Live Report: The Darkness – Permission To Land 20th Anniversary Tour @Alcatraz, Milano – 14/11/2023
Le immagini della serata nel photoreport Vertigo curato da Michele Aldeghi.
Forse uno degli ultimi eventi rimandati a causa della pandemia ad essere recuperati, ma certamente una serata evento in quel di Milano, dove all’Alcatraz la band dei fratelli Hawkins porta una delle date italiane del “Permission To Land 20th Anniversary”, proprio a celebrare l’album di esordio che li ha resi celebri in tutto il mondo. Ad aprire le danze, i ticinesi Sin+.
Sin+
Puntuali e decisamente sconosciuti ai più, i Sin+ affrontano un Alcatraz già orma quasi pieno in ogni ordine di posti, proponendo il loro Rock moderno, di stampo europeo e a tinte vagamente alternative. Sulla scia della band principale in cartellone, il gruppo svizzero è guidato da due fratelli (Gabriel alla voce e Ivan alla chitarra) e tiene abbastanza bene il palco, con brani tutto sommato freschi e dal buon tiro, seppur non eccessivamente originali. E’ un genere particolare, che non richiede chissà quali doti tecniche, ma che punta su ritmo, groove e feeling: chiaramente il rischio è quello dell’anonimato, ma chissà, basterebbe il singolo azzeccato per esplodere in modo inaspettato, come è successo a tanti altri in passato.
Qualche momento trascinante si viene a creare, sintomo che non stiamo assistendo allo show di gente finita ad aprire per una band di successo per caso, con il pubblico che risponde con moderato interesse, ma con educazione e ben disposto, come nella tradizione degli ultimi anni (sono lontani i tempi dei fischi o dei lanci di oggetti alle band di apertura, fortunatamente).
Difficilmente torneremo a leggere dei Sin+ su queste pagine, in ogni caso, anche solo perché fuori contesto a livello di genere.
The Darkness
E dopo Yngwie Malmsteen, Negrita, Stratovarius e Sonata Arctica, si prospetta l’ennesimo sold out per l’Alcatraz e per Milano in genere, dopo gli innumerevoli concerti estivi e una stagione all’aperto 2024 che si preannuncia già caldissima. Una brama atavica come contraccolpo psicologico in seguito alla pausa forzata post-Covid? Forse, in ogni caso allo stato attuale partecipare ad un concerto rock da queste parti significa immergersi nella grande folla. Nessun problema, alla fine questo è il nostro pane quotidiano.
Nella fattispecie di questa serata, il tutto esaurito è evidente da subito, seppure non venga dichiarato apertamente. Come da attese, enorme presenza femminile – forse la maggioranza – e platea tutto sommato ibrida come estrazione: molti rock aficionados, ma sicuramente anche tanti occasionali, simbolo che i The Darkness, specialmente con l’album nel focus di questo tour, hanno fatto breccia nel mainstream della musica.
Per quelli come noi che li vedono per la prima volta, c’è curiosità di capire se l’armata Hawkins & co. è una rock band genuina oppure solo un fenomeno che si regge sul primo album (“sviscerato” questa sera) e poco più.
Tanti che hanno superato gli -anta, tra il pubblico, e si nota la presenza di diversi bambini, ormai quasi un classico: del resto l’(hard) rock ha i suoi anni, normale che si inizi ad allevare le nuove generazioni come si deve.
Sono le 9 in punto quando la band sale sul palco: t-shirt dei Thin Lizzy (♥) di ordinanza per Daniel, mise improponibili per Justin e Rufus, i Nostri senza tante esitazioni rivisitano in lungo e in largo “Permission To Land”, guilty pleasure di tanti, non necessariamente presenti stasera. “Black Shuck”, “Growing On Me”, “Get Your Hands Off My Woman” sono pezzi tutti da ascoltare senza particolari pretese e, soprattutto, da ballare. Proprio durante quest’ultimo, Justin ne fa una delle sue (tante), ossia in verticale invita il pubblico a mantenere il tempo sbattendo…i piedi. Ordinaria amministrazione per un entertainer nato. E oltre ai siparietti, possiamo dire che la voce tiene botta in modo più che discreto. Dopo un paio di pezzi, il frontman imbraccia anche la chitarra, niente affatto come supporto al fratello chitarrista, tutto il contrario, infatti da qui alla fine si occuperà praticamente di tutte le parti soliste, andando a ricamare apprezzabili armonizzazioni con Daniel, nella migliore tradizione dell’arcipelago Britannico. La base ritmica non è da meno in quanto a tiro e solidità (“Giving Up”) e a sottolineare l’importanza della musica, non solo delle scenette, Justin esige di ripetere l’assolo imperfetto di “Love Is Only A Feeling” a causa del disturbo causato da un braccialetto infingardo impigliatosi nella chitarra. Il bello della diretta, si potrebbe dire. Anzi, vale proprio la pena dirlo, perché per questa occasione speciale lo show è trasmesso in tempo reale da Radio Freccia sui suoi canali audio e video, altro elemento che accresce l’importanza della serata.
“Curse Of The Tollund Man” vede l’ingresso sul palcoscenico del tecnico delle chitarre Softy che accompagnerà la band nel corso di diversi pezzi (diventando una sorta di mascotte aggregata ai quattro), mentre la cover dei Radiohead “Street Spirit” permette ai The Darkness di dimostrare il loro lato più intenso e potente. Bella la parentesi in cui Justin chiede ai presenti di mettere via i cellulari e invece tirar fuori e mostrare la propria personalità (cit.). E tutto sommato ha ragione, perché un pezzo come “I Believe In A Thing Called Love” bisogna viverlo al 100%, va ballato e non videoripreso!
Abbastanza velocemente, quindi, si arriva al momento del bis: i The Darkness vengono richiamati sul palco abbigliati con vestaglie; mentre il buon Softy, con tanto di parrucca, prende posto alla tastiera, gli altri pensano bene di scambiarsi i ruoli: Daniel Hawkins prende posto alla batteria, Frankie Poullain l’abbandona temporaneamente e prende il basso da Rufus Taylor, che invece imbraccia la chitarra. Un bailamme per proporre “I Love You Five Times” ossia il lato più caciarone e “cazzaro” della band e che anticipa il pezzo di chiusura, “Love On The Rocks With No Ice”, questa volta con tutti al loro posto e con Justin Hawkins che esegue l’assolo a cavalcioni sulle spalle della security in mezzo al pubblico.
I The Darkness hanno offerto uno spettacolo divertentissimo, rispettando le aspettative e vanno presi per quello che sono: non hanno riscritto e non riscriveranno la regole del gioco, ma rimangono un’autentica macchina da intrattenimento, con un frontman che è un vero cavallo di razza sul palco. Forse il resto della carriera non ha avuto il successo planetario che si sarebbe prospettato agli inizi, vuoi anche per “altri” motivi (c’eravamo e ricordiamo il botto di “Permission To Land”), ma oggi i retroscena e le ipotesi interessano poco. Godiamoci serate come questa, godiamoci una band che sa cosa significa suonare rock e celebriamo un album che nel suo piccolo ha fatto storia.
The Darkness setlist:
Black Shuck
Get Your Hands Off My Woman
Growing on Me
The Best of Me
Makin’ Out
Givin’ Up
Love Is Only a Feeling
Curse of the Tollund Man
Stuck in a Rut
How Dare You Call This Love?
Street Spirit (Fade Out) (Radiohead cover)
Holding My Own
Friday Night
I Believe In A Thing Called Love
Encore:
I Love You 5 Times
Love On The Rocks With No Ice
Vittorio Cafiero