Doom

Live Report: Katatonia+Sólstafir+Som @Live, Trezzo Sull’Adda (MI) – 03/02/2023

Di Vittorio Cafiero - 13 Febbraio 2023 - 12:10
Live Report: Katatonia+Sólstafir+Som @Live, Trezzo Sull’Adda (MI) – 03/02/2023

Nei giorni precedenti al concerto di questa sera, si percepiva tra gli appassionati (sui social o sui vari forum musicali) una notevole attesa per questa data, tanto da avere l’impressione dell’evento imminente, vuoi per la crescente popolarità dei Katatonia, vuoi per l’accoppiata interessante con gli islandesi Sólstafir. Chissà se le attese sono state ripagate…

SOM

Con puntualità svizzera, immersi in un gradevole contesto di luci verdi, sono i Som ad aprire le danze. Presentati come “doom pop” (?), gli Americani di fatto propongono un rarefatto shoegaze pesante e cadenzato. Essenziali, tutto sommato quadrati nelle strutture, i Som mantengono un approccio decisamente “post” nella loro performance e l’unico legame con l’ambiente metal è costituito dalle ritmiche pesanti, quasi marziali. Siamo quindi in territori decisamente alternative, che il pubblico (già presente in quantità rilevante) ascolta con attenzione, ma senza particolare entusiasmo (del resto la proposta non è propriamente energizzante). La voce di Will Benoit è educata, filtrata, a tratti soffusa e ben contrasta con la solidità della base ritmica. Con le dovute cautele, i Som potrebbero far pensare ad una versione “dopata” dei nostri Klimt1918 – benché i Romani sembrino decisamente più interessanti e variegati come “offerta” – o, addirittura, ad una versione pesante dei Verdena. Due chitarre, eppure con una fase solista ridotta all’osso, la band chiude la sua performance con il pezzo “Youth // Decay”, dal testo decadente e disilluso (e già il titolo è esplicativo in questo senso), dove la voce, sempre più delicata, è accompagnata da una costante linea melodica di chitarra ad essa perfettamente allineata.

SOM setlist:
Prayers
Animals
Awake // Sedate
Moment
Clocks
Black Out The Sky
Youth // Decay

SÓLSTAFIR

Il Live ormai è quasi completamente gremito, quando “Náttfari” fa da introduzione registrata all’ingresso sul palco dei Sólstafir. Solida realtà della scena post-metal internazionale e ormai celebre a sufficienza da richiamare pubblico quanto basta, la band nordica ne approfitta per presentarsi a chi stasera era presente unicamente per i Katatonia. Visivamente di impatto, veri e propri cowboy suburbani, i Sólstafir colpiscono per la loro capacità di mixare sapientemente atmosfere folk con suoni più moderni, costantemente a cavallo tra soluzioni classiche ed alternative, tra tradizione ed attualità. Decisamente al passo coi tempi, sia come sonorità che concettualmente, considerata la recente mania per tutto ciò che è nordico e islandese in particolare, per cui non stupisce la popolarità raggiunta a livello europeo soprattutto. Si parte con “Náttmál” ed è subito chiaro a chi è meno ferrato sulla proposta dei Solstafir che centrale è il ruolo della voce di Aðalbjörn “Addi” Tryggvason, tra cantato, recitato e declamato. Essendo impossibile capirne il significato (a meno di non essersi tradotti i testi dalla lingua della terra dei geyser) l’alternativa è quella di considerare le parti vocali come un ulteriore strumento dell’ensemble, lasciandosi trasportare da atmosfere così particolari, a momenti lisergiche, a momenti isteriche. Post-metal, stoner sofferto, alternative rock…poco importa alla fine, si tratta di un suono che va ascoltato e vissuto per essere apprezzato a pieno. Caratterizzato da una notevole compattezza tra gli strumentisti, punta sulle sensazioni piuttosto che sui virtuosismi. E suddette sensazioni variano davvero da un pezzo all’altro, perché si passa da situazioni di raccoglimento ad isterismi in chiave simil-punk. Un concerto dei Sólstafir è un’esperienza unica nel suo genere, una sorta di viaggio che ci accompagna in lande ghiacciate battute dal vento e metaforicamente parlando la sensazione che si vive è proprio quella di un inverno interiore, per chi è più sensibile. Particolare l’approccio dei musicisti sul palco, da un lato scanzonato, a partire dal look, dall’altro di forte coinvolgimento, basti pensare a momenti in cui Tryggvason, lasciata la chitarra, si concede gestualità da vera e propria espressione corporea. Ma è un attimo, perché si cambia registro non appena si passa ad un pezzo come “Bloodsoaked Velvet”, dove le radici estreme della band vengono fuori, con tanto di blast beat e furia ai limiti del black metal

Pochi i commenti e le parole rivolte al pubblico, soltanto sul finale la band sembra sciogliersi, dopo una “Fjara” che cattura con il suo refrain coinvolgente; complice il buon feedback ricevuto dalla platea, finalmente ci si lascia andare con battute e tanto di camminata in piedi sulla transenna da parte del barbuto singer.

Chiude uno showcase coinvolgente la lunghissima “Goddess Of The Ages”, che rappresenta bene le varie anime della band, sicuramente soddisfatta, così come buona parte del pubblico.

Sólstafir  setlist:
Náttfari (intro)
Náttmál
Köld
Melrakkablús
Bloodsoaked Velvet
Rökkur
Fjara
Ótta
Goddess of the Ages

KATATONIA

E’ un Live gremito che accoglie l’ingresso sul palco dei Katatonia e la platea è delle più varie. Un po’ come successo per band come Opeth e Anathema, si nota come inesorabilmente il seguito della band di Stoccolma stia diventando sempre più variegato e non si può dire che sia in atto un avvicendamento tra pubblico che ama le sonorità più classicamente metal e quello più “alternativo”, semplicemente il secondo si sta aggiungendo al primo, per la gioia (?) della band di Jonas Renske e Anders Nyström (assente questa sera e sostituito da Nico Elgstrand degli Entombed A.D.). Chiaramente, tutta l’attenzione è per la resa dei pezzi del nuovissimo “Sky Void Of Stars” appena uscito e possiamo dire con certezza che i Katatonia siano assolutamente motivati a promuoverlo come si deve, considerando che ben cinque pezzi sono estratti dall’ultima fatica. Si apre appunto con “Austerity” e “Colossal Shade” e ahimè i suoni appaiono subito mal bilanciati. I problemi tecnici fortunatamente vengono risolti e si nota come le luci sul palco seguano come colore quello predominante della copertina da cui vengono tratti i pezzi suonati: un rosso intenso introduce quindi “Deliberation”, sicuramente una delle tracce più apprezzate da uno degli album che i fan della band amano di più (ovviamente, si parla di “The Great Cold Distance”). Nonostante la defezione di Nyström la band appare in palla, il suo sostituto fa egregiamente il suo dovere, Jonas Renske appare più attivo del solito, ma chi davvero colpisce stasera è Roger Öjersson: il chitarrista, mai veramente celebrato, sembra davvero indispensabile: irreprensibile sugli assoli (“Lethean” è un buon esempio in questo senso, così come quello di “Untrodden” si fa apprezzare), fornisce un validissimo supporto anche nei cori, dimostrandosi musicista sicuramente completo. La performance dei Katatonia è assolutamente valida, il pubblico è partecipe e gradisce quanto offerto, sia quando vengono proposte le sonorità più moderne, attraverso pezzi recenti come “Behind The Blood” o “Old Heart Falls”, altrettanto quando è il turno di piccoli classici come “My Twin”, “Forsaker” o “July”. Spiace constatare come ormai la band non vada a pescare alcunché sia precedente a “Viva Emptiness” e questo spiace. Non tanto perché si voglia per forza ascoltare i “vecchi” Katatonia, ma perché certi capolavori varrebbe la pena ascoltarli anche ed eventualmente con un nuovo approccio, più vicino a quello che ormai la band ha chiaramente sposato. Peccato. Ma si tratta di riflessioni a latere, ciò che conta è che si sta assistendo ad una grande serata di musica. Ed è doveroso osservare che il pubblico “si diverte”. In sostanza, è cambiato il paradigma di base: una volta, assistere ad una data dei Katatonia significava, leopardianamente parlando, ricercare il piacere attraverso la sofferenza, tipico cliché del gothic o doom metal che dir si voglia. Ora, invece, le sensazioni che scaturiscono da un concerto del gruppo, l’energia che viene sprigionata, hanno un flavour tipicamente “rock”. E’ un problema questo? Assolutamente no, i conservatori si mettano il cuore in pace, i Katatonia hanno scelto la strada della progressione e va bene così. Sono certamente cresciuti, come stile, ma soprattutto come popolarità. Sono quindi pronti per il grande salto? Per fare l’all-in? Il pubblico ce l’hanno, le canzoni pure. La mentalità per reggere successo e pressione? Vedremo. Ora, però, dipende tutto da loro. Per adesso, dopo un concerto del genere, lasciano il palco da assoluti vincitori.

Katatonia setlist:
Austerity
Colossal Shade
Lethean
Deliberation
Birds
Behind the Blood
Forsaker
Opaline
Buildings
My Twin
Atrium
Old Heart Falls
Untrodden
Encore:
July
Evidence

Vittorio Cafiero