Kingcrow (Diego Cafolla)
Ad un anno di distanza dall’uscita del quarto album, Phlegethon, la prog band italiana ha continuato ad inanellare soddisfazioni. Le recensioni sono tutte entusiaste, e fresca è la notizia del loro mini-tour europeo con i Redemption. Ne parliamo con Diego Cafolla, mastermind del gruppo.
Intervista a cura di Silvia Graziola, Riccardo Angelini, Mauro Gelsomini e Massimo Ecchili.
Che cosa rappresenta il titolo del vostro ultimo album, Phlegethon? Non è fra i più immediati da memorizzare (né da scrivere). Volevate rendere la vita difficile al p2p o siete semplicemente masochisti?
Phlegethon è il titolo del disco perché pensavamo e pensiamo tutt’ora fosse il titolo adatto al disco dal punto di vista artistico. Non ci siamo minimamente preoccupati di quanto fosse complicato da cercare su e-mule o simili. Probabilmente siamo troppo ingenui per fare una considerazione del genere e abbiamo il viziaccio di pensare esclusivamente al risultato artistico… STOLTI!
Quello che colpisce di Phlegethon è la cura maniacale per i particolari. Nella recensione di Truemetal, ad esempio, viene messo in evidenza come il ritornello di Islands abbia arrangiamenti diversi ad ogni ripetizione. La bellezza, secondo voi, risiede dunque nel dettaglio?
La bellezza secondo noi risiede in chi l’ascolta in primis. Quindi quando componiamo, o quando arrangiamo, cerchiamo solamente di deliziare le nostre orecchie ed assecondare le nostre esigenze. La cura maniacale del dettaglio probabilmente ci viene spontanea. Per noi si tratta di un processo estremamente naturale ed è parte integrante del processo creativo . Quando ami quello che fai ci metti una dedizione ed un’energia tali che non puoi trascurare nulla.
Sembra quasi che The Slide, il brano di apertura di Phlegethon, contenga una sorta di tributo ai Pink Floyd. Sin dalle sue prime note, infatti si ha quasi la percezione di ritrovarsi all’interno di Sign Of Life, la traccia iniziale di A Momentary Lapse Of Reason (1987), complice anche il rumore di acqua in sottofondo, elemento che accumuna anche le cover dei due dischi. All’interno della stessa The Shide appaiono altre citazioni che sembrano uscite da The Division Bell (1994), mentre The Great Silence ricorda Wish You Were Here ricodificata con gli occhi degli Ayreon di The Dream Sequencer. Si tratta di citazioni volute o che sono saltate fuori per caso? Quanto è stata importante per voi, come persone e come musicisti, l’influenza dei Pink Floyd?
The Slide è un omaggio ai Pink Floyd di High Hopes. C’è un’altra citazione nel disco ma nessuno ancora sembra averla notata …ci siamo sempre divertiti ad inserire questo genere di “trivia” nei nostri album ma il più delle volte passano inosservati. Il mare c’è solo ed esclusivamente perché è dove si svolge la scena iniziale del concept. Tornando ai Pink, sono una band che credo faccia parte del background culturale di chiunque apprezzi questo genere. Personalmente apprezzo moltissimo la profondità del loro sound. Per quanto riguarda The Great Silence e Wish You Were Here, credo che o non conosci la prima (cosa più probabile) oppure la seconda. Seriamente, non riesco a trovarci punti di contatto neanche sforzandomi quindi non saprei proprio cosa dirti. The Great Silence è un’intermezzo molto heavy e oscuro, “Wish You Were Here” una ballata acustica dal tono malinconico. Ma, come si dice, le vie del Signore sono infinite quindi…
Sul web si trova un video che mostra la fase di lavorazione dell’artwork ralizzata dal grafico Cristian Nastasi. In che modo siete venuti a contatto con lui? Potete spiegare il significato della cover di Phlegethon e dei significati che racchiudono gli oggetti e le persone presenti in quella immagine?
Devilnax (questo è il nome d’arte di Cristian) è il fratello di Ivan Nastasi, nostro chitarrista. E’ un bravissimo digital designer così abbiamo lavorato a stretto contatto con lui per l’intero art work del disco. La copertina è la sua interpretazione del contenuto concettuale del disco, per cui ogni singolo dettaglio rimanda al contenuto lirico. Meglio però cercare i nessi per conto proprio altrimenti che gusto c’è? Penso di aver perso ore a spulciare i dettagli degli artwork dei dischi che amo e mi piace pensare che i nostri ascoltatori facciano lo stesso. Ricordo ore passate a “spulciare” dischi come Somewhere in Time degli Iron Maiden, così zeppo di riferimenti.
Dopo la pubblicazione di Phlegethon è uscito anche il videoclip di Evasion diretto da Mauro Maran; com’è stata l’esperienza di girare questo video? Facendo il paragone con il videoclip di Never Say Die (Insider, 2003) si può notare come la produzione sia molto più curata. A proposito, che fine ha fatto il videoclip di Never Say Die disponibile su youtube fino a qualche mese fa? Avete deciso voi di rimuoverlo? Se sì, perché e perché ora?
Abbiamo girato il video in una notte ed è stata una bella esperienza, anche se piuttosto faticosa. Mauro è un professionista di grande talento ed era rimasto favorevolmente colpito dalla nostra musica così come noi lo eravamo dei suoi lavori. Abbiamo così deciso di cooperare per il video di Evasion, girato totalmente in hd. La cosa sbalorditiva è che tra la decisione della location e avere il prodotto finito sono passati solamente una decina di giorni. Comunque il risultato è sicuramente professionale al 100% e il video è stato molto apprezzato, considerando che in pochi mesi ha superato le 10.000 visualizzazioni. Per quanto riguarda il video di Never Say Die, quello di rimuoverlo è stato un consiglio del nostro management che riteneva il prodotto non al livello della caratura artistica della band allo stato attuale per poterlo utilizzare come video ufficiale. Comunque non è detto che non venga riproposto come bonus in qualche cd o dvd in un futuro prossimo.
Il binomio “progressive-concept album” è, come direbbe il correttore automatico di Word, logoro e abusato. Voi ne avete fatta una regola dai tempi di Insider: come mai?
Bè direi che il binomio “disco- NON concept album” è anche più logoro e abusato non trovi? Quindi il concept rimane la scelta più inusuale. Detto questo è una semplice esigenza artistica anche questa, nulla che ha a che fare con il voler aderire ad una formula consueta per il genere. Il mio modo di scrivere si sposa bene con trame concettuali, lo si sente già dalla musica. I veri concept per me sono quelli che hanno la peculiarità di avere una musica estremamente descrittiva e, come direbbe il buon Di Cioccio, “immaginifica”… cosa che i Kingcrow hanno da sempre nel loro DNA. E pare che la stampa internazionale abbia apprezzato anche il contenuto concettuale del disco. Comunque non è detto che il prossimo disco sia nuovamente un concept, insomma non c’è nulla di predeterminato.
I vostri album sono caratterizzati da netti salti di stile: c’era poco di Insider in Timetropia come c’è poco di Timetropia in Phlegeton. Non temete che questi bruschi cambi di rotta possano disorientare e allontanare l’ascoltatore che pian piano impara a conoscervi?
Nell’imparare a conoscerci e amarci probabilmente è compreso il fatto di accettare le nostre mutazioni. Fin’ora il nostro seguito è aumentato costantemente, con un grosso scarto tra Timetropia e Phlegethon, quindi la cosa non sembra preoccupare più di tanto chi ci segue. Probabilmente chi segue questa band ha gusti eclettici e non è spaventato dal cambiamento e magari lo vede come un valore aggiunto. Basta guardare a grandi gruppi come King Crimson e Rush che hanno fatto dell’evoluzione e del cambiamento uno dei fondamenti della loro musica mantenendo un seguito fedele attraverso 4 decadi. Poi insomma non possiamo fare dischi secondo le esigenze di fan, etichette ecc.. In quel caso l’arte diventerebbe mero intrattenimento, cosa che possiamo ancora permetterci di evitare.
I vostri lavori sono ricchi di richiami più o meno diretti a band che hanno fatto la storia del rock: penso ai Jethro Tull e ai King Crimson omaggiati in Phlegeton, o ai Rush esplicitamente citati in Timetropia, solo per citare pochi esempi. Si potrebbe dire: bello, ma troppo facile. Che spazio resta alla vostra personalità in tutto questo?
Io penso che chi afferma certe cose probabilmente non ha ascoltato i dischi in questione (e questo è uno “sport” praticato principalmente dagli italiani, che parlano di dischi che non conoscono), perché su Timetropia l’omaggio ai Rush, è nel booklet/concept e non nella musica. Sfido chiunque a prendere uno qualsiasi dei brani di Timetropia per dire poi che suona come un brano dei Rush (cosa che tra l’altro non mi dispiacerebbe neanche considerando che sono una delle mie band preferite). Stesso dicasi per Jethtro Tull e King Crimson. Sono band che ci hanno influenzato, che personalmente amo e di cui puoi trovare qualche traccia in alcuni frangenti di alcuni brani, soprattutto per la tipologia degli arrangiamenti. Detto questo, è la prima volta che sento affermare che Phlegethon è un omaggio a J-Tull e King Crimson, il che mi stupisce ma lusinga al tempo stesso. Comunque come detto ogni tanto bisogna pure ascoltarli i dischi prima di parlarne no?
Un altro gruppo che sembra aver particolarmente influenzato la vostra musica, specialmente gli album meno recenti, sono i The Who. Soprattutto in album come Insider, ma anche nell’ultimo Phlegethon, vi sono delle partiture che sembrano uscite dalla rock opera Tommy, vi riconoscete in questa descrizione?
I The Who hanno influenzato tutto il panorama rock mondiale. Sono tra i gruppi più importanti della storia della nostra musica. Detto questo al solito, partiture uscite da Tommy…magari…penso che il tutto si riduca a qualche scelta di arrangiamento come certi cori da musical oppure l’uso di clap e cose de genere.
Poi detto tra noi, preferisco di gran lunga altri dischi degli Who come Who’s Next oppure, rimanendo in tema rock opera, lo stupendo Quadrophenia. Una band che purtroppo in italia è incredibilmente sottovalutata e che invito ad andare a riscoprire, soprattutto i più giovani.
Timetropia e Phlegethon sono due dischi profondamente diversi, eppure c’è una cosa che li accomuna: la capacità, non da poco, di essere entrambi molto coinvolgenti sul piano emotivo. E’ questa la carta in più dei Kingcrow?
Abbiamo sempre cercato di produrre musica con un buon equilibrio tra l’estetica e il contenuto emotivo. A mio giudizio il difetto di parecchie band prog metal è che sacrificano troppo l’emotività in favore della pura estetica, mentre altre forme di rock e metal non hanno la necessaria attenzione per l’estetica, risultando banali e minimalisti alle mie orecchie. Per noi le due cose devono coesistere all’interno della nostra musica.
Negli anni passati avete convissuto con una realtà piuttosto ingombrante all’interno della vostra formazione che vi ha portato in alcune occasioni a essere identificati come “il gruppo del direttore di Truemetal”. Ricordo in particolare alcune polemiche scatenate in occasione della vostra partecipazione al Gods Of Metal 2008. Quanto il ruolo di Mauro Gelsomini in questi anni vi ha aiutato a farvi conoscere? Ritenete che ora, dopo che avete composto uno degli album prog più interessanti del 2010, questa ingombrante presenza del passato vi crei problemi creando dei pregiudizi nei confronti di chi non vi conosce?
Mah è difficile dirlo a posteriori. Se da una parte la presenza di Mauro ha indubbiamente attirato l’attenzione sulla band, dall’altra, come facevi notare, ha anche attirato tanti pregiudizi e polemiche per via del “conflitto d’interesse”. Dal momento però che la nostra collaborazione è terminata da anni, mi sembra che il tutto sia stato messo a tacere con l’uscita di Phlegethon, che ha raccolto consensi ovunque. Poi insomma, abbiamo sempre avuto recensioni lusinghiere da parte della stampa di tutt’Europa e non solo, anche quando Mauro era nella band…non capisco come faceva la gente a pensare che potessimo corrompere o ricattare tutta la stampa mondiale. Neanche fosse Il Padrino in persona!
Sono ormai trascorsi due anni da quando Mauro Gelsomini ha lasciato il gruppo, sostituito alla voce da Diego Marchesi. Si è trattato di una separazione piuttosto improvvisa, visto che in quel momento eravate in piena fase di registrazione del nuovo album. Per quale motivo non avete concluso la registrazione delle linee vocali prima di dividervi? È stata davvero una separazione pacifica?
Si la separazione è stata assolutamente pacifica. Da una parte lui in quel periodo era concentrato su aspetti personali della sua vita e quindi era percepibile un certo disinteresse nei confronti e della band e dell’ambiente musicale in generale. Dall’altra parte, lui ha registrato le voci di Evasion e noi non eravamo contenti perché pensavamo che la sua voce baritonale e teatrale non si sposasse molto con buona parte dei nuovi brani. Ne abbiamo parlato e dopo una breve pausa di riflessione abbiamo deciso di prendere strade diverse.
Il nuovo cantante, Diego Marchesi, si è rivelato un ottimo acquisto per il gruppo, ben dotato, e dall’indubbio talento. Quali sono state le principali differenze tra le versioni dei brani del nuovo album cantati da Mauro e la versione di Diego? Quali sono i punti di forza del vostro nuovo cantante? Lo ritenete tecnicamente più dotato di Mauro?
La maggior parte delle canzoni di Phlegethon Mauro non le ha mai cantate. Quando compongo un brano canto la linea vocale e registro una prima versione del brano con tutti gli strumenti, voci comprese. Quindi il cd di pre-produzione del disco ha su la mia voce in quasi tutte le canzoni. Mi sembra che mauro avesse sovra inciso le canzoni che già al tempo portavamo dal vivo ossia The slide e Phlegethon e poi forse un altro paio. The Slide, rispetto alla versione di Mauro è stata trasposta integralmente di un ottava in alto, dato che Diego ha questa incredibile estensione che lo permetteva.
Tornando al discorso voci, le differenze tra i due cantanti sono abissali, proprio per voce ed intenti. Mauro è dotato di una voce baritonale ed il suo cantato è estremamente enfatico e teatrale, a tratti quasi recitato. Era una voce perfetta per Timetropia in cui questo lato della sua vocalità veniva messo bene in luce dal piglio teatrale e pomposo del disco.
Diego ha una voce più rock e potente, con un’estensione e un controllo decisamente superiori e che è più congeniale alla musica che proponiamo oggi. Comunque è molto difficile paragonarli perché rappresentano proprio due volti diversi del canto. Al solito, al dilà dei giudizi tecnici, è una questione di gusto.
Come mai avete sempre fatto fatica a tenere un uomo stabile al basso? Sono i bassisti che vi schifano o siete voi che ci provate gusto a metterli in fuga?
Credo che nessun bassista è fuggito ma si è trattato quasi sempre di una scelta della band. Purtroppo questa band, come facevi notare, è in costante mutazione e evoluzione, il che richiede un lavoro e uno studio costante da parte di tutti. Semplicemente alle volte ciò che ieri andava bene oggi non funziona più, vuoi perché la musica è diventata man mano più complessa e quindi la preparazione tecnica non era più adeguata,vuoi perché la band richiede sempre più impegno anche dal punto di vista della disponibilità e di tempo da dedicarle. Questo è stato il caso di Angelo Orlando che aveva delle difficoltà a livello organizzativo per quanto riguarda i live, così non c’è stato modo di continuare. Comunque con il nuovo arrivato Francesco D’Errico credo che finalmente i Kingcrow abbiano trovato un degno compagno del Thundra alla sezione ritmica.
Si vocifera che Diego Cafolla mirasse da tempo a rimanere l’unico capellone della band, e che all’origine dello split con il lungocrinito Mauro Gelsomini ci sia stato il fermo rifiuto di quest’ultimo a tagliarsi i capelli. Ora che tutti gli attuali membri dei Kingcrow sfoggiano un taglio medio-corto, la segreta ambizione cafolliana può considerarsi soddisfatta?
Ma sai, l’età avanza, i capelli se ne vanno da soli di loro spontanea iniziativa….Comunque nonostante non abbia più un metro di capelli rimango il capellone del gruppo, il che la dice lunga sulle calvizie incipienti che alleggiano spettrali sul capo dei miei compagni . La vittoria è mia!!!!(cit.)
Si parla da mesi di un possibile tour Europeo da Headliner dei Kingcrow, che però sembra non partire mai. Che intoppi ci sono stati? Avete invece ricevuto proposte indecenti per fare da supporto a qualche act europeo importante? Quanto è il buy-in per data?
Guarda, passi troppo tempo a dar retta alle voci di corridoio,in pieno stile Novella 2000. Di un tour da headliner poi…Per rimanere informati c’è il nostro sito ufficiale e quello del nostro management. Il tour ci sarà in Ottobre, andremo in tour con i Redemption ed parteciperemo inoltre alla dodicesima edizione del ProgPower Europe. Chiaramente nessun Buy-in dato che i Redemption di Roy Adler sono nostri compagni di management e viaggeremo nello stesso tourbus.
Qualcosa è cambiato anche nei riguardi delle vostre esibizioni dal vivo. Tra il 2007 e il 2008 il vostro nome fu associato a grandi eventi, MidSummer Festival (con Korpiklaani e Turisas), S-Hammer (con Death SS, Destruction e Anathema), Evolution Festival (con Nevermore, Sebastian Bach, Fates Warning, Virgin Steele) e Gods Of Metal (Iron Maiden, Slayer, Judas Priest). Oggi siete impegnati in date a sé stanti, da headliner, più che altro a Roma o dintorni. E’ quello che passa il convento, o avete preferito puntare al cash piuttosto che alla visibilità?
Bè di grandi eventi parlerei nel caso di Gods Of Metal ed Evolution, negli altri casi si è trattato, per numerosità di pubblico, di eventi piuttosto ristretti. Per fare un esempio, abbiamo suonato questa estate a Roma Rock City con Andrea Braido e Marco Mendoza a Roma e c’era più gente che mettendo insieme le platee di MidSummer e S-hammer e Evolution all’ora in cui ci siamo esibiti noi.
In queste prime date ci siamo concentrati sull’Italia per poter provare lo spettacolo e per rodare la band, considerando che abbiamo in formazione due nuovi componenti e che eravamo fermi da due anni per quanto riguarda l’aspetto live. Ad esempio stiamo introducendo nelle ultime date l’uso di Projections animate proiettate sul palco durante lo show e altre cose. Nell’ultimo mese ci siamo concentrati molto su questo aspetto. Poi, come accennato, nel prossimo autunno partità il tour europeo con i Redemption e la partecipazione al ProgPower Europe e altro ancora. Insomma sarà un anno piuttosto impegnativo. Per quanto riguarda l’italia invece abbiamo in programma il Pictures Of Prog Festival a Roma ad aprile, organizzato da Spider Rock Promotion in cui suoneremo noi, i DGM e altre band e penso si preannunci come un evento bellissimo e coraggioso per il movimento italiano che spero sia supportato adeguatamente dal pubblico.
Tornando al discorso file-sharing, negli anni è diventato prassi l’ascolto su youtube di brani caricati su canali non ufficiali, senza autorizzazione di gruppi ed etichette. Si dice che le band ne guadagnino in visibilità, ma ne perdano in vendite. Per voi è maggiore il beneficio o il danno?
Anche qui è difficile avere certezze. Di sicuro internet da la possibilità a tutte le piccole band di avere un canale per poter raggiungere un maggior numero di persone…il problema è che oggi è diventato talmente esteso e dispersivo che uscire dall’infinità di band che popolano il web è molto difficile. Insomma il web aiuta le band a passare dal totale anonimato ad avere qualche centinaio di persone che ti seguono. Per fare il passo successivo però il web non basta più. So che il nostro disco ad esempio e stato scaricato in decine di migliaia di copie quindi credo che ci fosse comunque un certo interesse nei confronti della band. Poi quantificare il rapporto beneficio/danno è,come detto, impossibile.
Grazie Diego, l’intervista è finita. Ti lasciamo, come da tradizione, lo spazio finale per accomiatarti dai lettori di Truemetal.it!
Grazie a Truemetal.it per lo spazio che ci ha concesso, ci vediamo il 23 aprile al POP festival.
P.S.: POP… ghghghghgh!