Sludge

Live Report: Eyehategod @ Legend Club, Milano – 29/04/2024

Di Jennifer Carminati - 30 Aprile 2024 - 8:30
Live Report: Eyehategod @ Legend Club, Milano – 29/04/2024

Live Report: Eyehategod @ Legend Club, Milano – 29/04/2024
a cura di Jennifer Carminati

Sono da poco passate le 20.30 quando arrivo davanti alle porte ancora chiuse del Legend Club di Milano, ormai meta fissa per chiunque sia alla ricerca di una delle migliori programmazioni metal underground, e non solo, di tutta la Lombardia.

Un lunedì di fine aprile decisamente interessante, dal momento che si esibiranno gli Eyehategod, una delle mie band preferite in assoluto che rivedo con piacere almeno una volta l’anno, grazie a Corrado e la sua Hardstaff Booking che li porta sempre dalle nostre parti.

I 4 cavalieri dello sludge: il redivivo Mike IX Williams (voce), Jimmy Bower (chitarra), Gary Mader (basso) e Aaron Hill (batteria), sono emersi dalle profondità del mondo musicale underground alla fine degli anni ’80, da New Orleans, Louisiana.

Crudi sia nel suono che nelle immagini, gli Eyehategod rappresentano in pieno lo sludge metal come genere, con una peculiare miscela di doom, hardcore, punk e un retrogusto di base blues, che li ha resi nel tempo una fonte d’ispirazione per molti altri gruppi.

Iniziamo dunque il racconto di questa serata, da stordimento immediato ed effetto assicurato, e mi è uscita pure la rima.

È sempre una buona idea ricordarsi di portare con sé i tappi per le orecchie ad un concerto, soprattutto se si vuole stare in prima fila come la sottoscritta, così, ve la butto li come consiglio spassionato.

Fourthsun

Ad aprire le ostilità ci pensano i Fourthsun, band emergente lodigiana dedita ad un post-hardcore davvero niente male.

Finalmente un gruppo underground italiano a fare gli onori di casa: i nostri, salgono sul palco carichi come non mai, con la giusta attitudine e una grinta, dimostrata soprattutto dal frontman Alberto, sbattutaci in faccia con un’irruenza che non può lasciare indifferenti.

Inarrestabili e irrefrenabili nel proporci i sette brani della scaletta, pregni del loro hardcore con influenze punk, post hardcore e  a tratti persino sludge.

Brani che ritroveremo nel loro primo album in studio di prossima uscita, qualche settimana ancora e ci siete ragazzi, la sala di registrazione vi aspetta.

Trenta minuti tiratissimi in cui i Fourthsun hanno fatto capire di che pasta sono fatti: Alberto ha carisma da vendere, ci crede in quel che canta e interpreta in maniera grintosa e convinta, muovendosi come un forsennato da un parte all’altra del palco, nel vano tentativo di smuovere un po’ il pubblico, un po’ troppo statico per i miei gusti.

Bravi, andate avanti così. Vi posso assicurare che avete lasciato il segno in tutti noi qui presenti, in questo Legend che ancora si deve riempire e caricare di energia a dovere.

Ma voi siete stati certamente un’ottima miccia.

Lineup
  • Alberto – voce
  • Massimo – chitarra
  • Obe – basso
  • Giovanni – batteria
Setlist
  1. Cold
  2. Memories
  3. Dark Shadows
  4. Sleepless
  5. Fisrtlight
  6. Void
  7. Eclipse

  

Eyehategod 

Giusto il tempo di uscire qualche minuto a scambiare quattro chiacchiere con degli amici e rientro tra le mura del locale di viale Enrico Fermi per riaccaparrarmi il mio posto in prima fila laterale, come sempre.

Posizione tattica che stavolta non mi proteggerà dal pogo e dal moshpit violenti che si scateneranno nei prossimi minuti in maniera praticamente costante; ma qualche botta e spintone lo riesco ancora a sopportare, è la maleducazione e l’arroganza che non accetto, ma non è questa la sede per fare polemiche.

È passato meno di un anno dalla loro precedente esibizione live qui in Italia, era agosto ed eravamo nel contesto dell’idroscalo, al Magnolia per la precisione, con il SoloMacello Fest organizzato sempre da Corrado e la sua Hardstaff Booking.

Come detto inizialmente rivedo molto volentieri gli Eyehategod, capitanati dal redivivo Mike Williams, che ricordo aver subito un trapianto di fegato nel 2016, tornati in scena discograficamente parlando nel 2021 con l’album A History Of Nomadic Behavior, seguito solo da un paio di singoli Motörhead e Gates of Steel.

La formazione della Louisiana è ormai una realtà consolidata nel proprio genere, dissonante e melmoso come le rive del Mississippi da cui provengono, e assistere ad un loro concerto è un po’ come vivere una serata in compagnia di vecchi amici ritrovati.

All’interno del Legend questa sera si respira un’aria da centro sociale, con tutta l’accezione positiva di questa mia affermazione: un’atmosfera semplice, genuina, divertita, di chi con una birra in mano vuole sentire della musica che piace in buona compagnia.

La scaletta proposta ripercorre un po’ tutta la loro carriera e quel che è bello di loro è che non si sente molto la differenza tra i brani storici e quelli più recenti, con la loro impronta unica e immediatamente riconoscibile, riescono sempre a tenere altissimo l’entusiasmo e il coinvolgimento viscerale del loro pubblico che li segue fedelmente da anni, e io come avrete intuito, mi annoverò orgogliosa tra questi.

Quando, alle 22.15 spaccate gli Eyehategod decidono di iniziare a sbatterci addosso la loro marcissima furia noise-sludge-hardcore non ce n’è davvero per nessuno: il chitarrista Jimmy Bower e il frontman Mike Williams, sono due personaggi dal carisma incalcolabile, non ti fanno staccare gli occhi dal palco un secondo.

Dopo tanto tempo ho rivisto Mike con una bottiglia di vino sul palco, Vermentino per la precisione, e non le solita acqua che vedevo scolare ultimamente. Speriamo non ci sia una ricaduta nelle vecchie dipendenze, non ci deludere Mike, il mondo della musica ha bisogna di gente come te.

Personaggio irriverente oltre che oltraggioso, con il dito medio perennemente rivolto al pubblico, dallo screaming iper-caratteristico, graffiante, acido e sporco, marcissimo come lo è lui, che sembra quasi gli stia per distruggere le corde vocali durante l’esecuzione dei brani in cui le loro radici hardcore riaffiorano tutte in superficie e il delirio oltre che la devastazione tra il pubblico dilagano inesorabilmente.

Un devastante mosh-pit si scatena durante New Orleans is the New Vietnam e Medicine Noose, dove il loro sludge-core viene tirato davvero al massimo e tra le prime file si vedono volare botte da orbi oltre che corpi sopra le nostre teste, che finiranno poi direttamente sul palco.

I quattro della Louisiana sono sicuramente tra i principali interpreti di un disagio esistenziale insano, rabbioso, schizofrenico a cui il buon Mike da aggressivamente voce con i suoi testi crudi, di vita vissuta in prima persona, che raccontano di degrado e dipendenze, da cui sembrava esserne definitivamente uscito, ma oggi non l’ho visto lucido al cento per cento.

Piccola pausa non richiesta, dovuta a problemi non ben definiti ad un amplificatore o forse ad un cavo, durante la quale ci intrattengono divertiti tra uno scambio di battute e una sigaretta, come nel loro stile, sempre con un sorriso stampato in faccia, rispettosi del proprio pubblico e allo stesso tempo senza mai prendersi troppo sul serio.

C’è tempo anche per una graditissima cover, Hand of doom dei Black Sabbath, accolta come potete immaginare nel tripudio generale.

Sul finale non poteva certo mancare l’annichilente Every Thing, Every Day, ripetitiva al limite dell’esaurimento psicotico a cui in effetti siamo quasi giunti dopo questo concerto, in piena simbiosi con chi sta sul palco.

Un’ora secca travolti da questo continuo senso di fastidio e disagio, brano dopo brano il tempo in loro compagnia scorre veloce, niente bis, ma dopo un concerto così intenso va benissimo così.

Gli Eyehategod  si amano o si odiano per quello che sono, ovvero, una band ferma stilisticamente parlando da tantissimi anni, ma sempre efficace nel proporre quello che oramai è diventato quasi uno stile di vita, uno stato d’animo vero e proprio più che un genere musicale.

E dopo queste ore di sporco sludge e hardcore tirate al massimo, tra sudore di chi sta sul palco e chi sotto, esco dal locale per respirare un po’ di aria fresca (che necessito) e mentre torno a casa a piedi, con le orecchie ancora una volta salve grazie ai fedeli tappi presi al GMM ‘23, penso già alla prossima imperdibile serata di buona musica, che arriverà molto presto.

Stay Tuned and Stay Metal, e lo scoprirete.

Lineup
  • Mike Williams – voce
  • Jimmy Bower – chitarra
  • Gary Mader – basso
  • Aaron Hill – batteria
Setlist