Power

Live Report: Nordic Power Metal Titans 2023 (Stratovarius-Sonata Arctica-Induction) @Alcatraz, Milano – 28/10/2023

Di Vittorio Cafiero - 11 Novembre 2023 - 0:10
Live Report: Nordic Power Metal Titans 2023 (Stratovarius-Sonata Arctica-Induction) @Alcatraz, Milano – 28/10/2023

Le immagini della serata nel photoreport a cura di Davide Sciaky.

A poche settimane dal recente concerto dei Blind Guardian proprio in terra maneghina, altro interessante appuntamento per tutti gli amanti del Power Metal europeo. Stratovarius e Sonata Arctica, accompagnati dai giovani Induction, portano la carovana del “Nordic Power Metal Titans” anche dalle nostre parti. Vediamo com’è andata.

 

Induction

Poco conosciuti da noi e probabilmente noti più che altro per la presenza del figlio d’arte Tim Hansen, gli Induction sono una compagine internazionale assolutamente allineata, come stile, ai due gruppi headliner del tour. Salgono sul palco di un Alcatraz già stipato carichi ed esaltati, proponendoci un power metal abbastanza canonico nella struttura e non particolarmente originale, tuttavia l’entusiasmo e il tiro “live” sono più che mai ragguardevoli. Il cantante di ruolo (il britannico Craing Cairns) per questo tour è sostituito dall’italianissimo Antonio Calanna (All For Metal) che è ovviamente a suo agio nell’incitare in ligua madre la platea, con pose e look decisamente anni ’80. A suon di acuti si guadagna la pagnotta, davvero un talento di razza da tenere d’occhio. Tra le note positive, il fatto che la band, nonostante la poca fama, ha sicurezza e sfrontatezza da vendere, nonché un atteggiamento molto professionale, quasi da headliner, sfruttando bene il palcoscenico e ponendosi allo stesso livello di nomi più blasonati, senza il benché minimo complesso di inferiorità. Come veterani, chiedono la partecipazione deI pubblico, che, già galvanizzato, li asseconda senza esitazioni. Con tanto di fotografa ufficiale on stage che immortala qualsiasi cosa (forse anche troppo presente, tanto che in alcuni frangenti sembrava parte di una coreografia) gli Induction chiudono la loro performance dopo solo un pugno di pezzi, con il lusinghiero brusio di disapprovazione del pubblico all’annuncio della fine dello show.

Musica anni ’90, attitudine anni ’80 ed entusiasmo al passo con i tempi per questa band che, onestamente, non conoscevamo affatto ma che ci sentiamo di promuovere a pieni voti. Chissà se sono ancora in tempo per far parlare di loro.

 

Induction setlist:
Born From Fire
Fallen Angel
Scorched
Go to Hell
Queen of Light

 

Sonata Arctica

Quando i Sonata Arctica entrano in scena, l’Alcatraz è già strapieno da tempo, tanto che durante gli show verrà annunciato un ragguardevole sold out. L’approccio della band di Tony Kakko sembra più controllato e più “nordico” rispetto a chi li ha proceduti, con l’ormai canuto singer che riveste un ruolo centrale, assolutamente preponderante rispetto agli altri musicisti dalla band, la cui funzione sembra essere quella di supportare e sostenere in un certo senso l’interpretazione del vocalist. Quello dei Sonata Arctica, infatti, sembra una sorta di Power Metal cantautoriale, dove ciascun pezzo si struttura attorno alla linea vocale, diversamente dagli stessi Stratovarius, ad esempio, dove è la chitarra a farla da padrone. Il frontman, oltretutto, lontano come stile da quello degli screamer nordeuropei e non solo, si muove relativamente poco in scena e sembra più concentrato nell’esprimere al meglio le sue strofe. Tutto sommato, i Nostri rappresentano una sorta di unicum nella scena power, solitamente ancorata ai cliché delle tante band legate a sonorità e strutture tradizionali (leggasi Helloween).

La setlist è abbastanza omogenea (non ci sono album recentissimi da promuovere) e il pubblico dell’Alcatraz partecipa convinto. Ormai sulle scene da tanti anni, i Sonata Arctica sono veterani e affrontano con sicurezza l’esibizione, più ragionata rispetto a tante altre formazioni che puntano tutto sull’entusiasmo. Rilevante l’esibizione dell’esperto Tommy Portimo alla batteria (fondatore e presente dal primo album della band) che sembra davvero una macchina nelle parti più tirate e ben affiatati gli altri (notevole l’affiancamento di chitarra e tastiera in diverse parti, come ad esempio nell’assolo doppiato di “Black Sheep”). Parti vocali centrali, si diceva, dove il tastierista Henrik Klingenberg supporta spesso Tony Kakko e che trovano il loro climax, tra le altre cose, nell’attacco “a cappella” di “I Have A Right”, dedicata ai diritti dell’infanzia, uno dei tanti pezzi impegnati della band. A tal proposito, conquista “Replica”, davvero appassionata per interpretazione ed esecuzione. Si cambia registro con la successiva e sparatissima8th Commandment” e la risposta del pubblico e forse ancora più intensa. L’attitudine del gruppo è assolutamente positiva, ma lontana dalle boutade più caciarone dell’happy metal tradizionale. Altro momento intimista e “romantico” con Tallulah” – tanto che Kakko fa due calcoli osservando l’età media di molti partecipanti e si chiede se qualcuno di loro non sia stato concepito proprio grazie alla sdolcinatezza di tale pezzo…- e ci si avvicina alla conclusione. Si chiude con la potenza di “Don’t Say A Word”, non prima dei ringraziamenti finali di rito, dove il singer sottolinea l’importanza della partecipazione attiva del pubblico, che sostiene, anche finanziariamente, la scena ed é il vero motore che fa andare tutto avanti.

Sonata Arctica setlist:
Closer to an Animal
Black Sheep
First in Line
Broken
I Have a Right
Paid in Full
Replica
8th Commandment
Tallulah
FullMoon
Encore:
The Cage
Don’t Say a Word

 

Stratovarius

Il prolungato momento dedicato ai saluti al termine della performance dei Sonata Arctica fa capire come effettivamente si tratti di un co-headlining show. Riusciranno a conquistare il pubblico ache gli Stratovarius? La band di Timo Kotipelto e Jens Johansson (gli ultimi due membri storici rimasti all’interno del gruppo) parte in quarta con “Survive”, title-track del recente album che ci ha convinto non poco e, nell’attesa che i suoni trovino il giusto bilanciamento, il biondo singer si propone in pose più plastiche rispetto al connazionale che l’ha preceduto nel cartellone di questa sera. Il pezzo effettivamente è una traccia d’apertura veramente di buon livello (l’attacco è “da paura”, diciamolo), diversamente dalla successiva “Eagleheart”, più banale, anche se la sua linea melodica, specialmente nel ritornello, fa presa sul pubblico che già sembra essere conquistato. La band, rodata dall’esperienza e dagli anni sui palchi di tutto il mondo, è in palla, con Matias Kupiainen alla chitarra decisamente sicuro di se è molto classico nelle pose e nell’atteggiamento, in contrapposizione al bassista Lauri Porra, più “freak” anche nel look (nota di colore, andando a controllare la biografia, scopriamo che è pronipote d’arte, nientemeno che del grande compositore finlandese Jean Sibelius) e con il suo strumento che esce pulsante dal mixer.

Gran risposta della platea per “Speed Of Light”, con i fans che accompagnano il gruppo nel cantato e ancora una volta va sottolineato il lavoro di Kupianen alla sei corde, il chitarrista finlandese sa davvero il fatto suo! “Paradise” ormai è un classico ed è l’archetipo del pezzo à la Stratovarius, con ritornelli semplici nella costruzione, ma che fanno presa facilmente sull’ascoltatore, mentre “Broken”, più complessa, è definita come la più progressiva dell’ultimo lavoro in studio. La parentesi di tranquillità offerta da “Winter Skies” permette anche a Jens Johansson di mettersi in mostra con un assolo di alto livello, non per niente il tastierista ex-Yngwie Malmsteen è uno dei più stimati a livello europeo, se non mondiale.

Timo Kotipelto ormai ha scaldato la voce, gli anni sono quelli che sono, ma il singer fa tutto quello che può per garantire una prestazione degna della sua fama.

Dopo una convincente “World On Fire” è il momento per una pausa strumentale con l’accoppiata “Stratosphere”/”Holy Light” che lasciano il posto all’ennesimo pezzo dal mitico “Episode”, ossia a “Father Time”, altrettanto apprezzato.

La nuova e lunga “Frozen In Time” dimostra ancora una volta lo stato di forma su disco dei Nostri, ma è con “Black Diamond”, ultima canzone prima del bis, che il pubblico si scatena, con tanto di circle pit e crowd surfing. Dopo “Forever”, dedicata ai fans italiani come regalo speciale dopo le difficoltà affrontate nella recente visita di spalla agli Iron Maiden, si chiude nell’esaltazione e nel tripudio generali con “Unbreakable” e “Hunting High And Low”.

Poco altro da aggiungere: il Power melodico è sempre stato un genere di successo in Italia, fin dai tempi della sua nascita e per tutto il periodo di suo maggiore splendore, ossia gli anni ’90, proprio quando gli Stratovarius facevano sfracelli e i Sonata Arctica muovevano i loro primi passi. Possiamo tranquillamente affermare come lo zoccolo duro di appassionati nella Penisola sia ancora più che consistente e il tutto esaurito di questa sera ne è la lampante dimostrazione.

Stratovarius setlist:
Survive
Eagleheart
Speed of Light
Paradise
Broken
Winter Skies
World on Fire
Stratosphere / Holy Light
Father Time
Frozen in Time
Black Diamond
Encore:
Forever
Unbreakable
Hunting High and Low

Vittorio Cafiero