Heavy

Intervista Virgin Steele (David DeFeis)

Di Stefano Ricetti - 22 Giugno 2015 - 0:10
Intervista Virgin Steele (David DeFeis)

Nocturnes of Hellfire & Damnation è l’ultimo album dei Virgin Steele, tredicesimo sigillo di una saga HM nata con l’omonimo nel 1982 che vede la luce in questi giorni sotto l’egida dell’etichetta Spv. Attraverso la verve compositiva del combo di stanza a New York si sono scritte pagine imprescindibili dell’heavy metal di stampo epico, basti citare capolavori quali Noble Savage, Age of Consent, The Marriage of Heaven and Hell (part I e part II) e Invictus. Da una decina di anni a questa parte si è assistito a una virata stilistica verso lidi più intimisti, meno arrembanti, accompagnati da tonalità cromatiche scure. Qui di seguito la cronaca della chiacchierata avvenuta con il mastermind dei Virgin Steele David DeFeis, storico singer e compositore d’oltreoceano.

Buona lettura

Steven Rich

        

Virgin Steele Logo frei

 

 

Perché tre diverse copertine per il nuovo Nocturnes of Hellfire & Damnation?

L’evoluzione nella scelta della copertina definitiva ha portato a tre cover differenti, ma si è trattato di una naturale prosecuzione dei lavori in quella direzione, non vi era nulla di preventivato a priori. Ho sempre cercato di conferire agli album dei Virgin Steele delle copertine che in qualche modo rispecchiassero il suono contenuto all’interno della confezione. E’ accaduto per  THE HOUSE OF ATREUS, INVICTUS… etc etc. e la stessa cosa è successa per quest’ultimo Nocturnes of Hellfire & Damnation, nel momento in cui ho idealizzato la gargolla (gargoyle) durante una delle mie passeggiate invernali. Ho scattato alcune foto attinenti e poi ho proposto la cosa al nostro grafico Jens Reinolds, che ci ha lavorato sopra ed è tornato con una realizzazione che prende spunto da un angelo di pietra fisicamente presente in un cimitero vicino a dove lui vive. La combinazione di quello con il paesaggio invernale precedente ha determinato la stesura definitiva della copertina. Parlando con lui del mood contenuto nel nuovo album sono successivamente nate, da parte sua, le altre due copertine, evidentemente ispirate dai miei racconti e si è deciso di utilizzarle. Ritengo che tutte e tre riescano a comunicare la malinconia e il tomento espresso nei testi di Nocturnes of Hellfire & Damnation, le vibrazioni romantico/barbariche che sa sprigionare l’attuale line-up della band… in generale mood del disco, carico di pezzi oscuri rischiarati dalle sole fiamme dell’inferno e dai pianti dei dannati. Tre copertine per lo stesso album dei Virgin Steele: mmmhhh… potrebbe essere l’inizio di una nuova tradizione!      

 

Virgin Steele Nocturnes Jewel print

La copertina del classico jewlcase di Nocturnes of Hellfire & Damnation

                

Nelle dichiarazioni precedenti all’uscita del nuovo disco l’hai accostato a NOBLE SAVAGE e AGE OF CONSENT. Puoi spiegare i punti di contatto? 

Esattamente come NOBLE SAVAGE e AGE OF CONSENT il nuovo Nocturnes of Hellfire & Damnation nasce da un’idea, da un soggetto, che va a costituire un fil rouge che accomuna i vari pezzi che però, di fatto, potrebbero anche vivere di vita propria se presi singolarmente. Diverso il discorso ad esempio riferito a un album come  THE HOUSE OF ATREUS, ove la linearità di una storia imponeva una sequenza ben definite delle varie canzoni, di fatto si partiva da un punto A per arrivare al punto Z lungo un cammino ben definito. Nocturnes of Hellfire & Damnation è basato sulle interazioni fra le persone, i casini che si possono instaurare nel momento in cui vengono a contatto diversi soggetti ma anche le considerazioni sulla sfera personale di ognuno noi ha il suo peso all’interno del disco. Nei testi vengono enfatizzati gli aspetti negativi dell’interazione fra gli umani anche se non mancano i momenti  di goliardia e di positività. Dal punto di vista musicale, lo ritengo accostabile ai dischi sopramenzionati via del giusto bilanciamento fra le componenti epiche, quelle blues, quelle melodiche e quelle in your face.

Personalmente son tre le tracce che maggiormente mi hanno colpito, puoi rivelare qualcosa riguardo la loro genesi e la loro evoluzione?   

Lucifer’s Hammer – Il brano non tratta necessariamente di Lucifero o di martelli, nonostante il titolo eloquente. Ritengo che ognuno possa farsi un’idea personale del contenuto del testo, in dipendenza delle proprie esperienze e  della mentalità alla quale è assoggettato. Parafrasando, i martelli di Lucifero per me sono rappresentati da pericolose droghe quali l’oppio, l’eroina, la cocaina… tutte le polveri bianche e gli assimilati che subdolamente dovrebbero “dare la carica”.  E’ una mazzata metallica che va benissimo come opener del disco, l’ideale colonna sonora adatta per districarsi dal traffico in autostrada!

Hymns to Damnation – Epica stoica, seriosa. Il testo narra di una persona alla deriva che invita un altro nella stessa situazione a condividere un mondo nel quale l’unica possibilità di godersela è rappresentata dai benefici che solo l’inferno sa fornire. A livello musicale rappresenta la colonna sonora ideale di questo viaggio devastante e devastato, ove non è escluso che si torni al punto di partenza. Poggia su di un riff poderoso ed è carico di pathos… come del resto la maggior parte delle canzoni che ho scritto al pianoforte nel buio della notte…

Fallen Angels – C’è una stanza… una soffitta… un uomo e una donna sono insieme, storditi, in piena confusione mentale. Può essere la fine di tutto o l’inizio di qualcosa di nuovo e pericoloso… Sua Maestà Infernale è lì, vicino a loro, lo sentono, potrebbe impossessarsi delle loro anime, divenire un tutt’uno con il loro corpo… Si tratta di un pezzo oscuro, emozionale, non proprio una vera ballad ma senza dubbio il modo migliore per chiudere il disco.

 

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Virgin Steele, da sinistra a destra: DeFeis, Gilchriest, Block, Pursino

 

In cosa consiste il bonus Cd contenuto nell’edizione digipak?

Contiene nuovi brani inediti insieme con alcune cover. I primi sei li ho raggruppati sotto la denominazione di “THE SAMHAIN SUITE”, che annovera cover di canzoni di Black Sabbath e Led  Zeppelin, ma anche Bloodrock. La piece si apre con Halloween, di John Carpenter, integrata a metà da un inserto del compositore classico Vladimir Rebikov. I vari pezzi sono stati da me ri-arrangiati ma non solo, ho riscritto alcuni passaggi e sono intervenuto anche nelle liriche. A mio modo di vedere il prodotto finale suona very, very, very over the top! La seconda tranche del disco, che definirei eclettica, è ad appannaggio di altri brani. Contiene ingredienti quali il Bluesy Metal crudo, che io amo definire “GOTHIC BLUES”, rappresentato da episodi come HAUNTED WOLFSHINE e RIDERLESS HORSE. Una traccia acustica registrata live nello studio intitolata A GREATER BURNING OF INNOCENCE, dall’attitudine dark, della quale esiste anche un video, che vede impegnati solo me ed Edward Pursino. C’è poi la “nostra” Stairway to Heaven, un episodio epico austero chiamato WEST OF SUMER, che parte in sordina per poi raggiungere il climax successivamente. L’energia allo stato puro riguarda canzoni quali THE DEVIL DRIVES e ANGER NEVER DIES…hmmmwhat else… due episodi interessanti accomunati rispondenti ai nomi di  FUNERAL GAMES e THE PLOT THICKENS. In chiusura c’è spazio per un inno al cielo chiamato THE BIRTH OF BEAUTY: molto emozionale, lo definirei… Ci sono un po’ tutti i colori dei Virgin Steele, come dicevo prima, un disco che mi pare “giri” bene, insomma…

Cosa puoi raccontare in riferimento alle sessioni di registrazione di Nocturnes of Hellfire & Damnation? 

Premetto dicendo che nemmeno ci siamo accostati allo studio se non nel momento in cui avevamo tutti i pezzi belli pronti. La genesi dei brani è presto svelata: tutto nasce davanti al mio piano, lì suono e canto catturando quanto fatto su cassetta. Nel momento in cui mi rendo conto che l’impianto può essere considerato come una vera e propria canzone mi trasferisco nello studio personale e lì incido in maniera più compiuta. Da lì in poi parte il percorso evolutivo che porta alla composizione del vero e proprio pezzo. Tutto è andato abbastanza liscio, man mano i pezzi si aggiungevano ai precedenti creando l’effetto di una palla di neve che rotolando si ingrossa sempre più, tanto che alcuni non sono stati più presi in considerazione per il disco, sopravanzati da altri ritenuti migliori nati durante l’ultima settimana utile, come ad esempio PERSEPHONE, FALLEN ANGELS e DELIRIUM.  

Su che livello poni quest’ultimo disco rispetto ai due precedenti?

Possiede il “mood” e il “feeling” dei due precedenti, anche se è più diretto unitamente a possedere un suono più crudo, live, aggressivo. Penso che possa essere apprezzato già alla prima passata, anche se sono altrettanto convinto che possegga la capacità di svelare tanti piccoli segreti ad ogni ascolto successive.

Ritieni che l’attuale si possa considerare la line-up definitiva dei Virgin Steele?

Siamo insieme da eoni, ormai… so yes, absolutely!

Quanto è come è cambiata la tua voce e il tuo modo di cantare negli anni?

La mia voce semplicemente “risponde” a quello che le “chiede” la canzone e si incanala laddove ritiene sia meglio. Sono in possesso di molte varianti di stile nell’interpretazione, così come di modalità di approccio ai vari pezzi. All’interno di Nocturnes of Hellfire & Damnation penso di aver utilizzato un po’ tutto lo spettro di soluzioni a mia disposizione, così come fatto sugli album del passato. Vi sono passaggi crudi, grezzi, insieme con momenti in modalità “open throated lion voice” (superflua la traduzione – ndr), passaggi delicati, momenti Bluesy e tutto quanto si pone fra questi pilastri. Ho usato la mia voce diversamente a quanto faccio di solito normalmente, sulla base del mio approccio alla musica attuale, pensando a me come a uno strumento aggiunto, come ad esempio una chitarra, scostandomi dal tipico criterio da singer. Questo è il motivo per il quale faccio tutte quelle follie con la mia voce, utilizzandola in funzione delle parole che debbo esprimere, in un caleidoscopio di colori diversi: questa è un’orchestrazione, questa è una vendetta… Riassumendo: il mio approccio è utilizzare la voce come un’arma! (The Voice as Weapon)

 

David De Feis

David DeFeis

 

Puoi anticipare qualcosa riguardo le prossime uscite griffate Virgin Steele?

Tutto avverrà a tempo debito, probabilmente le ristampe di THE HOUSE OF ATREUS e il box-set saranno le prime… 

Domanda annosa, David, che fine ha fatto l’idea dell’ormai pluri-rimandato Virgin Steele Dvd?   

Ho iniziato a lavorarci sopra l’anno scorso ma le pressioni operate dalla label nei miei confronti per l’allestimento del box-set hanno temporaneamente stoppato le attività, poi definitivamente bloccate dal cambiamento di strategia attuato dall’etichetta, che m’ha chiesto di lavorare unicamente sul nuovo album Nocturnes of Hellfire & Damnation… questo è lo stato dell’arte al momento… riprenderò in mano la situazione riguardante il Dvd non appena mi ci potrò dedicare a tempo pieno! E’ una cosa alla quale tengo davvero, che voglio fortemente realizzare, anche se mi rendo conto dal tono delle domande che mi vengono poste sia da voi giornalisti che dai fan che si respiri una sorta di immobilismo e pigrizia da parte della band. Ci tengo a precisare che, a partire dal 2010, abbiamo operato sulle reissue di NOBLE SAVAGE, AGE OF CONSENT, LIFE AMONG THE RUINS, THE MARRIAGE OF HEAVEN & HELL PART 1, THE MARRIAGE OF HEAVEN & HELL PART 2 e INVICTUS. Ognuno di essi è stato rimasterizzato – ci vuole tempo a fare queste operazioni, non basta un click! – e in aggiunta abbiamo scritto parecchie bonus track ad accompagnare queste uscite. Molte sono state concepite appositamente, quindi scritte ex novo, così come le cover di altre band proposte: tutte fatte a partire da zero! INVICTUS è uscito con un bonus cd pieno zeppo di brani acustici, intitolato Fire Spirits… non mi pare che noi si sia stati con le mani in mano, quindi! Voglio sgombrare il campo da eventuali dubbi che portino a pensare che noi si sia in vacanza al posto che pensare alle nuove uscite, perché le cose non stanno assolutamente così! Ad esempio abbiamo già scritto e registrato la metà dei pezzi che costituiranno i prossimi due album successivi a questo “NOCTURNES”.  Il primo sarà accostabile alla forza scardinatrice di una tragedia greca, un concept di epica purissima mentre l’altro sarà sempre un concept che però possiederà un sapore più “autunnale”.

La tua definizione personale dei seguenti album del passato:  

NOBLE SAVAGE – Il primo del “dopo”… l’inizio glorioso di un nuovo corso, la nascita di uno stile e di una visione differente rispetto a quanto scritto precedentemente. Energy, fire and power!

MARRIAGE OF HEAVEN AND HELL – L’esplosione delle idee! Secondo me il punto più alto del songwriting, laddove le idee divenivano canzoni, tutto quanto idealizzato veniva catturato alla perfezione dalle note! Pura magia spalmata su due album! Magick!

INVICTUS – Ovvero spingere ancora più avanti le idee dei due “Marriage”, la cattura di un suono delle chitarre più aggressivo. La vera conclusione della “Marriage” Saga, inanellando un pezzo epico dopo l’altro.  

THE HOUSE OF ATREUS  – Di nuovo: andare oltre gli schemi utilizzati fino a quel momento al livello di composizione, attraverso i sentieri indicati dalla grande lezione fornita dalla tragedia greca. Pezzi quali KINGDOM OF THE FEARLESS, CHILD OF DESOLATION, WINGS OF VENGEANCE, A TOKEN OF MY HATRED e IPHIGENIA IN HADES rappresentano la realizzazione di un nuovo ambito d’azione per me stesso come compositore e per noi tutti come band. Quando il disco uscì qualcuno storse il naso per la proliferazione di parti  strumentali e inserti classici, ma sono convinto che poi il tempo abbia aggiustato tutto. A titolo di esempio personale ho ricevuto parecchi feedback da parte di studenti universitari che si sono presi la briga di sezionare i due album e scrivere successivamente le loro dissertazioni a riguardo… segno che dopo aver interiorizzato interamente i dischi evidentemente è scattato qualcosa, in loro.   

 

Virgin Steele by Axel Jusseit

 

 

Sei rimasto in contatto con qualche ex membro dei Virgin Steele?

No, con nessuno!

Hai sempre in mente, un giorno, di scrivere la storia della band e poi fare uscire un libro?   

Minchia…  (Evidentemente David non usa quest’espressione, ma il senso è quello! ndr) vivo perennemente sul quel sottile filo che una volta oltrepassato porta all’autodistruzione, sulla spinta dell’intensità, l’entusiasmo e l’esuberanza che metto in tutto quello faccio. Se mai riuscirò a sopravvivere a questo folle andazzo mi piacerebbe poterlo fare, un giorno.  

Suonerete in Italia?

Spero ardentemente di si!

Cosa bolle in pentola nei confronti di un auspicabile tour in Europa?

Ci stiamo lavorando sopra in questo periodo, per ora è solamente confermato un nostro show ad Atene.

E’ tutto David, chiudi come meglio ti aggrada, grazie.

Voglio dire Ciao e Mille Grazie (pronunciate in italiano – ndr) a tutti I fan italiani che ci hanno seguito fedelmente lungo tutti questi pazzi anni! Speriamo di protervi incontrare presto live e godere della vostra nobile compagnia!

HAIL, CHEERS & BY THE GODS & GODDESSES,

David DeFeis

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti