Intervista Vanexa (Sergio Pagnacco)
Resoconto di una breve chiacchierata con Sergio Pagnacco, bassista e fondatore dei Vanexa, storica band dell’heavy metal tricolore, scaturita in occasione dell’uscita del pezzo Too Heavy to Fly, apripista di quello che sarà il nuovo album del gruppo, previsto durante il corso del 2016.
Too Heavy to Fly è il prodotto di una line-up che schiera il nuovo cantante Andrea Ranfagni, con un passato negli Hyaena di Ross Lukather. Il resto della formazione comprende Sergio al basso insieme con l’altro, imprescindibile pilastro dei Vanexa, ossia Syl Bottari alla batteria. Ad affiancarli i due chitarristi Artan Selishta e Pier Gonella, già presenti da anni nei concerti live del combo di stanza a Savona.
Impossibile giudicare il nuovo corso di un gruppo da un solo brano, certo è che Too Heavy to Fly punta ad una concezione dell’HM diversa da quella dell’esordio targato 1983, come probabilmente è giusto che sia. Difficile quindi attendersi dai Vanexa 2016 canzoni come “1,000 Nights parte seconda”, ad esempio, bensì episodi che fanno del groove il loro punto di forza. Questa la primissima impressione, al momento, nulla è però da escludere al 100% a priori…
Buona lettura.
Steven Rich
Come definiresti un pezzo come Too Heavy To Fly se fossi dall’altra parte della barricata?
Sergio Pagnacco – Se dovessi criticarlo lo definirei un brano equilibrato che ha centrato l’obiettivo del titolo. Grazie alla sua struttura riesce ha creare l’idea di “pesante”, la sua atmosfera si modifica solo quando l’intento del decollo è assegnato alla parte di chitarra solista. Pesante non è aggressivo o veloce, si è perso negli ultimi anni il vero senso del termine heavy .
Da dove nasce il titolo del pezzo?
Il titolo del brano ha un significato ben specifico. Vuole essere un plauso a tutte quelle persone che nel mondo musicale non si sono lasciate abbagliare da facili composizioni per riuscire ad avere più consensi. Un brano dedicato a coloro che non si sono mai venduti e che sono sempre stati coerenti con le loro idee, nonostante sapessero già di essere troppo pesanti per decollare.
Ne avete composti altri?
Certamente! Too Heavy to Fly e un altro brano sono solo un assaggio del nuovo lavoro. Consensi positivi significa andare avanti, consensi negativi significa smettere con i Vanexa. Da fans del metal abbiamo sempre rispecchiato le idee degli headbangers, quindi rispetteremo anche l’idea di voler far smettere i Vanexa.
I pezzi che andranno a costituire la colonna portante del prossimo album fanno parte di brani scartati in passato o si tratta di composizioni nuove?
Nessuno scarto, i brani sono tutti scritti nel 2015. Un buon motivo per riuscire meglio a rispecchiare il metallaro con quarant’anni di background.
Come siete arrivati al nuovo singer?
Il nuovo singer Ranfa è arrivato dopo averlo ascoltato dal vivo. Spino e Roberto Tiranti per motivi differenti avevano già esternato il loro intento di uscire dai Vanexa e Ranfa è subito piaciuto alla nuova formazione. Quindi dopo alcune prove abbiamo subito capito che sarebbe stato il cantante giusto per la nostra band.
Su che piattaforma è disponibile il pezzo? Quali sono i primi riscontri?
I Riscontri sono molto positivi siamo stati primi in classifica sui bestseller di Amazon sia nella sezione Rock che in quella Hard / Metal, i circuiti digitali dove si possono scaricare i brani sono le più famose Amazon, Itunes ecc..
Avete in cantiere la scrittura di brani più tirati di Too Heavy to Fly?
Abbiamo già alcuni brani pronti e alcuni anche molto più tirati, dipende solo da quello che decideremo di inserire nel disco. Non ci interessa essere “tirati” e cercare a tutti i costi di essere aggressivi. La peggior cosa è quella di non essere spontanei, per noi il metal era un modo di essere e questo modo di essere è morto nel 1988. Non abbiamo mai perso la voglia di essere spontanei, quindi se prima il nostro sound rappresentava “l’essere aggressivo” ora forse il sound rappresenta “l’esserlo stato” siamo in un limbo come nel dopo sbornia. Comunque siamo sempre incazzati nonostante siano passati tanti anni.
A che livello di stato di salute è l’attuale line-up dei Vanexa?
La line-up gode di ottima salute senza ombra di dubbio è la migliore formazione di tutti i tempi.
Avete già idea della copertina del nuovo album?
Si! La copertina sarà affidata ad un disegnatore professionista: Franco Ori (Qui il suo sito), quindi uscirà un’opera d’arte. Non sarà certo la classica copertina HM scontata.
Promuoverete il disco, poi, in qualche modo?
Si, tramite l’agenzia Spider Rock Promotion, che ci fornisce un prezioso supporto, vedremo di incasellare un po’ di date live, senza dubbio!
A che livello è la tua collaborazione con i Labyrinth, al momento?
In questo momento dopo aver suonato in Messico suoneremo ad un evento a Roma: il Metal For Kids dove parteciperanno parecchi ospiti illustri. Anche con i Labyrinth si sta lavorando a brani nuovi che potranno far parte del prossimo album.
Secondo te, al giorno d’oggi, in Italia, c’è ancora “fame di Vanexa”?
I ragazzi un tempo potevano trasgredire ascoltando l’heavy metal e quindi anche i Vanexa. Ora i ragazzi cercano tutti di essere anticonformisti e quindi alla fine diventano tutti banali, scontati e conformisti. La fame di ascoltare i Vanexa dipende da quanto il metallaro si lasci plagiare dai mass media oppure cerchi di ragionare in modo diverso andando a scoprire le cose da solo. La fame di gruppi come i Vanexa è proporzionata alla voglia di scoprire e capire bands seminali e fuori dalla main street.
Sergio Pagnacco con dietro alla testa il basso Rickenbacker di Ian “Lemmy” Kilmister che spunta fra i Marshall
Ti sei fatto tatuare l’Ace of Spades in tempi non sospetti dopo aver visto dal vivo i Motorhead nel 1981 , un tuo pensiero su “Lem” e Phil Taylor…
I Motorhead sono stati un mio punto di riferimento quindi potrei parlarne ore. Lemmy e Phil sono stati miei compagni di vita per trentacinque anni e loro non lo hanno mai saputo! Ma per essere precisi non mi sono fatto tatuare l’asso di spade ma me lo sono tatuato da solo. Non mi interessava avere un “bel tatuaggio” ma un “gran tatuaggio” che potesse quindi significare qualcosa di importante. Con i Labyrinth ho suonato al Gods of Metal di Torino dove i Motorhead erano headliner e in quell’occasione ho conosciuto Lemmy. Ricordo di essere entrato nel suo camerino mentre lui leggeva una rivista e presentandomi notò il mio “Ace of Spades”: lo guardò bene e ridendo mi disse “Spero tu non lo abbia pagato” e io gli risposi “In verità continuo a pagarlo ancora adesso…”.
Mossa future?
Finire le registrazioni e decollare!
Stefano “Steven Rich” Ricetti