Heavy

Intervista Spitfire (Stefano Pisani)

Di Stefano Ricetti - 16 Febbraio 2017 - 12:30
Intervista Spitfire (Stefano Pisani)

Cronaca della chiacchierata con Stefano Pisani, ascia degli storici defender veronesi Spitfire, attivi sin dagli anni Ottanta e alle prese con la recente uscita in vinile a 33 giri di Heroes in the Storm.

Buona lettura,

Steven Rich

 

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Allora, Stefano, iniziamo dall’ultimo nato in quel di Verona: in che momento è scattata da parte vostra la molla che ha dato il via all’uscita in ellepì Heroes in the Storm?

Prima di tutto ciao, Steven, come sempre è un piacere! Come sai, il cd omonimo era stato pubblicato dall’Andromeda Relix nel 2002, e in breve tempo tutte le copie sono state vendute; al momento il cd è introvabile, e quindi Gianni della Cioppa (titolare dell’etichetta insieme a Massimo Bettinazzi) ha pensato – nel ribollire vulcanico delle sue idee e delle sue attività – che poteva essere una buona idea ripubblicarlo. Conoscendo bene lo stato attuale del mercato discografico, ha giustamente realizzato che poteva essere una buona idea farlo sotto forma di vinile, sia perché c’è un po’ il ritorno a questo supporto, sia perché il vinile esalta anche l’apparato grafico che accompagna un disco, che generalmente nei cd resta sempre un po’ compresso. Il caso ha poi voluto che Gianni fosse proprio in quel momento in contatto con Flavio Alessi della Pick Up Records, il quale aveva intenzione di ritornare attivo sul mercato, così è nata l’idea di coprire un settore non così inflazionato come quello dei cd, con un’etichetta completamente nuova che si dedicasse alle produzioni in vinile, la Pharagon Records.

 

Come è nata la bellissima copertina del vinile?

L’idea di riproporre Heroes in the Storm in vinile è sul piatto fin dal 2004, quando c’era stata una proposta dell’etichetta greca Eat Metal Records, che poi non si è realizzata; negli anni a seguire abbiamo avuto un paio di contatti in tal senso anche con altre etichette italiane, ma il tempo passava e non si concretizzava nulla. E in tutti questi anni le grafiche originali della versione in cd sono andate perse. Questo ci ha dato l’opportunità di dare una veste grafica completamente nuova al disco. Insieme al team Slegopiteco/Electric Temple (che da anni segue i lavori di SPITFIRE e anche della mia band EX) abbiamo ripreso in mano un’idea che era stata valutata per l’uscita del cd Time and Eternity (My Graveyards Productions, 2010), ma che poi non era stata utilizzata. Così ci siamo divertiti a fondere antico e moderno, come è sempre stato nel nostro stile grafico, utilizzando anche foto che richiamassero la nostra città (cosa che era già stata fatta – in maniera differente – nella versione cd del disco). Poi, visto che c’eravamo, abbiamo deciso di fare un bel lavoro di immagini e note esplicative anche sulla inner sleeve, e di dare ulteriore valore al tutto aggiungendo un cartoncino con foto inedite del periodo 1982-1986.

 

SPITFIRE HEROES IN THE STORM PACKAGING

 

Spitfire: da dove deriva la scelta del nome della band e, se possibile, spiega com’è nato il gruppo.

Negli anni l’ispirazione del nome è stata interpretata in molti modi: dal famoso caccia britannico della seconda guerra mondiale, fino ai dragoni sputafuoco fantasy (che in effetti noi stessi abbiamo usato come immagini per il primo demo del 1982 e per il 45gg Blade Runner/A Quiet Man uscito per la Minotauro nel 1984). Banalmente, la realtà è molto più semplice: all’inizio degli anni ’80 la famiglia di Gaetano Avino (batteria) lavorava nel campo tessile, e allora andava forte una marca di jeans che si chiamava proprio Spitfire. Gaetano, che è l’unico membro fondatore della band rimasto nella line-up, pensò che quello era il nome giusto per una metal band. La prima formazione risale al 1981, e inizialmente si dedicò alla rivisitazione di classici dell’hard rock e della prima travolgente ondata della NWOBHM. I primi pezzi originali sono del 1982; poi nell’estate dello stesso anno entrammo in formazione io e Giacomo Gigantelli, e SPITFIRE cominciò a prendere la sua forma definitiva.

 

Che ricordi serbi riguardo le registrazioni dei brani di Heroes in the Storm?

Il vinile raccoglie tutto il materiale che siamo riusciti a pubblicare ufficialmente negli anni ’80, quindi il primo demo del 1982, il 45gg della Minotauro e un demo del 1986 che si intitolava proprio Heroes in the Storm. I ricordi legati alle relative sessioni in studio sono tantissimi, alcuni anche molto divertenti: eravamo giovani puledri imbizzarriti, ah,ah,ah! Ma alcune cose sicuramente spiccano: gli sguardi tra lo sgomento e il terrorizzato dei tecnici del suono che mai si erano trovati a gestire una musica così sporca e rumorosa; le difficoltà incredibili tentando di far capire che la chitarra doveva proprio essere così, distorta, e che non era un difetto di funzionamento dell’amplificatore. E poi anche la carenza cronica di soldi, che in quegli anni ci ha costretto, come decine di altre band, a suonare con una strumentazione di scarsa qualità e a registrare solo lo stretto indispensabile.

 

SPITFIRE LP

La copertina del vinile

 

Quali le band di spunto/riferimento in seno agli Spitfire degli inizi? E quelle attuali?

Agli inizi senza dubbio tutto l’hard rock classico anni ’70 e il primo metal inglese; poi, quando il movimento metal internazionale si espanse e tramite i primi negozi specializzati, radio e fanzine potemmo fagocitare più musica possibile, cominciammo ad apprezzare anche band “minori” ma interessanti, come Fist, Jaguar, Tokyo Blade, Tank, Satan, Ostrogoth, Girlschool. In fondo ci sentivamo molto vicini a quella dimensione, anche per la dislocazione un po’ periferica – musicalmente parlando – della nostra città. I gruppi metal italiani che allora facevano da pilastri erano Vanadium, Strana Officina, Vanexa, Steel Crown, cioè quelli che piantavano le proprie radici nel decennio precedente. Adesso, dopo tanti anni e dopo vagonate di musica suonata e ascoltata, i nostri orizzonti si sono molto ampliati, ci piace un po’ tutto, anche al di fuori dell’ambito rock ci sono cose molto interessanti. Non siamo mai stati monomaniaci, la musica – soprattutto se la suoni – è un universo sorprendente tutto da esplorare, sarebbe stupido costruire una gabbia e chiudercisi dentro.

 

La tua definizione di un “dannato” dell’heavy e dell’hard rock come Gianni Della Cioppa.

Con Gianni ci conosciamo ormai da trentacinque anni: le battaglie, le barricate, i sacrifici e il sudore di tutto questo tempo ci hanno visto sempre in prima linea, e lui più di tutti. Più che un dannato lo definirei un SANTO del rock: senza di lui tantissime band, SPITFIRE compresi, non avrebbero avuto la possibilità di farsi conoscere, di far sentire la propria voce; tanti gruppi che allora non sono riusciti a concretizzare nulla di ufficiale hanno avuto in lui un promotore instancabile; tra mille difficoltà (magari anche critiche e atteggiamenti infantili di tanti invidiosi) ha portato avanti l’idea di un movimento tutto italiano, che in parte esiste ed è riconosciuto perché giornalisti e appassionati come lui lo hanno reso reale e concreto, gli hanno dato una forma organica. Molti suoi libri vanno a riempire vuoti nella storia del rock nostrano, come ad esempio Italian Metal Legion, Va’ pensiero – 30 anni di rock e metal in italiano o il recentissimo Verona Rock. Sono testi documentati e appassionati, imprescindibili per una conoscenza del rock pesante in Italia. Tuttora Gianni è motore instancabile della scena locale e nazionale, con recensioni, articoli, discografie, live report, consigli, produzioni discografiche, spunti e idee, libri, eventi, incontri sulla storia del rock. Da sempre sprona i musicisti a sostenere la scena musicale, comprando cd, andando ai concerti. Un vulcano in perenne eruzione. Uno che ha giornate di 72 ore. Ecco, se proprio vogliamo definirlo dannato, probabilmente è perché ha fatto un patto col diavolo: la propria anima in cambio della vita del rock’n’roll.

 

VERONA ROCK

Verona Rock, il libro

 

Hai preso il libro Verona Rock uscito da poco? Cosa ne pensi?

Certamente! Ho seguito appassionatamente le fasi della sua ideazione e delle sua concretizzazione; non posso che complimentarmi con Gianni e Francesco Bommartini per questa idea che – come dicevo – va a sigillare un’imperdonabile falla nella storia della cultura della nostra città. Sono stato uno dei primi ad averlo tra le mani e ne supporto la promozione e la circolazione. È un libro fondamentale, che dà una visione finalmente chiara dei percorsi musicali “non ufficiali” che si sono intrecciati a Verona negli ultimi 30 anni. E spero, come sperano gli autori, che sia solo il primo volume di una lunga serie perché, ora che il pentolone è stato scoperchiato per dare solo un’occhiata alle band più evidenti, adesso viene fuori ogni ben di Dio. E per raccontare la Verona del rock serviranno tante altre pagine, tanto altro supporto da parte della scena musicale, e tanta altra dedizione da parte di Gianni e Francesco. Verona Rock è pieno di spunti interessantissimi, e una delle maggiori soddisfazioni degli autori è stato scoprire come giovani musicisti, leggendolo, hanno potuto conoscere meglio band di cui magari avevano solo sentito parlare; oppure venire ringraziati per aver acceso la curiosità verso ascolti inediti o su band che calcano i palchi da decenni (una buona parte dei vecchi ragazzacci del rock veronese è tuttora in attività).

 

Ci dobbiamo aspettare qualche altra nuova uscita targata SPITFIRE in futuro?

Nonostante la cadenza molto diluita con cui realizziamo produzioni a nome della band, non posso escluderlo. In realtà sia io che Giacomo Gigantelli siamo molto impegnati con le rispettive band “ufficiali” (EX e Danger Zone), che assorbono gran parte delle nostre energie. Però quando c’è tempo, voglia, e qualche spunto che vale la pena seguire, non ci tiriamo certo indietro. È successo nel 2002 con il cd Heroes in the Storm, nel 2004 con l’apparizione live al primo Italian Metal Legion Attack, nel 2010 con il cd Time and Eternity, e ora con questa ristampa in vinile fresca di stampa. Sicuramente ci piacerebbe realizzare su vinile anche Time and Eternity, che ha una grafica e una cover (dell’artista fantasy Ciruelo Cabral) che si presterebbero a un’edizione di dimensioni maggiori rispetto al cd. Idee su cui lavorare ce ne sono: si tratta solo di agganciare il momento giusto. Non ci piace fare le cose con fretta o precipitazione… quando sarà il momento, la bestia uscirà di nuovo dalla tana. ^__^

 

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Stefano Pisani

 

Negli anni non avete mai sentito la necessità di inserire in pianta stabile in formazione una seconda chitarra?

In realtà la band nasce proprio con una formazione classica metal a due chitarre… ma non è facile avere un bel suono compatto, soprattutto dal vivo, se i due chitarristi non sono in simbiosi perfetta. E i chitarristi, si sa, sono una pessima razza, ah,ah,ah! Due chitarre danno un impatto più incisivo, anche se a volte a discapito della pulizia del suono. Con una chitarra sola perdi un po’ di botta, non armonizzi gli assoli, però li senti come si deve, il suono è più essenziale ma più distinguibile; e ovviamente è indispensabile un maggior lavoro della sezione ritmica. Dal 1985 siamo un trio, anche se nelle esibizioni live degli ultimi anni ci ha affiancato Marco Ferrario alla chitarra, soprattutto per rendere al meglio il suono complessivo dei brani di Time and Eternity.

 

La tua definizione dei due lavori ufficiali degli SPITFIRE antecedenti all’LP della Pharagon Records:

 

Heroes in the Storm (Andromeda Relix, 2002) Come si diceva prima, qui abbiamo raccolto tutto il materiale edito negli anni ’80, quindi la qualità dei pezzi non è omogenea: diversi studi di registrazione (inadeguati), diversi tecnici del suono (impreparati), diversi livelli di maturità compositiva della band (tecnicamente inesperti pure noi). Però contiene pezzi a cui il pubblico metal è affezionato e che ancora ci vengono richiesti, come Blade Runner, o Stones of Venice. La cosa interessante di questo disco è che seguendo la cronologia dei brani si possono seguire i progressi della band in quegli anni.

 

Time and Eternity (My Graveyard Productions, 2010) – Con questo album il discorso è molto diverso: qui abbiamo preso brani composti e suonati originariamente tra il 1982 e il 1985; abbiamo eliminato qualche ingenuità e fatto un bel lavoro di sistemazione dei testi; abbiamo registrato il tutto di nuovo, quindi praticamente in un universo completamente diverso, dove finalmente lo studio sapeva cosa volevamo e come realizzarlo; e poi anche noi, come musicisti, avevamo alle spalle vent’anni in più di esperienza e di tecnica. È per noi un disco bellissimo, SPITFIRE che spaccano al 100%, e tanti sono i pezzi che – pur composti negli anni ’80 – suonano ancora attuali e hanno la giusta attitudine. Ecco, magari la tecnica abbiamo dovuto migliorarla nel tempo, ma l’attitudine non ci è mai mancata.

 

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Spitfire formazione a quattro, anni Ottanta

 

Quale la maggiore soddisfazione incamerata in carriera dagli SPITFIRE e quale invece la maggiore delusione – o rammarico.

 

Abbiamo sempre vissuto le vicende della band prendendole per come venivano, senza costruirci sopra tanti sogni; quindi ogni cosa positiva che abbiamo realizzato o che abbiamo sperimentato rappresenta una soddisfazione, soprattutto se ci guardiamo indietro e vediamo da dove siamo partiti. Bellissimi ricordi sono legati al tour promozionale che facemmo nel 1984 in occasione dell’uscita del 45 giri che inaugurava il catalogo della Minotauro; ma è stata una grande soddisfazione anche che il recente Time and Eternity sia stato decretato (a pari merito con Rising to the Call degli Strana Officina) disco classic metal italiano dell’anno per il 2010. Gli “Officina” sono sempre stati un punto di riferimento per noi, e il fatto di essersi spesso incrociati sui palchi, nei cataloghi delle etichette (Minotauro e My Graveyard Productions) o nei sondaggi web, ci fa sempre piacere. Delusione o rammarico nessuno: certamente ci sono stati periodi negativi, situazioni spiacevoli, ma che ce ne fotte, la band suona, la band va avanti, non c’è tempo per i rimpianti.

 

Com’è la situazione oggi a Verona riguardo interesse per l’heavy metal e locali ove esibirsi facendo musica propria?

 

Verona è una delle città italiane che ha dato i natali a più band di rock pesante (credo siamo secondi solo a Milano, Roma e Torino), quindi è innegabile la vocazione rock dei musicisti locali. Qualche bel festival, come ad esempio l’estivo Isola Rock, rende piena giustizia a questi numeri. Per il resto la situazione della musica dal vivo originale e dei locali è triste come nel resto dell’Italia. Un mucchio di posti stanno chiudendo (per alcuni, secondo me, onestamente, era un destino già segnato, a causa di gestori arroganti, incapaci e ignoranti). Anche per colpa della troppa remissività delle band che fanno musica propria, i cachet sono al minimo storico, il rispetto è inesistente, la professionalità di organizzatori e gestori è una leggenda, la musica rock in generale non conta nulla. Invece di perdere tempo a fare i trucidi nelle foto, invece di raccontare sul web che sono i più cattivi e i più alcolizzati del momento, le band dovrebbero tirare fuori le palle e fare cartello contro questa situazione.

 

giga pisa live

Pisani&Gigantelli

 

 

Come avvenne il passaggio di Giacomo Gigantelli nei Danger Zone? Ci fu qualche “sussulto” da parte vostra a riguardo?

Nel 1986, dopo aver registrato l’ultimo demo, con all’orizzonte un contratto per un full-lenght con la King Klassic (che poi si scoprirà una mezza truffa, in cui furono irretite tante metal band italiane), con l’emergere di sottogeneri del metal che in qualche modo snaturavano la potenza e l’essenzialità della prima ondata, ci trovammo a un punto di svolta. Ci mancava qualcosa, forse una tastiera (a pensarci adesso: orrore!), forse un manager con le palle, forse una città diversa. Eravamo in un periodo interlocutorio. In questo contesto Giacomo fu contattato dai bolognesi Danger Zone e visto che proponevano un genere di hard più americaneggiante come piace a lui, accettò di diventare il loro cantante. Quindi per il momento SPITFIRE subì un periodo di ibernazione.

 

Quali sono le band italiane del passato che suscitano in te maggior ammirazione?

 

Se vado indietro ai ricordi della mia formazione musicale, cioè a ciò che ascoltavo negli anni in cui mi esplose la passione per la musica, si parla di Prog italiano: Rovescio della medaglia, Biglietto per l’inferno, Balletto di bronzo, Ivan Graziani, Area, Orme, PFM; poi arrivò quella che fu chiamata NWOIHM, il nostro tsunami metal, e allora ecco Strana Officina (che io adoro quando stanno sull’italiano, perché adoro il rock e il metal cantati in italiano), Vanexa, Steel Crown. Poi una parentesi per i Litfiba dei primi anni (diciamo fino alla fine degli ’80), che hanno sdoganato il rock in italiano per le future decadi. Poi arrivano gli anni ’90, con Karma, Ritmo Tribale, Timoria, Afterhours. Tutti animali in pericolo d’estinzione, comunque: in Italia le band rock non hanno vita facile, non l’hanno mai avuta e mai l’avranno. Meglio così, ci facciamo le ossa, ogni giorno.

 

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Spitfire 2016

 

Prossime mosse in casa Spitfire?

 

Le cose che vedo più a breve termine sarebbero un’edizione in vinile di Time and Eternity e – credo verso il 2018 – una biografia ufficiale della band. Poi abbiamo ancora un  po’ di materiale di sala prove degli anni ’80 su cui lavorare, ma per quello si vedrà.

 

Spazio a disposizione per chiudere come meglio credi l’intervista, grazie.

 

Ti ringrazio molto, e ringrazio tutti coloro che in tutti questi anni ci hanno supportato e che ci hanno dato una mano per rendere reali i nostri sogni rocchenròll. Il progetto SPITFIRE ci ha fatto crescere, da ragazzini, e ci ha dato l’opportunità di far sentire la nostra voce, ed è tuttora nei nostri pensieri; ci sembra fantastico, in un mondo dove tutto corre avanti e non c’è tempo per noi stessi, poter ancora restare fedeli a un’idea di libertà e reazione. Un’idea che noi abbiamo mantenuto viva nell’unico modo che sappiamo: con la musica.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti