Gothic

Intervista Theatres des Vampires (Sonya Scarlet)

Di Alessandro Rinaldi - 13 Dicembre 2021 - 12:05
Intervista Theatres des Vampires (Sonya Scarlet)

Intervista Theatres des Vampires (Sonya Scarlet)
a cura di Alessandro Rinaldi

Traffic live club, ore 20 di Sabato 4 Dicembre 2021, a poche ore dall’In Nomine Sanguinis release party, ho incontrato Sonya Scarlet dei Theatres des Vampires per questa intervista.

Quali sono le sensazioni prima di un concerto, davanti al pubblico della propria città?

 Sonya: “Buona sera. Vogliamo salutare i lettori di TrueMetal e ringraziarli per il supporto, per essere con noi questa sera. Suonare davanti al pubblico della propria città è un’emozione forte; farlo davanti ai propri amici, conoscenti, è differente, perché le sensazioni sono amplificate. Ogni concerto dà tante emozioni e una grandissima valenza a ciò che facciamo, per noi avere persone che seguono la nostra musica e ci amano è un qualcosa di speciale. Suonare davanti alla nostra città  è un’emozione in più, molto intensa”.

Quali differenze ci sono tra il pubblico italiano e quello straniero?

 Sonya: “Noi suoniamo quasi esclusivamente all’estero. Ogni paese ha il suo tipo di pubblico e non parlerei di differenze tra persone che amano la nostra musica perché ognuno la manifesta le proprie emozioni in modo diverso. Ogni live è una storia a sé, amiamo portare la nostra musica in giro; suonare in Italia è sicuramente un’occasione per supportare le band italiane e il metal, cosa di cui abbiamo bisogno”.

Nemo profeta in patria. L’impressione è che i Theatres des Vampires, come le band lontane dal mainstream, abbiano più difficoltà ad imporsi in Italia mentre all’estero raccolgono successi. Secondo te, per quale motivo? Cosa ti sentiresti di consigliare alle giovani band?

Sonya: “Questo concetto è un po’ superato, perché la situazione è cambiata: negli anni passati, le band vivevano di live, della vendita dei propri dischi, oggi invece è tutto sul web. Sicuramente, il gothic metal è un genere di nicchia in Italia, ma non bisogna scoraggiarsi: non si può iniziare un progetto musicale, portare avanti una band e perseguendo sonorità mainstream semplicemente perché tu devi vendere un prodotto, perché poi tutto diventa asettico. E anche la musica, che dovrebbe essere cuore, passione e anima, diventerebbe un prodotto commerciale. Tutto deve partire dalla passione, altrimenti la musica sarebbe privata del suo elemento essenziale, l’arte. La musica ci deve salvare da questo mondo che è così sterile in questo momento; se anche chi fa questa musica estrema comincia a pensarla in questo modo, allora è tutto finito.”

Parliamo del nuovo album. Com’è stato scrivere durante la pandemia? Come sei riuscita a trovare l’ispirazione? Hai ascoltato qualche artista in particolare?

 Sonya: “Non è stato semplice. Questo album ci ha impegnato parecchio, perché abbiamo avuto degli stop, dei momenti di pausa, ad esempio io stessa mi ero bloccata nella scrittura dei testi e non riuscivo a trovare la giusta ispirazione,  poi fortunatamente mi sono sbloccata. Siamo una band affiatata che ama lavorare insieme e l’impossibilità di spostarsi indubbiamente ci ha penalizzato, ma con tanta volontà e passione, siamo riusciti a finire questo disco. Volevamo un album diverso dagli altri, che avesse in sé un mood che potesse riportarci alle origini, e abbiamo deciso di prenderci il tempo necessario. Dobbiamo anche ringraziare la casa discografica perché ci ha supportato in questa scelta artistica e ci ha concesso il tempo necessario affinché potessimo realizzare la nostra proposta musicale”.

Ho trovato “in nomine sanguinis”  un passo in avanti rispetto all’ultimo disco. Compatto, omogeneo e allo stesso tempo con diverse sonorità. Quali sono a tuo avviso le differenze con “Candyland” e in cosa lo avete voluto migliorare?

 Sonya: “Per quanto riguarda questo aspetto, vorrei lasciare la parola a Riccardo, perché lui è il nostro produttore e ha curato le orchestrazioni”

Riccardo: “La band ha espresso la volontà di tornare  verso sonorità più vicine ai primi album, un approccio più black metal, quindi ci siamo messi a tavolino per cercare di capire, rispetto alla discografia del passato, che direzione prendere per aver questo sound e fare qualcosa che potesse essere anche più moderno, vedi le influenze elettroniche che ci sono nel disco. Ci siamo incontrati spesso, cercando di capire come elaborare questo nuovo percorso: ne è venuta fuori una via di mezzo. Ci ha aiutato anche il fatto che ci sia un membro esterno alla band, con cui abbiamo fatto dei tour insieme, e con cui ci troviamo bene.”

Sonya: “Per noi questo è un aspetto molto importante perché la band è una famiglia. L’affinità è un elemento fondamentale e viene prima di ogni cosa: a quel punto puoi avere la serenità e il piacere di lavorare con i tuoi amici. E’ vero che ci sono band i cui membri non hanno buoni rapporti, però questo non è un approccio che ci appartiene, perché sterile. La nostra affinità è reale, si vede anche sul palco.”

Ricollegandomi a quanto detto da Riccardo, nel nuovo album non sono mancati i momenti di sperimentazione, come The void inside. 

 Sonya: “Abbiamo iniziato casualmente con le tastiere e siamo rimasti colpiti perché era qualcosa di davvero particolare; a noi piace sperimentare, perché nella musica bisogna osare,  non puoi essere la pallida copia di te stesso. L’arte e la musica sono evoluzione, e non puoi suonare sempre la stessa musica, senza portare novità: anche perché noi stessi cambiamo attraverso le esperienze e le emozioni che ci arricchiscono, io stessa non sono la persona di dieci anni fa. E quello che abbiamo vissuto lo dobbiamo portare nella nostra musica.”

Il ritorno di Giorgio.

 Sonya: “Il ritorno di Giorgio è stato un piacere, sicuramente,  è stato un tassello che è servito per riprendere  quel discorso di cui abbiamo già parlato, ovvero recuperare le sonorità del passato, guardando al futuro. A tal proposito, ti dò un’ anticipazione, questa sera, ci sarà una sorpresa: Justine, che era la corista dei theatres des vampires degli inizi, che chiuderà con me la canzone che cantavamo insieme. C’è stata la volontà di riappropriarci della nostra tradizione.”

“La sposa di Corinto “di Goethe e “Perché sangue è vita” di Crawford sono state fonte di ispirazione per il vostro album. Negli ultimi anni, la figura del vampiro è stata inflazionata, dando vita a fenomeni che per certi versi lo hanno banalizzato. Secondo te, perché è tornata alla ribalta?

 Sonya “ Probabilmente le persone hanno bisogno di qualcosa di diverso. Il mio amore per la letteratura, traspare tanto in questo quanto nei lavori precedenti, facendo rivivere le parole di scrittori importanti come Goethe, recuperandone la tradizione e il fascino, senza andare a modernizzare questa figura. Mi piace che la nostra musica sia un canale attraverso il quale trasmettere cultura,  e far rivivere parole importanti. La gente ha bisogno di bellezza e tante volte la ritroviamo nella letteratura. Nel passato e nella cultura. E’ vero alcuni testi siano introspettivi, però ce ne sono tanti in cui trasmetto un messaggio oscuro  ma colto, come ad esempio “Carmilla” o “Les litanies de Satan”

Quali sono i progetti futuri?

 Sonya: “Intanto dobbiamo vedere la situazione  pandemica come si evolverà. A stretto giro, vorremmo programmare nuove date, nuovi concerti, e portare “In nomine sanguinis”.  Oggi è il release party di presentazione dell’album e fissiamola come prima data dalla quale ripartire. E fare più concerti possibili, perché abbiamo bisogno del contatto con i fans, perché per noi la musica è vita.”

 Vi ringrazio. Potete fare un saluto ai lettori di truemetal?

 Sonya: “Ringraziamo tutti i lettori di truemetal, grazie per il supporto che avete sempre dato”.

Pagina Facebook ufficiale: https://www.facebook.com/TheatresDesVampires