James Labrie e Matt Guillory?

Di Tarja Virmakari - 30 Luglio 2013 - 6:41
James Labrie e Matt Guillory?

Ciao James e Matt, benvenuti su TrueMetal.it. L’intervista riguarderà soprattutto l’album In permanent resonance, che esce in Europa proprio in questi giorni. Come vi sentite?

Matt: È fantastico, stiamo ricevendo ottimi feed back… James?

James: Sì, è assolutamente fantastico. I ragazzi che hanno lavorato con me sono entusiasti riguardo al disco e personalmente ritengo che In permanent resonance contenga il miglior materiale della mia carriera solistica. Sono molto emozionato e lo ritengo superiore agli altri miei dischi usciti di recente.

Il vostro ultimo disco, Static impulse è uscito tre anni fa. In che cosa differisce questa nuova prova?

James: Sostanzialmente trovo In permanent resonance come molto più dinamico. Ci siamo concentrati di più sulle melodie vocali e sul rapporto tra voce e strumenti, che sono molto più in sintonia. In particolare credo sia stato fatto un gran lavoro con le tastiere. In ogni caso, dovessi limitarmi ad una frase, direi semplicemente che questo disco è molto dinamico.

 

Potete spiegarmi la scelta del titolo?

James: Questa è una domanda che ogni artista si pone mentre lavora ad un album. Il titolo infatti deve essere qualcosa che riassume le tematiche del disco e le presenta. È un discorso che tengo presente anche quando ascolto la musica delle altre band. Ma nel mio caso, In permanent resonance parla di noi come esseri umani, dei momenti di sofferenza e delle battaglie che dobbiamo sostenere per ottenere qualcosa. Insomma questo titolo vuole indicare che in realtà non c’è nulla di permanente, dato che le nostre esperienze cambiano la nostra essenza di esseri umani, cambiano quello che siamo.

Questo risponde anche alla mia domanda sulle tematiche delle canzoni? Ma quali sono le emozioni che provate in sede di composizione? Avete bisogno di un atmosfera particolare per scrivere?

Matt: In realtà il nostro modo di scrivere è molto spontaneo. Non è che abbiamo preconcetti o che ci servano condizioni specifiche per scrivere qualcosa. L’importante è che la musica venga dal cuore.

James: Secondo me l’unico modo per dare solidità alla musica è quello di essere onesto con te stesso. L’unica cosa importante è sapere chi sei e quello che ti influenza, solo così puoi dare una direzione alla tua musica, trasformando influenze ed ispirazioni in qualcosa di fresco e nuovo. Matt, in quanto compositore principale delle musiche, lo sa bene, e credo che In permanent resonance sia il nostro lavoro più maturo.

Quindi le canzoni sono uno specchio della vostra personalità.

James: Naturalmente.

Andando su dettagli più tecnici, l’album è stato mixato da Jens Borgen e Tony Lindgren. Cosa potete dirmi delle sessioni di registrazione?

Matt: Una cosa fantastica è che Jens e Tony capiscono a meraviglia noi e la nostra musica. Durante le registrazioni noi passavamo loro il materiale e loro sapevano cosa farne senza alcuna influenza da parte nostra. Una cosa meravigliosa. Jens ed io non eravamo in Svezia con Tony, eppure ha fatto un lavoro magnifico.

James: E in più va aggiunto che l’album è stato registrato separatamente, ognuno ha registrato le parti per conto suo. Su Static impulse Matt, Ray e Marco erano assieme in Svezia. Questa volta invece Peter ha registrato in Svezia, Marco in Italia, Matt negli Stati Uniti e via dicendo. Così ciascuno ha potuto prendersi il suo tempo.

Proprio l’ex chitarrista dei Soilwork, Peter Wichers, ha contribuito sia al songwriting che alla realizzazione del disco. Come è stato lavorare con lui?

Matt: È stato molto importante, ha una grande personalità. I suoi riff sono stati determinanti per indirizzare il nostro sound, eppure anche lui sapeva quello che volevamo ed ha saputo lavorare in prospettiva.

L’artwork è di Gustavo Sanchez, ed ha una grande forza. Che mi raccontate?

James: È stato interessante. Abbiamo contattato l’artista, gli abbiamo fatto sentire le song, spiegando le tematiche e gli abbiamo chiesto di rappresentare lo spettro emozionale dell’album tramite i colori. Ha usato un’impostazione da artista contemporaneo, per non dire futuristico. Non ce lo aspettavamo, ma la copertina è venuta fuori molto bene.

 

Avete presentato due canzoni di questo nuovo album, Agony e Back on the ground. Quali sono state le reazioni dei fan e della critica?

Matt: Beh sono due canzoni assai diverse, perché la prima è molto death metal, la seconda è quasi radio oriented. Per cui stiamo seguendo le reazioni giorno per giorno.

James: Sì, è presto per trarre delle conclusioni, ma devo dire che quando esce un tuo disco hai delle grosse aspettative, e la maggior parte del tempo la passi a seguire le reazioni del pubblico.

Tra l’altro credo che con questo disco, così diverso dai Dream Theater, tu sia finalmente riuscito a trovare un tuo sound, specifico ed originale. Ma voi come lo descrivete?

Matt: Direi un sound con solide radici metal e una forte tendenza alle melodie di facile presa.
James: Direi che Matt ha centrato il punto. Però io porrei l’accento sulla melodia, soprattutto a livello vocale. E questo è un merito di Matt, perché lui è il principale creatore del nostro sound. Allo stesso tempo però è anche un sound molto organico, perché le basi sono state gettate con Elements of persuasion e successivamente sviluppate da tutti noi nel corso dei vari album. Da allora abbiamo fatto passi da gigante e il risultato attuale è esattamente quello che vogliamo ed è perfetta espressione di noi stessi. Se non sai chi sei e metti in piedi una band non farai mai strada.

Porterete l’album in tour, magari prima che James parta con i Dream Theater nel 2014?

Matt: Chiaramente sarebbe una grossa opportunità e saremmo felici di presentare il nostro lavoro dal vivo, però è difficile far collimare gli impegni dei vari membri della band, soprattutto se hai il cantante dei Dream theater in formazione.

James: Esattamente. La voglia c’è ma è molto probabile che il tour parta solo dopo che quello dei Dream theater sarà finito. Portate pazienza.

Infatti, perché stavo appunto per dire che speriamo di vedervi qui in Italia. Ma cambiando discorso, ci sono delle band che vi hanno influenzato particolarmente durante l’incisione di In permanent resonance?

James: Ma è difficile dirlo. Ascolto di tutto e me lo porto nel mio subconscio ma non mi sento influenzato. Al momento mi piacciono molto i Deftones, i Muse, i Bring me the orizon, 2 doors cinema. Ma ce ne sono tantissime. Matt?

Matt: Mah, mi piacciono i Meshuggah, gli In flames, i Soilwork… e poi metto i Backstreet Boys. Prendo qualcosa da tutti loro ma non so cosa.

James: Sì, Matt è il compositore principale e la sua musica riflette la persona che è e il luogo da cui viene… Cioè non voglio parlare per conto tuo Matt! (Ridono) Il fatto comunque è che Matt riesce a bilanciare molto bene tutti questi elementi, l’estremo e la melodia.

Siamo vicini alla fine. Quali sono le vostre sensazioni sul pubblico italiano.

James: Ho dei ricordi fantastici del pubblico italiano, fin dalla prima volta che ho suonato da voi nel 1992. La gente sente tantissimo la musica, spesso mi capita di girare il microfono verso il pubblico e lasciar cantare gli spettatori. Ogni tanto penso che potrebbero cantare tutto il concerto senza bisogno che io mi presenti sul palco. Anche quando ho fatto il tour per Elements of persuasion la risposta è stata grandiosa.

Matt: Probabilmente il miglior ricordo di quel tour. Come ha detto James, la gente ha un grandissimo trasporto, si diverte. Quindi quando faremo il prossimo tour l’Italia sarà una priorità assoluta. La gente è splendida, il cibo è fantastico e anche il vino è incredibile.

E dato che Marco è italiano, avete anche l’interprete.

James: Si sarà il nostro portavoce.

Per concludere, volete lasciare un saluto ai lettori di trueMetal?

Matt: Grazie per il vostro sostegno, siete fantastici.

James: E state tranquilli che quando verremo in Italia cercheremo di fare più date possibili.