Heavy Power

Live Report: Grave Digger @ Revolver Club, San Donà di Piave (Ve)

Di Marco Donè - 4 Giugno 2022 - 11:01
Live Report: Grave Digger @ Revolver Club, San Donà di Piave (Ve)

Live Report: Grave Digger, White Skull, Skanners

Revolver Club, San Donà di Piave (Ve)

21 Maggio 2022

Dopo la terremotante serata a base di thrash metal e birra che ha visto protagonisti i Tankard (qui il nostro report), il Revolver Club di San Donà di Piave (Ve) ci propone il bis il giorno dopo, sabato 21 maggio. Una data imperdibile per tutti gli amanti delle sonorità più classiche, visto che il locale in provincia di Venezia verrà messo a ferro e fuoco da tre formazioni che hanno fatto la storia del metallo pesante europeo: i tedeschi Grave Digger, che festeggiano i loro quarant’anni di carriera, i veneti White Skull, che presentano la loro biografia ufficiale, uscita il 19 maggio su Arcana Edizioni (qui la nostra recensione), e i bolzanini Skanners, anche loro pronti a festeggiare i quarant’anni di carriera.

 

SKANNERS

Gli altoatesini entrano in scena alle 20:30, con un Revolver Club che sta iniziando a popolarsi proprio in quel momento. I Nostri salgono sul palco con intenti belligeranti, carichi come molle. Il loro show è un’autentica rappresentazione di cosa voglia dire suonare heavy metal: impatto, energia, coinvolgimento del pubblico e presenza scenica devastante. E se puoi contare su un frontman del calibro di Claudio Pisoni, non potrebbe essere altrimenti. Questa sera il cantante è in assoluto stato di grazia, sia per la tenuta del palco, che per prestazione vocale. Il pubblico diventa sempre più numeroso e risponde alla grande alla prova dei cinque altoatesini. I suoni sono buoni e permettono agli Skanners di sfoderare appieno la potenza dei propri pezzi. La setlist scelta dal combo capitanato da Fabio Tenca e Claudio Pisoni pesca a piene mani dalla discografia della band. Le danze vengono aperte da un’accattivante ‘Welcome to Hell’, passando poi per ‘Factory of Steel’, cantata da tutti i presenti. Gli Skanners vomitano tonnellate di metallo infuocato con ‘Starlight’, in cui la band sfoggia le classiche movenze ritmate che ne hanno sempre caratterizzato la versione live, per poi chiudere lo show con una terremotante ‘Fight Back’. Una prestazione monumentale. Una vera e propria lezione di cosa significhi il termine heavy metal.

Setlist

Welcome to Hell
Rock the Nation
Metal Party
Factory of Steel
Starlight
Under the Grave
Pictures of War
Hard and Pure
Fight Back

 

WHITE SKULL

Salire sul palco dopo lo show degli Skanners non è assolutamente cosa facile, ma quando i White Skull entrano in scena fanno subito capire che assisteremo a un’altra prestazione tutta pelle e borchie. Bastano infatti le note iniziali di ‘The Killing Queen’ per far esplodere l’intero Revolver Club. Il locale si è ormai riempito e il pubblico fa sentire la sua presenza, eccome. Molte sono le maglie in cui il logo White Skull fa bella mostra di sé, segno di come la band veneta sia seguita. E non potrebbe essere altrimenti, visto che stasera gioca in casa. I Nostri pescano a piene mani da quei due gioiellini intitolati “Tales from the North” e “Public Glory, Secret Agony”, da cui arrivano autentici macigni di metallo come ‘High Treason’, ‘Tales from the North’ e ‘The Roman Empire’. Il pubblico risponde alla grande a questi classici e alla botta di adrenalina che i Teschi trasmettono dal palco. Tra una canzone e l’altra, poi, si alzano molti cori a inneggiare il nome della band, un aspetto che sottolinea come i Nostri abbiano fatto centro. Era da tempo che non vedevo i White Skull così in palla, così uniti, così carichi. La band gira davvero alla grande, a partire da Valentino Francavilla, entrato in formazione nel 2019, fino ad arrivare a una devastante Federica De Boni che, oltre a sfoggiare un look aggressivo – con tanto di trucco da guerriero, pronto ad andare in guerra – sfodera una prestazione monumentale al microfono. I suoi vocalizzi in ‘The Roman Empire’ sono impressionanti. Non può mancare, ovviamente, una breve presentazione della biografia della band, pubblicata due giorni prima della data al Revolver Club. Lo show del combo veneto si chiude con il classico dei classici, ‘Asgard’, nel cui finale, a duettare con Federica, compare sul palco uno scatenato Claudio Pisoni, degli Skanners. I Teschi salutano e ringraziano un pubblico entusiasta e lasciano il palco con in sottofondo le note di ‘Tears by the Firelight’, cover degli Stormwitch, presente nell’EP “Asgard”. Altro show devastante, per una serata che sta esaltando come non mai l’essenza dell’heavy metal.

Setlist

The Killing Queen
Tales from the North
Cleopatra
Red Devil
High Treason
The Roman Empire
Asgard

 

GRAVE DIGGER

Attorno alle 22:30 le luci del Revolver Club si spengono di nuovo e parte l’intro che sancisce l’inizio dello show dei Grave Digger. Sul palco irrompe un losco figuro, truccato a puntino, a rappresentare la Morte. A intro terminato i Digger entrano in scena, la Morte rientra nel backstage e i Nostri attaccano con ‘Heald By Metal’, seguita subito da un classico della loro discografia, una certa ‘Lionheart’. I suoni sono ottimi, un trend che ha caratterizzato l’intera serata. Il combo tedesco è in tournée per celebrare i quarant’anni di carriera e, per questo, pesca a piene mani dalla propria discografia. I Nostri sono carichi a puntino e sfoderano un’ottima prestazione, trascinati da quell’animale da palco che risponde al nome di Chris Boltendahl. Succede però che il pubblico, forse provato dagli show a base di puro acciaio di White Skull e Skanners, sia un po’ freddino. Incita i quattro tedeschi sul palco, ma non raggiunge quel coinvolgimento vissuto durante gli show delle due formazioni italiane. I Grave Digger ci provano in tutte le salse a trascinare il pubblico, puntando su alcuni pezzi da novanta come ‘Lawbreaker’, ‘The Dark of the Sun’ e ‘Lions of the Sea’, ma la risposta del Revolver Club, pur essendoci, non raggiunge il clamore toccato in precedenza. Le cose cambiano nelle battute finali dell’esibizione del combo tedesco, quando i Grave Digger piazzano un trittico da paura, che rappresenta alla perfezione gli anni Novanta. Ci riferiamo a degli autentici inni heavy metal, che rispondo al titolo di ‘Knights of the Cross’, ‘Excalibur’ e ‘Rebellion’, il cui ritornello è cantato dall’intero locale. Durante ‘Rebellion’, poi, sul palco ricompare la Morte, con tanto di cornamusa, a scandire le battute centrali della leggendaria canzone. Ultimata ‘Rebellion’ i Grave Digger salutano il pubblico e rientrano nel backstage, ma ritornano in scena subito dopo, chiamati a gran voce dalle prime fila. Rispetto alla data di Milano, del giorno prima, saranno solo due gli encore proposti: ‘Ballad of a Hangman’ e l’immortale ‘Heavy Metal Breakdown’, cantata dall’inizio alla fine da tutto il locale. Uno performance senza punti deboli quella dei Grave Digger anche se, forse, i Nostri hanno risentito di un’accoglienza un po’ freddina, a tratti. Il pubblico, d’altronde, aveva dato tanto a inizio serata, era inevitabile che, prima o poi, si prendesse una pausa per rifiatare. Da sottolineare poi la bella scaletta presentata dalla formazione tedesca, anche se, celebrando i quarant’anni di attività, un pezzo dall’oscuro “The Grave Digger” e dal maestoso “Rheingold” potevano anche essere proposti.

Setlist

Healed by Metal
Lionheart
The Clans Will Rise Again
Lawbreaker
The Round Table (Forever)
The Dark of the Sun
The Curse of Jacques
Lions of the Sea
Season of the Witch
Highland Farewell
Knights of the Cross
Excalibur
Rebellion (The Clans Are Marching)

Encore:

Ballad of a Hangman
Heavy Metal Breakdown

 

CONCLUSIONI

Un weekend di fuoco quello andato in scena al Revolver Club il 20 e il 21 maggio. Noi poniamo l’accento sulla serata di sabato 21, in cui l’essenza dell’heavy metal si è manifestata in provincia di Venezia, radendo al suolo qualsiasi cosa abbia incontrato sul suo passaggio. Assolutamente da incorniciare l’ottima organizzazione, la qualità dei suoni e, soprattutto, la prestazione delle formazioni coinvolte. White Skulls e Skanners, in particolare, hanno messo a segno due show strepitosi, dimostrando una volta più, e se ce ne fosse ancora bisogno, di come il metallo tricolore non abbia nulla da invidiare a ciò che accade oltre confine. Horns up!

 

Marco Donè