Doom

Intervista Tony Tears (Antonio “Tony Tears” Polidori)

Di Stefano Ricetti - 8 Settembre 2021 - 8:46
Intervista Tony Tears (Antonio “Tony Tears” Polidori)

Come scritto in sede di recensione dell’ultimo album Atlantean Afterlife (…Living Beyond), la parabola artistica di Antonio “Tony Tears” Polidori germoglia nel 1988 e si spalma lungo una decina di album, frammista ad altre esperienze e collaborazioni con band di culto quali Zess, Abysmal Grief, Soul Of Enoch, Helder Rune. Una carriera di spessore all’interno del dark sound italiano, che abbiamo passato in rassegna attraverso questa lunga chiacchierata.

Buona lettura.

Steven Rich

Come, quando e perché sei divenuto prima un appassionato e poi un musicista heavy metal/doom?

Tony Tears – Ciao Steven, Ciao a tutti. All’ età di 11 anni, grazie a mio fratello più grande che mi fece ascoltare i classici degli anni ’80, ma se consideriamo alcuni vinili di mio padre (musicista anche lui) come: Black Sabbath, Iron Butterfly, Led Zeppelin, Pink Floyd, Le Orme, si può dire che sono sempre stato circondato prima da Rock e poi da Hard Rock e Metal fin da bambino. Ad un certo punto mio fratello mi fece ascoltare alcuni album di un Metal oscuro e ossianico internazionale (il primo album dei Saint Vitus) ed anche il primo di Paul Chain (Detaching from Satan). Li acquistò entrambi appena uscirono ed io ne rimasi colpito in positivo. Sentivo che certe sonorità mi appartenevano, le avevo nel sangue. Da lì in poi, ebbi la fortuna di seguire la scena (anche italiana) e di iniziare a fare anch’ io musica oscura vivendo totalmente quegli anni d’oro, essendovi coinvolto appieno anche  per via di vicende famigliari, nonostante fossi poco più che un bambino. La mia Bisnonna era una guaritrice di campagna (Strega) molto conosciuta e forte, fin da piccolo  mi prese sotto la sua guida e il progetto Tony Tears fu iniziato da lei quando avevo solo 12 anni, di più su questo non posso dire. Quindi, già a 12 anni componevo e facevo le prime cose per i Tony Tears. La prima Demo uscì qualche anno dopo, all’ età di 15 anni, perché così doveva essere.

 

Cos’è, per te, l’heavy metal?

Una scelta di vita e non nel senso metaforico oppure stradaiolo del termine. Nel Metal ci sono tutti gli stati d’animo che mi rappresentano. Anche un certo lato “romantico”, nessuna musica supera in bellezza e “romanticismo” certe ballad Hard/Metal, le facciamo anche nei Tony Tears (“Blind love for a medium” per esempio). Il Metal è la mia essenza, la mia vita da sempre, e ascolto tutti i suoi generi e sottogeneri, non solo le band Doom, anzi …

 

The Atlantean Afterlife (…Living Beyond)

 

Il nuovo disco, The Atlantean Afterlife (…Living Beyond), è uscito per la Bloodrock Records. Come sei approdato all’etichetta? Come ti trovi con loro?

Appena chiusi il discorso con la Minotauro Records (per una cosa futile nella quale non c’entravo nulla…) conobbi Enrico Spallarossa, titolare della BloodRock records. Mi accorsi che era realmente interessato a noi dal fatto che è un grande intenditore di musica e ci seguiva già da diversi anni. Quindi, in amicizia, un discorso tirò l’ altro e ci siamo accordati facilmente. Con lui c’è sia un rapporto di amicizia che musicale. Inoltre considerando che è anch’egli di Genova l’ approdo con la BloodRock records rese tutto più facile per le comunicazioni. E’ una persona che si muove tanto per vendere, non sta con le mani in mano, tanto che per alcuni lavori dei Tony Tears stiamo pensando a qualche ristampa e questo per una Band vale più di mille recensioni.

 

So che nulla, a livello di grafiche e costumi, è lasciato al caso, nel momento in cui vede la luce un tuo lavoro.

Esattamente! Appena ho pronto il concetto artistico e concettuale di un nuovo album inizio ad immaginarmi e ad abbozzare qualche disegno, successivamente realizzo io (il più delle volte) le maschere. Devi sapere che ho sempre amato l’ arte in tutte le sue forme: pittura, disegno, scultura, ecc. Ogni tanto mi diletto in qualche quadro ad olio e negli anni anche in qualche piccola “scultura” in terra cotta. Quindi, da un’ idea che io chiamai “Maschere Viventi”, non riferita al fatto della falsità umana ma proprio il contrario, scaturirono le maschere dei Tony Tears che sono una rappresentazione dell’ Anima reale, con tutte le sue sfumature. Ho realizzato personalmente le maschere di ogni lavoro su questa mia idea spirituale. Anche i costumi e le grafiche, ovviamente, non possono essere banali o casuali. Non potrei mai sottovalutare nessuno di questi aspetti.

 

 

In particolare che significato hanno le maschere e i colori da voi indossati per le photo session di The Atlantean Afterlife?

Le maschere del nostro ultimo album rappresentano la morte (il mezzo cranio scheletrico vagamente alieno) e la vita che torna ciclicamente dopo avere superato la morte (il globo colorato con l’ Ankh che è la croce Egizia) le lacrime in questo caso sono l’ “emozione” di una civiltà “aliena” che sta per tornare con il loro Culto. Il loro antico insegnamento sta per tornare, è un ritorno ciclico. Per le maschere ci siamo ispirati ad Hans Ruedi Giger ed anche alla copertina del film di Dario Argento (Inferno) che poi è un riadattamento del quadro di Giger utilizzato per la copertina dell’ album Brain Salad Surgery degli E.L.P.

 

 

In quale località avete realizzato le suggestive foto contenute all’interno della confezione di The Atlantean Afterlife (…Living Beyond)?

 Nell’ Abbazia sconsacrata di S.Rocco, che costeggia l’ acquedotto di Molassana in Genova. Un posto che ha ancora un’ energia particolare soprattutto vicino al suo altare decrepito che è dove abbiamo effettuato le foto, appunto.

 

Sandra Silver

 

Come sei riuscito a trovare e poi coinvolgere Sandra Silver nella band? Quali input ha portato nella band la stessa Sandra?

Con Sandra ci siamo rincontrati qualche anno fa e ci siamo messi assieme (lei si era lasciata con Paolo Catena da diversi anni prima del nostro incontro). Inizialmente Sandra non aveva nessuna voglia di riprendere un discorso musicale in stile Dark/Doom Metal ed io non forzai. Però la passione e la voglia di cantare in Sandra prese il sopravvento, ed aiutata dal fatto che con me c’era un’ altra energia, non meno Esoterica, anzi… ma decisamente più “positiva”, venne da sé che si ritrovò come seconda voce dei Tony Tears. Sandra ha portato molto alla Band, tanto che il suo modo di cantare oltre essere migliorato notevolmente è anche personale. Io mi sono permesso solo di darle qualche consiglio che lei ha saputo sfruttare al meglio (ha continuato a cantare e a studiare anche dopo la sua dipartita da Paolo). Se ci fai caso, anche se utilizza dei vocalizzi simili al fonetico (oltre cantare in Italiano) con noi li fa in maniera del tutto nuova e personalizzata, non utilizza i modi che aveva con Paolo, e poi, oggi, spinge molto in alto. Con i Tony Tears Sandra è se stessa, non è oppressa. Il sottoscritto odia l’ oppressione …

 

Puoi spendere qualche rigo per l’attuale formazione della band?

La Band, oggi, è tre terzi la stessa che si era formata tra la fine degli anni ’80; prima di allora ero da solo, altre volte accompagnato da amichetti “musicisti” molto occasionali. Quindi, la nostra formazione è assieme da una vita per tre terzi (David Krieg, Lawrence Butleather, ed io) poi ci sono: ovviamente Sandra Silver, il nuovo bassista presente in The Atlanteans afterlife (…living beyond) cioè Artorias, ed infine la new entry alle tastiere: Flux. Tutti loro sono ottime persone oltre che professionisti seri, e condividono con il sottoscritto anche interessi Occulti ed Esoterici oltre che musicali. Gradirei farli partecipare a questa intervista, per cui, vorrei che si presentassero e lascio a loro la parola, qui di seguito.

 

Lawrence Butleather: Ho cominciato la mia avventura musicale nel ’93 quando a 15 anni comprai la mia prima batteria e iniziai a strimpellarci sopra con buona pace dei miei genitori, che nonostante il casino, mi hanno sempre sostenuto. Poco tempo dopo Tony mi propose di far parte della sua band insieme a David Krieg e da allora siamo uniti da una grande amicizia e profonda stima reciproca anche se negli anni abbiamo poi avuto diversi progetti e band che non hanno impedito diverse collaborazioni tra noi come ad esempio l’aver registrato la batteria per “Le entità della salvazione” nel 2004. Nel 2018 durante le registrazioni dell’ album del trentennale Tony palesò l’idea di tirare su una band per portare dal vivo la nostra musica, anche se in realtà so che questa idea l’aveva fin dagli esordi, e da allora sono entrato come batterista dei Tony Tears cominciando un percorso che è culminato in The Atlantean Afterlife (…Living beyond) lavoro di cui sono particolarmente fiero.

 

Sandra Silver

 

Sandra Silver: Ciao a tutti, sono la voce femminile dei Tony Tears. Sono nata artisticamente dall’incontro nel 90 con il musicista pesarese Paul Chain, grazie al quale ho partecipato a sue diverse uscite discografiche. Cito le più sentite per me: Emisphere, Dies Irae, Alkahest. Ho collaborato con i Semefo e come live performer anche con i Death SS… Dopo qualche anno, nel 2016, dal nuovo incontro con Antonio Polidori riprendo ciò che avevo apparentemente lasciato… la passione per la musica collaborando nel suo progetto dei Tony Tears.

 

Flux: (Tastierista entrante): Entrare nel progetto “Tony Tears” è stato come varcare la soglia di una dimensione sconosciuta e lontana. Anche non avendo partecipato alla stesura dell’Album “The Atlantean afterlife”, da ascoltatore del genere e Tastierista posso comunque dire che i brani ideati e sviluppati dalla Band sono quanto di meglio mi potessi aspettare sia come Musicista che come insieme di Progetto. Essere nei Tony Tears è per me un onore in primis ed una sfida ad essere un valore aggiunto nell’esecuzione e nella produzione di questa Band. Infine trovo rassicurante il fatto di constatare che nell’underground è ancora possibile trovare musicisti straordinari con cui collaborare ed allo stesso tempo essere parte di qualcosa di originale.

 

David Krieg

 

David Krieg: io ho iniziato a cantare giovanissimo a partire dalla seconda metà degli anni ’80 ed è proprio in quel periodo che ho incontrato Tony ed è nato il nostro sodalizio artistico. Ho avuto e ho svariati progetti che spaziano in vari ambiti sonori, ma la costante in tutti questi anni è la dedizione al progetto principale ovvero i Tony Tears. Anzi, a dirla tutta, ogni altra mia eventuale esperienza artistica in generi anche parecchio distanti dal dark sound di cui ci facciamo portavoce mi aiuta a portare influenze particolari nella nostra musica e ad arricchirla di sfumature insolite ma, mi auguro, interessanti e creative. Concludo ringraziandoti per l’intervista e le belle parole in sede di recensione.

 

Artorias: Conosco i Tony Tears da diversi anni e li ho sempre apprezzati per il sound e l’atmosfera che vanno a creare, una sera sono andato a vederli live in un teatro e da lì piano piano è nata una grande collaborazione, anzi in primis una grande amicizia, appena Tony mi ha contattato per fare una prova ne ero veramente felice!!! Anche partecipare  a questo nuovo album è stata una bella esperienza molto divertente in alcune fasi… abbiamo lavorato parecchio a tutte le canzoni cercando di mettere un pezzo di noi stessi dentro di esse.

 

 

Una tua definizione per ogni full length dei ‘Tears:

Voci dal passato (2009) – Volutamente Sofferto ma ben registrato. Nel genere Darksound italiano ha una propria collocazione, tanto che è stato ristampato ben quattro volte.

Vortice (2013) – Il punto di svolta. Album che, come da titolo, univa tutti I generi fatti negli anni. Album volutamente “pesante” nel senso che è veramente Oscuro (il più oscuro mai fatto) perché parlava del cambiamento energetico a portata cosmica che iniziò il suo risucchio (Vortice) proprio agli inizi del 2011/12.

Music from the Astral Worlds (2000-2014) Box (2014) – Un cofanetto eccezionale che attesta, valorizza e ufficializza tutti gli Album e altre cose dei Tony Tears fatte in quegli anni.

Follow the Signs of the Times (2015) – Il “primo album” ad avere una produzione grezza (volutamente) ma professionale. “Il primo” che in un certo senso sancisce un distacco dal Darksound vecchio stampo, ovvero, grezzo sul vero senso della parola. E’ il percorso di un Medium che attraverso i segni dei tempi cerca di stare sulla cresta dell’ onda, di appropriarsi della propria vita con mezzi occulti. Da questo album i Tony Tears si aprono a sonorità e stili più ampi e completi, tutti concentrati in un’unica direzione, cosa che da qui in avanti diverrà una nostra caratteristica.

Demons Crawl at Your Side (2018) – Ancora un passo avanti nella produzione ed ancora un album completo. L’album è dedicato alla violenza umana spesso sottile, come sottile al giorno d’oggi può essere una possessione. Il vero Demone, il vero male, che è stato causato dall’ uomo e non dai Demoni a cui lui ha dato nomi. Un male peggiore che parte da dentro e che alimenta strane forze all’ esterno (che esistono ma sono neutre e ci fanno semplicemente da specchio).

The Wail of the Elements (2020) – Come per gli album della Band, anche The wail of the elements gode di una produzione migliore rispetto agli album composti e realizzati totalmente da me e non dalla Band. Infatti, The wail of the elements è da considerarsi più un album “solista” (virgolettato obbligatorio perché gli album solisti di Tony Tears non mancano di composizione, di chitarra Darksound, percussioni ed altro, come fossero con la band. Quindi, rientrano sempre nella discografia di/dei Tony Tears). Album profetico, uscito prima di tutto il caos. Per la prima volta in maniera ufficiale la copertina è un mio quadro ad olio (pittura medianica).

The Atlantean Afterlife (…Living Beyond) (2021) – L’ Album più completo e con la migliore produzione. Ogni nostro album ha una propria narrazione significativa sentita, legata ad avvenimenti reali che mi/ci riguardano (o messaggi subliminali nel caso di album “solisti” spesso strumentali). The Atlantean afterlife (…Living beyond) in questo senso è l’ album più Magico dei Tony Tears. E’ il nostro album Magico!

 

 

Maggiore soddisfazione e maggior delusione sinora all’interno del tuo cammino artistico.

Delusione forse nessuna, nel bene o nel male rifarei tutto (magari con la testa di adesso). Soddisfazione, l’ accorgermi che ormai i Tony Tears vengono considerati una Band importante e in un certo senso storica, sia dai fans che da colleghi musicisti di vari gruppi. C’è molto rispetto nei nostri confronti, questo è magnifico e ci gratifica enormemente.

 

Personalmente ritengo i tuoi lavori intriganti, ma lo sarebbero molto di più se potessero godere di una produzione migliore. Questo al di là dei soliti discorsi sul “vintage è bello”, “eh ma il suono di una volta” e concetti affini…

Lo studio nel quale abbiamo registrato The Atlantean afterlife (…Living beyond), l’El Fish Studio, è ultra professionale, vi si recano band Rock e musicisti di alto profilo. Al suo interno vi sono microfoni che costano 10.000€. Durante e dopo la registrazione ci siamo accorti che se il nuovo album fosse venuto anche solo leggermente più nitido e ulteriormente spinto sarebbe diventato un disco dei Pantera. E, sinceramente, non facciamo quel genere. Quindi, The Atlantean afterlife ci è costato tanto e non si può certo dire che non goda di un’ottima produzione, anzi, sfido chiunque a dire il contrario. Non facendo Nu-Metal, oppure Tecno Thrash, mi sento di dire che abbiamo sempre avuto produzioni ascoltabili a salire, quindi ce la siamo sempre cavata ed avevamo il suono che volevamo sul momento. Il percorso di crescita nelle produzioni è giusto ed è normale, ed è sempre avvenuto nella storia della musica e a tutti i livelli. Si prenda qualsiasi band nel mondo, i loro primi album e poi quelli subito dopo e quelli dopo ancora fino a quelli più recenti e si sentono eccome le differenze. Gli esempi sono lampanti, sia da noi che all’estero: Death SS, The Black, Bulldozer, Necrodeath, Vanadium, Manowar, Motorhead, Iron Maiden, Judas Priest, Kiss, Mercyful Fate. Poi, si, non lo nego, chi fa Dark/Doom Metal (Darksound Italiano) non può avere una produzione in stile Nu-Metal, non c’entrerebbe niente, ciò non vuol dire però che album con sonorità leggermente più naturali come quelle dei Tony Tears (preferisco definirle così) non suonino professionali o che i Tony Tears non cerchino un miglioramento nelle proprie produzioni. Semai è il contrario, basta ascoltare le ultime cose e in particolare The Atlantean afterlife (…Living beyond).

 

Tony Tears non è una band che suona spesso dal vivo. Mancano le opportunità o è una scelta vostra?

Beh, in realtà, prima che scoppiasse tutto il caos del Covid, avevamo fatto tre concerti grandiosi (con pubblico partecipe e numeroso) poi la questione pandemia ha tagliato le gambe un po’ a tutte le Band non solo ai Tony Tears. Comunque, la risposta alla tua domanda è: entrambe le cose. Da un lato, un locale, oggi, prima di far suonare una band che promuove la propria musica, ci pensa dieci volte, ed è questo uno dei motivi, per cui, oggi, “sopravvivono” le cover band (la gente ci va per bere qualcosa, sente l’ ennesima versione di Smoke on the water ed è contenta, così come il gestore del locale che ha l’incasso sicuro). Molta gente non ha più voglia di ascoltare, la cosa vale nella vita normale, figuriamoci nella musica! Quindi, noi, come tante altre band dobbiamo trovare locali che sostengono i gruppi che vogliono esprimere qualcosa di loro e non è sempre facile. Dall’altro lato, nessuno di noi vive di musica, purtroppo, ed essendo tutti lavoratori, per suonare dobbiamo chiedere un giorno di permesso, con tutti i problemi che ne conseguono, poi. Per questo motivo preferiamo effettuare poche date, mirate, ma fatte in condizioni fisiche ottimali e se possibile cercando di avere un minimo di ritorno (spesati). I Tony Tears sono persone che comunque hanno dato molto alla musica live, anche in altri contesti. Ognuno di noi, compreso il sottoscritto, ha suonato in tante situazioni e da tanti anni. Nessuno di noi è un novellino sul palco, e la cosa, credimi, si nota. Se ne sono accorti tutti quelli che sono venuti a vederci. Senza paura di sembrare presuntuoso: siamo gente scafata ed esperta. Questo è ciò che conta per noi, la qualità: Tecnica ed espressiva. E’ questo che fanno il musicista e la Band professionista, non puntano alla quantità, ma non è sempre così che vanno le cose.

 

 

Tuoi pensieri, parole e ricordi personali su:

Abysmal Grief: Band amica. Oltre averci suonato con orgoglio (così come Regen ha suonato con noi, anche nell’

ultimo album) mi piacciono molto.

The Trip: li sto ascoltando mentre sto rispondendo alle tue domande…

Vanexa: A parte Back from the ruins, che ritengo un buon Album, un classico, da quando si sono riformati non mi piacciono molto. Hanno proprio quel tipo di produzione che molti osannano, invece alle mie orecchie ne hai ascoltata una di band (con quella produzione) e le hai ascoltate tutte.

Mortuary Drape: Una Band fondamentale, eccezionali.

Black Hole: L’ultimo album, “Evil in the dark”, è orrendo (parere personale). Fossi stato in Robert l’avrei proprio evitato, un disco del genere, è senza senso. Gli altri della loro discografia mi piacciono, ma la voce di Robert non mi è mai piaciuta. Comunque nel complesso, altra Band importante.

Zess: Solo un ricordo. Importante, per carità, ma un ricordo.

Requiem/The Black: Requiem, Immensi. Un esempio di Dark-Metal a tratti Thrash ma di totale oscurità. Stessa cosa per i The Black che ritengo l’unica Band storica rimasta nel vero “Darksound” italiano, sempre molto ispirata.

Death SS: Nel corso degli anni ho apprezzato anche i nuovi cicli e i cambiamenti della Band ma non solo, riesco a sentirli sempre “Darksound” (nonostante propongano un Metal più moderno). Come The Black, sono ancora molto ispirati e innovativi. Li adoro a prescindere, partendo dal primo periodo (1977/1982) sino ad arrivare al secondo (1987/2021).

Paul Chain Violet Theatre: Band fondamentale. Il tocco chitarristico di Paolo (quando aveva voglia di fare grande musica) era ineguagliabile. Non nego che in parte mi ha ispirato, così come nel periodo Death SS. Paolo è secondo solo a Tony Iommi, anzi, come tocco cimiteriale nemmeno a lui (parere personale), è l’allievo che supera il Maestro.

Epitaph: Mi piacciono.

Mourning Mist: A mio avviso molto bravi, mi piacciono.

Jacula/Antonius Rex: Un’ altra grande fonte d’ ispirazione per i Tony Tears.

 

 

E’ evidente, come per la stragrande maggioranza dei musicisti italiani, che anche tu debba svolgere un lavoro normale per vivere. Ne puoi parlare?

Purtroppo Sì, anch’io sono un lavoratore. Come professione ho sempre lavorato come chimico dell’acciaio (una saldatura specializzata nell’acciaio). Ho cominciato giovane (appena conseguito il diploma di licenza media) e ovviamente non è un lavoro che amo. Tutto sommato non è un lavoro durissimo, non lo è quasi mai, ma l’ambiente dove si svolge (officine, cantieri ecc.) è molto stressante mentalmente, anche se ormai con l’ esperienza riesco a lavorare riuscendo a farmi scivolare le cose e “chiudermi” nel mio mondo grazie anche alle mie pratiche meditative ed esoteriche. Mi cimento anche nell’impartire lezioni di chitarra elettrica. Da giovane ho preso lezioni da un grande Maestro e Professionista e, ancora oggi, di tanto in tanto vado da lui ad aggiornarmi. Ho quindi raggiunto una capacità tecnica che consente a mia volta di poter dare lezioni e arrotondare facendo ciò che amo.

 

Quanto tempo dedichi al progetto Tony Tears?

Fisicamente quanto basta (tanto…) ma soprattutto oggi, vicino ai cinquant’ anni, ho bisogno di più recupero. A livello mentale ci sono sempre, comunque. Non mi stancherò mai di dire che i Tony Tears, essendo una creatura Magica, ad ogni mia evoluzione o passaggio particolare creano qualcosa di nuovo, sia esso con la band principale che da solista.

 

Per quale motivo, secondo te, fra venti/trent’anni anni la gente si dovrebbe ricordare dei Tony Tears?

Intanto perché io sarò vicino ai settanta/ottanta e vorrà dire che i Tony Tears, che già oggi sono ultra trentennali e con all’ incirca 11 album all’attivo tra Band e “solisti”, avranno collezionato altre uscite e un’ulteriore longevità operativa. A parte i scherzi, già ora ci sono tanti motivi per poter dire che siamo una Band… diciamo molto conosciuta, seguita ed apprezzata. E poi, un motivo aggiuntivo, credo sia per l’originalità. Il nostro Dark Metal è contaminato da una miriade di stili (italiani ed internazionali) ma il risultato finale è sempre molto personale e questa è una cosa che ci è riconosciuta e credo sempre lo sarà negli anni a venire, ed è per noi motivo di grande soddisfazione.

 

Com’è la situazione in Liguria riguardo gli spazi nei quali suonare dal vivo?

Il locale migliore a mio avviso (forse addirittura l’ unico) è l’ Angelo Azzurro, che aveva chiuso per un periodo, ma credo ora stia provando a riaprire, speriamo. Per il resto, c’è qualche altro locale più nei dintorni, in tutto saranno forse tre i posti dove poter esibirsi, però, spesso, si fa fatica a suonare ugualmente. Comunque, bisognerà vedere da settembre, perché tutta la faccenda covid 19 (non ancora finita) ha tagliato le gambe ai vari gestori, speriamo bene.

 

Sei uno che supporta la scena andando anche ai concerti dei colleghi oppure no?

Quando non sono troppo stanco dal lavoro sì. Mi piace riposarmi e vedere concerti, è una sensazione che amo ed è stupenda. Tutto sommato, devo essere sincero, non sono una persona che fa le cose per far piacere agli altri e se si esibisce qualche band che non mi piace non ci vado. Trovo deprimente questo tipo di atteggiamenti di persone che per “rimanere dentro a certe simpatie” vanno a vedere concerti per far piacere a qualcun altro o ad altri, facendosi selfie, baci, abbracci, poi con i coltelli in mano dietro la schiena (e non la dico a caso questa cosa…) . Se qualcuno non dovesse venire ai concerti dei Tony Tears non farei drammi, o rivendicazioni, anzi, capirei e apprezzerei la sincerità, stiamo scherzando? Comunque sì, mi piace seguire qualunque Band mi trasmetta realmente qualcosa, e in tanti anni di musica suonata e ascoltata ai concerti ci sono andato.

 

Come prevedi sarà la situazione in ambito hard rock/heavy metal in Italia fra dieci anni? Intendo a livello di seguito, concerti, visibilità etc etc

Partirei dalla visibilità; beh, secondo me, non sarà molto diversa da quella attuale. Nel senso che oggi con internet è tutto “più facile”, basta un click e una persona può sapere chi è la band del paesello sperduto nell’ angolo più strano del pianeta. Secondo me ci sono aspetti positivi, come la velocità di comunicazione e quindi seguire le band oppure trovare una casa discografica disposta a produrti, tanto per fare due esempi positivi. Gli aspetti negativi (sempre con internet) invece, sono che molte band fingono di supportarsi, quando nella realtà non gliene frega niente. E’ molto facile cadere in “giochini” del tipo: io ti supporto se tu fai questo o compri quello oppure mi metti i like. Logiche nelle quali, a mio avviso, qualsiasi professionista serio, anche nell’underground, non dovrebbe entrarci nella maniera più assoluta. Sembra che ognuna sia ossessionata dal fatto di dimostrare al mondo maggiore visibilità e cagate di questo tipo. Purtroppo molti “musicisti” oggi cadono in questi “giochini”, così come i giornalisti e anche i produttori. Questo (da chi ne sta fuori) è ciò che vedo sinceramente. Per quello che riguarda il seguito, noto molta gente ritornare ad apprezzare il Rock (Hard Rock e Metal compresi) quindi, vedo un numero corposo e destinato ad aumentare, il Rock non morirà mai, di questo ne sono stra-sicuro! A livello di concerti uguale, se la gente si riavvicinerà al Rock sarà più facile anche per le Band suonare poiché anche i locali saranno incentivati ad aprire, bisognerà vedere però i locali da qui a dieci anni.

 

Secondo te hanno un futuro le poche (ne sono rimaste due) riviste cartacee specializzate nel genere?

Se devo rispondere col cuore dico di sì (ma perché è quello che spero). Però purtroppo la vedo dura. Sempre riallacciandomi ad internet, oggi, chiunque va su un sito web specializzato trova qualsiasi informazione su band di ogni tipo e di ogni provenienza. Sotto questo aspetto non hanno nemmeno più molto senso le recensioni, perché chi segue le Band gli album se li va ad ascoltare su Bandcamp e chi ascolta la recensione se la fa da solo. Sono più importanti le vendite se proprio andiamo a vedere. Tutto sommato, a noi piace ancora vedere che ci fanno le recensioni, cartacee e non. Ogni tanto finiamo su qualche giornale (a settembre uscirà un’ intervista ai Tony Tears sull’importante magazine Metal inglese Zazen Sounds). A noi piace il cartaceo perché siamo tutti al di sopra dei quarant’ anni, ci ricordiamo il mitico Rockerilla, H/M, Metal Shock (che bei tempi …). Obiettivamente, però, la velocità di internet è una cosa positiva, devo essere sincero. Il cuore mi fa sperare di sì, comunque.

 

Sogno nel cassetto, Tony?

Vivere bene quel che mi è rimasto da vivere (e lo spero per tutti … anche per le future generazioni) . E se non chiedo troppo, mi piacerebbe fare un album intero con Steve Sylvester in stile singoli “The cursed Singles”, “Free Man”, perché ritengo di essere chitarristicamente addentro a quelle sonorità come pochi, sia per tecnica sia a livello di Esoterismo. Il miglior Paul Chain è stato uno (dei tanti…) ai quali mi sono ispirato anche se non è l’ unico e ritengo di poter realizzare un album così, è il mio sogno nel cassetto. I Tony Tears non hanno mai nascosto di essere grandi fans dei Death SS, anzi…

 

 

Prossime mosse in casa Tony Tears?

Tante, forse anche troppe. Intanto ho finito da poco le musiche di un album un po’ inaspettato, del quale vado orgoglioso per tanti motivi. Da fine settembre dovremmo essere impegnati nella registrazione del videoclip professionale che porta il titolo del nuovo lavoro, ovvero “The Atlantean afterlife”, nello stesso periodo saremo impegnati in un album più in stile Rock anni ’70 che vedrà la supervisione di una guida Esoterica molto potente. Uscirà infatti sotto un nome Esoterico e non come Tony Tears (per ora non posso spiegare oltre a riguardo). Con l’ anno entrante tornerò a lavorare al nuovo disco dei Tony Tears, che ho già in mente, ed allo stesso sto traguardando il nuovo Tony Tears “solista”. Poi, ci dovrebbe essere, “nei ritagli di tempo” una collaborazione ad un lavoro Dark/Doom al quale mi è stato chiesto di occuparmi delle chitarre. Senza dimenticarmi del nuovo lavoro dei Soul of Enoch (pronto da ormai da più di due anni), che però è in mano a David Krieg, dovrà essere lui a volerlo riprendere, io sono pronto. Sembrano un’ infinità di cose ma tieni conto che almeno quattro dei lavori citati sono finiti. Quindi, priorità assoluta sempre ai Tony Tears Band. Infine, abbiamo voglia di risalire sul palco, non hai idea…

 

Spazio a disposizione per chiudere come meglio credi, Tony. Grazie.

Nel ringraziarti per lo spazio concessoci, nel salutare te e gli amici di TrueMetal chiudo dicendo questo: non cadiamo nelle paure, qualunque esse siano, cerchiamo di capire da chi e da che cosa vengono. Ponderiamo bene le nostre scelte senza timore. Stiamo entrando in contatto con un qualcosa che non vuole più paure… è un grande consiglio che mi è stato dato e che molto umilmente porgo a tutti voi…

(Anthony “Tears” Polidori)

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti