Hard Rock

Intervista Van Halen (1985)

Di Stefano Ricetti - 2 Novembre 2008 - 12:00
Intervista Van Halen (1985)

Riproposizione integrale dell’intervista realizzata da Giancarlo Trombetti e pubblicata all’interno del numero 53 del magazine Rockerilla, datato gennaio 1985, a David Lee Roth, singer dei Van Halen. La band del famoso Edward era reduce dal successo planetario dell’album “1984” – quello con all’interno l’hit immortale “Jump” – e stava vivendo un momento di particolare euforia, come ben evidenziato dalle parole a ruota libera del leonino vocalist.

Buona lettura

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

Intervista a David Lee Roth,
di Giancarlo Trombetti.

Demon and Wizard
Pur volendo introdurre un discorso il più realistico possibile, senza tingerlo di punte di fanatismo o di devozione sacramentale, non si può non eccedere in aggettivi o sbilanciarsi in affermazioni definitive parlando dei californiani Van Halen. Se difatti a band quali i Purple, Sabbath, Zeppelin, UFO e Cream dobbiamo sempiterna devozione per aver, ognuno a suo modo, spianato la strada al figlio naturale, prediletto, del Rock’N’Roll, cioè l’Hard, a Van Halen, e proprio solo a questa band, dovremmo immolare l’agnello più grasso per aver estratto quel suono violento e immediato che prediligiamo dalle paludi di un immobilismo evolutivo, e averlo rinfrescato dopo avergli indicato la via per giungere al momento attuale del cammino in cui vediamo imperversare il nipotino del Rock’N’Roll: l’Heavy Metal!

Nel caso ci fosse qualcuno che non è d’accordo, ben venga il suo parere; prima di sparare fesserie, però, lo invitiamo cortesemente, se non «del settore», a darsi un’ascoltata, anche a caso, a dischi di Hard Rock (o di HM, come oggi chiunque definisce un vinile o un gruppo che non suoni Country o Fusion…) dal 1979 a oggi e lo sfidiamo a non trovare traccia di quelle “scale classiche” o di quelle assonanze che Mr. Edward Van Halen ha insegnato a ottenere dalle sei corde elettriche… E se realmente esiste qualche vinile che mostri di non risentire dei “benefici influssi”… beh, allora vuol dire che questi saranno certamente presenti in altre situazioni climatiche… magari su uno stage! Seriamente… Van Halen I è l’album che ha permesso all’ultima generazione di Heavy rockers di abbeverarsi alla fonte più creativa e originale degli ultimi dieci anni…

OK, è pur vero che se trascendiamo da quel disco dobbiamo ammettere che il gruppo si è ripetuto raramente con tale completezza a quei livelli stellari, e probabilmente perché i restanti 3/4 della band non sono poi composti da mostri in grado di competere in tecnica e innovazione con il grande leader indiscusso ma, e questo è un discorso che Van Halen ha sviluppato negli ultimi due anni. E’ anche vero che, nonostante appunto questo handicap, il gruppo abbia saputo appoggiarsi su altre idee e diventare la Top Metal Band negli States, continuando a propinare idee come pappa anche ai nuovi, potenti Heavies che l’America sta sfornando come noccioline.

David Lee Roth, ad esempio, non sarà certo (e specialmente dal vivo) il miglior cantante Hard in circolazione, eppure, sfruttando qualche ideuzza qua e là e rispolverando qualche vecchio straccio colorato e carnevalesco, ha inventato un nuovo look e un atteggiamento cui oggi le Heavy Bands statunitensi non possono venir meno se vogliono aver fortuna. E’ riuscito a diventare il più grosso simbolo sessuale da palcoscenico facendo digerire le sue gigionerie a volte rozze e volgarotte a un pubblico vasto ed eterogeneo come quello d’oltreoceano, per di più senza snaturare l’essenza Hard della propria band. Ecco perché a fare due chiacchiere con lui (o a leggerle…), c’è sicuramente qualcosa da capire per entrare nel Grande Meccanismo. del Van Halen’s Hollywood Metal Show…

Roth — Certo, Metal Show, ma probabilmente l’unica cosa veramente HM del nostro stage è la struttura del palco! La nostra musica non è mai stata pianificata per essere definita heavy: certo, Eddie ha influenzato la maggior parte dei solisti heavy di grido ora in giro, ma i suoi primari interessi sono il Rythm & Blues decodificato, come lo chiama lui, o un certo genere di Rock-blues, o certe rock ballad alla Kinks. Io amo cantare e sentire più che altro le cose che noi componiamo e poi sono troppo occupato ad intrattenere l’audience ballando ed eccitandola con i costumi o i trucchi che abbiamo preparato, per preoccuparmi se il volume è sufficientemente loud o se, a seconda delle date, abbiamo di fronte una platea da scaldare a colpi di watt, che, come si sa, è l’occupazione preferita dal novanta per cento delle heavy band.

Non mi sentirai certo mai urlare “More Power!” al mixing-desk, puoi starne certo! D’altronde c’è il solito criterio della soggettività, no? Van Halen può essere “Rrrrreally Hheavvvy” per chi ascolta Ghostbusters o semplicemente Rock’N’Roll non di certo per chi ha la discografia completa di Motorhead…

 

David Lee Roth

Riguardo allo stage-sounding, non è che tu te ne debba poi preoccupare molto, visto il genere di organizzazione che vi portate dietro…

Roth — Abbiamo fatto le cose in grande, eh? Specie se consideri che in Europa abbiamo portato solo l’aspetto più appariscente del nostro stage-show. In America abbiamo più di 75 roadie, due ponti illuminati da 1900 luci, 60.000 watt di sistema modulare totale JBL e i decibel forniti sono 130! Tutto è doppio, così ci siamo potuti permettere durante il 1984 US Tour di preparare le date con più calma, predisponendo già la successiva mentre stavamo ancora allestendo quella della sera per cui eravamo in cartellone. In fondo è vero, non vedo come potrei preoccuparmi di questo aspetto…

In America riuscite a trascinare ai vostri concerti un numero incredibile di ragazze e tu sei assurto ad uno status di Sex-symbol in confronto al quale David Coverdale, in Inghilterra, è ridicolo…

Roth — E’ il mio sport preferito! lo ho calcato la mano quando ho capito dove sarei potuto arrivare con qualche mossa in più e qualche movimento speciale gettato lì, quasi per caso… ma d’altronde la storia del R’N’R va a braccetto con la simbologia sessuale. Elvis era il “bacino”, no? E Mick Jagger e la sua fotocopia, quello Steven Tyler? Oggi ci sono io! Michael Jackson? Ma quello è uno che non lo mostrerebbe mai… oppure quell’altro ragazzino nuovo, quel Prince…

Mi spiego meglio: la gestualità sensuale era dato acquisito, tu l’hai spinta un po’ oltre! Ad esempio quelle frasi che urli ogni tanto sul palco…

Roth — Se mi tiri un altro oggetto, vengo giù dal, palco e ti sc**o la ragazza? E’ quello che la gente vuole sentire! Le ragazze si sono stufate di vedere i ragazzi che sbavano dietro alle Sex-symbols che mostrano lette e culo mentre loro non hanno niente con cui sfogarsi! lo non mi spoglio, ma lascio intravedere, le faccio lavorare di fantasia, le provoco… nel frattempo c’è lo spettacolo che va avanti e tutto questo non mi preclude il pubblico maschile, non credere… Poi quando faccio un cenno o faccio avere loro un backstage-pass mi godo i risultati! Cosa dovrei fare? Sfondarmi di coca o di Bourbon… o di latte come i New Dancers? lo penso che questo sia il vero spirito del R’N’R: sesso e musica.

Eppure i vostri video non sono trasudanti di sesso come uno si aspetterebbe! C’è più sesso in un video degli ZZ Top che nei vostri…

Roth — Qui c’è di mezzo un’idea geniale di Eddie: evitare quanto più possibile il sesso involgarito nei nostri video. Il messaggio sessuale di Van Halen viene dai testi, semplici e senza pretese di messaggio, ma spesso ambigui. Così Ed ha voluto aggiungere un altro ingrediente che mancava e che ci ha portato fortuna: l’ironia, lo humor. E’ stupido vedere quei video heavy tutti borchie e sangue, come è idiota l’uso ossessivo di coretti danzanti, balletti, breakdancer, insomma tutti quei fessi che zompano qua e là per tutti i clip che ti propinano. Noi vogliamo che chi si trovi ad osservare “Panama” o “Hot For Teacher” lo voglia guardare ancora perché si è divertito, come al cinema! Specialmente per il secondo ci siamo divertiti un sacco a scovare dei ragazzini che avessero delle somiglianze con noi e a insegnargli a muoversi con i nostri stessi modi.

Prima hai accennato ai New Dancers. C’è qualche motivo in particolare per cui ce l’hai con costoro?

No, niente di personale. Almeno fino a quando l’ascolto forzato di qualcuno di loro, in un supermarket o in TV o alla radio, non mi farà scoppiare le palle! Voglio dire, i Duran Duran o gli Spandau Ballett o quella mascherina di cerone di Boy George sono in grado di creare delle melodie interessanti, ma dal vivo la loro musica è un colabrodo di note. Hai mai sentito cosa tirano fuori sul palco, senza tutte quelle sovraincisioni? Me**a! Eddie è un vero mostro, e questo ci aiuta, ma noi non siamo il solo gruppo Hard ad offrire grandi live show. La maggior parte delle HM Band possono fare un buon concerto e la peggiore di queste è sempre tecnicamente più preparata di qualsiasi New Dance band o… bleaarggh… New Romantic band!

 

VAN HALEN

Dal mal riuscito “Diver Down” a “1984” il suono è molto cambiato e la produzione è migliorata, nonostante il produttore non sia mutato…

Roth — Sul fatto che “Diver” fosse un brutto album non sono d’accordo, per me l’uno vale l’altro. In ogni caso riguardo la produzione non è proprio così: su “1984” la produzione è stata quasi interamente curata dal gruppo con solo un aiuto di Ted Templeman che però risulta alla produzione per motivi discografici e di amicizia. Non so se oggi verrebbe citato allo stesso modo dopo i problemi che ha avuto con Eddie!

Cosa è successo di preciso?

Roth — Hanno litigato per futili motivi, pare che Ted si sia risentito con Eddie per questioni riguardante gli strumenti che Ed voleva suonare sul disco.

Quali sono i vostri programmi più prossimi?

Roth — Oggi come oggi non abbiamo programmi pressanti, siamo in una situazione economica che ci permette di non farci incalzare dai programmi stessi, ma di deciderli noi con più calma e riflessione. Dopo questo tour europeo torneremo in America dove, a seconda della voglia, decideremo di preparare un nuovo album, forse prima della fine dell’anno, forse no, forse dal vivo, ma non c’è niente di certo. Come vedi non abbiamo fretta.

A dire il vero non ne avrei tanta neppure io al loro posto: “1984” è rimasto nei Top Ten per quasi cinque mesi, dall’album sono stati tratti sei singoli, tre video e il ricavato è stato di quattro milioni di dollari che sommati ai quindici milioni ottenuti dalla somma delle vendite dei biglietti per l’US Tour durato sei mesi circa – che comprendono anche gli incassi del merchandising, T-shirt, concert-program e poster – , fanno diciannove milioni di dollari di incasso totale che, con il dollaro a 1850 Lire fanno… Che aspetto a gettare la penna e ad andare a lezione di chitarra?

GIANCARLO TROMBETTI

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti