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Judas Priest: Al Atkins, ‘Le origini della band’

Di Giuseppe Casafina - 31 Maggio 2020 - 7:00
Judas Priest: Al Atkins, ‘Le origini della band’

Al Atkins, fondatore dei Judas Priest [è stata sua l’idea del nome della band, tratto dalla ballata di Bob Dylan ‘The Ballad of Frankie Lee and Judas Priest’, NdR] – il quale abbandonò la formazione nel 1973 a causa della necessità di aiuti finanziari per la propria famiglia, lasciando così il posto vacante a Rob Halford – , ha così commentato una sua eventuale partecipazione al concerto celebrativo dei cinquant’anni di attività del gruppo, previsto per il 2021.

Sì, se fosse per me lo farei, ma dipende da loro. E, con questa merda di COVID-19 in giro, non si riesce a vedere la possibilità che nessuno possa fare concerti dal vivo per un bel po’, quindi chi lo sa?

La domanda è stata posta in occasione di una intervista tenuta dal magazine spagnolo Metal Brothers.

Ha così commentato il suo periodo nella formazione britannica.

Erano tempi piuttosto difficili. Si poteva ottenere il solito concerto da pub, ma noi abbiamo sempre cercato cose migliori e più grandi. Alan Eade, di Ace Management, ha visto che avevamo delle potenzialità e così ci ha messo nella sua agenda, ci ha portato in studio e mi ha chiesto nel contempo di scrivere due canzoni commerciali, che ho poi creato, intitolate ‘We’ll Stay Together’ e ‘Good Time Woman’.

La cosa ha suscitato interesse in un paio di case discografiche. Abbiamo pertanto fatto un’audizione dal vivo e una delle società, la Immediate Records di Londra, ci ha scritturati, così abbiamo organizzato una festa a base di champagne a casa di Alan.

Il successivo passo era un tour in Scozia ma il nostro batterista Bruno Stapenhill se ne tirò fuori, così ho finito per suonare anche la batteria, oltre a cantare, licenziando Stapenhill al nostro ritorno a casa. Poi abbiamo scoperto che la casa discografica era fallita e che Stapenhill aveva ricevuto un’offerta da un’altra band per andare in tournée in Danimarca, prendendola, determinando in tal modo la fine dei “Judas Priest Mark One”. Breve e dolce.

Ho deciso di andare avanti a prescindere per cercare di formare un’altra band così ho scoperto un giovane gruppo di ragazzi chiamati Freight, che provava in una scuola di una chiesa locale gestita da un grasso vicario di nome Father Husband, avente il soprannome di “Holy Joe”. Uno dei ragazzi era il chitarrista Kenny ‘K.K.’ Downing, che avevo già incontrato prima. Gli altri due erano John Ellis alla batteria e Ian ‘Skull’ Hill al basso. Ho chiesto se avessero bisogno di un cantante, e tutti hanno detto di sì. Ho suggerito di usare il nome della mia vecchia band, Judas Priest, circostanza sulla quale erano tutti d’accordo, quindi è nata la “Mark Two” dei Judas Priest.

Era verso la fine del 1970, siamo tornati in studio per registrare altre due delle mie canzoni, ‘Mind Conception’ e ‘Holy Is the Man’, e poi siamo andati di nuovo On The Road. Negli anni che seguirono siamo saliti sulla la scala del successo abbastanza rapidamente, aprendo per un sacco di band come Status Quo, Slade, Budgie e Thin Lizzy per citarne alcune, suonando nel 1972 oltre 150 concerti ma, nonostante ciò, un grande contratto discografico non è mai arrivato sul nostro tavolo. A quel punto ero l’unico sposato con una figlia piccola e il denaro era sempre limitato e, più guadagnavamo, più spese generali aumentavano; quindi senza quell’agognato accordo discografico o un sostegno finanziario, decisi di abbandonare il tutto nel maggio 1973. Uno dei miei gli ultimi concerti è stata l’apertura dei Budgie al municipio di St. Georges, a Liverpool.

Al Atkins è stato co-scrittore di molti dei primissimi classici della band. ‘Victim Of Changes’, per citare un esempio, è un brano derivato dalla combinazione di ‘Red Light Lady’ di Rob Halford e Whiskey Woman’ di Atkins stesso. Altri classici della band co-scritti da Atkins sono ‘Winter’, ‘Never Satisfied’, ‘Dreamer Deceiver’ e ‘Caviar and Meths’.

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