Recensione libro: Cronache del Rock

Di Stefano Ricetti - 26 Novembre 2013 - 9:30
Recensione libro: Cronache del Rock

Cronache del Rock

Una storia visuale dei 250 artisti rock più grandi al mondo

di David Roberts

 

576 pagine

Casa editrice: Il Castello

formato 17,2 x 24,5 cm

€ 19,50

 

Cronache del Rock, edito da Il Castello, è un tomo di ben 576 pagine che si propone come libro di rottura nei confronti delle altre opere generaliste che negli anni si sono avventurate nell’esercizio di raccontare la storia della musica più rumorosa del mondo, tanto per accondiscendere alla definizione dei benpensanti che hanno sempre osteggiato questa nobile modalità di espressione artistica.

L’opera è la traduzione di Rock Chronicles, di David Roberts, uscito per Quintessence Editions Ltd l’anno scorso, riportata in lingua italiana da parte di Marianna Sala. Duecentocinquanta band vengono sezionate tramite una grafica accattivante e innovativa, in netta antitesi nei confronti di quella prosa cattedratica spesso adoperata nel passato remoto dai tromboni di turno riguardo operazioni similari. Per lo scriba il vero colpo di reni di Cronache del Rock viene assestato dalla qualità fotografica del materiale portato a corredo di ogni gruppo. Nei confronti del mondo hard’n’heavy, le schede riguardano i seguenti ensemble: Ac/Dc, Aerosmith, Anthrax, Asia, the B-52’s, Bad Company, The Black Crowes, Black Sabbath, Blue Oyster Cult, Bon Jovi, Alice Cooper, the Cult, Deep Purple, Def Leppard, Extreme, Faith no More, Foreigner, Guns N’ Roses, Hawkwind, Jimi Hendrix, Heroes del Silencio, Iron Maiden, Journey, Judas Priest, Kiss, Lacuna Coil, Led Zeppelin, Loudness, Yngwie Malmsteen, Mc5, Meat Loaf, Megadeth,  Metallica, Motley Crue, Motorhead, the New York Dolls, Pantera,  Queensryche, Rainbow, Rush, Scorpions, Sepultura, Skid Row, Slade, Slayer, Status Quo, Thin Lizzy, T. Rex,  Uriah Heep, Van Halen, Whitesnake e ZZ Top.  

Ovvio che poi vi sia il resto, tutto ciò che non fa “Metallo”, dai The Beatles ai Rolling Stones, passando per  Allman Brothers, Beach Boys, Ramones, Frank Zappa, Nirvana e così via, di riff in riff. Opere come questa vanno prese in blocco, inevitabilmente, stare a recriminare sul perché, ad esempio, manchino Manowar, Saxon, Accept ed Helloween e non vi sia nemmeno un nome legato al Black Metal piuttosto che al Death Metal porta a poco, se non a confermare il fatto che il taglio editoriale sia fottutamente anglosassone e in qualche modo legato al mainstream. Non a caso, l’unico combo italico presente risponde al nome di Lacuna Coil e la working class band per antonomasia sopraccitata, ossia gli Stallions of the Highway di Sheffield Saxon, vengano solamente sfiorati dalla penna di Roberts in un paio di occasioni, obbligatoriamente, quando tratta la Nwobhm. Le scelte vengono fatte dagli autori che, come tali, operano sulla base di gusti, influenze, background, provenienza geografica e, in questo caso… anche dati di vendita. In generale, comunque, sempre di sensazioni personali trattasi… inevitabilmente.

A inizio libro, dopo una prefazione sostanzialmente inutile da parte di Alice Cooper, viene spiegato come leggere velocemente le singole schede e poter così fruire in maniera dinamica oltreché divertente dei contenuti. Fra strisce colorate, simboli e aneddoti contenuti nel testo, ci si rinfresca la memoria riguardo ad esempio gli ZZ Top, un gruppo di lungo corso che ancora oggi gode della stessa line-up. I cambi di formazione, così come lo strumento musicale utilizzato dai vari musicisti, vengono facilmente assimilati sulla base di rappresentazioni cromatiche. Ovvio che poi, per approfondire, si debba rivolgersi da altre parti, d’altronde la mission di Cronache del Rock è fornire una panoramica a 360° del genere senza entrar troppo in questioni di lana caprina, sapendo che, talvolta, nemmeno interi trattati specifici riescono o sono riusciti nell’intento. In totale vengono radiografati 1200 artisti, fra morti e vivi e vegeti entrando nel merito dei membri fondatori, senza dimenticare le semplici collaborazioni, oltremodo supportate da dati anagrafici e temporali, peraltro fondamentali, in casi come questi. Ovvio poi che non vengano tralasciati album, etichette , numero di dischi venduti e premi vari ottenuti sia delle band che dalle stesse singole release.

Cronache del Rock: un rutilante viaggio all’interno di una musica che non morirà mai, assurta ormai a religione laica anche solo in rispetto di meri motivi anagrafici, con i pregi e i difetti di un lavoro che giocoforza non riuscirà mai ad accontentare tutti, per i sempiterni motivi, estrinsecati sopra.

 

Stefano “Steven Rich“ Ricetti