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Intervista Triumph of Death (Tom G. Warrior)

Di Davide Sciaky - 6 Novembre 2023 - 8:00
Intervista Triumph of Death (Tom G. Warrior)

Intervista a cura di Davide Sciaky 

You can read the interview in English here.

Ciao Tom, come stai? 

Beh, è mattina presto, nel cuore della notte. È terribile, ma sto bene. E’ una maglietta di Live at Pompeii quella che hai addosso? 

Esatto. Sono stato al concerto di Nick Mason lì un paio di mesi fa. 

Il film dei Pink Floyd Live at Pompeii è uno dei documenti musicali più importanti della mia vita. 

Wow. 

Non so se lo sai, ma quando ho formato i Triptykon, ho invitato tutti i nuovi membri della band a casa mia e li ho costretti a guardare questo film con me, perché ho detto loro: “Se non l’avete visto, non potete suonare con me”. 

Voglio dire, sì, è un concerto incredibile. Ed essere lì a vedere Nick Mason è stato assolutamente fantastico.

Assolutamente. Ho visto David Gilmour al Circo Massimo di Roma qualche anno fa ed è stato magico. 

Anch’io l’ho visto, penso nello stesso tour, qualche giorno prima nell’Arena romana di Verona. È stato pazzesco, uno dei più bei concerti che abbia mai visto.

Assolutamente. Sono d’accordo. 

Non so se ti ricordi, ma nel 2020 abbiamo fatto un’intervista all’epoca in cui il COVID era appena iniziato. Parlammo anche dei Triumph of Death e mi dicesti che quell’anno avreste pubblicato un album dal vivo cosa che poi non è successa. Ora finalmente state per pubblicarne uno e le registrazioni sono più recenti, risalgono tutte a quest’anno. Cosa è successo? Non eravate soddisfatti delle registrazioni che avevate all’epoca? 

Sì, c’erano molte cose che all’epoca non sembravano giuste. Avevamo alcune registrazioni che erano abbastanza buone, ma poi ci sono stati dei cambiamenti nella band, è arrivato il COVID e così via. Non aveva senso pubblicare questo disco perché sapevamo che saremmo stati molto attivi una volta che i COVID fosse superato. E naturalmente volevo rappresentare la band com’è ora. Perché sono estremamente felice della formazione che ho ora. O che abbiamo avuto per quattro anni, in realtà. Quindi, sì, abbiamo registrato una serie di concerti negli ultimi due anni e ci siamo messi ad ascoltarli. Abbiamo deciso che le registrazioni del Portogallo erano quelle che suonavano meglio. E ci sono anche alcuni momenti molto belli in altre due registrazioni. Così abbiamo usato questo materiale per l’album. Ci siamo basati semplicemente sulla qualità delle registrazioni. 

Ecco, questo risponde in qualche modo anche alla mia domanda successiva: l’album contiene registrazioni di tre show diversi, e volevo chiederti perché non avete scelto uno spettacolo completo, ma immagino che sia perché si trattava dei pezzi migliori di diverse registrazioni. 

Sì, volevamo solo prendere le canzoni in cui si sente davvero la magia tra noi e il pubblico, quindi abbiamo scelto le performance migliori. Ma, sai, non è insolito. Se si guarda ai più famosi album dal vivo della nostra scena, come Live and Dangerous dei Thin Lizzy, No Sleep ‘til Hammersmith dei Motörhead, Past Lives dei Black Sabbath e cose del genere, sono tutti tratti da concerti diversi. Credo che se fai un album dal vivo quello documenta un certo momento storico per la band e quindi vuoi assicurarti di avere i migliori momenti possibili per assemblarlo. Dopo aver fatto questa premessa devo dire che comunque la maggior parte dell’album proviene dal Portogallo. Ci sono solo una o due canzoni, credo, che abbiamo preso da altri concerti perché c’era semplicemente un certo calore. Ma il corpo principale del disco è dal concerto in Portogallo. Inoltre, la scaletta e l’ordine delle canzoni sono esattamente quelli che suoniamo ogni sera. 

Infatti, ieri ho fatto un confronto con l’ultima volta che vi ho visti, al Keep It True in Germania, e ho visto che è esattamente la stessa cosa. Quindi è molto simile alla vera esperienza live a cui si assiste venendo a vedervi.

Al Keep It True abbiamo avuto un pubblico molto, molto buono. Ci è piaciuto molto. 

Era la prima volta che ci andavo e mi è piaciuto molto che tutti fossero così coinvolti con ogni singolo gruppo dall’inizio della giornata quando suonano le band più piccole. 

Assolutamente. Il festival ha un’atmosfera molto speciale. Ti senti come se facessi parte di una famiglia. Non è un concerto normale. È molto, molto speciale.

Sì, decisamente. Devo ammettere che la prima volta che ho ascoltato la musica degli Hellhammer ho avuto qualche difficoltà ad apprezzare la musica, penso soprattutto a causa della qualità delle registrazioni. Poi quando finalmente vi ho visti per la prima volta, all’Hellfest 2019, è scattato qualcosa e mi sono preso molto. Quindi penso che registrare finalmente dal vivo oggi possa avere lo stesso effetto su altre persone di dare una sorta di seconda giovinezza, in qualche modo, agli Hellhammer. Per ottenere un effetto simile, a volte alcune band hanno ri-registrato i loro album, quelli più vecchi. Mi chiedevo quindi se aveste mai pensato a qualcosa del genere per gli Hellhammer. 

Nemmeno per un secondo, no. No, non credo che si possano migliorare questi documenti di un periodo molto speciale della nostra scena. Questo vale per gli Hellhammer e anche per i primi Celtic Frost. Certo, potrei registrarne una versione molto più perfetta. Ma avrebbe la stessa scintilla, la stessa onestà, la stessa disperazione, la stessa ambizione, la stessa magia tra i membri della band che avevamo allora? No, non potrebbe succedere. Sarebbe un prodotto tecnicamente molto migliore, ma a livello di atmosfera, aura e autenticità sarebbe l’opposto di un miglioramento. Ecco perché non lo prenderei mai in considerazione. La cosa che più mi avvicina a questo è un album dal vivo. Ma no, non credo che si debbano toccare questi album sacri. Non parlo solo dei miei. I primi anni ’80 sono stati un periodo molto speciale e magico per la nostra scena. E siamo fortunati ad avere questi documenti di quel periodo, per quanto imperfetti.  Ma questa imperfezione ne accresce il fascino. Tanti album che influenzano il mondo intero, dai Venom ai Diamond Head e via dicendo, sono molto imperfetti. Ma è proprio per questo che funzionano. Sono reali. Sono onesti.

Mi trovi assolutamente d’accordo. I Triumph of Death hanno finito per essere molto richiesti e dopo la fine dell’epidemia avete ripreso a suonare diversi concerti qua e là. È stata una sorpresa per te vedere questa band che un tempo, quando avete iniziato negli anni ’80, molte persone non capivano, avere oggi questo tipo di reazione ed essere così tanto richiesta? 

È davvero una sorpresa. 40 anni fa suonavo la stessa identica musica. La gente rideva e diceva: “È rumore e non andrà da nessuna parte”. Ci dicevano che dovevamo provare di più o che dovevamo direttamente smettere di suonare, usando ogni tipo di espressione negativa. E ora sto suonando le stesse identiche canzoni, senza cambiamenti negli arrangiamenti, niente. Suono esattamente come suonavamo all’epoca negli Hellhammer e siamo headliner a Las Vegas, in Brasile e in Australia. È incredibile. Ma credo che rifletta semplicemente l’evoluzione della scena: cose che una volta erano troppo estreme sono diventate normali. Perché viviamo in un’epoca in cui si è affermata una scena metal estrema e la gente è molto più aperta. E questo è un bene. Ma sì, certo, quando sono sul palco ripenso ai vecchi tempi ed è molto sorprendente.

Cambiando un po’ argomento, ho visto che qualche mese fa hai esposto una mostra d’arte al festival Time to Rock intitolata Aesthetic of Mortality. Può dirmi qualcosa di più a riguardo? Di cosa si trattava? Cosa hai esposto?

E’ stata una mostra delle mie maschere mortuarie che ho creato per diversi anni verso la fine dei Celtic Frost e nei primi anni dei Triptykon. È iniziata in modo molto piccolo. Volevo avere una mia maschera mortuaria. E quando ho creato la maschera mortuaria ho pensato che forse avrei dovuto aggiungere del corpse paint e usare il mio viso come una tela. Poi ne ho fatta una seconda e una terza. E poi alcuni miei amici sono venuti a trovarmi, hanno visto la maschera mortuaria e mi hanno chiesto se potevano comprarne una. Così è diventato qualcosa di molto più grande di quello che avevo intenzione di fare inizialmente. Nel corso degli anni poi c’è stato un interesse occasionale per una mostra di queste maschere. Ormai è un progetto che ho abbandonato da tempo. Non creo più maschere mortuarie. Ma negli ultimi anni alcuni promoter di concerti mi hanno chiesto di esporle. E naturalmente lo farò. Ma ormai fa parte del mio passato. 

E come ha fatto questo promoter a venire a sapere delle maschere mortuarie? È stato solo una questione di passaparola tra i tuoi amici e altra gente che ne è venuta a conoscenza?

L’organizzatore del Time to Rock Festival è un uomo molto particolare e affascinante, che in precedenza era coinvolto nello Sweden Rock Festival. Conosce bene la mia carriera e la mia musica. E credo che, dato che è molto, molto coinvolto nella scena metal, deve aver sentito parlare delle maschere mortuarie ed è per questo che mi ha contattato. Ma non è solo un promoter di concerti. È una persona molto esperta di heavy metal. Una persona molto, molto interessante.

Nella nostra vecchia intervista che ho citato prima, all’epoca hai detto che stavi lavorando a nuova musica dei Triptykon, che avevi intenzione di pubblicare un nuovo EP quell’anno e, speravi, il nuovo album l’anno successivo. Come sappiamo, sono passati alcuni anni e questi EP e album non sono ancora usciti. Cosa è successo? Ci state ancora lavorando? 

Sì, è un po’ in ritardo, vero? [Sorride] Succederà. Succederà. Una volta concluso il periodo promozionale per l’album dal vivo dei Triumph of Death, il prossimo progetto, voglio dire, l’unico progetto a cui stiamo lavorando sarà l’album dei Triptykon, per registrare e finire l’album dei Triptykon. Tutti vogliono farlo nella band e non abbiamo altri progetti al momento. Penseremo ad altri progetti una volta terminato l’album, ma ora la priorità è completare il nuovo disco. Sappiamo che è in ritardo e dobbiamo completarlo.

Cambio di nuovo argomento. Qualche anno fa, me ne ero quasi dimenticato, ma ieri mi sono imbattuto in un articolo che raccontava che qualche anno fa i Metallica hanno suonato a Zurigo un pezzo dei Celtic Frost e che a te non è piaciuto, hai detto che l’hanno massacrato ed è stato umiliante. Immagino che molte band lo considererebbero manna dal cielo, qualunque pubblicità è buona pubblicità, ma a te non è piaciuto. Quindi mi chiedevo: è stato a causa di sentimenti magari non troppo positivi che avevi già confronti della band o è stata proprio l’esibizione che non ti è piaciuta? Se avessero suonato meglio, ti sarebbe piaciuto? 

No, guarda, ero un grande fan dei Metallica. Ho assistito al loro primo concerto in Europa nel 1984 [il 3 febbraio a Zurigo, N.D.R.]. Ho comprato il loro album il giorno in cui è uscito, avevo i loro demo. Ho iniziato come fan sfegatato della band. Sì, due volte negli ultimi anni, quando hanno suonato in Svizzera, hanno coverizzato una canzone dei Celtic Frost in due luoghi diversi. E non ero l’unico a dire che l’hanno massacrata. E si può vedere su YouTube. Entrambe le volte sono riusciti a rovinare la canzone. E se vai sul palco nel paese di una band e dici: “Vogliamo rendere omaggio a quella band”, almeno prova la canzone, no? Voglio dire, se salgo sul palco a Birmingham, da dove provengono i Black Sabbath, e dico che voglio rendere omaggio ai Black Sabbath perché sono un’influenza, non suono a cazzo di cane la canzone dei Black Sabbath, perché sarebbe molto irrispettoso. Ma questa è solo la mia opinione, capisci? Ma penso che se diventi milionario per molti anni, probabilmente non sei più così vicino alla vera scena heavy metal. Non sei più lo stesso fan affamato di heavy metal che eri nel 1982, 83, 84, quando hai iniziato a creare la tua musica leggendaria. Se guardi il loro documentario, Some Kind of Monster, vedi persone che vanno in terapia, vanno a caccia di animali e collezionano arte, ma l’heavy metal, l’autentico heavy metal non è la loro priorità. Questa è solo un’osservazione dall’esterno. Non ho informazioni interne, ma mi sembra che essere multimilionario per molti anni non faccia di te un autentico musicista heavy metal. Dio solo lo sa. 

Probabilmente distorce un po’ la tua prospettiva. 

Ma sono ovviamente consapevole della loro importanza. E come ho detto, la loro musica per molto tempo ha significato molto anche per me. Sono solo un po’ sorpreso della direzione che hanno preso ultimamente.

Sì, è stato un po’ strano. Ricordo che li ho visti in quel tour a Stoccolma e hanno suonato una canzone degli ABBA. In un certo senso era divertente, perché non ti aspetteresti mai di vedere i Metallica suonare gli ABBA. Ma d’altra parte, voglio dire, erano solo Kirk e Robert Trujillo a suonarla, quindi era già una mezza canzone. Non stavano nemmeno cantando. Ho pensato, che senso ha? Voglio dire, capisco che sia un tributo alla città, ma era un po’ strano fatto così. 

Me lo chiedevo anch’io. Perché sono solo in due? 

Se si vuole fare un tributo e si è arrivati a quel punto tanto vale suonarla con tutta la band. 

Certo. Per me sarebbe divertente, sai? E non sto parlando della mia musica, ma solo di vederli fare un tributo come band sarebbe fantastico. Ma non lo so. Strane decisioni.

Con gli Hellhammer prima e con i Celtic Frost poi, sei stato un pioniere di un certo stile di metal estremo. Immagino che alcune persone si aspettino che un musicista black metal sia in qualche modo estremo anche nella sua vita personale, che si tratti di ascoltare solo metal estremo, o che sia lasciarsi andare a eccessi o cose del genere. Conoscendoti un po’ so che non sei così, so che non fumi, non bevi troppo e non ti droghi. 

Quindi mi chiedo se pensi che ci sia qualcosa nella tua vita personale che rifletta effettivamente questa immagine estrema. 

Questa è una buona domanda. Per me, se si assumono droghe, si fuma o si beve, non si è estremi. Essere estremo è qualcosa di molto più profondo. Essere estremo è il tuo approccio alla vita, la tua filosofia di vita, la tua personalità. E sì, credo di essere una persona estrema e fanatica. In passato ho avuto i miei eccessi nella vita, di un tipo o di un altro. E quando l’ho fatto mi sono diverti, ma sono contento di essermeli lasciati alle spalle. Ma il mio essere estremo è su un livello completamente diverso. Negli ultimi 42 anni, e anche prima, in gioventù, ho scelto una vita che è completamente al di fuori della società normale. Sono sempre andato controcorrente. E questa è una cosa che ho perseguito per tutta la vita. Se non altro, ora sono più radicale di quanto non lo sia mai stato in questo approccio. Questo per me è l’estremismo vero, il modo in cui si vive tutta la vita, se si ha il coraggio di vivere tutta la vita in accordo con il proprio fanatismo e il proprio estremismo. Il mio essere estremo non è una questione di immagine.

Ho solo un’ultima domanda e per concludere l’intervista volevo chiederti una piccola curiosità. Sin dalle prime registrazioni degli Hellhammer, nelle tue canzoni usi quella esclamazione, quel “Uh!” che oggi è diventata una sorta di marchio di fabbrica per te. 

L’altro giorno stavo ascoltando il nuovo live e alla fine di Maniac il pubblico urlava “Uh! Uh! Uh!”. È incredibile come sia diventato così indissolubilmente associato a te. Ti ricordi da dove è nato? C’è stato un pensiero specifico dietro o è stato solo qualcosa che è successo mentre stavate registrando?

E’ qualcosa che sentivo sempre negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta. Molti gruppi soul e funk che ascoltavo lo facevano. E all’improvviso mi sono detto: “Oh, lo farò anch’io”. E molti dei gruppi NWOBHM che mi piacevano lo facevano. 

Si può sentire l'”Uh!” nei Tygers of Pan Tang e nei Diamond Head e così via. C’è una sfilza di band che lo hanno fatto. Anche gli Iron Maiden, i primi Iron Maiden, Paul Di’Anno lo faceva. Mi è sempre piaciuto farlo con gli Hellhammer. L’abbiamo fatto anche noi come già lo facevano molti altri. Io ascoltavo molta musica funk, lo faccio ancora, a dirla tutta. E quella esclamazione la si può trovare molto spesso perché esalta il ritmo. E non so perché tra tutti questi musicisti io sia stato associato con questa cosa. C’era un articolo sulla rivista inglese Kerrang! nella prima metà degli anni ’80 in cui scrivevano praticamente solo di questo. Forse fu quello il motivo per cui la gente cominciò a dire: “Ok, Tom Warrior fa questa cosa”. Ma non ne sono io l’inventore. Devo essere onesto, non sono io l’inventore. E’ qualcosa che esisteva forse 15 anni prima che io creassi musica. Ascoltate James Brown, per esempio. Ma sì, eccomi qui. E quando sarò morto, sarò ricordato così [ride]

La tua lapide: Tom Warrior – Uh!

[Ride] Esattamente. 

È stata una chiacchierata molto interessante, grazie mille. E spero di rivederti presto. 

Mi farebbe molto piacere. Grazie mille per il tuo tempo e il tuo interesse.

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