Nameless Crime (tutta la band)
Autori di un disco maturo ed estremamente variegato, i rinati Nameless Crime mettono nero su bianco per TrueMetal la loro genuinità ed il loro orgoglio nell’essere sopravvissuti ad avversità che avrebbero fatto crollare gli equilibri di moltissime band. Ospite di queste pagine, la band racconta la genesi del nuovo Modus Operandi, lavoro che ci presenta un gruppo estremamente diverso da come l’avevamo lasciato in occasione del precedente Law And Persecution. A voi quindi le parole dei Nameless Crime!
Ciao ragazzi, e bentornati sulle pagine virtuali di TrueMetal! È da un po’ di tempo che non si hanno tante notizie su di voi, almeno a livello discografico, precisamente dall’ultima uscita dell’ormai lontano 2006 a titolo Law And Persecution. Vi va di raccontarci cos’è successo in questi anni?
Raffaele Lanzuise: Ciao, Andrea. Allora, della line up che registrò Law and Persecution sono rimasto in realtà solo io. Nel 2008, pur avendo già “ufficiosamente” un contratto con Casket Music per la pubblicazione di un disco, mi trovai a dover rimettere in piedi il gruppo da capo: Maddalena, da sempre nostra producer, accettò la mia proposta di far rinascere i Nameless Crime e nel frattempo, si unì al gruppo anche Daniele (già negli Endorphine con me e Madda). Successivamente, nell’estate dello stesso anno, durante le tournée dei New Trolls (per i quali io, Dario e Dario lavoriamo come tecnici) proposi a Dario Guarino di entrare a far parte della band. Avevamo in cantiere già un paio di pezzi, ma non eravamo completamente soddisfatti di come suonavano: volevamo rompere per sempre con il fatto di avere obbligatoriamente una chitarra solista in ogni brano e ci venne l’idea di inserire una tastiera. Dario Graziano (già batterista nel primo album) si unì alla squadra, rivelandosi un grande tastierista, spaziando dal pianoforte ai synth, dando finalmente ai pezzi quell’atmosfera che ricercavamo.
Detto ciò, mi piacerebbe che spendeste qualche parola per introdurre il nuovo arrivato, quel Modus Operandi che vi ritrova in forma più che mai…
Raffaele Lanzuise: Modus Operandi è il nostro terzo cd, ma considero quest’album il primo passo verso una forma di libertà musicale fondamentale per trarre divertimento ed ispirazione. È sicuramente un disco Metal, ma sottolinea in più frangenti la voglia di non seguire schemi prestabiliti, né quella di rientrare a tutti i costi in una etichetta di “genere”. Siamo molto soddisfatti del disco, perché ha cementato la nostra voglia di fare musica e quella di sperimentare nuove strade.
Sempre a proposito dell’ultimo nato: quanto ha inciso il radicale cambiamento nella lineup della band nel decidere quale direzione musicale intraprendere? Modus Operandi suona in maniera piuttosto diversa dai suoi predecessori e credo che questa rivoluzione interna possa esserne una delle cause, oppure no?
Raffaele Lanzuise: Modus Operandi suona diverso dai primi album perché sono cambiate quattro persone su cinque ed era naturale che anche la musica cambiasse. Sicuramente la direzione musicale viene definita dai musicisti, nulla però è stato deciso a tavolino. Siamo una band underground, musicalmente liberi e più che decidere la direzione da prendere, sapevamo quale non prendere.
Dario Graziano: Era ovvio che cambiando “il personale a bordo” la musica prendesse nuove vie… Altre teste, altri modi di intendere il proprio approccio verso lo strumento e quindi un amalgama nuovo. Considera poi le diverse esperienze di queste cinque persone: Raff è uno a cui piace il rock a 360 gradi; Daniele ha suonato di tutto, dal gospel al black metal; Dario Guarino ha sempre “flirtato” con un certo tipo di elettronica; Madda, grazie al suo lavoro, è sempre più spesso a contatto con ambienti jazz ed io, mentre rispondo a questa domanda, sto ascoltando Ali Farka Tourè, un grande musicista del Mali… Metti tutto insieme e dimmi se può mai venir fuori un’ennesima versione dei Metal Church, per dire un nome a caso! A questo aggiungi una decisa rottura di palle verso tutte quelle barriere che a volte sembrano alzare i cosiddetti “puristi”…
Domanda da un milione di euro: come definireste il vostro sound ad una persona che non vi ha mai ascoltato? Personalmente credo che siate in possesso di un mix abbastanza personale e quindi individuabile in maniera relativamente univoca…
Raffaele Lanzuise: È davvero difficile per me definire il nostro sound, dare dei nomi di riferimento mi sembra riduttivo, anche perché oggettivamente non siamo la copia di nessuno e rischieremmo di deludere o di peccare di presunzione. L’unico modo per capire, è quello di ascoltare.
Dario Graziano: Intascato il milione di euro, ci scansiamo le varie etichette e riferimenti che potremmo tirare in ballo e ti rimando alla mia risposta precedente… Comunque le chitarre ci sono, la ritmica pompa e puoi trovare il pezzo “cantabile”, o quello da “headbanging”… Con un grande bluff, potremmo dire “Rock” e poi ognuno ci trova il resto..?!?!
Dario Guarino: Molti recensori ci accostano a band anche celebri che avrebbero dovuto ispirarci, ma che io ad esempio non ho mai ascoltato (come i Nevermore, che citi anche tu in quest’intervista, tanto per dirne uno ricorrente!)
Sicuramente Modus Operandi ha forti radici nel metal e nell’hard rock, ma credo che ad un ascolto attento, ciascun pezzo del disco possa rimandare ai generi musicali più disparati e quindi ad un’interpretazione sempre soggettiva della nostra musica. Questo è il primo disco registrato con questa formazione e stiamo già lavorando a parecchi pezzi nuovi: mi piace pensare che con questo album abbiamo solo gettato le basi per quello che, forse un giorno, potrà essere definito un sound à la Nameless Crime!
Ho trovato molto interessante la scelta che avete fatto a livello di suoni, i quali vi avvicinano per certi versi ad alcune cose fatte in passato dai Nevermore. Come vi siete trovati con la cooperazione che ha visto in cabina di regia Frank Andiver e la vostra chitarrista Maddalena Bellini?
Raffaele Lanzuise: Grazie, mi fa piacere che ti sia piaciuto il suono dell’album, lavorare con Frank è stata una bella esperienza: ci siamo trovati bene agli Zenith Recordings. C’è da dire però che lui s’è occupato solo delle riprese. Tutto il resto del lavoro è stato fatto da Maddalena, tranne il mastering, fatto da Alan Douches ai WWSM di New York; sicuramente, se il disco ha una sua identità, il merito è di Madda.
Dario Guarino: La precisione, la bravura, l’orecchio quasi infallibile di Maddalena sono e saranno sempre fondamentali per tutto ciò che registriamo e produciamo. A mio parere, quasi tutti i gruppi che propongono qualcosa di veramente originale e personale devono essere, almeno in parte, producer di loro stessi. Lavorare con Frank è stato però importante: anche quando si hanno le idee molto chiare dall’inizio sul proprio lavoro, è utile ricevere un parere esterno. Oltretutto abbiamo passato un mese lontano da casa, vivendo assieme, dedicandoci quotidianamente al disco e questo ci ha unito maggiormente e rafforzato come gruppo.
Entrando nel merito dei brani, come vi siete comportati in fase di songwriting? Si è trattato di un lavoro di squadra oppure c’è un compositore principale all’interno del gruppo?
Dario Guarino: In genere i riff partono da Maddalena o da Raffaele, ma quando iniziamo a provarli tutti assieme, si trasformano in tutt’altro. Sono ormai abituato a cestinare intere linee vocali e testi, perché in uno o due mesi un pezzo può cambiare anche radicalmente! Per quel riguarda me, in genere è “il colore” d’un giro d’accordi, di chitarra o di tastiera, a generare immagini e quindi parole che poi diventano un testo. Pensando ai pezzi nuovi che stiamo componendo adesso, aggiungerei che realizzare questo primo disco insieme, ci ha permesso di selezionare naturalmente gli aspetti meno “istintivi” del nostro modo di suonare, sacrificandoli in favore d’un sound più personale e in continua evoluzione.
Penso che uno dei pochissimi difetti del vostro lavoro sia il fatto di aver un po’ soffocato nei frangenti più “spinti” il lavoro delle tastiere. Si è trattato di una scelta precisa oppure è stata una conseguenza del fatto di aver scritto canzoni decisamente più guitar-oriented?
Dario Graziano: Sai come vanno queste cose… Più note suoni, più soldi prenderai in caso di successo… Forse i bastardi mi stanno lasciando solo gli spiccioli..!!! A parte gli scherzi, sembrerà banale, ma il mio reinserimento nella band è avvenuto in una fase già avanzata della stesura dei pezzi, quindi mi è sembrato più giusto arricchire i brani dove possibile, senza “soffocarli” inutilmente con synth buttati a caso solo per dire: “C’è anche la tastiera…!!!” La Musica prima di tutto, soprattutto prima dell’ego…
Maddalena Bellini: La composizione di Modus Operandi è avvenuta in un periodo estremamente delicato nel quale stava avvenendo la radicale trasformazione che solo in parte è venuta fuori in quei pezzi, e di conseguenza anche l’uso delle tastiere era ancora da considerarsi un esperimento. In questo momento il gruppo è nel suo stato di grazia e la sua vera anima verrà fuori nel prossimo disco…
Per ciò che invece concerne i testi? Liricamente a che cosa si ispira Modus Operandi?
Dario Guarino: Sentimenti altrimenti inespressi, sogni, personaggi realmente esistiti e non… Più semplicemente visioni (non troppo) lucide generate dal suono battente degli strumenti distorti contro le mura marce della nostra caverna/sala prove e naturalmente da qualche birra. Altri testi nascono da idee di Raffaele, capace più di me di concentrarsi su un tema ben definito, seppur con una prosa decisamente visionaria, grigia e incazzata, come la copertina del nostro disco!
Piuttosto insolito l’esperimento di Snakes ‘N’ Ladders, traccia nascosta dell’album. Come vi è venuto in mente di rischiare così tanto includendo questa traccia nel disco? Ci potete raccontare com’è nata l’idea di questo brano?
Raffaele Lanzuise: Questo brano nacque da un’improvvisazione in sala: un giro di basso, un arpeggio di chitarra, una voce quasi sussurrata, un’atmosfera molto psichedelica…
Dario Graziano: In verità la parola “rischio” non c’è proprio passata per la testa al momento di inserire il pezzo nell’album… è coerente col mood del disco e soprattutto ci piace!!!
Dario Guarino: Snakes ‘N’ Ladders altro non era che uno dei tanti ovuli non fecondati nel ventre compositivo dei Nameless Crime! R-Tron (artista molto più vicino ad Aphex Twin, che agli Iron Maiden) lo ha trasformato in questa spiazzante outro per il nostro disco!
So che non è uscito da molto, ma che sensazioni ha suscitato finora Modus Operandi? Com’è stato accolto dalla stampa di settore e dalle persone che l’hanno sentito in generale?
Dario Guarino: Tutte recensioni molto positive. L’uscita ufficiale worldwide è attesa per il 18 Aprile 2011 e ci aspettiamo riscontri su più larga scala nei prossimi mesi.
Dal punto di vista degli show dal vivo, come avete intenzione di promuovere questa vostra nuova uscita? Avete già in programma delle date?
Dario Guarino: Tra maggio e giugno 2010, abbiamo già fatto un piccolo tour europeo, suonando in Austria, Polonia, Svezia ed Ungheria; abbiamo partecipato al Metal Fest Open Air Hungary 2010, dividendo il palco con nomi importanti della scena metal mondiale come Nevermore, Lamb Of God, Death Angel, solo per citarne alcuni. Da poco abbiamo iniziato una collaborazione con la Extreme Agency: per ora abbiamo in programma solo qualche data saltuaria ma contiamo al più presto di tornare in tour.
Sempre a questo proposito, se doveste scegliere due gruppi di qualunque livello a cui fare da spalla, sia per vicinanza stilistica che per puro gusto personale, chi scegliereste?
Raffaele Lanzuise: Sicuramente da noi non avrai due risposte uguali a questa domanda… Io, per esempio, nutro da sempre un amore viscerale per i Savatage, band troppo sottovalutata che mi ha donato e tuttora dona emozioni indescrivibili, Dario Graziano farebbe carte false per un concerto con i Killing Joke, Daniele si venderebbe un testicolo per suonare con gli Iron Maiden, Dario Guarino riesumerebbe GG Allin con le sue mani, e Maddalena venderebbe l’altro testicolo di Daniele per dividere il palco con gli Opeth!
Dario Guarino: Concretamente, mi piacerebbe andare in tour con gente (italiana o straniera) che ami quello che fa; che sappia divertirsi, coi piedi per terra, ma in grado di “spaccare tutto” dal vivo! Da quando ci si mette in viaggio a quando si inizia a suonare, è importante che permanga un’energia positiva…
Una domanda banale e che ti avranno fatto centinaia di volte, ma che solleva sempre un certo interesse: Maddalena, com’è essere una donna in un mondo maschile come quello del metal? Oltretutto ricopri un ruolo in cui raramente si vede una protagonista di sesso femminile, cioè quello di chitarrista. Ti trovi a tuo agio con gli equilibri della band?
Maddalena Bellini: Ma guarda, ormai non ci faccio più caso. E’ talmente tanto tempo che frequento ambienti prettamente maschili, tra musica e lavoro, che me ne ricordo giusto quando qualcuno me lo fa notare! In effetti c’è ancora qualcuno che si meraviglia, quando mi vede alla chitarra o dietro un mixer, ma la cosa può solo divertirmi e gli episodi negativi, se così possiamo definirli, li conto sulle dita di una mano sola. Per il resto, mi trovo e mi sono sempre trovata benissimo, l’equilibrio è perfetto e la stima e il rispetto sono reciproci. E poi non ho nessuna difficoltà ad ammettere che è bello essere coccolati…
Viste oggi, le vostre vecchie uscite come le valutate? Cambiereste qualcosa, se poteste rimettere le mani oggi su quegli album?
Dario Graziano: Credo che se potessimo “rimettere le mani” su qualcosa non sarebbe certo su quei dischi…!!! Se siamo qui a parlare con te è anche grazie a quegli album: Sono varie istantanee della band nel corso degli anni e va bene così…
Come se la passa il metal nel Sud Italia? Voi siete campani, come vedete la scena nella vostra zona?
Dario Guarino: Male… Molto male.
Maddalena Bellini: Al Sud forse siamo messi un po’ peggio (come in un po’ tutti i settori), ma non credo che il resto dell’Italia se la passi molto meglio. C’è proprio un calo generale, e in Italia la musica vista e vissuta in un certo modo non è certo una priorità… Mi riferisco all’utenza, chiaramente. Di musicisti e gruppi ne abbiamo in quantità, e il livello è molto alto, secondo me.
Ormai avete alle spalle 13 anni circa di carriera, tra alti e bassi, ed immagino che ci sia più di un sassolino che avreste voglia di togliervi dalle scarpe. Che ne dite di raccontarci qualche episodio particolarmente spiacevole della vostra esperienza?
Raffaele Lanzuise: Il fallimento della Powerzone Records quasi subito dopo l’uscita di Law & Persecution ed il progressivo disinteresse dei ragazzi che suonavano nella vecchia line up, ma tutto sommato se non fossero successe tutte queste cose non ci ritroveremmo uniti come lo siamo ora, convinti tutti allo stesso modo di andare avanti conoscendo bene i sacrifici da fare.
Ora invece, per bilanciare la cattiveria, vi chiedo qual è il momento più bello legato alla band che vi è capitato di vivere.
Dario Guarino: Ne elenco più di uno: suonare dal vivo (tutte le volte); ascoltare un pezzo nuovo appena registrato e missato e credere, per qualche minuto, che veramente sarà quello della svolta; ritrovarci improvvisamente su una spiaggia desolata e ventosa in Danimarca, di ritorno dall’ultima data del nostro primo tour europeo.
Ultima domanda: arrivati a questo punto, tra alti e bassi vissuti in anni di peripezie, cambiereste qualcuna delle vostre scelte che vi hanno portato fin dove siete adesso?
Raffaele Lanzuise: No, anche le scelte sbagliate sono servite; ne abbiamo fatte, ma tutto è servito. L’importante è non fare sempre gli stessi errori, sennò si rompe l’ingranaggio e butti tutto al cesso.
E dopo l’ultima domanda, un doveroso ringraziamento per il vostro tempo ed in bocca al lupo per il vostro futuro!Grazie a te e True Metal per l’attenzione ed il supporto che ci ha sempre dimostrato!