Sludge

Live Report: Eyehategod @ Legend Club, Milano – 15/06/2025

Di Jennifer Carminati - 16 Giugno 2025 - 13:08
Live Report: Eyehategod @ Legend Club, Milano – 15/06/2025

Live Report: Eyehategod @ Legend Club, Milano – 15/06/2025
a cura di Jennifer Carminati

Sono da poco passate le 20.30 quando arrivo al Legend Club di Milano, ormai meta fissa per chiunque sia alla ricerca di una delle migliori programmazioni metal, e non solo, di tutta la Penisola.
Una domenica di metà giugno decisamente calda, dove molti si saranno diretti al mare con i piedi ammollo, ed invece io li ho messi nei Dr.Martens d’ordinanza ed eccomi qui, per una serata più che interessante, dal momento che si esibiranno gli Eyehategod, una band che amo e che rivedo con piacere almeno una volta l’anno, grazie a Corrado e la sua Hardstaff Booking che li porta spesso dalle nostri parti.
Il redivivo Mike Williams (voce), Jimmy Bower (chitarra), Gary Mader (basso) e Aaron Hill (batteria), sono emersi dalle profondità del mondo musicale underground alla fine degli anni ’80, da New Orleans, Louisiana, e nel 2025 sono ancora qui a ricordarci cosa significa fare sludge.
Crudi sia nel suono che nell’ immagine, gli Eyehategod sono essenzialmente la base dello sludge metal come genere, con una peculiare miscela di doom, punk, hardcore e persino blues, che li ha resi nel tempo una fonte d’ispirazione per molti altri gruppi.
Ad accompagnare i nostri paladini dello sludge due band: By all Means e Trauma HC che non riesco a vedere per impegni personali che mi fanno arrivare al locale giusto in tempo per gli headliner della serata.
Sono certa che gli opener saranno stati un più che discreto pugno in faccia che ha preparato i presenti al proseguo della serata che sto per raccontarvi, da stordimento e sordità immediati, per i volumi altissimi e le vibrazioni che si verranno a creare tra queste mura.
È sempre una buona idea ricordarsi di portare con sé i tappi per le orecchie ad un concerto, e molti si saranno pentiti di non averlo fatto oggi.

Eyehategod

Giusto il tempo di un saluto a Corrado e Fil ed entro tra le mura del locale di viale Enrico Fermi per accaparrarmi il mio posto in prima fila laterale, come sempre. Almeno riesco a godermi il concerto senza essere coinvolta nel movimento inevitabile che si verrà a creare nel pit, come giusto che sia. È passato poco più di un anno dall’ultima volta, era fine aprile del 2024, sempre qui al Legend Club di Milano.
Come detto inizialmente, rivedo sempre molto volentieri gli Eyehategod, capitanati dal redivivo Mike Williams, che ricordo aver subito un trapianto di fegato nel 2016, tornati in scena discograficamente parlando nel 2021 con l’album “A History Of Nomadic Behavior”, seguito solo da qualche singolo.
La formazione della Louisiana è ormai una realtà consolidata nel proprio genere, dissonante e melmoso come le rive del Mississippi da cui provengono, e assistere ad un loro concerto è un po’ come vivere una serata in compagnia di vecchi amici ritrovati.
All’interno del Legend questa sera si respira (in tutti i sensi) un’aria da centro sociale, con tutta l’accezione positiva di questa mia affermazione: un’atmosfera semplice, genuina, divertita, di chi con una birra in mano (o anche qualcos’altro da fumare…) vuole sentire della musica che piace in buona compagnia.
La scaletta proposta, al solito, ripercorre un po’ tutta la loro carriera e quello che mi piace è che non si sente molto la differenza tra i brani storici e quelli più recenti, con la loro impronta unica e immediatamente riconoscibile, riescono sempre a tenere altissimo l’entusiasmo e il coinvolgimento viscerale del loro pubblico che li segue fedelmente da anni, e io come avrete intuito, mi annoverò orgogliosa tra questi.
Quando, alle 22.20 circa gli Eyehategod decidono di iniziare a sbatterci addosso la loro marcissima furia noise-sludge-hardcore non ce n’è davvero per nessuno: il chitarrista Jimmy Bower e il frontman Mike Williams, sono due personaggi dal carisma incalcolabile, non ti fanno staccare gli occhi dal palco un secondo.
Personaggio irriverente oltre che oltraggioso, con il dito medio perennemente rivolto al pubblico, dallo screaming iper-caratteristico, graffiante, acido e sporco, marcissimo come lo è lui, che sembra gli stia per distruggere le corde vocali durante l’esecuzione dei brani in cui le loro radici hardcore riaffiorano tutte in superficie e il delirio tra il pubblico dilaga.

Iniziano con una vera e propria dichiarazione d’intenti, “Agitation! Propaganda!”, e d’ora in poi sarà il caos a regnare tra le mura del Legend.

Un devastante mosh-pit si scatena durante “Medicine Noose” e “New Orleans is the New Vietnam”, dove il loro sludge-core viene tirato davvero al massimo e nel pit si vedono volare botte da orbi oltre che corpi sopra le nostre teste, che finiranno poi direttamente sul palco.
I quattro della Louisiana sono sicuramente tra i principali interpreti di un disagio esistenziale insano, rabbioso, schizofrenico a cui il buon Mike da aggressivamente voce con i suoi testi crudi, di vita vissuta in prima persona, che raccontano di depressione, degrado e dipendenze, da cui fortunatamente sembra esserne definitivamente uscito.

L’atmosfera di un loro set è puro caos paludoso: pesante e coinvolgente, come se si arrancasse in acque fangose alla disperata ricerca di aria pulita da respirare.
Sul finale non poteva certo mancare l’annichilente “Every Thing, Every Day”, ripetitiva al limite dell’esaurimento psicotico a cui in effetti siamo quasi giunti dopo questo concerto, in piena simbiosi con chi sta sul palco.

Qualche minuto di pausa e i nostri vengono richiamati a gran voce sul palco, per farci sentire un ultimo brano, “Dixie Whiskey”, brano del 1996 ma che sembra scritto ieri, per la micidiale presa che ha sul pubblico.

Un’ora secca travolti da questo continuo senso di fastidio e disagio, brano dopo brano il tempo in loro compagnia scorre veloce, un solo bis concesso, ma dopo un concerto così, “breve ma intenso” come il migliore degli amplessi, va benissimo così.
Gli Eyehategod si amano o si odiano per quello che sono, ovvero, una band ferma stilisticamente parlando da tantissimi anni, ma sempre efficace nel proporre in sede live quello che oramai è diventato quasi uno stato d’animo vero e proprio più che uno stile musicale.

Di recente ho visto sui Social le date pubblicate per il tour estivo di Crowbar e Eyehategod come co-headliner. I due artisti, entrambi con sede a New Orleans e ognuno dei quali si potrebbe giustamente definire “leggenda” nello stile, trascorreranno gran parte del mese di agosto a saccheggiare la East Coast, ed è un vero peccato non facciano tappa anche nel nostro Paese.

Ci accontentiamo alla grande di queste ore di sporco sludge e hardcore tirate al massimo, tra sudore di chi sta sul palco e chi sotto.

Esco dal locale per respirare un po’ di aria fresca finalmente e mentre torno a casa a piedi, con le orecchie ancora una volta salve grazie ai fedeli tappi presi al GMM ‘23, penso già alla prossima imperdibile serata di buona musica, che arriverà molto presto.
Ah, quasi dimenticavo di dirvelo, neanche stavolta ho trovato la loro maglia che tanto vorrei, e sapete cosa c’è scritto sopra? Una frase che quasi quasi mi tatuo alla prossima occasione e con cui vi lascio:
Amps speak louder than words
E credo capirete tutti perché la vorrei.

Ci si rivede prestissimo, sempre tra queste righe.

Stay tuned and Stay Metal.

Lineup
  • Mike Williams – voce
  • Jimmy Bower – chitarra
  • Gary Mader – basso
  • Aaron Hill – batteria
Setlist
  1. Agitation! Propaganda!
  2. Jack Ass in the Will of God
  3. Worthless Rescue
  4. High Risk Trigger
  5. Masters of Legalized Confusion
  6. Blank / Shoplift
  7. Sisterfucker (Part I)
  8. Medicine Noose
  9. Turn Troubled Tables
  10. Lack of Almost Everything
  11. New Orleans Is the New Vietnam
  12. Peace Thru War (Thru Peace and War)
  13. Methamphetamine
  14. Run It Into the Ground
  15. Every Thing, Every Day
Encore
  1. Dixie Whiskey