Grunge Hardcore

Live Report: Helmet @ Bloom di Mezzago – 27/11/2023

Di Jennifer Carminati - 28 Novembre 2023 - 20:46
Live Report: Helmet @ Bloom di Mezzago – 27/11/2023

Live Report: Helmet @ Bloom di Mezzago – 27/11/2023
a cura di Jennifer Carminati

Hellfire Booking Agency, dopo quattro anni dagli ultimi concerti nel nostro paese, ci riporta finalmente gli Helmet, un pezzo di storia della musica, rock e non solo, esploso nel mondo mainstream nel lontano 1992 con Meantime, e ora impegnato nella promozione dell’ultimo album in studio Left, uscito qualche settimana fa.

Gli appuntamenti con loro sono previsti per lunedì 27 al Bloom di Mezzago (MB), data di cui vi parlerò in questo Live Report, e per martedì 28 al Bronson di Ravenna.

Un appuntamento imperdibile per i nostalgici di certe sonorità e anche per le nuove generazioni che solo nel recente periodo si stanno approcciando a gruppi, come gli Helmet perlappunto, che dopo trent’anni di carriera hanno ancora molto da dire e ce lo fanno sentire come meglio sanno fare, su di un palco in giro per il mondo.

Fortunatamente quest’oggi avevo il passaggio garantito per venire sin qui, dal buon Michele Aldeghi, di cui potete vedere la gallery fotografica del concerto al link postato in fondo al report, e son riuscita quindi ad arrivare anche con largo anticipo e farci due chiacchiere con lo staff del locale e i ragazzi di Hellfire, che è sempre un piacere.

Nell’ora di attesa prima dell’inizio del live mi guardo in giro e vedo con piacere che il pubblico presente è di quelli giusti e ora mi spiego meglio. Non ci sono ragazzini capitati qui per caso, né fan dell’ultimo ora che sanno a malapena chi sta sul palco e cosa rappresenta per il mondo della musica in generale. L’età media è ampiamente sopra i 40 anni, segno che è tutta gente che li ascolta sin dagli esordi e si è portato nel cuore Page Hamilton e quello che ci ha regalato da quel lontano 1990 con il loro esordio discografico Strap It On.

Il pubblico che piace a me, insomma, che ormai “ho una certa”, e i concerti me li voglio godere, non essere strattonata da una parte all’altra. Il giusto movimento c’è stato, la partecipazione costante anche, a dimostrazione che anche senza pogo devasto ci si può divertire eccome.

 

IF I DIE TODAY

Unica band in apertura i torinesi If I Die Today, un onore in primis per loro ovviamente, ma anche per noi, che finalmente vediamo un gruppo italiano fare gli onori di casa a una band sensazionale come sono gli Headliner di questa sera.

Salgono sul palco alle 20.30 carichissimi come poche volte mi capita di vedere. Questi ragazzi hanno l’attitudine giusta e una grinta, dimostrata soprattutto dal frontman Marco, sbattutaci in faccia con un’irruenza impressionante.

Sembrano inarrestabili nel proporci il loro hardcore con influenze punk, post hardcore e sludge che vede in The Abyss in Silence, uscito lo scorso anno, la loro quarta fatica in studio.

40 minuti tiratissimi in cui gli If I Die Today hanno fatto capire di che pasta sono fatti: Marco ha carisma, ci crede in quel che canta e interpreta in maniera grintosa e convinta, picchiandosi il microfono in testa più volte e scendendo anche tra il pubblico nel vano tentativo di smuoverlo un po’,

Anche se gli astanti non collaborano molto, lui imperterrito continua nella sua performance sregolata, con grida rabbiose, disperate e di protesta, che danno voce all’odio verso tutto ciò che è ingiusto e sbagliato nel mondo, i mali della nostra società e spesso personali che tutti condividiamo.

Un’esibizione e una scaletta perfetta che colpiscono i qui presenti in questo Bloom già bello pieno, me per prima. Magari non avremo partecipato molto fisicamente al vostro concerto, ma vi assicuro che emotivamente avete lasciato il segno in tutti noi.

Andate avanti il più possibile seguendo questa strada giustissima e speriamo proprio che oggi non sia l’ultimo giorno di vita di nessuno di voi, e noi ovviamente.

Bravi davvero.

Lineup
  • Marco – voce
  • Morgan – chitarra
  • Andrea – basso
  • Marco – batteria
Setlist
  1. First Day
  2. Jesus
  3. Adams
  4. Places
  5. White Noise
  6. Autumn
  7. Void
  8. Darkness
  9. Life
  10. Cursed

 

HELMET

Giusto il tempo di prendermi una birra e scambiare quattro chiacchiere compiaciute per l’esibizione appena conclusa dei nostri If I Die Today e mi riposiziono saldamente tra le primissime file, perché voglio proprio testare da vicino lo stato di salute dei ben ritrovati Helmet.

Aspettare quattro anni non è stato facile, dopo la defezione per motivi di salute del 2022, e quest’ultimo album Left che ha raccolto più critiche che consensi, ero davvero curiosa di rivederli sul palco.

Io c’ero nel 2019 sempre qui al Bloom di Mezzago a festeggiare i loro trent’anni di carriera ed era stato un gran concerto, oggi, forse, leggermente meno, ma solo perché gli anni passano per tutti e Page Hamilton le sue 63 primavere sulle spalle le sente eccome.

Non è stata certo l’esibizione della vita, un po’ spompo vocalmente e sottotono lo era, ma ha mantenuto il suo carisma e il contatto con il pubblico non è mancato, per cui, è andata benissimo così.

Spesso definiti la risposta dell’East Coast ai Soundgarden, gli Helmet nel loro sound incorporano armonie tipiche del jazz, soprattutto nei primi album, a ispirazioni post-punk e post-rock, con un’impronta grunge ben piantata nel terreno che ha lasciato ricordi indelebili in chi, come la sottoscritta, gli anta li ha superati, anche se da poco eh!

Il loro sound nel tempo è divenuto via via più pesante, stravolgendo spesso e volentieri l’idea che si ha normalmente di un gruppo grunge, riuscendo a mischiare più influenze, restando riconoscibili.

Certo è, che per tutti noi qui, gli Helmet sono Meantime, album seminale che ho letteralmente consumato e da cui stasera ci fanno ascoltare ben quattro pezzi, tutti alla fine del concerto, Give It, Unsung, Ironhead e indovinate un po’ quale altra? Non ve lo dico, leggete il report fino alla fine e lo scoprirete.

Una scaletta lunga e ben pensata, che ripercorre un po’ tutta la loro ampia discografia e, per la gioia dei più nostalgici, attingendo molto dai primi album, a partire da Betty (1994) da cui ci faranno ascoltare oltre all’opener Milquetoast, amatissima e accolta nell’entusiasmo generale, anche Street Crab, Clean, Rollo, Beautiful Love e Sam Hell, ben sei pezzi, che i più qui cantavano insieme a me.

Page Hamilton mette in evidenza anche le sue doti comunicative dandoci prima una breve e simpatica lezione di geografia sugli stati Americani quando ci presenta gli altri componenti della band e la loro provenienza, e poi, invitandoci a riflettere sul fatto che sempre da quelle parti, purtroppo, muoiono più bambini a causa di colpi d’arma da fuoco che per qualunque altro motivo. E lo fa per introdurre Gun Fluf, brano estratto dall’ultima loro release, Left, da cui ci faranno anche ascoltare Holiday e Dislocated, tra i brani meglio riusciti di quest’album davvero discutibile.

Non posso farvi track by track dell’intero concerto, vi annoiereste e basta, passo direttamente all’encore, dove il combo di New York ha sparato le cartucce migliore.

Quando si dice che “l’attesa del piacere è essa stessa piacere” si intendeva forse dire che abbiamo dovuto aspettare oltre 90 minuti ma alla fine è arrivata: quella pietra miliare della musica che ha riempito la mia adolescenza dal titolo In the Meantime, richiesta più volte a gran voce dal pubblico durante il concerto e accolta nel tripudio generale, che già dal primo accordo è capace di scatenare un ultimo, almeno per oggi, headbanging irrefrenabile.

Perfetta conclusione per un concerto come dovrebbero sempre essere, a mio gusto: intenso, sentito e vissuto al cento per cento da chi sta sopra e chi sotto il palco: pochi cellulari che riprendevano, molte persone che si godevano il momento.

Appena scesi dal palco si son resi disponibili a fare foto, autografi, stringere mani, elargire plettri e bacchette, ai numerosi fan avvicinatesi per toccare con mano un pezzo di storia della musica che tanto ci ha regalato in termini di emozioni, anche questa sera.

Di acqua fuori dal Bloom ne sta scendendo parecchia ora e di altrettanta sotto i ponti ne è passata dal loro primo demo omonimo del 1989, piuttosto turbolenta bisogna ammetterlo, tra cambi di formazione e uscite discografiche opinabili, ma Page Hamilton non si è fermato, gli Helmet sono ancora tra noi e credo ci resteranno ancora per un bel po’.

I gusti personali evolvono nel tempo, è naturale, si cambia età si cambiano momenti di vita si cambiano ascolti; poche sono le band che hanno segnato i miei gusti in maniera indelebile, e tra queste sicuramente ci sono gli Helmet.

Grazie, per tutto quello che avete fatto e per i ricordi che questo concerto ha riportato nella memoria mia e di molti altri qui presenti, con la camicia di flanella a quadri, simbolo di un genere e di una generazione musicale di cui faccio orgogliosamente parte.

Lineup
  • Page Hamilton – voce, chitarra
  • Dan Beeman – chitarra
  • Dave Case – basso
  • Kyle Stevenson – batteria
Setlist
  1. Milquetoast
  2. So Long
  3. Renovation
  4. Holiday
  5. Distracted
  6. Street Crab
  7. Symptom of the Universe (Black Sabbath cover)
  8. Clean
  9. On Your Way Down
  10. Birth Defect
  11. Enemies
  12. Rollo
  13. Big Shot
  14. Driving Nowhere
  15. Gun Fluf
  16. Beautiful Love
  17. Dislocated
  18. Blacktop
  19. Wilma’s Rainbow
Encore
  1. Give It
  2. Unsung
  3. Sam Hell
  4. Ironhead
  5. In the Meantime

 

Photo report completo: Photo Report: Helmet – If I Die Today@Bloom 2023 – truemetal.it