non hai modo di sapere che comprando quella chitarra riuscirai davvero a raggiungere l’obiettivo di diventare musicista.
Non puoi che sperare che un giorno quello si riveli un investimento azzeccato, ma quando la compri non lo sai.
Un’altra cosa che capiterà a tutti i musicisti è di rimanere bloccati mentre si sta scrivendo un pezzo: per la method rationality bisognerebbe concentrarsi su quella parte, o passare ad un’altra dove si possono fare progressi. Però quando stai scrivendo una canzone e rimani bloccato non puoi sapere cos’è che ti porterà a sbloccarti, magari fai una passeggiata, vedi qualcosa e boom, sai come finire quella parte. Magari è una gita allo zoo, magari è lavare le stoviglie, non puoi saperlo, all’improvviso tutto si connette.
Viviamo in una società dove questo è considerato qualcosa di magari irrazionale, ma in realtà è solo un tipo diverso di razionalità, una goal rationality, è una razionalità che funziona come un sudoku, devi partire da qualche parte e lavorare finché non trovi una soluzione che funziona, poi la applichi e vai avanti.
Invece seguendo la method rationality dovresti guardare quel secondo quadratino e finché non lo riempi non puoi andare avanti e facendo così… non finiresti mai il sudoku! [Ride]

 

Quando parlavi di originalità ti sei avvicinato ad una cosa a cui penso ogni tanto, di come sia curioso che una delle caratteristiche fondanti del Prog sia la sua originalità, il provare nuove soluzioni inaspettate, ma che ormai al giorno d’oggi un sacco di gruppi Prog non facciano altro che suonare come gruppi del passato, magari uno come i King Crimson degli anni ’80, uno come gli Yes degli anni ’70.

Vero.

… perdendo completamente l’originalità che dovrebbe essere una caratteristica intrinseca del genere.

Sono assolutamente d’accordo con te.
E’… fastidioso e triste, ma è prevedibile perché quando hai persone che sono interessate alla progressione, alla ricerca di nuove strade finirai per ottenere un nuovo genere di musica.
Tutti i generi sono nati da quella frustrazione, passione e curiosità; qualcuno fa strada e altri lo seguono e così nasce un nuovo stile musicale.
Poi c’è la seconda ondata di quello stile, persone che ascoltano quella musica e pensano, “Oh, questa musica è fantastica, voglio suonarla anch’io!”, e queste persone sostanzialmente imitano lo stile, ma non la spinta creativa, la curiosità che ha portato alla nascita di quel genere
Lo stesso vale per il Metal: quando il Metal è nato c’era una ricerca di nuove strade, c’era un’irrequietezza intrinseca alla musica stessa.
Poi ci sono un sacco di altre persone che sono arrivate dopo e hanno cercato di ricreare quel genere, un po’ come quando sono arrivati gli Oasis e la gente ha cominciato a dire, “Sono come i Beatles!”… No! Avevano il sound dei Beatles, l’acconciatura dei Beatles, e facevano roba che suonava come i Beatles, ma i Beatles l’hanno fatto nel 1966 su “Revolver” e quello era un atto di coraggio, una ricerca di nuove strade musicali, era curiosità, frustrazione.
Con gli Oasis non era niente del genere, era un omaggio ad uno stile musicale, e non c’è niente di sbagliato in questo! Solo che io sono sempre stato interessato a quei fattori che danno vita ad un nuovo stile, a tutti quei pionieri che stanno ancora cercando di creare cose innovative e di soddisfare la propria passione per la musica, un po’ come cerchiamo di fare noi.

 

Un paio di mesi fa avete annunciato l’uscita di Gustaf dalla band. Ovviamente con il coronavirus in giro non c’è fretta di cercare un nuovo bassista, non avete concerti imminenti, ma nel vostro annuncio avete detto che non stavate proprio cercando un bassista, mi chiedevo se fosse cambiato qualcosa nei due mesi passati da allora. Immagino che qualche fan potrebbe sperare nel ritorno di tuo fratello ora che non avete un bassista, quindi voglio chiederti anche se è una cosa a cui hai pensato.

[Ride] Quest’idea mi è già stata suggerita in altre interviste.
Non stiamo cercando un bassista in questo momento, siamo una band a cui piace prendersi il suo tempo.
Penso che questo possa anche essere stato un problema durante la nostra carriera, quando perdi un membro della band hai bisogno di un rimpiazzo rapidamente perché ci sono sempre così tante cose in ballo e bisogna mantenere la macchina in moto; penso che questo sia sempre stato un po’ problematico perché noi siamo una piccola famiglia e… è come se devi rompere con il tuo fidanzato o fidanzata per motivi logistici, uno si deve trasferire in un’altra città e non potete stare più insieme, non perché non vi amate più ma perché diventerebbe troppo complicato.
Hai l’etichetta, il management, in quest’analogia loro sono i tuoi amici che ti dicono, “Allora, quando ti troverai un’altra?”, “Guardate, ho bisogno di più tempo”, “Sì, sì, ma magari dovresti andare al pub, giusto per dare un’occhiata in giro, magari potresti trovare qualcuno con cui stai anche meglio”; sai, è una situazione complicata, c’è questa rottura ma non hai neanche il tempo di elaborare la cosa che devi subito andare avanti e per noi è sempre stato problematico.
Ora che è successo in questo periodo in cui non ci sono impegni pressanti abbiamo deciso di prenderla con calma; sapevamo già da ottobre, novembre scorso che Gustaf avrebbe lasciato la band ma abbiamo deciso di andare avanti con l’album anche senza avere idea di come fare con il tour.
La stessa cosa è successa con D2 che ha avuto un bambino, ovviamente lo sapevamo da tempo, e ci sono altre persone nella band ed intorno alla band che stavano affrontando cambiamenti in famiglia, quindi avremmo avuto dei problemi con il tour promozionale di “Panther”.
Penso che altre band si sarebbero stressate in una situazione del genere, mentre noi abbiamo deciso di concentrarci sull’album per il momento e di lasciare che le cose seguissero il loro corso.
In qualche modo hanno finito per risolversi, in un certo senso, è stata una bella soluzione di merda con il coronavirus [ride] ma per noi è stato positivo perché ha risolto tutti i problemi che avevamo.
Quindi per ora non stiamo ancora cercando nessuno e per quanto riguarda Kristoffer ci sono due grossi motivi per cui è difficile che torni: il primo ovviamente è che a suo tempo ha dovuto lasciare la band perché se è trasferito in Olanda, e vive ancora lì, quindi il problema di allora rimane.
La seconda cosa è che è stato difficile per noi, per me e Kristoffer, perché per gli altri membri della band si trattava di chiedere ad un membro della band di lasciare il gruppo, per me si trattava di chiederlo a mio fratello, una cosa molto stressante perché mi ha fatto molto preoccupare per come avrebbe potuto intaccare il nostro rapporto; all’improvviso è diventata anche una questione familiare.
Non vorrei rischiare di finire di nuovo in una situazione simile, preferisco avere un fratello che un bassista [ride] questa è la mia priorità.

 

Mi rimane solo una domanda: l’album uscirà domani e di solito poco dopo l’uscita di un disco segue il tour promozionale. Con quello che sta succedendo ora ovviamente questo sarà impossibile nel breve termine, quindi mi chiedevo se state già facendo piani per il futuro, se pensate magari di suonare qualche concerto in streaming, o se volete aspettare con calma che la situazione si normalizzi.

Sai, ci sono un sacco di nuove possibilità, la pandemia ha permesso che molte soluzioni si sviluppassero molto più rapidamente di quanto sarebbe successo altrimenti.
Sono buone idee, ma, di nuovo, siamo stati così concentrati sul finire l’album, poi sul realizzare i video… in questo momento ho il salotto di casa ricoperto dal pavimento al soffitto dei preordini del disco venduti sul nostro sito, non pensavo… voglio dire, non ho mai visto niente del genere per un album venduto sul nostro sito, li abbiamo sempre venduti ma sembra che questa volta ci sia davvero molto interesse, è fantastico, ma ovviamente richiede molto tempo.
Poi ovviamente la band è in posti diversi, Daniel, D2, si sta concentrando sul fare il papà, non ci siamo potuti vedere spesso tutti quanti a causa del coronavirus, quindi immagino che un eventuale concerto in streaming potrebbe essere una possibilità per fra un po’ di tempo, verso l’autunno.
E’ un’ottima idea ma non ci ho pensato ancora molto.
Ho cominciato a lavorare al prossimo album, sto scrivendo musica, c’è già mezzo album pronto, il che è una figata.
Abbiamo idee per quando potremo tornare a suonare dal vivo, abbiamo idee di cose da fare dal vivo, quindi vedremo cosa riusciremo a combinare, sarà un album molto difficile da portare dal vivo.

 

Non vedo l’ora di sentirlo, sarà interessante vedere cosa combinerete.

Sì, sarà molto divertente.
Voglio dire, è sempre un po’ la stessa cosa quando pubblichi un album nuovo, alcune di queste canzoni non le ho più suonate da quando le ho registrate e alcune sono state registrate alla fine del 2017 o nel 2018, quindi quando faremo le prove per il tour penso che dovremo sostanzialmente impararle da capo, “Che cazzo ho suonato in quel punto?”, sarà interessante [ride].

 

Grazie per la tua disponibilità, è stato un piacere parlare con te.

Piacere mio!

Spero che di rivederci presto, quando sarà possibile tornare a suonare dal vivo.

Lì, o al Sci-Fi Bokhandeln [ride].

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