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Kreator (Mille Petrozza)

Di - 23 Febbraio 2009 - 0:00
Kreator (Mille Petrozza)

Riportiamo di seguito la conferenza stampa che un loquace Mille Petrozza ha “improvvisato” nel backstage del Rolling Stone, a poche ore dallo show di Milano. Un’occasione per commentare il nuovo album, fresco di stampa, e tutto ciò che gravita nell’universo dei Kreator. Buona lettura.

Federico Mahmoud e Gloria Baldoni

Due parole su Hordes of Chaos: la stesura, la registrazione, il missaggio… quanto tempo avete speso in studio?

Ho buttato giù i primi brani nel 2005 – vado piuttosto a rilento perché desidero che ogni riff mi soddisfi a pieno… e non è facile perché ho tonnellate di riff da scrivere! Ho impiegato due-tre anni a riordinare le idee e scrivere i testi, la parte più ostica del lavoro. È difficile trovare le parole adatte, che si prestino al pezzo musicale. Comunque non dovrete attendere troppo a lungo il nuovo album: non voglio far passare altri quattro anni. Siamo stati impegnati in tour, è vero, ma è troppo tempo.

I tuoi testi trasudano odio e rabbia da sempre: lo consideri un trademark dei Kreator?

Certamente, è un marchio di fabbrica del mio lavoro. D’altronde non c’è nulla di fittizio o pianificato, scrivo di getto quello che mi passa per la testa. È diventato un trademark perché i Kreator non possono raccontare di quanto sia bello il mondo… semplicemente perché non lo è! Qualcuno sostiene che la rabbia o l’odio non siano sentimenti “puri”, genuini; al contrario, io credo che siano autentici proprio come la gioia o il riso. D’altra parte, la nostra musica è talmente aggressiva da richiedere testi adeguati.

Quando scrivi un testo, cerchi di veicolare un messaggio o ti limiti a esprimere il tuo punto di vista?

L’uno e l’altro. Il messaggio è chiaro, ma non voglio imporre il mio pensiero; è scorretto dire alla gente cosa fare o pensare, da fan non lo accetterei. I testi riflettono le mie visioni, senza filtri. Warcurse, per esempio, è violenza allo stato puro ma ha un retrogusto malinconico, che distingue il brano dal tradizionale immaginario thrash. Non sarei contento del mio lavoro se scrivessi di argomenti banali, le canzoni non sarebbero “complete”.

Il nuovo album è entrato nella top 20 tedesca…

Ovviamente sono molto felice. È un risultato soddisfacente, che premia la bontà del mio lavoro. I fan conoscevano l’album da almeno sei mesi, in rete si trovava facilmente; ciononostante hanno acquistato il disco all’uscita, evidentemente è piaciuto.

Il thrash metal sta vivendo una seconda giovinezza. Kreator, Destruction, Slayer, Exodus, Death Angel sono tornati di colpo ai livelli degli anni Ottanta: come giudichi questa “rinascita”?

Ti dico la mia: è merito di tutte le giovani band che hanno rispolverato la forza e la cattiveria che avevamo vent’anni fa. La potenza dei loro album è una fonte d’ispirazione, uno stimolo a comporre materiale più pesante. Prendi Warbringer o i brasiliani Violator: sono in gamba, hanno attitudine da vendere e suonano così heavy perché questo è l’obiettivo di chi suona thrash… picchiare il più duro possibile.

Torniamo indietro di qualche anno, Endorama: il vostro album più sperimentale, con venature dark. Da dove hai tratto ispirazione?

Quando abbiamo pubblicato Endorama la band versava in condizioni critiche: non sapevamo che fare o dove spingerci, così decidemmo di sperimentare. È un lavoro estremo, ma “estremo” da un punto di vista alternativo; abbiamo esplorato un nuovo genere. Ritengo che quell’album abbia avuto un ruolo chiave nel concepimento del successivo, Violent Revolution. L’influenza di Endorama è palese.

Ne sei tuttora soddisfatto?

Assolutamente. È un lavoro significativo, una sorta di “reliquia” che mostra fino a che punto possiamo spingerci. La stesura di quell’album ci impegnò molto, siamo cresciuti come musicisti. Nessuno di noi ha un’educazione in tal senso, abbiamo semplicemente imbracciato gli strumenti e affinato le nostre capacità nel tempo, con la voglia di migliorarci e sperimentare nuove soluzioni. Per certi versi Endorama era una tappa inevitabile del nostro cammino.


Mille Petrozza e Tilo Wolff, leader dei Lacrimosa, nel ’99

Violent Revolution ha rispolverato il marchio di fabbrica dei Kreator: da allora niente più stravolgimenti. Credi che il timore di deludere certi fan limiti le potenzialità della band? Ti senti condizionato, sotto pressione quando scrivi?

Considero i Kreator una band privilegiata. Abbiamo sperimentato molto negli anni Novanta, qualcuno ha mollato, abbiamo passato momenti difficili… ma siamo ancora qui: il gruppo ha trovato un certo equilibrio, siamo maturi e responsabili, possiamo suonare quello che desideriamo e avere la certezza che a qualcuno piacerà. So cosa intendi dire, credi che la mia etichetta faccia pressioni…

No, intendevo chiederti se il timore che i fan non apprezzino limita i tuoi movimenti…

Sono consapevole del fatto che qualcuno non gradirà le mie scelte. Il thrash metal per definizione è un “sottogenere”, ma il mondo è abbastanza largo per tutti: c’è chi apprezza e chi ne fa volentieri a meno. Non ho mai ragionato nell’ottica delle copie vendute, non m’interessa… mi basta sapere che qualcuno, là fuori, è soddisfatto del mio lavoro.

Schmier dei Destruction ha dichiarato in una recente intervista che il thrash metal non può prescindere da un messaggio sociale. Poco fa hai ammesso di non voler imporre ai fan il tuo pensiero, ma chi ti legge potrebbe essere influenzato dalle tue parole… come vivi questa situazione?

Serenamente. Do sfogo alla mia creatività, trattando i temi che mi stanno più a cuore, senza ritenermi responsabile di quello che la gente può pensare o fare leggendo i miei testi. Sarebbe una forzatura. Amo sviscerare tematiche sociali, ma non concordo con Schmier su questo punto: la critica non è una prerogativa del genere. Il thrash metal può “limitarsi” a essere puro divertimento. Un titolo come “Enemy of God” avrà incuriosito molte persone, senza dubbio, ma spetta al singolo decidere se approfondire o meno.

Il principale gruppo di supporto in questo tour è Caliban, una band metalcore: come spieghi questa scelta?

Sono definiti “metalcore”, ma prima di tutto sono una band valida e con gli attributi. Non ci sono motivi particolari dietro a questo invito: cercavamo un gruppo disponibile ad aggregarsi in tour per questo periodo, non potevo mettermi a fare delle selezioni. Gli altri (Eluveitie, ndR) sono una pagan band! Sai una cosa, probabilmente qualcuno storcerà il naso ma non m’interessa: è pur sempre metal, la serata è lunga, divertente e ce n’è per tutti i gusti!

Hai recentemente collaborato con i Caliban: come giudichi quest’esperienza? La rifaresti?

Non si è trattato di una vera e propria collaborazione… i ragazzi hanno scritto un pezzo molto pesante, quasi thrash e mi hanno invitato in studio a cantare: ero semplicemente un ospite, né più né meno. Non credo che ripeteremo l’esperienza, per il semplice fatto che sono totalmente coinvolto con i Kreator; non escludo comunque di prestarmi ad altre collaborazioni in futuro, se si presenterà l’occasione giusta e un artista motivato.

E per quanto riguarda gli Edguy? Temevo che la tua collaborazione con la band avesse delle ripercussioni “inattese” sul nuovo disco…

Non è finita, sono stato invitato anche dai Masterplan: sei contento? (ride, ndR). Tobi è un amico, un giorno mi ha telefonato e mi ha proposto questa collaborazione… ho subito accettato! Tra l’altro è una band in gamba, scrivono ottimi pezzi.

Kreator è la prima metal band ad aver suonato in Marocco e Corea del Sud: prossime conquiste?

L’India! Mi stuzzica l’idea.

L’India però è già stata “battezzata” dai Maiden…

Oh, merda! Cosa è rimasto? Marte! Voglio suonare su Marte! Quello sì che sarebbe un record. Scherzi a parte, non saprei rispondere ora, ma sono certo che nel corso di questo tour finiremo in qualche posto speciale, dove nessuno si è mai esibito.

Con la tua band hai attraversato tre decadi. Se dovessi fare un parallelo – in termini di successo, rapporti con la stampa, etc. – cosa è cambiato nel corso degli anni?

Nulla. La gente tende a idealizzare gli anni Ottanta come l’epoca dorata per l’heavy metal, ma non è vero. È sempre andata così (mima il fluttuare delle onde, ndR), alti e bassi, in ogni decade. Per questa ragione non mi sento di dire che questo o quel periodo è stato migliore: continuo a divertirmi, scrivo musica, viaggio per il mondo, suono di fronte alla gente e conduco la vita che ho sempre desiderato.

L’attuale formazione è anche la più duratura: credi che sia la migliore mai avuta dai Kreator?

Certamente! Che altro potrei dire? (ride – Sami e gli altri componenti della band sono nei paraggi, ndR)

I Kreator hanno aperto un canale ufficiale su YouTube, il MySpace è molto curato, il sito altrettanto… quanto pesa per una band come la vostra la promozione online?

È sempre più importante, ogni giorno che passa. La gente è ormai abituata a cercare ogni sorta d’informazione online, per cui bisogna adeguarsi.


Una chicca dagli archivi: Tormentor (Mille Petrozza – Ventor – Rob Fioretti)

Raccontami un aneddoto dai primissimi anni di attività, quando vi chiamavate ancora Tormentor… cosa conservi di quel periodo?

Oddio, avevo solo quattordici anni! I ricordi di quel periodo sono piuttosto offuscati, anche perché ero spesso ubriaco! (ride, ndR). Cercavo in tutti i modi di apparire “cattivo”, mi atteggiavo per sembrare il duro della città. È curioso che tu mi faccia questa domanda proprio ora: l’altro giorno ero su YouTube e ho trovato un videoclip di Satan’s Day, un vecchio brano dell’84 o giù di lì. Quel pezzo, per quanto embrionale, ha già il marchio di fabbrica dei Kreator. Non abbiamo mai cambiato attitudine verso la musica e questo conta molto se suoni heavy metal. Talvolta è noioso trovarsi a ripetere sempre le stesse cose, specialmente nel bel mezzo di un tour: se non credi davvero nel tuo lavoro, sei fuori… e io credo nell’heavy metal (fa le corna e canta: I would die for metal, ndR).